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Mononoke: Lo spirito nella pioggia - Recensione: la via dello speziale

Sarà Mononoke: Lo spirito nella pioggia ad affascinare e farci attendere con ansia il prossimo capitolo in programma per il 2025?

A quindici anni dall’uscita della serie spin-off Mononoke, Toei Animation ha annunciato una trilogia di film legati a quest’ultima che verranno distribuiti su Netflix nel corso dei prossimi anni.

 

Il primo ad arrivare sullo schermo è Mononoke: il film - Lo spirito nella pioggia diretto da Kenji Nakamura, che già contribuì come regista nella serie, mentre il secondo, Mononoke: le ceneri dell’ira, è previsto per il 2025. 

 

Nel Giappone del XIX secolo, una strana figura si aggira per la città, provocando una certa curiosità: è lo Speziale Kusuriuri, un uomo bizzarro e dal volto tatuato, che vende medicine, erbe e spezie curative.

Lo Speziale però nasconde la sua vera natura: egli, in realtà, dà la caccia ed esorcizza i mononoke, una tipologia di ayakashi ovvero spiriti crudeli creati dalle emozioni negative dell’umanità. 

 

Prima di distruggerli con la sua spada degli esorcismi, lo Speziale deve conoscere la Forma, la Verità e la Ragione del mononoke.

 

[Il trailer di Mononoke: lo spirito nella pioggia]

 

 

Mononoke: lo spirito nella pioggia si configura come se fosse una delle classiche storie antologiche della serie ma posta sottoforma di lungometraggio.

 

Nella serie Mononoke, difatti, i 12 episodi erano divisi in un totale di cinque storie, ciascuna con un mononoke diverso da affrontare per Kusuriuri.

 

La storia di questo primo lungometraggio vede protagoniste le due giovani ancelle Asa e Kame, le quali accedono all’Ooku, un luogo divenuto politicamente importante durante lo shogunato di Tokugawa, abitato esclusivamente dalle donne che hanno a che fare con lo shogun, escluse però la moglie e le concubine.

Kame aspira a diventare una concubina dello shogun mentre Asa vuole essere la scriba, un ruolo particolarmente complesso a cui accedere, tanto che la precedente scriba, Kitagawa, è scappata via e poi misteriosamente sparita. 

 

Le due figure femminili sono agli antipodi: mentre Kame è goffa, sognante e non riesce a portare a termine i suoi compiti, Asa è molto efficiente e pratica, oltre ad essere particolarmente aperta e progressista. 

Nonostante Kame continui a continuare pasticci, Asa cerca comunque in tutti i modi di difenderla. Il loro legame cresce a dismisura, rendendo la loro amicizia sempre più forte e ambigua. 

 

A pochi giorni dalla loro permanenza, il mononoke karakasa si manifesta ad Asa, sconvolgendo la vita dell’Ooku, e lo Speziale si prepara ad agire. 

 

 

[Una scena di Mononoke: lo spirito nella pioggia]

 

 

Mononoke: lo spirito nella pioggia è ambientato nel periodo post-Edo ed è fondamentale sottolinearlo perché l’Ooku sembra ancora possedere una certa influenza. 

 

Il film affronta diversi temi legati alla moralità e alla spiritualità, facendo dell’Ooku il fulcro fondamentale della narrazione: le donne che vi entrano diventano ancelle e, di conseguenza, abbandonano i propri sogni e desideri, oltre alla cosa più cara che possiedono, in nome dello shogunato. 

Tutto ciò che è al di fuori dell’Ooku non esiste più, in una forma di schiavitù che porta le ancelle a perdere se stesse. Nonostante ciò, molte aspirano a divenire concubine, anche a costo di perdere definitivamente la propria individualità. 

 

All’esterno dell’Ooku attende l’affascinante Speziale che cattura la scena, anche quando compare per pochissimi istanti, con l’aria di chi sa già a cosa va in contro, pronto a conoscere il volto, l’enigma e le cause che hanno spinto lo yokai ad agire. 

La storia che viene mostrata è un mistero dai toni dark, così com’erano i racconti dell’omonima serie divenuta un fenomeno di culto tra pochi appassionati, riportando però un’estetica molto più curata e perfettamente riconoscibile.

 

Se la serie - purtroppo arrivata tardissimo in Italia - dava già l’idea di una bellezza particolareggiata a livello visivo, Mononoke: lo spirito nella pioggia riprende quella

bellezza estremizzandola: i personaggi sono singolari ed eleganti, grazie al character design curato da Takashi Hashimoto, ogni scenografia è puro splendore.

 

 

[Dettagli in una scena di Mononoke: lo spirito nella pioggia]

 

 

Si assiste a una vera e propria esplosione visiva in cui ci si diverte a scovare i riferimenti artistici, principalmente orientali ma anche votati ad esempio all’Art Nouveau, e da colori incredibilmente cangianti e pieni - contrapposti perfettamente al tetro racconto che si va a delineare - dai quali è impossibile disincantarsi. 

 

Ritorna, inoltre, anche un rimando al washi, una carta giapponese sottile e traslucida, creando un effetto che simula l’acquerello in modo da far risaltare incantevolmente ogni singolo dettaglio. 

Nonostante il comparto visivo risulti imbattibile, non si può dire lo stesso della narrazione: tra salti temporali e tante informazioni in cui perdersi facilmente, purtroppo il racconto fatica a portarsi avanti con chiarezza.

 

Mononoke: lo spirito nella pioggia si immerge immediatamente in un mondo di difficile comprensione, se non si conoscono la spiritualità giapponese e la Storia del Giappone.

Senza queste premesse, comprendere tutto è un’impresa ardua. 

 

Quest’ultimo non lo considero un reale difetto, ma un punto fondamentale di cui tenere conto per la visione perché la minima distrazione può essere fatale nella visione proprio a causa dell’immersione di Mononoke: lo spirito nella pioggia in una cultura così diversa dalla nostra, in quanto non rimane superficiale, ma scava a fondo senza perdersi in chiarimenti.

Paradossalmente questo contribuirebbe a spiegare perché purtroppo la serie non abbia avuto un grande successo nel nostro Paese. 

 

Superate queste difficoltà, però, Mononoke: lo spirito nella pioggia diventa uno spettacolo imperdibile, una delizia per chi ama l’animazione.

___

 

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