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È arrivato il momento di dire addio a Sex Education, dopo più di quattro anni trascorsi dal suo debutto su Netflix e 32 episodi che hanno affascinato un pubblico ampio e variegato.
La sua ultima e attesissima stagione è stata rilasciata sulla piattaforma di streaming il 21 settembre, regalando agli appassionati della serie un finale commovente e per niente scontato.
[Il trailer italiano della quarta stagione di Sex Education]
Dopo la chiusura della scuola di Moordale, che aveva segnato l'epilogo della stagione precedente, i personaggi principali approdano in una nuova scuola: la Cavendish.
Qui inizia anche ufficialmente il nuovo capitolo della storia tra Maeve e Otis (interpretati da Emma Mackey e Asa Butterfield), che cercano finalmente di vivere il loro amore a pieno nonostante la distanza causata dalla partenza di Maeve per gli Stati Uniti.
La Cavendish, un paradiso di progressismo e inclusività (almeno all'apparenza), rappresenta il punto di svolta nel processo di crescita dei personaggi.
Incoraggiati a esprimere le loro potenzialità ed esplorare sé stessi, i protagonisti riscoprono le loro fragilità e i loro dubbi, con un grande punto interrogativo: il futuro.
È proprio il sentimento di alienazione, incomprensione e paura del cambiamento che caratterizza l'adolescenza a fare da protagonista nel corso della stagione finale di Sex Education, dove, una dopo l'altra, tutte le certezze dei protagonisti vengono messe in discussione. Il processo per reinventarsi adulti è doloroso e implica comprendere quali sono le cose che li tengono ancorati al passato.
Un compito tutt'altro che scontato, che la stagione ripresenta in una serie di momenti chiave in cui, uno dopo l'altro, i personaggi si trovano di fronte alle loro paure e viene offerta loro la soluzione ai grandi punti interrogativi che li avevano accompagnati dalla prima stagione.
In questo percorso viene evidenziata anche la necessità della comunicazione, di ritrovare un senso di comunità che permetta la crescita personale e renda ogni passaggio cruciale del processo di crescita meno doloroso.
Sex Education 4, infatti, è anche una grande lezione sui rapporti interpersonali, capaci di evolversi, mutare e resistere alle differenze.
[Otis Millburn (interpretato da Asa Butterfield) e Ruby Matthews (interpretata da Mimi Keene) in una scena di Sex Education]
Nel corso degli otto episodi ai giovani protagonisti viene affidato il compito di ridefinire le proprie relazioni attraverso la riscoperta di sé stessi, di perdere e ritrovare il senso di familiarità nell'altro, di indagare la radice dei propri problemi per empatizzare con quelli di chi si ha di fronte.
Ma nella Moordale (città immaginaria in cui è ambientata Sex Education) dell'autrice Laurie Nunn non c'è spazio per la delusione, a meno che questa non sia formativa.
Nell'ultimo attesissimo capitolo della storia di Otis, Maeve ed Eric, l'episodio finale porta a compimento l'arco evolutivo di tutti i personaggi. Niente a che vedere con i semplici problemi di cuore che gli studenti di Moordale confidavano a Otis nella prima stagione.
La sessualità è solo il pretesto, un punto di inizio di un percorso ben più intimo e complesso che ha radici nei traumi infantili, nelle insicurezze e nella paura e il desiderio di intimità.
A fare da cornice a questa profonda riflessione sull'adolescenza, una molteplicità di personaggi diversi, mai rappresentati in maniera banale, a cui viene garantita una tridimensionalità che ci permette di esplorarne le parti più intime.
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L'unica pecca a mio avviso piuttosto evidente della quarta stagione è il modo in cui, alla comparsa di tanti personaggi nuovi e intriganti, ha corrisposto l'addio brusco di tanti altri.
Le storie di Ola, Jakub e Lily ad esempio, punti cardine di Sex Education per tre stagioni, vengono troncate a metà, proprio quando avremmo voluto vederne lo stesso lieto fine che viene garantito agli altri.
Al di là di questo, Sex Education rappresenta un perfetto connubio tra realtà e utopia, in cui i problemi reali e comuni con cui si trovano a fare i conti gli adolescenti trovano sempre una soluzione, a differenza di quanto accade fuori dallo schermo.
Una lezione di civiltà e comprensione dell'altro e un'iniezione di ottimismo che si tramutano in un gradito regalo d'addio, l'ultimo di questa serie simbolo di una generazione fragile e più che mai bisognosa di un senso di comunità.
[articolo a cura di Giulia Polidoro]
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