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Roschdy Zem approda alla Mostra del Cinema di Venezia con Les Miens, quinto film francese presente in concorso al Lido.
Così come I figli degli altri di Rebecca Zlotowski, anche il lungometraggio del regista di Chocolat condivide l’approccio narrativo a metà tra la commedia e il dramma.
Moussa (Sami Bouajila) e Ryad (Roschdy Zem) sono due fratelli con caratteri piuttosto differenti: se il primo è sempre disponibile nei confronti della famiglia, il secondo - presentatore televisivo di successo - è spesso tacciato di egocentrismo.
[Il trailer di Les Miens]
A seguito di un trauma cranico però Moussa cambia totalmente modo di porsi con le persone, iniziando a parlare senza filtro scontrandosi con chiunque gli si presenti davanti.
Roschdy Zem, anche autore della sceneggiatura, guarda alle commedie del Cinema classico hollywoodiano giocando molto sui fraintendimenti delle parole, bombe pronte ad esplodere per infiammare i rapporti familiari.
Certamente Sami Bouajila non ha i tempi comici e la fisicità di Cary Grant, ma il cambiamento drastico del protagonista è supportato egregiamente dalla sua prova d’attore.
L’approccio comedy di Les Miens però non è solo rivolto alla risata fine a sé stessa, ma è utile a trattare i temi cari al regista.
Les Miens infatti si può tradurre come I nostri legami, cioè ciò che ci unisce a qualcuno o a qualcosa.
Non è un caso quindi che Roschdy Zem apra il suo film con un pranzo di famiglia, delineando subito un quadro di personaggi sfaccettato, perfettamente credibili nella loro semplicità.
Seppur in alcuni frangenti si ha la sensazione che alcuni dialoghi siano stati inseriti più per veicolare un concetto volatile che per una vera esigenza narrativa, nel complesso però il lavoro svolto in fase di scrittura rappresenta il punto di forza del film.
Lo stesso regista ha dichiarato riguardo a Les Miens: "Girare questo film non è stata una decisione, per me è stata una necessità.
La famiglia è un rifugio da cui si deve scappare, per potersi mostrare come si è.
Questa è la mia storia d’amore con la mia gente.”
La facile premessa a base della vicenda perciò è volta a mettere a nudo i legami per “Mostrare come si è“, per togliere quella patina di finzione sociale che ci trasciniamo anche inconsapevolmente.
Un’operazione sentita e caratterizzata da quella sincerità che Moussa si fa carico di veicolare, dove il rapporto tra culture e religioni diverse viene messo in scena senza stereotipi, facendo a meno di distorsioni rappresentative spesso fuori luogo.
Nonostante ciò il film di Roschdy Zem, soprattutto se comparato al concorso della Mostra del Cinema di quest'anno, non spicca mai in nessun lato artistico, finendo per risultare una delle molte commedie francesi (riuscite) che vengono distribuite ogni anno.
Questo non è da intendersi come un difetto, ma una considerazione riguardo la discrepanza tra Les Miens e la scelta della Selezione di inserire all’interno del concorso principale tutti film caratterizzati da una forte componente politica e sociale.
Tolta questa considerazione personale, per rappresentare al meglio il film di Roschdy Zem basterebbe il ballo finale: un concentrato di musica e legami familiari, equilibrato ma senza passi inaspettati.
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