#Good&Bad
Oltre a un bell'aspetto c'è di più. O almeno c'è stato: Cameron Diaz per un certo periodo della sua carriera è stata un'attrice in rampa di lancio, capace di lavorare con registi di livello e in produzioni importanti.
La bellezza e la presenza scenica non hanno mai fatto difetto all'attrice nativa di San Diego ma, per qualche anno, più di un autore l'ha scelta e Cameron Diaz ha risposto con ben sette nomination tra Screen Actor Guild Awards, Golden Globes e BAFTA: un bottino tutt'altro che banale per un'attrice che tendiamo a ricondurre allo stereotipo della della bella senza cervello.
Insomma: un po' di stoffa dev'esserci stata.
Dov'è finita?
[Un'esordiente Cameron Diaz in The Mask]
Dopo aver esordito in The Mask, Cameron Diaz ci ha messo davvero ben poco ad attirare le attenzioni di Hollywood.
L'anno della definitiva notorietà è stato il 1997, in cui ha ottenuto un enorme successo di pubblico come La fidanzata del mio migliore amico e ha anche recitato in Una vita esagerata, diretta da Danny Boyle.
Da quel momento in poi è diventata uno dei nomi più richiesti del cinema hollywoodiano.
Ha girato praticamente uno dopo l'altro Paura e Delirio a Las Vegas sotto la direzione di Terry Gilliam, Tutti pazzi per Mary - che le è valso addirittura la sua prima nomination ai Golden Globe - e due film simbolo della fine degli anni '90 come Ogni maledetta domenica di Oliver Stone e Essere John Malkovich di Spike Jonze.
[Il ruolo di Julie Gianni in Vanilla Sky è, con ogni probabilità, la miglior prova della carriera di Cameron Diaz]
Anche gli anni 2000 si sono aperti alla grande per lei, capace di dividersi tra grandi produzioni e film dal tasso autoriale decisamente più elevato.
Cameron Diaz è diventata una delle protagoniste del rinato franchise di Charlie's Angels e, nel frattempo, ha preso parte a Le cose che so di lei (Premio Un Certain Regard al Festival del Cinema di Cannes nel 2000), a Vanilla Sky di Cameron Crowe e addirittura a Gangs of New York di Martin Scorsese.
[Whoopsy Daisy!]
Dal secondo capitolo della saga di Charlie's Angels, però, qualcosa è innegabilmente cambiato.
Non ci è possibile dire se siano state le produzioni di un certo tipo a non interessarsi più a lei o se è stata la stessa Cameron Diaz a sbagliare tutte le scelte, ma per circa quindici anni l'attrice californiana è sprofondata in un vortice di stereotipi che sembra non curarsi totalmente del suo tutt'altro che disprezzabile passato recitativo.
Notte Brava a Las Vegas, The Green Hornet, Bad Teacher, Che cosa aspettarsi quando si aspetta, Gambit, Tutte contro lui e Sex Tape sono solo alcuni dei suoi ultimi, non apprezzabilissimi, lavori.
L'ultimo autore di un certo peso ad offrirle una parte è stato Ridley Scott nel 2013, in The Counselor.
Il suo ultimo film, Annie - La felicità è contagiosa, risale addirittura al 2014.
C'è chi afferma che, visti i cinque anni di assenza dalle scene, Cameron Diaz si sia ormai ritirata dalla recitazione.
La voce sembra abbastanza credibile visto che la prima a dirlo è stata la sua storica amica Selma Blair.
A confermare poi la cosa è stata la stessa Cameron Diaz pochi giorni fa, quando ha ammesso in un'intervista con InStyle che non le manca affatto esibirsi e che vuole dedicarsi a se stessa piuttosto che al pubblico.
Magari, chissà, sta solo ricaricando le pile in attesa di una giusta occasione per rilanciare non solo la sua immagine, ma anche la sua reputazione come attrice.
Una seconda chance, in fondo, non si nega a nessuno.
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