Tra le tante cose che fanno esaltare gli amanti del Cinema ci sono senza dubbio i monologhi epici dei protagonisti.
Scegliere un grande regista, selezionare un cast stellare, inserire le musiche giuste e tratteggiare nel soggetto storia e personaggi come si deve potrebbe non essere sufficiente.
Quello che ci vuole per rendere memorabile un film è una sceneggiatura coi fiocchi, fatta di dialoghi intelligenti e soprattutto funzionali al messaggio che la produzione vuole veicolare.
I toni cambiano in base alle esigenze della trama e del tono del film, come logico che sia.
Mettete il discorso giusto nella bocca del giusto attore e, con un po' di fortuna, potreste consegnare il vostro film all'immortalità.
Ci sono addirittura delle pellicole costruite quasi solo sul lirismo dei suoi monologhi e battute (Il gladiatore, is that you?).
[Ehi ragazzi, state cercando un monologo d'apertura? Ci sono qui Renton e Iggy Pop solo per voi!]
I monologhi non piacciono solo agli appassionati: sono un ottimo veicolo per gli attori in erba che vogliono confrontarsi con i Grandi, è un modo per testare allo specchio le proprie capacità, con nelle orecchie la voce dell'attore - o del doppiatore - che recita quelle battute che conosciamo a memoria.
Dite la verità: almeno una volta l'avete fatto anche voi.
In questa classifica abbiamo provato a selezionare 8 fra i monologhi più epici della Storia del Cinema.
Senza fare troppe distinzioni abbiamo scelto monologhi che arrivano dal Cinema di animazione, dai classici del fantasy, dai film che raccontano imprese sportive, da recenti produzioni italiane e... c'è anche una bella spruzzata di Al Pacino, che non guasta mai.
Quali sono i vostri monologhi cinematografici preferiti?
Non ci ha mai visto pubblicare news sulla fioritura dei ciliegi in Giappone o sulle sedute di agopuntura urologica a cui si sottopongono le star di Hollywood, perché non hanno alcuna attinenza con il Cinema.
Lt. Frank Slade - "State condannando a morte la sua anima"
Il remake americano di Profumo di donna di Dino Risi racconta la storia di un uomo burbero, ex militare, rimasto cieco durante uno stupido incidente che - suo malgrado - si ritrova ad essere accudito per qualche giorno da un giovane studente.
Il film che regalò il primo - e ad oggi anche unico - Premio Oscar a Sua Maestà Alfredo James Pacino è un prodotto godibile, non eccezionale, ma che regala tante scene divertenti e una serie di dialoghi stratosferici fra l'attore italo-americano e la sua spalla, un giovanissimo Chris O'Donnell.
Nel momento di maggiore difficoltà del "lupetto-culetto-dell'Oregon", il tenente Frank Slade ci consegna uno dei monologhi più vibranti della Storia del Cinema.
Doppiaggio italiano del solito, stratosferico, Giancarlo Giannini.
[...] C'è stato un tempo in cui ci vedevo! E allora ho visto ragazzi come questi, più giovani di questi, con le braccia strappate, le gambe brutalmente lacerate, ma non c'è niente, niente di peggio che assistere alla stupida amputazione di un'anima, perché... perché per quello non c'è protesi! Voi pensate di rispedire questo splendido soldato alla sua casa dell'Oregon con la coda fra le gambe, ma io vi dico, signori, che voi state condannando a morte la sua anima!
E perché?! Perché non è uno della vostra Baird, un privilegiato?!
Ferite questo ragazzo e infangherete la Baird tutti quanti!
E voi: Harry, Jimmie, Trent, dovunque siate laggiù, andate a fare in culo!
Io non ho ancora finito! Entrando qua dentro, ho sentito queste parole: "la culla della leadership". Beh, quando il supporto si rompe, cade a pezzi la culla, e qua è già caduta, è già caduta.
Fabbricanti di uomini, creatori di leader, state attenti al genere di leader che producete qua.
Io non so se il silenzio di Charlie in questa sede sia giusto o sbagliato, non sono giudice né giurato, ma vi dico una cosa: quest'uomo non venderà mai nessuno per comprarsi un futuro! E questa, amici miei, si chiama onestà, si chiama coraggio, e cioè quelle cose di cui un leader dovrebbe essere fatto.
Io mi sono trovato spesso ad un bivio nella mia vita; io ho sempre saputo qual era la direzione giusta, senza incertezze sapevo qual era, ma non l'ho mai presa, mai.
E sapete perché?
Era troppo duro imboccarla. Questo succede a Charlie: è giunto a un bivio e ha scelto una strada, ed è quella giusta: è una strada fatta di princìpi, che formano il carattere. Lasciatelo continuare nel suo viaggio.
Voi adesso avete il futuro di questo ragazzo nelle vostre mani, è un futuro prezioso, potete credermi.
Non lo distruggete. Proteggetelo, abbracciatelo.
È una cosa di cui un giorno andrete fieri, molto fieri.
Posizione 7
Bastardi senza gloria
Quentin Tarantino (2009)
Tenente Aldo Raine - "Cento scalpi nazisti"
Aaah, come odia i nazisti il tenente Aldo Raine nessuno mai.
Nell'ucronia ambientata nella Seconda Guerra Mondiale targata Quentin Tarantino ogni personaggio è talmente caricato e scritto con maestria da pronunciare praticamente solo battute memorabili.
Il discorso di Aldo "l'apache" (Brad Pitt) ai suoi uomini, appena fatta la sua comparsa sul grande schermo volò immediatamente e a pieno diritto nei monologhi più cazzuti della Storia del Cinema contemporaneo.
Sono il tenente Aldo Raine e sto mettendo insieme una squadra speciale e mi servono i miei otto soldati. Otto soldati americani e ebrei.
Avete sentito tutti di una imminente operazione militare, be', noi partiremo un po' prima. Ci lanceremo in Francia, in abiti civili.
Una volta che saremo in territorio nemico, come guerriglieri in agguato alla macchia, faremo una cosa e una sola: uccidere i nazisti.
Ora non so voi ma io sicuro come l'inferno non sono sceso dalle Smoky Mountains, non ho attraversato cinquemila miglia d'acqua, non ho combattuto per mezza Sicilia per buttarmi da un aeroplano del cazzo e dare ai nazisti lezioni di umanità.
I nazisti non hanno umanità. Sono i soldati di un pazzo che odia gli ebrei e pratica l'omicidio di massa e devono essere eliminati.
Ecco perché ogni figlio di puttana che indossi un'uniforme nazista dovrà morire... Io sono il discendente della guida di montagna Jim Bridger, perciò ho un po' di sangue indiano nelle vene e il nostro piano di battaglia sarà quello della resistenza Apache.
Saremo crudeli coi tedeschi e attraverso la crudeltà sapranno chi siamo.
Troveranno la prova della nostra crudeltà sui corpi dei loro fratelli smembrati, dilaniati e sfigurati che ci lasceremo dietro. E allora i tedeschi non potranno fare a meno di immaginare le sevizie che i loro fratelli avranno subito per nostra mano, e con la punta dei nostri coltelli e col tacco dei nostri stivali.
I tedeschi avranno paura di noi!
I tedeschi parleranno di noi!
I tedeschi avranno la nausea di noi!
E la sera quando i tedeschi chiuderanno gli occhi, il senso di colpa li torturerà per il male che hanno fatto.
Pensare a noi li torturerà più di tutto. Siamo d'accordo?
[...] Ho una parola di avvertimento per gli aspiranti guerrieri.
Quando sarete al mio comando avrete un debito, un debito con me personalmente.
Ogni uomo sotto il mio comando mi dovrà cento scalpi di nazisti.
...e io li voglio i miei scalpi!
Posizione 6
Braveheart - Cuore impavido
Mel Gibson (1995)
William Wallace - "Agonizzanti in un letto"
Pluripremiato, bistrattato, rivalutato, demolito per le inaccuratezze storiche (compreso un furgone bianco che compare in campo durante una battaglia), odiato e amato da milioni di spettatori... questo è Braveheart - Cuore impavido, kolossal del 1995 diretto e interpretato da Mel Gibson.
Quello raccontato dal film dell'attore e regista americano è un William Wallace buono, animato da sentimenti contrastanti come la sete di vendetta prima e l'amore poi.
Un patriota figlio di Scozia mosso dalla passione e dal desiderio di libertà: non proprio in linea con l'immagine di "tagliagole violento" che le cronache storiche ci consegnarono rispetto il condottiero scozzese che combattè gli inglesi alla fine del 1200.
Nonostante questa versione della storia romanzata e romantica, Braveheart resta un film pieno di battaglie sanguinose e bellissime, tradimenti, personaggi buffi a cui è facile affezionarsi e dialoghi pieni di pathos.
Non ultimo il discorso di William prima della celeberrima battaglia di Stirling Bridge.
Sono io William Wallace e ho dinanzi agli occhi un intero esercito di miei compatrioti decisi a sfidare la tirannia…
Siete venuti a combattere da uomini liberi… e uomini liberi siete…
Senza libertà cosa farete?
Combatterete?
[...] Certo, chi combatte può morire… chi fugge resta vivo, almeno per un po’…
Agonizzanti in un letto, fra molti anni da adesso…
Siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi per avere l’occasione, solo un’altra occasione, di tornare qui sul campo, ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita...
Ma non ci toglieranno mai la libertà!
Alba gu brath!*
*In Gàidhlig - il gaelico scozzese - significa "Scozia fino al giorno del giudizio"
Posizione 5
Il primo re
Matteo Rovere (2019)
Remo - "Saremo noi la paura"
L'uscita nelle sale italiane della trasposizione cinematografica delle vicende di Romolo e Remo nel 2019, nonostante il successo all'estero, è stata accolta da pareri fortemente discordanti sia fra critica che da pubblico.
La scelta di utilizzare il proto-latino per i dialoghi e la struttura narrativa del film hanno diviso il pubblico fra chi considera il film un'opera ambiziosa e mirabile e chi lo giudica come un esperimento poco riuscito.
Quel che è certo è che Il primo reha messo sul tavolo una messa in scena certosina - alimentata da una ricerca storica maniacale - una gran fotografia (firmata Daniele Ciprì, premiato col David di Donatello) e un Alessandro Borghi in forma spaziale.
Lo stesso Borghi che anima in maniera eccezionale il suo Remo, condottiero di sbandati, uomini e donne in cerca di una terra promessa che sarà Roma, bisognosi di essere uniti e motivati dopo una serie di lotte di branco e minacce esterne.
Il ringhio pre-italico di Remo che rivendica il ruolo di leader è semplicemente da brividi.
Preparatevi a partire. Il favore degli Dei è con noi.
Guardatemi: il fuoco ha protetto mio fratello.
Mio fratello vive. Io sono sopravvissuto alla furia del Tevere.
Io vi ho salvati dalla morte ad Alba.
Vi ho sfamati. Voi non siete maledetti, non siete soli.
Passeremo il cuore della palude e quando i Velienses ci attaccheranno, restate compatti.
Guardate al vostro re.
Voi non siete più bestie, siete uniti, siete un gruppo che presto avrà la sua terra!
Chi vuole allontanarsi lo faccia ora.
Chi vuole sfidarmi di nuovo, lo faccia ora.
Chi resta e si sottomette sarà i miei occhi quando non ci sono, le mie orecchie mentre dormo, il mio cuore se mi attaccano in battaglia.
Saremo noi la paura, saremo noi il terrore che non fa dormire la notte.
Noi sopravviveremo!
Oggi, domani...e fino al giorno in cui siederemo accanto agli Dei.
Fino al giorno in cui siederemo accanto agli Dei!
Posizione 4
Il pianeta del tesoro
Ron Clements (2002)
Long John Silver - "Traccia la tua rotta!"
Quello diretto da Ron Clements nel 2002 è probabilmente uno dei film di animazione meno considerati della storia della Walt Disney Pictures.
Nonostante questo, il libero adattamento fantascientifico de L'isola del tesoro di Robert Louis Stevenson è una pellicola veramente notevole, dotata di una narrazione divertente e ben costruita, una gran colonna sonora e personaggi ben tratteggiati (in tutti i sensi).
E poi c'è lui... Long John Silver (Brian Murray), una figura ruvida e divertente, dolce e ironica, pronta a diventare il mentore/papà ideale per il giovane Jim Hawkins (Joseph Gordon-Levitt), ragazzo turbolento, abbandonato dal padre quando era bambino, ma destinato a un grande futuro nonostante le fragilità e i problemi che la vita gli ha messo davanti.
Il rapporto fra John e "Jimbo" è forse uno dei più belli e toccanti della storia cinematografica targata Disney.
E il discorso d'incoraggiamento del vecchio pirata al suo protetto è qualcosa di grandioso.
Buttaci I'm still here di John Rzeznik come sottofondo e avrai un piccolo capolavoro.
Stammi un po' a sentire, James Hawkins.
Tu hai la stoffa per compiere grandi imprese, ma devi prendere in mano il timone, tracciare la tua rotta...
E devi seguirla, anche in caso di burrasca!
E quando verrà il momento in cui potrai mettere alla prova la qualità delle tue vele e mostrare di che pasta sei fatto...
Beh, spero di essere lì, a godermi lo splendore della luce che emanerai quel giorno.
Posizione 3
Il tredicesimo guerriero
John McTiernan (1999)
Corale - "La preghiera del normanno"
Tratto dal romanzo di Michael Crichton Mangiatori di Morti: il manoscritto di Ahmad ibn Fadlan sulle sue esperienze con i Vichinghi nel 922, Il tredicesimo guerriero è un film modesto, poco considerato, ma con molte cose al posto giusto.
Un arabo raffinato e acculturato in compagnia di un gruppo di normanni nerboruti, una minaccia che viene dalla nebbia e mostruosi nemici metà umani e metà orsi che divorano gli innocenti.
L'epica del prode Bulvaif (che riprende molti tratti di Beowulf), la trasformazione in guerriero di Ahmad (Antonio Banderas), combattimenti all'ultimo uomo, i terrificanti Wendol della bruma e tante, troppe scene memorabili impossibili da dimenticare.
Il tredicesimo guerriero ci ha insegnato che "solo un arabo porterebbe un cane alla guerra", ma soprattutto che la preghiera funebre dei normanni recitata in coro dai protagonisti prima dello showdown sotto la pioggia può far venire la pelle d'oca.
Ecco là io vedo mio padre,
ecco là io vedo mia madre e le mie sorelle e i miei fratelli,
ecco là io vedo tutti i miei parenti defunti,
dal principio alla fine.
Ecco, ora chiamano me,
mi invitano a prendere posto in mezzo a loro nella sala del Valhalla,
dove l'impavido può vivere per sempre
Posizione 2
Ogni maledetta domenica - Any Given Sunday
Oliver Stone (1999)
Coach Tony D'Amato - "Un centimetro alla volta"
Se cercate sul dizionario della lingua cinematografica mondiale "discorso di incitamento sportivo" troverete il faccione del coach D'amato (Al Pacino) intento a motivare i suoi Sharks durante l'ultima, decisiva, partita della stagione.
Il film di Oliver Stone non è niente di meno che un cult, un diadema di pellicola ornato da una regia dinamica, una colonna sonora da urlo, un cast all-star e questo monologo dei monologhi, il discorso che ogni sportivo vorrebbe sentire dal proprio allenatore.
Se poi lo ascoltate in italiano anche Giannini, come al solito, ci mette del suo.
Non so cosa dirvi davvero: tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale.
Tutto si decide oggi.
Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta.
Siamo all’inferno adesso signori miei.
Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce.
Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta.
Io però non posso farlo per voi. Sono troppo vecchio.
Mi guardo intorno, vedo i vostri giovani volti e penso “certo che ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare”.
Sì, perché io ho sperperato tutti i miei soldi, che ci crediate o no. Ho cacciato via tutti quelli che mi volevano bene e da qualche anno mi da anche fastidio la faccia che vedo nello specchio.
Sapete col tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football.
Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo, capitelo.
Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloce o troppo lento e mancate la presa.
Ma i centimetri che ci servono sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo.
In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra ci massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire.
E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro.
La nostra vita è tutta lì, in questo consiste: in quei 10 centimetri davanti alla faccia.
Ma io non posso obbligarvi a lottare.
Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che vi troverete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui.
Questo è essere una squadra signori miei.
Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente.
È il football ragazzi, è tutto qui.
Allora, che cosa volete fare?
Posizione 1
Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re
Peter Jackson (2003)
Re Theoden - "Morte!"
Se si parla di epica, monologhi e combattimenti sanguinosi non si può non pensare allo splendido trittico firmato Peter Jackson, uno dei migliori adattamenti cinematografici della Storia della Settima Arte.
Il terzo capitolo delle avventure di Frodo e compagni ci regala - almeno - due discorsi memorabili fra cui scegliere: la decisione è stata a dir poco difficile ma, alla fine, la battaglia dei Campi del Pelennor della Guerra dell'Anello ha avuto la meglio.
Re Theoden (Bernard Hill) che incita i suoi Rohirrim prima dello scontro frontale, a distanza di 17 anni, ci fa ancora alzare dal divano per gridare 'morte' insieme a lui.
È più forte di noi.
Avanti!
E non temete l'oscurità!
Desti!
Desti cavalieri di Théoden!
Lance saranno scosse... scudi saranno frantumati... un giorno di spade!
Mike
4 anni fa
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Mike
4 anni fa
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