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Diva Futura è il nuovo film scritto e diretto da Giulia Louise Steigerwalt che trae la sceneggiatura dal libro Non dite alla mamma che faccio la segretaria, scritto da Debora Attanasio, la segretaria di Riccardo Schicchi che nel film è interpretata da Barbara Ronchi.
La casa di produzione Groenlandia, assieme a Piperfilm e Rai Cinema, aveva già esplorato la pornofactory con la serie TV Supersex, incentrata sulla figura di Rocco Siffredi; con Diva Futura torna a raccontare uno dei capitoli più importanti di questa storia: il primo.
Presentato in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, Diva Futura racconta la nascita della rivoluzione che negli anni '80 e '90 partì dal desiderio, dalla voglia e dall’utopia dell’amore senza confini per arrivare a creare il fenomeno del porno.
[Il trailer di Diva Futura]
Con la sua visionarietà Riccardo Schicchi diede inizio a quella che da lì a poco sarebbe divenuta una vera e propria industria, trasformando donne comuni in vere e proprie star, icone di fama internazionale, che entravano nelle case degli italiani attraverso la televisione e le videocassette.
Schicchi, a cui dà un volto e una perfetta dose di candore Pietro Castellitto, è considerato l’inventore dell’hard italiano: nel film si racconta di come fin da bambino avesse visioni e pensieri all’avanguardia e di come riuscì, anche dopo aver fondato la sua agenzia, a mantenere quella purezza fanciullesca che non lo abbandonerà mai.
L'imprenditore siciliano era davvero innamorato delle donne e si è sempre contrapposto a una forma di pornografia mortificante, per promuoverne invece l’aspetto più di intrattenimento, stupore, novità, ascoltando sempre i bisogni e le idee delle attrici con cui lavorava.
[Pietro Castellitto in una scena di Diva Futura]
Amante degli animali (in particolari dei gatti, di cui ne accudiva un numero surreale) e dei dolci (che consumava nonostante fosse diabetico, malattia che lo portò alla morte nel 2012), Riccardo Schicchi fu lo scopritore di alcune delle dive più note dell’industria del porno: dalla già citata Ilona Staller detta “Cicciolina” (Lidija Kordic in Diva Futura), a Moana Pozzi (Denise Capezza) fino a Eva Henger (Tesa Litvan), che diventerà sua moglie.
Diva Futura è un “caleidoscopio di punti di vista”, come lo ha definito la stessa regista, alla sua seconda opera da regista dopo Settembre (2022), perché oltre a spaziare avanti e indietro nel tempo, alternando pubblico e privato, dedica anche spazi e tempi a tutti i personaggi raccontati, soprattutto alla segretaria di Schicchi, testimone quasi casuale di un sogno che va dall’alba al tramonto senza passare dal via.
La videocamera assume spesso il suo sguardo, inconsapevole ma mai giudicante, un po’ ingenuo e di tanto in tanto non del tutto all’altezza.
[Barbara Ronchi in una scena di Diva Futura]
Diva Futura raccontando queste icone racconta naturalmente anche l'impatto mediatico che ebbero sulla società: fece la storia l’elezione in Parlamento di Cicciolina, così come la nascita del Partito dell'Amore e la candidatura di Moana Pozzi a sindaco di Roma.
Le dive raccontate nel film sono donne ambiziose, coraggiose, vogliono farsi prendere sul serio non solo per il corpo e la bellezza, ma per la personalità, le idee, la testa.
Il film vuole anche essere un sentito e commosso ricordo di Moana, morta davvero troppo presto a causa di un tumore fulminante al fegato, anima pura e donna dall'intelligenza sopraffina. Quello messo in scena da Diva Futura alla fine altro non è se non il racconto di un grande sogno fallito, perché come dice Schicchi in un passaggio molto intenso del film - parafrasando - tutto si consuma, tutto decade, si rovina e, in qualche modo, alla fine marcisce.
La fotografia di Vladan Radovic conferisce alla pellicola un effetto patinato, ma l’atmosfera che aleggia in quasi ogni sequenza è la malinconia.
La malinconia di un uomo che vede il suo sogno sfumare, sfuggirgli fra le dita, corrompersi. La decadenza intaccherà tutto ciò che lo circonda - dal lavoro alla salute, fino al suo matrimonio - senza lasciargli scampo, fino alla morte.
Diva Futura, infatti, pur delineando un affresco della società del tempo, si muove su una cifra emotiva: è proprio l’aspetto più intimista a fare la differenza in un film che poteva essere un biopic senza spessore e invece riesce a emozionare e far comprendere e conoscere un periodo che non oggi non sarebbe replicabile.
Steigerwalt non calca la mano sui lati oscuri dell’industria e nemmeno sugli aspetti più espliciti o voyeuristici, anzi: il film rimane in una posizione di narrazione pulita, fatta di erotismo ma mai di pornografia, evitando di soffermarsi eccessivamente sul dietro le quinte, come se il film sposasse la visione tenera e bambinesca di Riccardo Schicchi, che ha sempre e solo voluto stupire e non mortificare.
Ottima a mio avviso la scelta di casting: Pietro Castellitto con la sua aura disincantata e insieme sognatrice è perfetto nel personaggio; con grande naturalezza mette in scena le gioie e i dolori, le contraddizioni e l’istinto un po’ folle che fino alla fine lo ha portato a difendere il suo sogno e chi ha saputo sognare con lui.
Diva Futura contrappone alla sua figura - positiva, seppur sfumata da inevitabili ombre - quella di altri produttori, uomini senza scrupoli, disposti a tutto pur di guadagnare, che usarono violenza e denigrazione come elemento principale per aumentare spettatori e incassi.
Lo dirà Eva Henger in modo molto lucido e struggente proprio guardando in camera, rivolgendosi a un ipotetico spettatore maschio, mentre ricorda al suo avvocato che se lei è esistita e se il porno italiano è esistito è solo perché gli spettatori lo richiedevano e ne fruivano.
[Denise Capezza in una scena di Diva Futura]
Così Diva Futura diviene anche una riflessione attuale su un mondo che oggi ha allargato i propri confini e spalancato le porte in modo spropositato, un’industria diventata accessibile a chiunque - in tutti i sensi - e che purtroppo sempre più sta diventando metro di paragone del reale, soprattutto per le nuove generazioni.
Esattamente l’opposto di ciò che Schicchi e la sua compagnia avevano sognato insieme, in tempi in cui era ancora possibile sognare.
Diva Futura ha al suo interno qualcosa di estremamente tragico, perché racconta una caduta a picco, la storia di una grande illusione, come scrive la regista: "…quella di divenire delle Dive prendendo la scorciatoia del porno, che sembrava assicurare una fama immediata, salvo poi essere stigmatizzate e rifiutate proprio da quella società che le aveva bramate e rese famose.
Il tutto perché quel desiderio per la società è segreto e accettabile solo se rimane tale e il tentativo di liberalizzare certe fantasie e portarle alla luce è in ultimo inaccettabile.
È qui che queste creature, che io non giudicherò mai, divengono per me personaggi di una saga iconica ed effimera insieme."
[articolo a cura di Margherita Giusti Hazon]
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