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Hit Man - Killer per caso - Recensione: riscrivere l'identità di un filosofo

Lo sguardo di Richard Linklater sull'identità e il cambiamento di sé attraverso il viaggio di un professore di filosofia che si trova a incarnare un assassino: tra screwball comedy, noir e rom-com

Arriva finalmente al cinema Hit Man - Killer per caso di Richard Linklateruna delle più inaspettate e acclamate sorprese dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia. 

 

Il regista texano, riconosciuto come un Maestro della poliedricità, come dimostra il suo continuo saltare tra generi e linguaggi differenti passando dalla naturalezza de La vita è un sogno all’introspezione di Waking Life, confeziona uno dei film più genuinamente divertenti visti nei grandi festival internazionali degli ultimi anni.

 

Dietro quella che può sembrare una semplice screwball comedy si nasconde infatti un discorso ben più complesso, legato all’approccio filosofico dell'autore della trilogia dei Before.

 

[Il trailer di Hit Man - Killer per caso]

Hit Man - Killer per caso

Hit Man - Killer per caso

Hit Man - Killer per caso prende spunto da un articolo di giornale che per anni è rimasto nel cassetto di Linklater, aspettando solo la giusta ispirazione: questa è arrivata durante il periodo COVID-19 attraverso le lunghe sessioni via Zoom con l’attore Glen Powell, già incontrato durante la lavorazione di Tutti vogliono qualcosa.

 

Questa storia vera, narrata da Skip Hollandsworth sul Texas Monthly (lo stesso giornalista a cui si ispirò per Bernie), ci introduce a Gary Johnson, un professore di filosofia e collaboratore della polizia cittadina, interpretato da Powell, che si finge un assassino per incastrare coloro che cercano un killer su commissione, un compito che lo porterà a esplorare profondamente la propria identità.

 

Durante questa nuova mansione, capitata quasi per caso, il protagonista incontrerà Madison, un’infelice donna alla ricerca di un assassino per il marito: l’amore che nascerà tra i due romperà completamente la routine del noioso e abitudinario professore.

 

 

[Gary e Madison mentre la loro chimica aumenta una scena alla volta durante Hit Man - Killer per caso]

Hit Man - Killer per caso

Hit Man - Killer per caso

Il punto di vista risolutivo, trovato insieme a Glen Powell - anche co-sceneggiatore del film - è stato uno dei grandi leitmotiv della carriera dell’autore texano: concentrarsi sui toni della rom-com, mentre in parallelo portava avanti il suo discorso autoriale.

 

L’articolo di partenza, infatti, già raccontava di una donna che aveva fatto vacillare l’integerrimo professore e Linklater sfrutta così questo spunto per rendere naturali e quotidiani i percorsi mentali dei suoi personaggi.

 

Un tono che non diventa mai preponderante e che in Hit Man - Killer per caso si fonde perfettamente con le tinte noir/thriller e con quelle più introspettive.

Questo equilibrio, invece di sfociare in una mediocrità indefinita, rafforza ancor di più la sua grande capacità di mettere in scena la spontaneità e la semplicità, come sottolinea lo stesso attore protagonista: "Niente nei suoi dialoghi dà l’impressione di essere cervellotico, e le conversazioni fra i personaggi emergono con naturalezza e genuinità.

 

Richard Linklater sa come lasciare spazio alla vita nei suoi film."

 

 

[Il rapporto tra le varie componenti del proprio "io" è il fulcro di Hit Man - Killer per caso, Linklater gioca con la possibilità di partire dal punto di osservazione di un professore di filosofia]

Hit Man - Killer per caso

Hit Man - Killer per caso

La sovrapposizione tra l’individuo, le sue parole e la sua esistenza è il nodo centrale del cinema linklateriano e in Hit Man - Killer per caso, che qualcuno potrebbe erroneamente considerare un’opera minore, questo risulta ancor più evidente: le lezioni di Gary ai suoi studenti, infatti, illustrano come l’azione e il racconto di sé definiscano, nella visione dell’autore, il soggetto che diventa opera di se stesso e dei suoi percorsi interiori.

 

Il personaggio interpretato da Glen Powell, attraverso i suoi travestimenti che proteggono la leggerezza del film, inizia un percorso di autodefinizione e autoracconto.

 

Mentre il film avanza riscrive prima il personaggio di Ron (uno dei tanti killer messi in scena) e infine lo stesso Gary-autore.

Questo processo di trasformazione è un esempio perfetto del triangolo creativo tra gli autori Linklater-Powell, il personaggio principale e la finzione che lui stesso interpreta. 

I due sceneggiatori creano un reticolo di interazioni in cui l’autore primario - ovvero il duo di sceneggiatori - mette in scena un vero e proprio attore-autore (riallacciandosi a tutte le influenze che il Cinema di John Cassavetes ha avuto su Linklater e che lo stesso texano ha avuto sui suoi epigoni) che a sua volta impersona un’opera di finzione.

 

Questo triangolo si ribalta nel momento in cui Ron riscrive Gary e possiamo immaginare che lo stesso Linklater stia dicendo che l’unicità di ogni individuo - reale o di finzione - riscriva il suo stesso autore.

 

 

[Linklater e i suoi due protagonisti sul set di Hit Man - Killer per caso]

Hit Man - Killer per caso

Hit Man - Killer per caso

Da questa visione dell'individuo non sfugge il personaggio di Madison, interpretato da Adria Arjona, che in maniera estremamente interessante ci mostra come un medesimo processo di ridefinizione di sé, fino a passare da vittima a carnefice, possa non solo avvenire sotto i riflettori del Cinema, ma anche al di fuori dell'immagine filmica.

 

Il suo arco di trasformazione avviene completamente fuori scena e sembra che il regista voglia mostrarcene solo gli effetti, ma sottilmente questo escamotage ci suggerisce un'universalità ben più stimolante dell'atipica vicenda di Gary.

Numerosi sono i simboli di questa ricodificazione dell’individuo presenti in Hit Man - Killer per caso, dal cambio di pantaloni iniziale al mutamento di outfit e portamento che Gary, grazie a un camaleontico Glen Powell, mette in scena lungo tutto il film.

 

Il cambiamento fisico-estetico è però solo lo specchio di un processo mentale che lo stesso Linklater mette in bocca al suo personaggio quando - citando studi che siamo certi lo stesso Rick abbia letto e collocandosi nella visione freudiana dell’individuo - racconta come le possibilità di cambiamento siano solo figlie dell’autoconvincimento e del dialogo tra le differenti parti del proprio "io".

 

 

[L'alchimia che si viene a creare tra Gary-Ron e Madison porta Linklater a mettere in scena in Hit man - Killer per caso alcune delle scene con maggior carica erotica della sua carriera, mostrandoci l'ennesima differente sfaccettatura dell'autore texano]

Hit Man - Killer per caso

Hit Man - Killer per caso

Tutto questo senza la spocchia di chi vuole trasformare un film in una lezione di filosofia, ma con la leggerezza di chi vuole portare qualcosa all’interno di un’opera senza imporlo al proprio spettatore, come rappresenta perfettamente la sdrammatizzazione fatta con i due gatti di Gary, chiamati Ego e Id.

 

Questo perché Linklater riesce perfetamente a mantenere equilibrate le differenti componenti di Hit Man - Killer per caso alternando momenti di tensione, risate e scene dalla carica erotica inaspettata e unica nella sua filmografia. 

 

“Tutto il film è un’indagine sull’idea di chi siamo, perché esistiamo, l’identità, se possiamo cambiare…”

R. Linklater

 

 
 
 
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La differenza di approccio rispetto, per esempio, a Irrational Man di Woody Allen, pur trattando entrambi di dark-rom-comedy con filosofia e illegalità, è evidente.

 

Se il primo esplora come il dubbio porti alla luce la natura umana e il caso punisca senza dar peso alle colpe, Linklater si concentra su esseri imperfetti in continuo mutamento, la cui preoccupazione non è la punizione divina, ma una lotta per trovare una dimensione di appagamento fatta di piccoli pezzi al posto giusto, che perfettamente si sublima nel finale di Hit Man - Killer per caso.

Da un lato elementi esterni che interagiscono, ma non cambiano l’essere umano, dall’altro una visione completamente centrata all’interno dell’individuo.

 

Un film composto da molteplici piani che permettono una profonda stratificazione delle visioni e dei differenti approcci con cui uno spettatore può avvicinarsi: dalla commedia leggera al frammento di pensiero linklateriano, fino a un saggio di gestione di toni e linguaggi differenti, non è un caso che Hit Man - Killer per caso abbia stupito la Mostra di Venezia, nonostante la sua apparente semplicità.

Questo film dimostra, ancora una volta, la capacità di uno dei più grandi autori del Cinema statunitense contemporaneo di parlare a tutti, portando a ogni spettatore qualcosa di diverso. 

Richard Linklater ci regala un’opera che va oltre le convenzioni dei generi, offrendo una riflessione profonda sull'identità e il cambiamento umano.

 

In un'epoca in cui la complessità è spesso sovrapposta alla pesantezza, Linklater ci ricorda come si possa portare avanti il proprio discorso autoriale senza essere pedanti e come si possa divertire senza scadere nella superficialità

 

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