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Strange Darling - Recensione: L’amore fa malissimo

Con la sua folgorante e selvaggia opera seconda il talentuoso JT Mollner attraversa generi, estetiche e preconcetti rivoltando come un calzino ogni cliché e stereotipo nell'eterno gioco delle parti tra vittima e carnefice 

Strange Darling è il nuovo film di JT Mollner con Willa Fitzgerald e Kyle Gallner. 

 

"Sei un serial killer?".

Strana domanda da porre, soprattutto a un primo appuntamento, ma se sei una Strange Darling abbordata in un infimo motel di periferia durante una delle tante disinibite seratine alcoliche a caccia di brividi e ormoni, beh: ogni cautela non portà mai essere troppa, giusto? 

 

A maggior ragione se, in quanto bella, giovane e assai strana donzella, ti ritrovi a dare il titolo a un’opera il cui prologo, facendo beffardamente il verso all’ossessione vecchia quanto il mondo per il true crime, si propone fittiziamente di ricostruire le altrettanto fittizie gesta di un più che mai fittizio assassino attivo, così come suggerito dal morboso scolling text in esergo, fra il 2018 e il 2020 nell’oscura terra di nessuno infognata tra l'Oregon e il Colorado.

 

[Il trailer di Strange Darling]

 

 

Fossimo in altri tempi, in altri luoghi e soprattutto in tutt’altro genere al centro del serpentino intreccio che innerva Strange Darling troveremmo probabilmente una Beauty e una Beast; così come nella miglior tradizione del "C'era una volta".

 

Avendo però a che fare con una nerissima fabula pronta tuttavia a tingersi ben presto di sgargianti cromatismi al neon che un occhio inevitabilmente rivolgono a Mario Bava e l’altro, manco a dirlo, al caro vecchio Nicolas Winding Refn, allora sarà forse più consono parlare di una generica Lady (una sgargiante Willa Fitzgerald dal caschetto multicolore) così come pure di un altrettanto fumoso Demon (un equivoco e assai multiforme Kyle Gallner).

 

Senza alcun nome né ruolo definito sono infatti loro i protagonisti di Strange Darling, questo ipnotico, tesissimo, cattivissimo e parecchio torbido thriller di provincia suddiviso, così come ben chiarificato dallo stesso beffardo sottotitolo, in sei differenti atti che l’ispiratissima regia di Mollner e il serrato montaggio di Christopher Robin Bell scelgono di sviscerare con asincrono incedere, dimostrando di aver ben compreso e portato a maturazione la preziosa lezione di estetica narrativa impartitaci dal ruvido Lado Kvataniya con il suo crudissimo The Execution

 

 

[Willa Fitzgerald e Kyle Gallner protagonisti di un pericoloso gioco erotico in Strange Darling]

 

Strange Darling dunque cos'è se non il racconto di un Male che pare voler giocare il medesimo pericoloso giochino di erotica seduzione che già il tagliente Piercing di Nicholas Pesce e l’eccitante Sanctuary di Zachary Wigon avevano avuto modo d’intavolare?

 

Un gioco di ruoli più che di ruolo, nel quale saranno tuttavia proprio i primi a essere messi seriamente alla prova nel momento in cui le sempre più voyeuristiche gincane tra un prima e un dopo sveleranno progressivamente quanto lo status di vittima e di carnefice appaiano, stavolta, quanto mai effimeri.

 

Se in primissima battuta Strange Darling parrebbe virare verso la solita didascalica e in un certo qual modo rassicurante revenge di un’ennesima Donna promettente come tante il ruspante Cinema di serie B dei selvaggi anni '70 ci ha generosamente donato, toccherà ben presto ricredersi perché stavolta l’apparenza non può che ingannare assai.

 

Quell’apparenza che, come il languido Love cantato in combo dalle calde voci di Z Berg e Keith Carradine, ferisce e segna indelebilmente quanto i taglienti e contundenti ammennicoli che spunteranno ben presto a tradimento, come funghetti in un verdeggiante campo primaverile. 

 

 

[Willa Fitzgerald novella Cappuccetto Rosso insidiata da un oscuro Lupo Cattivo in Strange Darling] 

 

 

Nonostante appaia profondamente influenzato dalle suadenti - e allegoricamente mortifere - atmosfere softcore tanto care al pruriginoso Basic Instinct che a lungo ha mosso quel conturbante Cinema di tensione nato e cresciuto all’ombra dei laccati anni '90 - per i quali Eros e Thanatos costituivano un imprescindibile e potenzialmente letale connubio - Strange Darling laccato non lo è, invero, nemmeno un po’.

 

Merito in gran parte di un insospettabile Giovanni Ribisi che, negli inconsueti ed esordienti panni di direttore della fotografia, si serve di uno sgargiante e psichedelico formato in fierissima pellicola 35mm per plasmare un surreale microuniverso nel quale il rosso, sia esso legato al sangue, alla tinta di una parrucca, alla foggia di una tuta o alla scintillante cromatura di una rombante Ford Pinto, diviene il marchio indelebile di quel viscerale senso di pericolo che infesta ogni singola inquadratura di questa odissea cut-shot & run da 96 adrenalinici minuti. 

 

 

[Kyle Gallner in una scena di Strange Darling]

 

 

Run Sweetheart Run verrebbe da dire, citando l'omonima filmica Grande fuga a tinte femministe imbastita da Shana Feste. 

 

Se tuttavia l’aspettativa iniziale era quella di assistere all’ennesima favoletta nella quale un'indifesa Cappuccetto Rosso - di crine e di fatto - si troverà costretta a vendere cara la pelle dinnanzi alle insidie di un Big Bad Wolf, allora, spiace dirlo, ma probabilmente la novella scelta è proprio quella sbagliata. 

 

"Per una donna è tutto più difficile e pericoloso" ci rammenta la nostra Strange Darling, omettendo però di specificare da quale prospettiva o da quale lato della barricata la diretta interessata getti il proprio innocente e accalappiante sguardo su di un mondo nel quale nulla è davvero come appare.   

 

Se invece si è ben disposti a prestare occhi e orecchie alla sanguigna epopea (in parte post-pulp e in gran parte neo-noir) di una Strange Darling pronta a superare i propri limiti da femme più o meno fatale per trasmutarsi in un’agguerrita Electric Girl, con molta probabilità si potrà intuire appieno quanto l’opera seconda di JT Mollner sia certamente fra le migliori e più genuinamente incattivite esperienze di visione che il grande e piccolo schermo abbiano avuto la bontà di donarci da parecchio tempo a questa parte.

 

[articolo a cura di Matteo Vergani]

___ 

 

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