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Ha avuto una vita produttiva alquanto travagliata Borderlands, ultima fatica - o meglio penultima, dato che la produzione è stata completata prima delle riprese di Thanksgiving, distribuito prima - dello specialista dell'horror Eli Roth, qui alle prese con un adattamento videoludico supportato da un cast sorprendentemente ricco di nomi di rilievo.
Cate Blanchett, Jamie Lee Curtis, Kevin Hart e Jack Black (in veste di doppiatore) sono tra i protagonisti di un film d'avventura fantascientifica a mio avviso terribilmente generico e che ha poco da offrire in un'ora e quaranta minuti farciti di gag derivative, star svogliate e CGI invadente.
[Il trailer di Borderlands, dal 7 agosto nei cinema con Eagle Pictures]
Il film di Borderlands adatta in modo piuttosto fedele l'impianto narrativo della saga omonima di videogiochi sviluppata da Gearbox Software, composta da tre capitoli (e spin-off vari) caratterizzati da una grafica fumettistica, dall'azione mozzafiato che fonde il gioco di ruolo con lo sparatutto e dalla violenza esagerata e grottesca.
Il pianeta Pandora, un deserto ostile popolato da creature aliene e individui poco raccomandabili, è stato occupato in seguito all'esaurimento delle risorse della Terra, venendo sfruttato da corporation tecnologiche e specializzate nel traffico di armi, che mantengono il potere sul pianeta tramite milizie private.
Lilith (Cate Blanchett) è una cacciatrice di taglie con un passato travagliato che viene incaricata di ritrovare Tina (Ariana Greenblatt), figlia del magnate della Atlas Corporation (Edgar Ramírez), la più potente al mondo, fuggita su Pandora con il soldato disertore Roland (Kevin Hart) e Krieg (Florian Munteanu), uno psycho - individui violenti a causa delle condizioni del pianeta caratterizzati dalle maschere antigas che indossano - iperprotettivo e dal fisico imponente.
Giunta su Pandora, Lilith realizza ben presto che la scatenata teenager rappresenta la chiave per accedere al tesoro di un'antica cripta aliena, che ogni anno attrae sul pianeta avventurieri disposti a tutto per mettere le grinfie sulla leggendaria ricchezza racchiusa nel cuore del pianeta.
[Lilith (Cate Blanchett) guida la sgangherata banda di personaggi di Borderlands, alla caccia dell'antico tesoro del pianeta Pandora]
Le riprese di Borderlands sono state effettuate a Budapest nell'aprile 2021, in piena pandemia, ma il film è uscito solo ora a causa di complicazioni produttive, tra cui l'abbandono del progetto dello sceneggiatore Craig Mazin, che di adattamenti e videogiochi ne sa qualcosa, avendo firmato la serie HBO acclamata da critica e pubblico The Last of Us, tratta appunto dai due videogiochi omonimi.
Eli Roth, coadiuvato dalla produzione dell'ex capo e fondatore dei Marvel Studios Avi Arad, ha ereditato il progetto Borderlands probabilmente attratto dalla violenza parossistica e dall'umorismo nero dei videogiochi, elementi vicini alla sua idea di Cinema: il risultato è però un film di avventura generico e indirizzato al grande pubblico, completamente ripulito di quella follia promessa allo sfinimento da marketing e trailer.
La volontà da parte della produzione di mettere ulteriormente mano al prodotto finale è stata resa lampante dall'aggiunta di due settimane di riprese aggiuntive affidate a Tim Miller, autore del primo Deadpool, con Roth già impegnato su Thanksgiving e Blanchett e Curtis libere di dedicarsi a film di ben altra caratura come Tár ed Everything Everywhere All at Once.
Proprio il cast è croce e delzia di Borderlands: seppur arricchiscano il film di star power, Blanchett, Curtis e Hart danno l'impressione di una mancanza di chimica intollerabile per un film che vuole mettere in scena e rendere credibile la costruzione di una "famiglia" disfunzionale, dando l'idea invece di partecipare al progetto per la promessa di un facile giorno di paga.
Ariana Godblatt (già vista in Barbie) interpreta una teenager volatile e con la mania degli esplosivi, caricandola di faccette e comportamenti eccessivi, mentre il boxer Florian Munteanu interpreta esclusivamente sul piano fisico uno psycho, tra i personaggi più iconici dei videogiochi, caratterizzati da follia e violenza incontrollabile e protagonisti di una delle scene più riuscite del film; non è un caso che sia una delle poche dove si vede l'autentico tocco horror di Roth.
Jack Black riesce a rendere insopportabile il ruolo del comic relief del film, il robot tuttofare e sarcastico Claptrap, al quale vengono affidate battute ai limiti dell'imbarazzante: sempre meglio, comunque, che escano dalla bocca di un robot piuttosto che da una Cate Blanchett che pare sempre sul punto di declamare un monologo shakespeariano.
[Cate Blanchett in una scena di Borderlands: l'attrice è un valore aggiunto del film, ma stona nel contesto sgangherato della pellicola]
Borderlands guarda al sottogenere "Men on a mission" in cui i membri sono tutti agli antipodi e l'eccentricità reciproca porta alla creazione di forti legami: il riferimento più diretto pare essere Guardiani della Galassia, anche se l'ambientazione ricalca esplicitamente la wasteland milleriana della saga di Mad Max.
Roth è subentrato come sceneggiatore dopo l'abbandono di Mazin, ma non possiede la sagacia dei film Marvel né il coraggio di abbracciare completamente la follia apocalittica di George Miller, se non a tratti; la sensazione generale è quella di uno spreco poiché Roth, nonostante le critiche, è un regista esperto nell'uso del black humor, una caratteristica fondamentale dei videogiochi, che qui viene però attenuata in una versione edulcorata - probabilmente per volontà dei produttori - e destinata a un pubblico di famiglie.
La violenza esagerata e parossistica del videogioco è quasi completamente assente in questo adattamento: Eli Roth è noto come Maestro del Gore grazie ai suoi due Hostel e al recente Thanksgiving, ma qui non lascia traccia del suo stile ultraviolento, tanto che non si capisce che sia un film diretto da lui.
Solo un paio di scene e di ambientazioni di Borderlands portano effettivamente il tocco dell'autore: nei locali notturni e nella cittadella ispirata ad Atto di forza (in cui uno dei locali è gestito dalla sempre ottima Gina Gershon) si intravede un po' di sporcizia da vecchio Cinema di genere, ma le atmosfere sono subito smorzate da una trama generica e da scene poco ispirate, tra battute imbarazzanti e sviluppi messianici.
[I protagonisti di Borderlands in una scena del film: il film racconta di un gruppo di eccentrici personaggi che stringono un forte legame e formano una strana "famiglia"]
In definitiva penso che Borderlands sia un film adatto per un pomeriggio di svago senza pretese e per un po' di refrigerio al Cinema in agosto.
I fan del videogioco potranno divertirsi a riconoscere le citazioni e le situazioni tratte dalla saga, ma potrebbero rimanere delusi dall'eccessiva "sanitizzazione" che elimina dalla versione cinematografica la violenza e il black humor tipici del videogioco; il pubblico generico, invece, potrebbe trovare il film poco interessante, dato che porta sullo schermo situazioni e dinamiche già viste in film a mio parere ben più riusciti, senza eccellere in nessun aspetto particolare.
Borderlands promette follia, ma quello che regala è una sensazione di intrattenimento insipida e poco memorabile.
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