close

NUOVO LIVELLO

COMPLIMENTI !

nuovo livello

Hai raggiunto il livello:

livello

#CineFacts. Curiosità, recensioni, news sul cinema e serie tv

#articoli

Black Bag: Doppio gioco - Recensione: uccideresti per me?

Con Black Bag Steven Soderbergh realizza una spy story di una rafinatezza e sintesi formale invidiabile, riflettendo al tempo stesso sulla vulnerabilità dell'uomo e, per questa ragione, della sua importanza nell'epoca dove tutto è digitale e rasenta la perfezione

Black Bag: Doppio gioco è il nuovo film diretto da Steven Soderbergh con Cate Blanchett, Michael Fassbender, Marisa Abela, Tom Burke, Naomie Harris, Regé-Jean Page e Pierce Brosnan; distribuito sui nostri schermi grazie a Universal Pictures Italia.

 

Per Black Bag si intende in gergo un’operazione sotto copertura - a volte non autorizzata - da parte di una spia ed è la risposta automatica, verrebbe da dire, che Kathryn (Cate Blanchett) dà a suo marito George (Michael Fassbender) - entrambi membri dell’intelligence britannica - quando le chiede dove sta andando: “Black Bag”

 

[Il trailer di Black Bag]

 

 

Nel mondo dell’ultima fatica di Steven Soderbergh - che gira film con una media di due all’anno - quelle parole appartengono però al vocabolario di ogni personaggio, proprio perché nessuno è capace di dire la verità o, per lo meno, non è autorizzato a farlo.

 

Attraverso dunque una spy story chirurgica nella scrittura e perfetta nella messa in scena, in soli 93 minuti - un miracolo di questi tempi - Soderbergh aggiorna l’estetica dei film di spionaggio classici hollywoodiani all’epoca del digitale, muovendosi sinuosamente nelle traiettorie di un’era in grado di cambiare le sorti di uno Stato grazie a una semplice fuga di informazioni. 

Nel Cinema del cineasta statunitense però, dietro il canovaccio del film, c’è sempre un ritratto lucido su un sistema del potere (capitale) digitale che ruota attorno a regole spesso incomprensibili e, per questa ragione, inaffrontabili. Così come Panama Papers anche in Black Bag - seppur in modo minore - lo spettatore viene a conoscenza di una serie di termini figli di un mondo astratto, non tangibili e sfuggenti a una singola definizione e verità.

 

Di conseguenza Black Bag è un film verboso, dove la singola parola assume un significato fisico in grado di eccitare da una parte e uccidere dall’altra.

 

 

[Kathryn è una meravigliosa femme fatale]

 

Soderbergh gira quasi una spy story “da camera” che inizia con un vertiginoso piano sequenza per poi stabilizzarsi in una sala apparecchiata per una cena che diventa l’equivalente di un gioco al massacro, utile a capire chi mente e chi no.

 

Come accadeva in No sudden move e nella miniserie Full Circle, anche in Black Bag bisogna ricostruire la catena degli eventi per trovare la causa scatenante e, di conseguenza, disinnescarla. 

George diventa perciò un aggiornamento del personaggio del The Killer di David Fincher (sempre interpretato da Fassbender), in grado di elaborare una realtà alienata, disgregata e cibernetica attraverso l’osservazione precisa dei comportamenti umani: i legami tra i vari personaggi vanno perciò oltre la mera scrittura al servizio del genere, ma rispondono e riflettono a logiche precise (la psicoterapeuta, il responsabile della cybersicurezza del Paese) per cercare di comprendere il mondo in cui ci troviamo.

 

Scopriamo così che al vertice della catena del potere per aumentare il proprio capitale tutto è sacrificabile: le vite di migliaia di civili o di agenti segreti manovrati sono come pedine su un tavolo da gioco.

 

 

[La recitazione di Michael Fassbender è glaciale e perfetta]

 

Capire chi è la talpa in un sistema in cui tutti sono sospettati - perfino la propria moglie -  diventa dunque un compito difficile, specie se gli ordini che provengono dall’alto hanno il sapore di un amo da pesca. 

 

In Black Bag non resta dunque che la fede, che sia nella religione o nel sentimento per il proprio partner, per districarsi in una rete di informazioni talmente fitta da far vacillare ogni credo possibile. 

È in questa fede nel gesto, nelle parole e negli sguardi - che surclassano l’immaterialità dell’immagine digitale - che Soderbergh realizza un film profondamente erotico e, perciò, figlio di una visione che mette al centro la carnalità - di conseguenza la nostra vulnerabilità - al di sopra di tutto. 

 

In un’epoca in cui ogni aggiornamento sul progresso dell’intelligenza artificiale è all’ordine del giorno, mi sembrano un gesto politico e una presa di posizione rilevanti.

___  

 

CineFacts non ha editori, nessuno ci dice cosa dobbiamo scrivere né soprattutto come dobbiamo scrivere: siamo indipendenti e vogliamo continuare a esserlo, ma per farlo sempre meglio abbiamo bisogno anche di te! 

Se ti piace quello che facciamo e il nostro modo di affrontare il Cinema, sostienici con una piccola donazione al mese entrando tra Gli Amici di CineFacts.it: aiuterai il sito, i social e il podcast a crescere e a offrirti sempre più qualità!

Chi lo ha scritto

TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE

Lascia un commento



close

LIVELLO

NOME LIVELLO

livello
  • Ecco cosa puoi fare:
  • levelCommentare gli articoli
  • levelScegliere un'immagine per il tuo profilo
  • levelMettere "like" alle recensioni