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Horizon: An American Saga - Capitolo 1 - Recensione: il grande romanzo americano

Kevin Costner con il primo dei capitoli di Horizon: An American Saga costruisce una mitologia fondata sugli archetipi del romanzo americano, delineando spazi e personaggi che racchiudono l'epica di un intero genere 

L’essenza di Horizon: An American Saga, la nuova epopea western diretta da Kevin Costner, viene ben descritta da un passaggio di Lonesome Dove, romanzo capolavoro di Larry McMurtry. 

 

Gus è un ranger e mandriano che ha vissuto l’epoca d’oro della conquista della frontiera.

Senza un apparente motivo l'uomo insegue una mandria di bisonti per circa due miglia: dopo averli lasciati andare, Pea Eye - fedele compagno di Gus - gli chiede lo scopo di quella cavalcata. 

Il ranger risponde: “Pea, non hai capito niente: volevo soltanto rincorrere un bisonte ancora una volta.

 

Non ne avrò molte di occasioni e non ce le avrà nessuno, perché tra poco non ci saranno più bisonti da rincorrere”.  

 

  

[Il trailer di Horizon: An American Saga - Capitolo 1] Horizon

 

 

La caccia ai bisonti, che diventa una metafora della conquista dell'orizzonte e al tempo stesso della sete di potere dell’uomo, è al centro anche di un un altro grande romanzo western, ovvero Butcher's Crossing di John Edward Williams.

 

In Horizon: An American Saga non c’è nessuna traccia di bisonti, perché questo primo capitolo rappresenta una fase precisa della storia, quella della scoperta della frontiera.

Eppure, la caccia ai bisonti come immagine figurativa della distruzione di un mondo è sempre presente nel film, aleggiando sin dalla prima immagine: un palo viene inserito in una terra sconfinata.

Un palo che è il primo tassello per la costruzione di un recinto e perciò della privatizzazione di uno spazio.

Un palo che semina il capitalismo.

 

Da una parte dunque vi sono i coloni, stanchi della vita di stenti e volenterosi di una nuova opportunità in un altro Paese, rappresentato nel film da un manifesto su cui capeggia la parola Horizon.

Dall’altra i nativi, che quelle terre le abitano da sempre e sono pronti a tutto per difenderle.

 

Due idee di mondo, dunque, che si incontrano e scontrano e che contengono storie di uomini e donne comuni, che Kevin Costner sceglie di raccontare con il respiro del grande romanzo americano.

 

 

[Luke Wilson in Horizon: An American Saga - Capitolo 1]

 

Per questo tipo di epopea il regista di Balla coi lupi sceglie fuori tempo massimo - e con un romanticismo per il Cinema che solo i grandi registi possiedono - di concedere alle immagini e quindi alla costruzione di un immaginario mitologico tutto il tempo necessario senza cercare una sintesi episodica.

 

Non si tratta quindi di tempi da serialità televisiva, ma di creare una narrazione figlia di una scrittura che vibra epica umanista.

 

In Horizon sono per esempio presenti dei duetti comici tra uomo e donna da western classico che racchiudono in poche linee di dialogo un ritratto d’epoca storico e cinematografico.

O ancora, lo scontro tra classi in un’immensa carovana mostra due differenti condizioni femminili.

 

Quelle citate sono solo piccole parti di storia che procede per accumulo e che contengono nel singolo volto di ogni personaggio la capacità di Costner di restituire un antropologia vivida di quello che è stato quel mondo.

 

 

[Un frame del secondo capitolo di Horizon che viene mostrato a fine film]

 

 

Se da una parte abbiamo un’idea di libertà - ritorniamo alla cavalcata di Gus in Lonesome Dove - dall’altra essa si scontra con la brutalità e la ferocia della natura dell'uomo - lo sterminio dei bisonti in Butcher’s crossing.

 

Ecco dunque che il ballo dei coloni in un villaggio viene interrotto dall’assalto di un gruppo Apache per una sequenza che per costruzione cinematografica è già Storia del western contemporaneo. O in un'azione speculare la caccia a un insediamento di nativi diventa la raffigurazione di alcune tra le più cruente pagine di Meridiano di sangue di Cormac McCarthy

 

Torniamo al grande romanzo americano, che prima di tutto è costruzione di una mitologia; seguendo queste tracce anche il primo capitolo di Horizon vive di atmosfera, ponendo un punto fondamentale sul rapporto spazio temporale dei luoghi mostrati. 

Dei luoghi che pervicacemente sono sognati da chi crede in un futuro che vada al di là del possibile, come se fossero una linea di orizzonte sempre troppo distante per essere raggiunta eppure visibile per poterla disegnare su un foglio di carta. 

 

Luoghi sconfinati da scoprire e che in certe dissolvenze incrociate percorrono la Storia di questo genere e di conseguenza di un intero Paese. 

 

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