#Good&Bad
Franz Rogowski è esploso nel firmamento del Cinema europeo all'improvviso: in pochissimi anni questo fenomenale attore è passato da totale sconosciuto a presenza assidua dei migliori film della stagione dei festival.
Se ancora non lo conosceste, questo è l'articolo giusto per scoprirne il talento.
[Il film che per primo ha rivelato Franz Rogowski: l'ardito Victoria di Sebastian Schipper]
Malgrado una provenienza da una famiglia agiata, Franz Rogowski ha scelto in gioventù la recitazione e la danza, rendendosi autonomo grazie a dei lavoretti saltuari che gli hanno permesso di mantenersi fino alla soglia dei trent'anni.
Non è arrivata di certo presto la sua grande opportunità: solo a 28 anni, nel 2014, arriva la sua prima comparsata in una serie TV, Polizeiruf 110, prima di ricevere un ruolo nel film televisivo Besuch für Emma.
Prima di quella data i suoi ruoli cinematografici erano stati limitati a due film di Jakob Lass del 2011 e del 2013, Frontalwatte e Love Steaks: nel secondo, un'interessante opera indipendente, riesce a emergere come protagonista grazie alla sua recitazione in sottrazione e al suo talento prettamente fisico.
Quest'ultima caratteristica gli vale nel 2015 un ruolo in uno dei film rivelazione dell'anno: Victoria di Sebastian Schipper, film girato in un unico piano sequenza premiato con un Orso d'argento al Festival di Berlino per l'incredibile qualità artistica del lavoro della direttrice della fotografia Sturla Brandth.
Poco dopo recita anche in Uns geht es gut di Henri Steinmetz, ma l'anno della consacrazione sarà il 2017.
[Happy End è stata la prima prova di maturità per Franz Rogowski, con un grande autore e un grande cast]
Nello stesso anno Franz Rogowski recita in ben 5 film.
Fatta eccezione per il tremendo Figaro's Wolves - in cui lui e Saralisa Volm non sono in grado di risollevare una sceneggiatura a mio avviso sciagurata - si tratta di un'annata da ricordare. Il film TV The Superhost e Bedbugs di Jan Henrik Stahlberg, in cui interpreta un triplo ruolo, sono dei viatici necessari per il successo, così come Tiger Girl, in cui è diretto per la terza volta da Jakob Lass.
Il secondo, grandissimo film della sua carriera è però Happy End di Michael Haneke, in cui interpreta il ruolo del figlio di Isabelle Huppert, venendo doppiato in francese.
Nel 2018 il Festival di Berlino lo seleziona tra i talentuosi vincitori dello Shooting Stars Award, a suggellare un'edizione che lo vede meraviglioso protagonista con due film: La donna dello scrittore di Christian Petzold e Un valzer tra gli scaffali di Thomas Stuber, vincitore del premio della Giuria Ecumenica.
[Ne La donna dello scrittore e in Undine, Christian Petzold ci ha mostrato un Franz Rogowski meno fisico e più romantico]
L'anno seguente il rapporto con la kermesse berlinese si intensifica, quando recita in I was at home, but di Angela Shanelec, che vince l'Orso d'argento per la Migliore Regia, e si presenta sul palcoscenico internazionale recitando per Terrence Malick ne La vita nascosta - Hidden Life.
Giunto a un buon livello di notorietà rinvigorisce il suo rapporto con Petzold quando recita nel 2020 in Undine - Un amore per sempre, duettando in bravura con una meravigliosa Paula Beer: la protagonista viene giustamente insignita di un Orso d'Argento mentre il film riceve il Premio FIPRESCI in un'edizione particolarmente fortunata per l'Italia.
Dopo la pandemia e complice la diffusione di alcune sue opere precedenti in streaming, il 2021 lo qualifica come un volto più noto e apprezzato nel Cinema europeo: è protagonista in Great Freedom, film di Sebastian Meise che vince il Premio Un Certain Regard al Festival di Cannes, si conferma interprete estremamente plasmabile in Luzifer di Peter Brunner e, a ulteriore riprova di ciò, si cimenta anche con la recitazione in italiano in Freaks Out di Gabriele Mainetti.
[Franz Rogowski in una delle sequenze più sognanti di Freaks Out]
Le sue ultime due fortunate interpretazioni sono in Passages di Ira Sachs e in Disco Boy, il meraviglioso debutto di Giacomo Abbruzzese che lo vede ancora protagonista di un successo al festival berlinese.
In una domanda che ho potuto rivolgere direttamente ad Abbruzzese dopo una proiezione della sua opera prima, ho chiesto proprio come fosse lavorare con un attore divenuto simbolo del Cinema d'autore europeo, che spinta avesse dato al suo film e che tipo di lavoro avessero fatto insieme.
La sua risposta è stata esattamente quella che mi aspettavo:
"Sono circa 10 anni che lavoro per fare questo film, ma Franz Rogowski è entrato nel progetto Disco Boy circa 4-5 anni fa.
All'inizio tutti mi consigliavano di cambiare attore, dicendomi che non lo conosce nessuno, non si capisce quando parla e non porta pubblico.
Essere fedeli alle nostre scelte ci ha dato ragione: con lui si può fare un gran lavoro sulla sfera fisica, ama farsi plasmare, deformare.
Lavorare con lui è stata decisamente un'esperienza stimolante."
In effetti, Franz Rogowski - nato col labbro leporino, come Joaquin Phoenix - possiede una parlata fortemente caratteristica: aspetto che dona eloquenza anche ai suoi silenzi, sempre sottolineati da uno sguardo tra i più penetranti nel panorama cinematografico odierno.
[Passages testimonia la notorietà internazionale raggiunta da Franz Rogowski]
Alla Mostra di Venezia 2023 è nuovamente in concorso con Lubo di Giorgio Diritti, mentre tra i suoi prossimi lavori sono in vista tre collaborazioni di assoluto pregio: Wizards! di David Michôd, Bird di Andrea Arnold e The Way of the Wind di Terrence Malick.
Davvero niente male per un attore che solo pochi anni fa era bollato dai produttori come un rischio da non correre.
Franz Rogowski ha scommesso su se stesso e sul grande Cinema, e ha vinto.
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