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Quello di The Flash è uno dei progetti più combattuti del DC Extended Universe (DCEU) e se dovessi anche solo provare a riassumere in questa recensione le vicissitudini produttive probabilmente non troverei più spazio per dirvi cosa ne penso del film.
Vi basti solo sapere che il primo tentativo di portare The Flash sul grande schermo con Ezra Miller nei panni di Barry Allen è datato 23 marzo 2018, ma nello stesso giorno al cinema negli USA uscirono L’isola dei cani, Pacific Rim Uprising, Sherlock Gnomes, Unsane, I Kill Giants e una manciata di altre opere.
The Flash ha dovuto correre parecchio prima di arrivare a questo punto del tempo cambiando toni e intenzioni, passando da quella sequenza in Batman V Superman, che all’epoca ebbe bisogno di duemila sottotitoli e spiegazioni post-visione, fino a fare da punto zero per il DCEU curato da James Gunn e Peter Safran.
[Ciao James]
Prima di addentrarmi nel fitto della recensione di The Flash è necessario però un importante disclaimer, per chiarire cosa state per guardare al cinema o cosa avete guardato: dipende da quale sia il punto della nostra linea temporale in cui arrivate a questa recensione.
James Gunn e Peter Safran cominceranno con la loro guida cinematografica con Superman: Legacy, su sceneggiatura e regia dello stesso Gunn.
The Flash non ha quindi beneficiato di alcuna supervisione da parte di James Gunn, ma serve solamente come una sorta di reset button per presentare allo spettatore il nuovo status quo del DCEU per quel che riguarda toni, personaggi e intenzioni.
The Flash è la terra promessa del cinecomic?
È davvero il film pubblicizzato entusiasticamente da alcuni come “senza dubbio uno dei migliori film di supereroi mai realizzati"?
[Il trailer di The Flash]
Flashpoint
Affermare che The Flash sia “senza dubbio uno dei migliori film di supereroi mai realizzati", mi sembra una di quelle poche occasioni in cui si può rimproverare l’autore di tale commento di sopravvalutare l’opera.
Al tempo stesso comprendo da dove arrivi l’entusiasmo verso il film diretto da Andy Muschietti.
La sceneggiatura di Christina Hodson e Joby Harold riesce a fare quello che molte altre penne di Hollywood, sia in casa DC che Marvel, molto spesso dimenticano: quelli che dobbiamo portare sullo schermo sono fumetti, opere dotate di una propria sfera fantastica molto sopra le righe, ma soprattutto fondata su un cuore emotivo e morale che deve aggrapparsi al concetto di “eroe”.
The Flash prende spunto da Flashpoint, scritto da Geoff Johns e disegnato da Andy Kubert.
Sulla carta, come al cinema, è servito per ridefinire lo status quo dell’universo DC attraverso un elemento altamente fantastico legato ai poteri di Barry, sfruttando al contempo l’occasione per giocare con il concetto di multiversi e la lore dei personaggi. Tuttavia, quello che fai nel fumetto e quello che fai al cinema cambia diametralmente e qui si dovrebbe entrare nell’annosa questione dell’adattamento e del linguaggio da utilizzare in base al mezzo, ma do per scontato che ormai siate saggi abbastanza da sapere come funziona.
Nel fumetto puoi spaziare enormemente e creare quello che vuoi, regalando ai lettori visioni che magari hanno desiderato o immaginato. Al cinema hai invece una lore formata, opere e interpretazioni che puoi sfruttare per creare nello spettatore sensazioni ed emozioni differenti.
Il Marvel Cinematic Universe, nel giocare con il multiverso cinematografico, ha rotto immediatamente il giocattolo: Spidey ha più volti perché va creato l’effetto nostalgia sfruttando il retaggio cinematografico, mentre il resto del MCU è figlio della serva e tutti hanno la stessa faccia (eccetto Reed Richards che a quanto pare è pure lui soggetto alle regole del marketing).
Marvel ha preso una decisione che non mette in scena, a livello di regole, in nessun modo.
[The Flash aveva già fatto le prove in TV]
Il DCEU invece decide di definire un suo specifico immaginario sfruttando il suo retaggio di opere DC al cinema, fornendo allo spettatore una regola basilare per la quale le azioni di Barry Allen a spasso nel tempo possono mutare profondamente le linee temporali e le incarnazioni dei personaggi.
Il modo in cui è esposta differisce da quella Marvel perché più semplice e funzionale: un breve momento di exposition della trama per bocca del Bruce Wayne di Michael Keaton e tutto si risolve.
Senza contare che, parlando di retaggio pop, The Flash abbraccia per un secondo la scrittura di Quentin Tarantino e il multiverso passa anche per un riferimento a Ritorno al Futuro e altra robetta, per dare ulteriore solidità a questa regola (ricordando un po’ anche una scelta, dovuta e ovvia, di Last Action Hero).
Non dirò altro per evitare di rovinare la sorpresa, ma quello che vi basti sapere è che The Flash fa i compiti meglio del MCU e il Flashpoint del Barry Allen cinematografico è molto meno incasinato, più lineare e soprattutto è un abbraccio meno ruffiano, ma genuinamente accorato: DC non ha avuto intenzione di rinnegare nulla del suo passato e alcune celebrazioni del proprio mito al cinema faranno emozionare gli spettatori più appassionati.
Venendo invece al lato supereroistico, anche in questo frangente la coppia di sceneggiatori fa tutto il lavoro che è sempre stato contestato, da parte mia come da molti altri, a Zack Snyder e ad altri autori Marvel: Barry Allen è un eroe.
Nelle uscite DCEU di Flash il personaggio era molto fuori fuoco, lontano non solo dai concetti basilari dietro la figura del supereroe, ma freddo rispetto al cuore emotivo del personaggio.
Barry, a questo punto del DCEU, è sicuramente il nerd un po’ strambo e impacciato rappresentato nei film precedenti, ma è anche il ragazzo che sceglie di diventare un tecnico forense per scagionare il padre dall’accusa dell’omicidio della madre.
Il trauma di Barry, la cicatrice che lo definisce come gli ricorda Bruce Wayne, è quello che dà origine a questo Flashpoint.
The Flash esiste in funzione del dolore di Barry e del suo desiderio di riabilitare il buon nome di suo padre e poter abbracciare ancora una volta sua madre, la persona che ama di più in questo mondo. In maniera molto meno ingenua e sopra le righe, il principio alla base di The Flash non è molto diverso dalla rabbia disperata del Superman di Christopher Reeve che riavvolge il tempo girando attorno alla terra per salvare Lois Lane.
È una situazione fumettistica sopra le righe e assurda, ma allo stesso tempo è una delle scene più accorate e romantiche della Storia del cinecomic (e forse anche del Cinema tutto), che definisce il Superman di Reeve, ma che ci ricorda anche di cosa siano fatti questi eroi e da dove viene quell’assurdo concetto di fantastico che muove le loro avventure.
[The Flash è a tratti anche commovente, grazie alla parabola di Barry con la madre]
In The Flash Barry Allen è prima di tutto un eroe la cui morale è quella di salvare tutti e le cui cicatrici sono state solcate anche dagli eventi del così definito Snyder-Verse, ricordando un po’ al pubblico che quanto visto ne L'uomo di acciaio del 2013 non è stato propriamente il riflesso dell’idea di eroismo che definisce i supereroi.
The Flash si apre consegnando al pubblico un DCEU più leggero, fumettistico - se mi passate il termine in base a quanto detto fino a questo punto - e nel quale l’uomo più veloce al mondo è potente, poiché in grado di gesta strabilianti che nemmeno Batman o Superman possono compiere.
Entrando nel multiverso DCEU, The Flash non è sempre e in toto perfetto. La rappresentazione della realtà del Batman di Michael Keaton non è molto ispirata.
Se ricordate i due Batman diretti da Tim Burton, quel che risaltava immediatamente all’occhio era la creazione di un universo oltre il quale passato e futuro si fondono, mettendo in scena una Gotham contraddistinta da scelte architettoniche e di design molto identitarie.
In The Flash non c’è un seguito spirituale di quella ricerca e quel poco che vediamo del futuro dell’universo burtoniano è appiattito dalla scelta di riportare sullo schermo la Batcaverna e i congegni del personaggio, ma il tono del suo mondo non è pervenuto.
Lo stesso ingresso in scena di Bruce Wayne e il modo in cui la regia ci mostra la Wayne Manor è poco ispirato, non ha particolare epica e Muschietti, in generale, conta più sul lavoro che farà il pubblico nel rivedere sullo schermo il personaggio, piuttosto che esibirsi in un gesto creativo per dargli potenza. Il Batman di Keaton vive dell’interpretazione dell’attore e delle scene d’azione che, tra il lavoro coreografico con gli stunt e il supporto della CGI, crea un Batman (Burton-Verse) mai così dinamico e potente.
Un personaggio che buca lo schermo e lo riempie, ma che non ha una vera e propria anima definita se non grazie alla forza iconografica data dall’interprete e dal costume.
[In The Flash il Batman di Keaton domina abbastanza]
Inoltre, gusto del tutto personale, il modo in cui si chiude il Batman di Keaton e come viene contaminato dall'arrivo di Zod, lo trovo molto pigro e poco caratteristico rispetto al tono del personaggio: si sarebbe potuto sperimentare e scavare maggiormente, anche se è comprensibile come in qualche modo si dovesse arrivare a quell’epilogo, giustificato anche per tono dalle regole sopracitate.
Tuttavia una parte di me sperava che l’interpretazione di Zod e dei tre alieni si allineasse all’universo del Batman di Keaton, considerando che quel tipo di metaumani è comunque fuori portata rispetto a quel contesto e non vi era davvero bisogno di inquinare la visione con un segmento da Cinema degno di Roland Emmerich; ritornerò su questo punto parlando di CGI e VFX.
Venendo a Zod e Supergirl, se da un lato non c’è moltissimo da aggiungere, dall’altro si percepisce di aver sprecato una grande occasione.
Michael Shannon riprende esattamente da dove aveva lasciato e il suo Zod è piuttosto chiuso nella figura retorica del generale alieno cattivo: sostanzialmente, nell’economia del film e del contesto narrativo, va bene così.
Discorso un po’ differente per la Supergirl di Sasha Calle.
Per come è scritto il film è chiaro che il suo ingresso in scena avrebbe dovuto rappresentare una sorta di effetto sorpresa e avere molta più rilevanza; non voglio definire Supergirl un colpo di scena, ma per come è presentata siamo davvero in quel campo da gioco.
Invece The Flash ha spiattellato il personaggio ovunque, forse anche per questioni legate al marketing che ha dovuto tenere lontano dai riflettori Ezra Miller, smorzando l’efficacia del personaggio.
Supergirl ha una bella interpretazione e presenza scenica e per certi versi avrebbero potuto dare al personaggi una diversa emotività, al fine di fare di lei il Supe di questo universo.
Così veloce che non lo hanno finito
Il rapporto con il Barry dell’universo alternativo, l’utilizzo del Batman di Keaton, il cuore con il quale viene rappresentato il trauma di Barry e l’amore per il DCEU, così come viene risolto il vero problema del Flashpoint di The Flash, fanno di questo film una buona opera supereroistica, superiore alla media di molte altre viste in questi anni.
Tuttavia c’è un gigantesco problema: l’uso della CGI e dei VFX.
Fin dai primi minuti del film The Flash impiega una quantità di VFX e CGI fuori dal comune, ma la qualità è incredibilmente discutibile e molto spesso non va più in là di quello che si è visto per anni nello show TV del canale CW dedicato al personaggio.
Lo stesso costume di The Flash, dal design diverso rispetto a quello immaginato da Zack Snyder, è prima di tutto intelligente rispetto alla lore fumettistica del personaggio e al funzionamento dei suoi poteri, ma è anche un discreto problema sul grande schermo.
Stando a quanto si può reperire online, sembra che esista un costume di The Flash ma per qualche ragione sembra che in scena, escludendo il viso di Ezra Miller e l’elmetto che indossa, il suo intero corpo sia stato ricostruito o modificato in CGI e spesso l’effetto è piuttosto grossolano.
Stessa cosa vale per il Batman di Ben Affleck.
Qui il design del nuovo costume è decisamente peggiore rispetto a quello di Snyder, ma soprattutto, guardando le immagini dietro le quinte, dovendo aggiungere il mantello in post-produzione sembra abbiano colto la palla al balzo per ricolorare e ricreare in CGI anche il resto della tuta e il risultato è terribile in ogni scena in cui appare, soprattutto nei primi piani.
[The Flash... OMG!]
Non ho idea di quale gestione criminale dei tempi della post-produzione di The Flash abbia portato allo spettacolo grottesco che osserviamo sul grande schermo, ma dai dettagli più microscopici fino a quelli più macroscopici, come l’intera sequenza di apertura con una pioggia di neonati, gli effetti visivi sono a mio avviso impresentabili.
Credo che il problema della gestione della CGI e dei VFX in The Flash vada ricercato anche nella scarsa confidenza di Andy Muschietti con tale tecnologia. Il buon Zack Snyder è stato criticato a più riprese dal sottoscritto, ma la capacità tecnica del regista di lavorare con gli effetti visivi e l’impatto estetico di questi rispetto alla regia ha sempre rappresentato un punto di forza delle sue opere (stessa cosa si potrebbe dire per un regista come Michael Bay, che sotto questo profilo è un bravo tecnico).
Lo stesso James Gunn in Guardiani della Galassia Vol. 3 impiega molti VFX e ha tanti personaggi realizzati in CGI, ma ha una sapiente gestione della regia e delle idee di messa in scena per creare una commistione visiva perfetta di riprese dal vivo e immagini al computer.
The Flash, in più frangenti, sembra sostituire in toto gli attori live action con quelli in CGI ma, soprattutto, rovina l’impatto di scene che per scrittura e concept ho lodato e mi sento di lodare, inscenando la Uncanny Valley Fest: avrebbe potuto fondere immagini di repertorio e contributi degli attori parte del cast con VFX e CGI ma, quale che sia stato lo sforzo tecnologico nel fare tutto in CGI, nulla è davvero credibile.
Da appassionato videogiocatore vi posso garantire che in alcuni momenti, per resa estetica e per animazioni, ci sono cinematiche di titoli PS4 con una profondità infinitamente migliore.
Andy Muschietti ha provato a giustificare questo aspetto parlando di “scelte estetiche”, tuttavia dovrebbe spiegare come la famosa scena di X-Men: Giorni di un futuro passato con Quicksilver, tanto quanto alcune scene girate dallo stesso Snyder, siano tecnicamente superiori a qualsiasi cosa si veda in The Flash.
Parlando sempre di scelte, come anticipato poco sopra, la battaglia con Zod è secondo me gestita male e in certi frangenti inutilmente pomposa: è la fiera dei colori che esplodono, quando esteticamente e scenograficamente si poteva fare molto di più con meno esplosioni.
The Flash
The Flash è un film concettualmente riuscito, perché Ezra Miller riesce finalmente a incanalare l’eroe chiamato a interpretare e la sceneggiatura funziona sia nel creare un multiverso DC cinematografico, regalando ai fan di diverse generazioni un’opera che trabocca amore per questo universo, sia nel raccontare un supereroe come The Flash, riuscendo anche a commuovere.
Tuttavia le scellerate scelte tecniche ne indeboliscono terribilmente l’impatto sullo spettatore e la sensazione è quella di guardare un film ancora in post-produzione.
Nota a margine di rito: sì, dopo tutti i titoli di coda c’è una post-credit, rimanete in sala fino alla fine se la volete vedere.
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1 commento
Stefano Gaibisso
1 anno fa
Nonostante gli evidenti problemi tecnici e di scrittura, complice probabilmente (dico così perché vado un po' a naso) tutto il taglia e cuci e i rimanggiamenti vari che sono stati fatti sull'opera nel corso degli anni, l'ho trovato migliore di molte delle ultime uscite della distinta concorrenza, anche se meno raffinato in determinati aspetti, cgi in primis.
Si pone molto l'accento sul personaggio, che dopo anni di DCEU, finalmente ci viene presentato come si deve, ed ha un arco narrativo efficace sotto molti aspetti. Inoltre, questo film ha una cosa che forse molti dei più recenti film stanno tralasciando, volutamente o inconsapevolmente: cuore e divertimento. E' un film che ha una confezione un po' meno riuscita, ma una sostanza più vivida e corposa: ci si emoziona, ci si diverte (le battute, almeno per me, funzionano nella maggior parte dei casi), e si hanno a cuore i personaggi.
Ps: è un po' un peccato che i film debbano essere "spoilerati" così tanto nei trailer e nelle pubblicità, per una questione di marketing (peraltro che capisco bene, ci mancherebbe). Sarebbe interessante vedere la reazione del pubblico se non sapesse nulla nulla di tutti i camei e gli easter egg presenti.
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