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Uglies - Recensione: il diritto a essere imperfetti

In un futuro distopico dominato dal mito della perfezione esteriore e interiore, due amici giurano che anche dopo il cambiamento che li aspetta il loro rapporto non muterà e si riconosceranno nel mondo "oltre", quello della vera felicità che sognano da quando sono nati 

Tratto dall'omonimo romanzo di Scott Westerfeld, Uglies è una distopia fantascientifica approdata su Netflix il 13 settembre 2024.

 

Diretto da McG con protagonista Joey King, Uglies è ambientato in un futuro prossimo in cui ogni persona viene al mondo con il solo obiettivo di raggiungere la perfezione assoluta e, soprattutto, la suprema bellezza esteriore.

 

 

[Il trailer di Uglies]

 

 

Un mondo privo di difetti

 

In un mondo devastato dalle guerre e dall'inquinamento da combustibili fossili, i migliori scienziati e chirurghi hanno messo a punto un intervento in grado di rendere ogni individuo perfetto.

 

Un'umanità piena di difetti non può che portare a un mondo ideale in cui vivere felici: quel mondo è la Città, abitata da un'umanità superiore, i Pretties.

Pretties però non si nasce: lo si diventa sottoponendosi a un intervento nel giorno del sedicesimo compleanno; fino ad allora, si vive da emargitati difettosi: da Uglies

 

Tally (Joey King) e il suo migliore amico Peris (Chase Stokes) vivono aspettando il loro ingresso nella Città, il momento in cui avranno il corpo che sognano e potranno lasciarsi alle spalle il fatto di essere "Strabica" e "Nasone".

La notte prima della trasformazione di Peris i due si incontrano di nascosto per giurarsi che anche se cambierà il loro aspetto ciò che c'è tra loro rimarrà uguale.

Quando però un mese dopo lui non si presenta all'appuntamento concordato, Tally capisce che qualcosa si è rotto per sempre.

 

Presto fa amicizia con Shay (Brianne Tju) e diventano il duo più ribelle della scuola: sono nate lo stesso giorno e Tally è felice di sapere che affronteranno l'intervento insieme.

Shay, però, è di un'altra idea: ha conosciuto un ragazzo, David (Keith Powers) che viene da un luogo che si dice non esista, lo Smoke; dice che un altro modo di vivere è possibile; esistere per come si è, accettando le proprie imperfezioni e invecchiare seguendo la natura.

 

Shay vuole vivere così e vorrebbe che Tally la seguisse, ma lei rifiuta; scoprirà presto però di non poterla proteggere per sempre. 

 

 

[Tally (Joey King) e Peris (Chase Stokes) spiano la Città in Uglies]

 

 

L'età della svolta 

 

I protagonisti di Uglies hanno sedici anni, l'età della trasformazione (per loro anche chirurgica, non solo ormonale e di crescita personale), che pone il film nel novero dei teen drama.

 

Gli adulti esistono, ma appaiono da lontano e finiscono per essere figure bianche o nere, prive di sfumature caratteriali e comunque secondarie nelle dinamiche narrative.

Tutti i personaggi, salvo Tally, finiscono per essere piuttosto fissi nel proprio ruolo e nelle idee che hanno sin dal principio: solo la protagonista affronterà un vero momento di crescita e di disincanto, distaccandosi dal sogno di bambina per abbracciare un pensiero più adulto.

 

Uglies purtroppo a mio avviso segue un'abitudine già criticata di molti prodotti cinematografici e televisivi, ossia scegliere attori giovani, ma già adulti per ruoli di adolescenti.

Joey King ha 25 anni, Keith Powers ne ha 32 anni ed entrambi risultano poco credibili come adolescenti; oltre al fatto che Powers in quanto modello forse non era la scelta ideale di casting per il ruolo di qualcuno a cui non sono stati corretti i difetti fisici.

 

Gli effetti visivi, per contro, sono curati e funzionali alla costruzione di un universo futuristico ipertecnologico: solo nella correzione fisica dei Pretties risultano quasi esagerati, creando dei personaggi che non possono che apparire finti e plasticosi.

 

Scelta che d'altro canto potrebbe essere voluta e volta a esasperare la forzatura della correzione della natura e la creazione di una massa uniforme di individui provi di reale e lucida capacità di pensiero.

 

 

[Tally (Joey King) e David (Keith Powers) nello Smoke in Uglies]

 

Una distopia da pizza e divano... non priva di difetti

 

Uglies mette in gioco svariate tematiche morali e filosofiche, senza purtroppo approfondirne veramente nessuna.

 

Come spesso accade nella fantascienza, la creazione di un mondo immaginario è funzionale a trattare tematiche appartenenti a quello reale e così appare sin dall'introduzione, in cui il mondo del passato (il presente dello spettatore) è devastato da conflitti, barriere fra paesi e inquinamento atmosferico.

Vengono affrontati temi come la tensione al progresso e il pericolo che porta alla degenerazione dell'umanità, ma anche il libero arbitrio, cosa è giusto fare in nome del bene della collettività, fin dove ci si può spingere nel forzare la scelta altrui, l'ossessione per l'aspetto esteriore e la sua predominanza su quello interiore.

 

Anche la linea narrativa secondaria, quella che riguarda il rapporto Tally-Peris e la romance (molto teen, appunto) Tally-David, tocca in un paio di punti sfumature profonde: l'amicizia che resiste anche su fronti di battaglia opposta e la capacità dell'amore di rendere bello chi ne è l'oggetto.

Sebbene però la conclusione porti a credere nella reale evoluzione della protagonista, e quindi a una morale per cui ognuno ha il diritto a essere imperfetto, in Uglies nessuna di queste tematiche viene veramente sviscerata o trattata con la profondità che avrebbe meritato. 

 

La mia sensazione finale, arrivata ai titoli di coda, è stata quella di aver visto un film godibile, perfetto per una tranquilla serata trascorsa mangiando una pizza sul divano, consapevole che Uglies non abbia niente di avvicinabile a Isaac Asimov, a George Orwell o ai grandi Maestri della fantascienza e della distopia.

 

Una storia che avrebbe potuto dire molto di più, se solo avesse scelto un sentiero più preciso e l'avesse seguito con determinazione, anziché lasciare lo spettatore a un finale aperto, in un universo narrativo privo di reali conseguenze per ciò che è accaduto nel mezzo. 

 

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