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La falla - Recensione: la scuola come seme di cambiamento

Il documentario di Alana Simões ci accompagna all'interno di una classe di seconda elementare, catturando il processo di crescita di giovani protagonisti alla scoperta del mondo

Alana Simões scrive e dirige La falla, un documentario ambientato in un scuola di un villaggio messicano.

 

I bambini di seconda elementare, guidati dalla loro insegnante Celeste, sperimentano sé stessi in relazione agli altri e cominciano a comprendere cosa voglia dire essere gli adulti del domani. 

 

Oltre a mettere in luce le modalità di insegnamento della maestra e quelle di apprendimento dei suoi allievi La falla si focalizza sull’addio che Celeste rivolge ai bambini: da lì a un mese dovrà lasciare la scuola e i suoi piccoli alunni avranno un’altra insegnante.

  

[Una scena de La falla]

 

La macchina da presa oscilla tra decisione e delicatezza ed è costantemente puntata sui giovani protagonisti, con l’obiettivo di catturare le loro reazioni spontanee.

 

Non sfuggono emozioni, risate, lacrime e tutta quella dimensione ludica che fa da sfondo al film. I bambini, infatti, giocando si conoscono, imparano mettendo in campo le loro embrionali e ingenue opinioni su tematiche complesse. 

Identità di genere, diritti delle donne, lotta all’omofobia e al razzismo: sono svariati gli spunti offerti negli 80 minuti de La falla.

 

“Cosa pensi di un ragazzo che indossa una maglia rosa? E di due ragazze che si tengono per mano?”

Celeste cerca di indagare le reazioni dei bambini, i loro stati d’animo di fronte a temi che, seppur riguardandoli in minor misura oggi, fanno in qualche modo parte del loro quotidiano.  

L’insegnante, nello scindere giusto e sbagliato, nel cercare di guidare i bambini verso la gentilezza e l’ascolto dell’altro, si mette sul loro stesso livello: pone loro domande, li mette davanti a piccole decisioni, ragiona insieme a loro, considerandoli suoi pari, evitando di sminuire qualsiasi quesito o suggestione. 

 

Ne La falla l’ambiente scolastico viene restituito come un microcosmo, una piccola società in cui i bambini sono sempre sottoposti a delle scelte che, seppur banali, hanno lo scopo di educarli a prenderne. Oltre a sperimentare capacità decisionali, i protagonisti apprendono quale sia il confine tra assenso e consenso e come rivestire i ruoli sociali che un domani si ritroveranno ad occupare. 

I bambini, inoltre, diventano in parte i registi del film, i padroni della loro stessa rappresentazione; attraverso l’espediente di una maneggevole videocamera che la regista mette loro in mano, noi spettatori abbiamo la possibilità di guardare la realtà anche attraverso gli occhi dei piccoli protagonisti.

Gli alunni diventano così non solo parte attiva della narrazione, ma anche della trasposizione tecnica. 

 

Questa scelta rende possibile una maggiore caratterizzazione dei protagonisti.

Non li avvertiamo come una massa indistinta, non vengono trasposti sullo schermo in maniera generale come dei semplici e stereotipati alunni di una classe, ma assumono delle particolarità proprie.

 

L’attenzione che la regista rivolge alla maggior parte di loro permette al pubblico di riuscire a tracciare dei profili, di sorprendersi di fronte a parole che scelgono di usare o davanti a relazioni che intessano gli uni con gli altri.

 

 

[Alcuni protagonisti de La falla]

 

 

Ne La falla la famiglia, o meglio il background familiare, ha un ruolo centrale.

 

Anche se nel documentario non vediamo mai i genitori dei giovani protagonisti, li percepiamo.

Percepiamo la loro presenza in determinate parole più “mature” che usano i bambini, in alcune ideologie trasmesse di padre in figlio, nella restituzione che gli stessi allievi hanno del concetto di famiglia. 

L’obiettivo di Celeste è proprio quello di convincere queste giovani menti che una famiglia è famiglia anche se composta da soli due membri, anche se non è presente una figura paterna, anche se la mamma non c’è più.

 

La natura occupa uno spazio fondamentale ne La falla: vediamo i bambini sporcarsi costantemente le mani, li percepiamo come parte fondamentale dell’ambiente che li circonda.

Lo stesso titolo del film e i discorsi annessi ci fanno capire che la regista ha un occhio di riguardo per la restituzione dello spazio; Simões, dietro la macchina da presa, alterna inquadrature di edifici fatiscenti a prati fioriti, crepe sui muri a campi di natura incontaminata. 

La falla si rivela un documentario che con delicatezza porta sullo schermo l’atto di costruzione e, soprattutto, di decostruzione che un’insegnante si ritrova a fare con dei giovani alunni che vengono dai contesti più disparati. 

 

Tra inciampi, vere e proprie cadute e tanta empatia, assistiamo alla storia della maestra Celeste che prende per mano i suoi bambini e li accompagna verso la vita.

___ 

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