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The Monkey è il nuovo film horror diretto da Oz Perkins e distribuito in Italia grazie a Eagle Pictures.
I moduli del genere su cui lavora il regista figlio d’arte (il padre è Anthony Perkins, protagonista di Psyco) sono ormai riconoscibili: una struttura dell’inquadratura perfettamente geometrica, terrificante nella sua glaciale messa in scena dell’orrore; una narrazione paratattica che lascia spazio all’inquietudine dell’attesa e un’indagine sull'origine del Male che spesso collima con i traumi legati all’infanzia.
[Il trailer di The Monkey]
L’apoteosi di questa cifra stilistica è arrivata con Longlegs, film che al box office ha moltiplicato il proprio budget di undici volte, rivelando al grande pubblico la figura di Oz Perkins.
Cosa fare, dunque, all’apice del successo?
La risposta che abbiamo davanti ai nostri occhi è The Monkey, un detour giocoso, caciarone per natura - la trama ha come protagonista una scimmia giocattolo - ma da non sottovalutare per come ragiona sul genere.
Tratto da un racconto breve di Stephen King, The Monkey fin dall’inizio lascia intendere allo spettatore che l’idea alla base del film è differente dai precedenti lavori di Perkins.
Piazza pulita, perciò, dell’inquadratura matematica e via libera a un omicidio dettato dall’amore per il Cinema di serie B, dove è il gesto - una freccia che crea una voragine nella pancia di un uomo - a essere sopra la ragione e non il contrario.
[La mostruosa scimmia di The Monkey]
Non c’è sciatteria ovviamente nella messa in scena di Perkins, ma voglia di sperimentare forme che abbracciano un’idea di orrore appartenente a una sfera più ludica e libera da una programmaticità autoriale.
Lo spettatore, di conseguenza, si lascia andare a uno sguardo figlio di una pulsione sadica che vede il desiderio di scoprire - paradossalmente - nuovi modi per morire, provocando uno scontro tra desiderio e paura.
Se, come all’interno di The Monkey, si pensava che fosse il protagonista a possedere la scimmia, piano piano si comprende che è esattamente il contrario: questo rovesciamento dei ruoli da diegetico diventa anche extra-diegetico, rivelando la nostra subordinazione alla manipolazione della scimmia e, di riflesso, del Male.
Sotto la coltre di sangue l’indagine tematica cara a Perkins prende forma dimostrando ancora una volta che come esseri umani siamo predisposti al Male e non possiamo fare altro che accettarlo dentro di noi.
Il desiderio oscuro di morte è inconscio, ma insito fin dall’infanzia.
[Come spesso accade l'infanzia copre un ruolo fondamentale nel Cinema di Perkins: The Monkey non fa eccezione]
La ricerca perenne di risposte verso quello che ci terrorizza lascia il tempo che trova, perché dobbiamo accettare che la paura ci appartiene essendo noi stessi in grado di causare e provocare paura.
The Monkey mostra tutto ciò con un gusto per il macabro e un “sarcasmo da ghigno funereo” che lascia a fine visione una strana inquietudine addosso: come se quei maledetti occhi vitrei della scimmia ci avessero veramente guardato dentro, scoperchiando un vaso di Pandora che abbiamo sempre cercato di nascondere.
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