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Damsel - Recensione: se la donzella si salva da sola

Millie Bobby Brown è protagonista del nuovo film distribuito da Netflix che cerca di sovvertire uno dei più grandi topos letterari: e se la principessa non avesse bisogno del principe? E se questo non fosse senza macchia e senza paura?

Damsel è il nuovo film diretto dal regista spagnolo Juan Carlos Fresnadillo e distribuito da Netflix.

 

Il film si muove fra avventura fantasy e fiaba classica, cercando di scardinare il più classico dei luoghi comuni letterari: nessun galantuomo arriverà a salvare la protagonista in difficoltà, sarà lei a dover prendere in mano le redini del proprio destino, diventando paladina di se stessa e del mondo da salvare dai mostri.

 

Il film è stato reso disponibile online l'8 marzo 2024, scalando le classifiche di Netflix Italia e attestandosi immediatamente al primo posto nella classifica dei film più visti, in concomitanza con la Giornata della Donna.

 

"Coincidenze? Io non credo."

 

  

[Il trailer internazionale di Damsel] Damsel el

 

 

Tutto è lecito in guerra e in amore... o forse no.

 

La protagonista di Damsel è la Principessa Elodie (Millie Bobby Brown, salita alla ribalta come Undici in Stranger Things e protagonista della dilogia su Enola Holmes), vive con la sua famiglia in un regno povero e desolato dell'estremo nord.

Il suo status nobile non la esonera da lavori di fatica come tagliare la legna per il popolo, compito che assolve con la sorellina Floria (Brooke Carter).

 

Un giorno, tornando a palazzo, trova una carrozza elegante nella corte e una notizia ad attenderla: suo padre Lord Bayford (Ray Winstone), è riuscito a combinare per lei un ottimo matrimonio con il Principe Henry (Nick Robinson), erede al trono del ricco Regno di Aurea.

Sebbene scettica, per il bene del suo popolo accetta e la famiglia parte via mare per accompagnarla verso la sua nuova vita da favola. 

Lo scetticismo va scemando quando i due promessi si conoscono: oltre a vivere in un lussuoso e soleggiato castello il Principe Henry è dolce e intelligente, nonché di bell'aspetto e sogna di viaggiare per il mondo, come Elodie.

 

Solo la matrigna della ragazza, Lady Bayford (Angela Bassett), nutre qualche sospetto verso i reali ma non ha elementi sufficienti per mettere in guardia la ragazza.

 

 

[Millie Bobby Brown nei panni della Principessa Elodie in Damsel] Damsel

 

 

Il matrimonio si svolge come un sogno e i due novelli sposi si dirigono alla montagna dell'isola, dove si svolgono riti molto importanti per la famiglia, come viene spiegato a Elodie.

 

Riti antichi, atti a tenere a bada il drago sputafuoco, ultimo della sua specie, che terrorizza l'isola sin da quando la stirpe reale ci si è insediata.

Quello che inizia come un rito di sangue si rivela però un sacrificio umano, quando Elodie viene buttata nella grotta per essere data in pasto alla bestia. 

Ciò che non hanno calcolato è che la Principessa Elodie non è una docile donzella istruita al cucito e al bel canto: agli aghi da ricamo preferisce ascia e spada e lotterà con le unghie e con i denti prima di arrendersi a essere preda. 

 

"Sono una donzella, sono in difficoltà, me la cavo da sola.

Buona giornata!"

 

Negli ultimi anni non sono mancati film per tutta la famiglia che ribaltavano lo stereotipo della principessa come essere fragile, in attesa di un principe azzurro a salvarla.

Solo nei film d'animazione, gli esempi vanno da Ribelle - The Brave a Elsa e Anna di Frozen (dove appare anche, peraltro, un antieroe maschile che si scopre voler sposare Anna solo per arrivare alla scalata sociale), senza scordare la principessa esperta di kung fu Fiona, protagonista di Shrek.

 

Già ai tempi di Hercules Disney non ci aveva risparmiati, se si pensa al primo, impacciato tentativo del semidio di salvare la bella Megara.

 

[Estratto dal film Disney di animazione Hercules] Damsel

 

 

Damsel mostra le prime lacune proprio qui.

 

Il proposito da cui parte è più che nobile: dimostriamo al pubblico, soprattutto di giovani donne, che non devono aspettare un principe azzurro che le salvi, che possono essere artefici della propria vita e battere un destino avverso, che le fiabe classiche possono pur sempre essere attualizzate e i veri mostri, a volte, hanno un aspetto molto simile al nostro, ma sono armati di inganni e menzogne.

 

Ciò che Damsel sottovaluta, però, è che questo tentativo è già stato fatto e in modo riguardevole. Parlando di sovversione dei tòpoi letterari delle fiabe, nulla vale Shrek: non solo Fiona è combattente, ma l'eroe è un orco, il suo aiutante un asino, il drago si rivela una tenera creatura e infine la principessa sceglie di vivere come orchessa.

Come Hercules e Megara, Anna ed Elsa, tutti questi personaggi non si limitano a sovvertire il loro ruolo sociale e letterario: evolvono e crescono.

 

In Damsel, per contro, non c'è alcuna progressione dei personaggi: Elodie è una tipa tosta fin dal principio e non c'è un istante, per tutta la sua infinita lotta, in cui il pubblico pensa che non la spunterà.

La matrigna appare da subito amorevole, in opposizione alle sue antenate dei racconti classici; i cattivi restano cattivi, persino il drago sin dall'inizio si sospetta essere mosso da motivazioni più profonde della crudeltà cieca.

 

Solo il principe mostra un primo segno di rimorso e di voler cambiare le cose, ma la sceneggiatura non gli dà modo né tempo per farlo. 

 

 

[Millie Bobby Brown principessa guerriera in Damsel]

 

 

Se la donna è il lupo delle donne. 

 

In Enola Holmes 2, Millie Bobby Brown è protagonista di una storia che porta alla luce un grande esempio storico di collaborazione femminile.

L'espediente di un'indagine racconta infatti un grande sciopero delle operaie di una fabbrica di fiammiferi che portò alla tutela della salute delle lavoratrici; è la storia di un fronte femminile compatto che a mio avviso, purtroppo, in Damsel mostra alcune crepe.

 

La scoperta della draghessa come madre ferita potrebbe portare a un'istintiva alleanza fra la creatura e la principessa, invece la lotta fra le due prosegue atroce ancora un po', prima che accettino di ribellarsi unite a chi le ha ingannate.

Anche la regina, artefice del piano, non solo non mostra alcun istinto protettivo verso le ragazze, uccise a grappoli, ma neanche nessuna empatia verso la draghessa.

In una storia in cui gli uomini paiono tutti bamboccioni che agiscono con la forza, tutto si riduce a una guerra spietata fra donne che anelano la distruzione di altre donne.

Poiché la guerra è una cosa da uomini, in uomini si trasformano.

 

Anche Elodie, astuta e ignegnosa, avrebbe molte armi alla mano, ma sembra che il solo modo per trionfare sia annullare la femminilità che le appartiene, così gli abiti nobiliari lasciano il posto a un corsetto che pare un'armatura e la spada a tracolla sottratta al padre.

 

Tocco finale, la rinuncia ai lunghi capelli come segno ultimo di rinuncia alla femminilità: vi ricorda qualcosa?

 

 

[Mulan si taglia i capelli e si veste da uomo per partire per la guerra]

 

 

D'altro canto il taglio dei capelli è anche il sacrificio ultimo di Jo in Piccole Donne.

 

Solo Violet di Una serie di sfortunati eventi evita una drasticità eccessiva legandoli, ed è anche l'unica del gruppo a non mascolinizzarsi, preferendo l'ingegno alla forza. 

 

Come in ogni fiaba anche in Damsel il finale ristabilisce la giustizia: i cattivi soccombono (anche quelli pronti a redimersi), i buoni si alleano, drago e principessa (ora diventata regina) ripartono verso casa più forti di prima.

 

Non sentite l'eco di altre regine in buona compagnia?

 

[Daenerys Targarien torna nel Continente Occidentale con una flotta e i suoi draghi, ne Il Trono di Spade 6x10] 

 

 

In Damsel la Principessa Elodie sin dal principio afferma di voler vedere il mondo, ma quando finalmente potrebbe farlo decide nonostante tutto di tornare a casa e diventare una buona regina, come nelle migliori fiabe.

 

Damsel parte dunque con i migliori presupposti per scardinare gli stereotipi di genere nelle fiabe classiche, ma a mio parere finisce purtroppo come una piacevole versione di Dungeons & Dragons al femminile.

Un femminile relativo, dove l'eroina per trionfare deve virilizzarsi e diventare il paladino senza macchia e senza paura, un'avventura piacevole con tanto potenziale che lascia un senso di amarezza.

 

A ricordarci che anche nelle fiabe è ancora lunga la strada da fare per far sì che l'8 marzo non sia soltanto una data. 

 

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