#CinemaeMusica
Jesus Christ Superstar è il musical di passaggio: avete presente la bislacca teoria sulla marijuana come droga di passaggio verso altre e più potenti sostanze?
Proprio a quella mi riferisco quando definisco Jesus Christ Superstar il musical di passaggio. O, almeno, il mio musical di passaggio.
Ma lasciate che mi presenti: signore e signori, sono il “Sé autentico” di Yorgos e oggi si è resa necessaria una mia presa di comando su questo corpo ignorante.
Potrà sembrarvi inconsueto ma fidatevi di me, lo faccio per una buona causa.
Immagino che chiunque di voi conosca almeno una persona ideologicamente e ferventemente contraria alla visione di uno dei generi più particolari del cinema: il musical.
Ecco, tutti ne conosciamo almeno una. Io la conosco perché sono costretto a viverci dentro.
Quante ne ho dovute sentire…
“Il musical è la diretta derivazione dell’opera, e l’opera, per citare il conduttore Ed Gardner, è quando qualcuno viene accoltellato alla schiena e invece di sanguinare, canta.”
[Lo so Giuda, perdonalo, non sa quello che dice]
Tuttavia se ho imparato qualcosa da questa vita è che in ogni ideologia esiste un punto debole, un metaforico condotto di areazione della Morte Nera.
Il tallone d’Achille del mio ospite era il rock, quindi feci in modo che gli balenasse in testa l’dea di guardare Jesus Christ Superstar.
Adattamento su pellicola del musical scritto da Tim Rice e musicato da Andrew Lloyd Webber, Jesus Christ Superstar è una rivisitazione dell’ultima settimana di vita del famosissimo figlio di Nostro Signore.
Ovviamente non stiamo parlando di un kolossal degli anni ’50, perciò se non lo aveste ancora visto, aspettatevi un certo grado di rivisitazione della vicenda.
[Non così tanto... Fun fact: Tim Minchin è stato Giuda nella versione teatrale di Jesus Christ Superstar]
In Jesus Christ Superstar manca la Vergine Maria – una scelta anche apprezzabile a mio modesto parere – tuttavia la più importante modifica alla vicenda è l’umanizzazione dei personaggi: il passaggio da figure inscenanti l’atavica battaglia tra il bene e il male a semplici uomini dotati di lati oscuri e lati luminosi.
Giuda – l’eccezionale Carl Anderson – non è più l’infame traditore del Vangelo ma un “rivoluzionario” preoccupato per le ritorsioni dell’esercito romano contro il suo popolo, quindi costretto a prendere una dolorosa decisione.
Gesù viene dipinto come un figlio dell’uomo – per citare Fabrizio De André – più che figlio di Dio.
Un uomo ispirato, profetico ma pieno di dubbi e al limite di un delirio di onnipotenza.
[Gesù accolto come un Re a Gerusalemme]
Tutto ciò è ampiamente visibile nella scena fantastica in cui Gesù ha un “dialogo” decisivo con Dio.
Musicalmente la drammaticità del momento è resa grazie al "cantato urlato" di uno stratosferico Ted Neeley e tramite l’uso della cadenza andalusa – quella di Hit The Road Jack per intenderci – che raggiunge l’apice emotivo con l’introduzione della sezione di fiati, a ricordare lo stile barocco di fine ‘600, mentre il regista ci travolge con riproduzioni artistiche della crocifissione.
[Jesus Christ Superstar - I only want to say]
Ma questa scena si trova in realtà nella seconda metà di Jesus Christ Superstar.
Io invece vi avevo lasciati con un giovane ottusamente avverso a ogni tipo di musical, pronto a premere il tasto play.
Proprio da lì riprendiamo nell’analisi musicale di questo film, perché l’overture del musical è davvero una bomba.
Una presentazione di alcuni dei temi principali dell’intera opera ad accompagnare gli attori durante gli ultimi preparativi prima dell’inizio delle riprese.
[Mi scusi buon uomo, è il 33 per il Monte Calvo?]
Vediamo i resti archeologici di un antico tempio con sotto un’intro psichedelica d’atmosfera su cui si staglia il suono distorto, “molto fuzzy”, della chitarra elettrica.
All’improvviso scorgiamo un autobus arrivare e da lì inizia una cavalcata che passa da momenti sinfonici al progressive anni ’70, per poi suonare il tema “funky” associato alla figura di Giuda.
Il pezzo si chiude con la vestizione di Gesù Cristo circondato dai ballerini e con l’accenno al tema di “Jesus Christ Superstar”.
Ora, l’unico aggettivo che la mia piccola mente è riuscita a partorire per rendere comprensibili tutte queste influenze e l’ottima amalgama delle stesse è “zappiano”, e lo dico piano piano, sottovoce, ben conscio del disprezzo del buon vecchio Frank Zappa nei confronti di chi parla di musica.
Comunque, al di là del rischio di autogol appena corso, la mia idea è che Jesus Christ Superstar - a livello puramente musicale - non abbia nulla da invidiare ai grandi capolavori del suo periodo.
Un po’ per non scontentarmi troppo lo spirito di Zappa, un po’ per evitare che questo articolo raggiunga lunghezze bibliche, eviterò di analizzare canzone per canzone, perché in verità vi dico, la musica va ascoltata e i film vanno visti.
Sperando di indurvi a guardarlo o riguardarlo vi racconto i miei momenti preferiti. O meglio, i momenti che hanno definitivamente vinto ogni resistenza del mio ospite al musical.
In parte è merito della musica ma una grande influenza l’hanno avuta anche le tematiche trattate.
[La rivisitazione di Giuda è uno dei grandi temi di Jesus Christ Superstar]
La ballata di Maria Maddalena (Yvonne Elliman) “Everything’s Alright” è una perla, melodicamente e armonicamente.
L’arrangiamento crea un leggero stacco tra le parti di Maria e quelle che vedono Giuda e Gesù scontrarsi con un crescendo di fiati.
Ma è il tema del rapporto ambiguo tra Gesù e Maria ad aggiungere un livello di complessità a un mito troppo spesso banalizzato.
La relazione tra i due – probabilmente platonica – è un simbolo della potenza dell’amore e il suo ruolo nella redenzione dell’umanità.
Come vi dicevo, oltre alle doti compositive di Webber, emergono anche quelle di scrittura di Rice e il pezzo in cui ciò è più visibile è quello di Erode.
Qui il tono è comico, scherzoso, almeno fino al finale. Erode e la sua corte si beffano di Gesù accompagnati da un pezzo con influenze ragtime.
Il basso tuba e le coreografie sono la salsa piccante sul simpatico siparietto.
L’apice però viene raggiunto nel pezzo “Superstar” subito prima della crocifissione.
Un angelico Giuda, con corpo di ballo e big band ad accompagnarlo, accusa Gesù di aver ritenuto sé stesso più importante del messaggio che portava.
Di aver ceduto alla brama di diventare una Superstar gobale.
[Jesus Christ Superstar, sei sicuro di essere ciò che dici di essere?]
Ricordo che a questo ribaltamento di ruoli e di prospettiva, il mio ospite era ormai completamente in balia di Rice e Webber, di Neeley e Anderson.
Finalmente la Morte Nera era esplosa e la Resistenza aveva vinto. Da lì in avanti il genere musical non è più stato un problema (più o meno).
Perciò se anche voi conoscete un integralista proponetegli Jesus Christ Superstar.
6 commenti
Yorgos Papanicolaou
4 anni fa
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Yorgos Papanicolaou
4 anni fa
Comunque sì, il ribilanciamento morale tra i due personaggi è trattato con cura e garbo in modo che possa colpire ma, allo stesso tempo, essere fruibile a tutti. Davvero una pietra miliare
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Yorgos Papanicolaou
4 anni fa
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Yorgos Papanicolaou
4 anni fa
Concordo con te su "I only want to say"
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Yorgos Papanicolaou
4 anni fa
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Yorgos Papanicolaou
4 anni fa
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