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First Man - Recensione: le emozioni sulla Luna

Damien Chazelle e il suo blockbuster intimista sulla conquista della Luna 

First Man - Il Primo Uomo è il primo film di Damien Chazelle di cui non è l’autore del soggetto. 

 

Banco di prova per un giovane regista che ha saputo raccontare storie in modo impeccabile quando si è trattato di sviluppare soggetti scritti da lui stesso, soprattutto in film in cui la musica era alla base delle sue pellicole.  

 

La domanda che veniva naturale porsi è se avrebbe saputo gestire una grossa produzione hollywoodiana come questa e soprattutto se la sua poetica sarebbe riuscita a trasparire in un blockbuster biografico, in cui come produttore esecutivo vi è una figura di gran peso a Hollywood: Steven Spielberg.

 

 

 

 

Ciò che aveva colpito in Whiplash e La La Land, oltre a una costruzione delle immagini e un montaggio incredibile, era il mostrare le emozioni dei personaggi, il far entrare in empatia lo spettatore con loro, dall’inizio alla fine, in un crescendo emozionale.

 

In First Man, Chazelle fa lo stesso: racconta la storia del primo allunaggio mettendo in primo piano i personaggi, anche letteralmente parlando.

Nel film infatti gli attori vengono inquadrati spesso con primi e primissimi piani. Chazelle vuole far capire l’importanza delle persone e di ciò che hanno provato durante quel viaggio verso l’ignoto, partendo dall’intimità della famiglia.

 

Non vengono descritte solamente le emozioni degli astronauti e delle persone che lavoravano alla NASA, ma anche appunto le famiglie degli astronauti, le quali non sono messe in secondo piano nella narrazione ma hanno invece grande importanza: quando parti per un viaggio in cui non sai se farai ritorno il primo pensiero va alle persone che ti amano.

 

Il cinema contemporaneo che tratta il tema dello spazio e dell'universo punta molto di più a mostrare cosa si prova rispetto a come sono accaduti quegli eventi.

 

GravityInterstellar e Arrival toccavano questi punti: film molto emotivi in cui le persone sono il fulcro della narrazione.

 

La forza che possiede First Man nasce dall’essere un avvenimento realmente accaduto: durante tutta la pellicola è costante il pensiero in merito a come abbiano fatto quelle persone a reggere sulle spalle il peso e la pressione di un viaggio verso l’ignoto, in cui ogni singolo errore può portare alla morte.

Chazelle sceglie l’utilizzo della macchina a mano per rendere minima la distanza tra personaggi e spettatori, caricando di emotività ogni inquadratura e mettendo quasi sempre in primo piano i visi degli attori, soprattutto nelle scene più intense e drammatiche.

 

Utilizzare questo metodo per le riprese può rivelarsi confusionario e rovinare il film se non utilizzato con consapevolezza: Chazelle, insieme al direttore della fotografia Linus Sandgren, vincitore del Premio Oscar per la Miglior Fotografia per La La Land, non sbagliano e realizzano inquadrature impeccabili, non dando mai fastidio durante la visione del film ma anzi coinvolgendo lo spettatore per l’intera durata della pellicola.

 

 

 

 

La ricostruzione storica è accuratissima e sembra davvero di essere negli anni ’60.

 

Ogni minimo particolare non viene lasciato al caso: a partire dalla scenografia con le varie location, case, uffici, strade, fino alla strumentazione tecnica della base spaziale NASA e la navicella spaziale Apollo.

La scelta di utilizzare la pellicola ha reso ancora più realistica la ricostruzione scenografica, in quanto anche se nella maggior parte dei cinema i film vengono proiettati in digitale si vede comunque una grana diversa nei fotogrammi, grazie a un feeling particolare che riesce a trasparire anche nella proiezione digitale.

 

Ryan Gosling è perfetto per il ruolo, dato che la caratteristica principale di Gosling è proprio quella di trasmettere le emozioni attraverso lo sguardo: è molto trattenuto, come le emozioni che il personaggio di Neil Armstrong non vuole far trasparire, un uomo che ha passato molte difficoltà nella sua vita, come se fosse abituato alla sofferenza.

 

Però ora, oltre al bagaglio emotivo che si porta dietro e che nasconde sotto una maschera di sicurezza e forza di volontà, deve portarsi sulle spalle il peso non solo di una nazione, ma dell’intera umanità, che attende quel passo verso il futuro.

 

La Luna inseguita fin dagli albori del genere umano.

Peso sentito anche dalla moglie, interpretata da una Claire Foy che regala una prova attoriale fantastica: l’unica che conosce, e che assieme a lui ha sopportato, i dolori del passato e la paura per un viaggio che non è mai stato compiuto prima, dal quale non si sa se il marito e padre di famiglia farà mai ritorno.

 

Non penso si avessero dubbi per quanto riguarda le interpretazioni dei protagonisti, in quanto Chazelle ha già dimostrato di essere un bravissimo direttore di attori soprattutto quando si tratta di mettere in scena la relazione sentimentale di una coppia. 

 

 

 

 

Una delle caratteristiche che rende First Man un film incredibile è che, anche se è un film americano che racconta la storia di come gli Stati Uniti siano arrivati primi nella conquista della Luna rispetto all’Unione Sovietica, lo fa senza che ci sia vera retorica.

 

Il fatto che si debba superare l'URSS per imporsi come potenza politica è solo accennato e viene messo in secondo piano.

Il film non è patriottico in quel senso, anzi vuole dare la sensazione che è l’umanità intera ad aver compiuto quel passo in avanti verso il futuro: la conquista dello spazio. Come recitano le famose parole di Neil Armstrong quando compie il primo passo sulla Luna: l'astronauta nominò l'umanità e non solo gli Stati Uniti.

 

Il che è coerente con il testo filmico: gli esseri umani sono fatti di sentimenti, al di là di rivalità politiche fra nazioni e le differenze culturali tra vari paesi ed etnie.

 

Damien Chazelle realizza l’ennesimo grande film confermando di essere uno dei più grandi talenti del cinema contemporaneo e soprattutto un regista con una propria poetica, dimostrando con First Man di essere un vero autore. 

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6 commenti

Kevin Hysa

5 anni fa

Ho letto la tua recensione e concordo sul fatto che il film ha un ottimo ritmo, che questa volta non è scandito dallo musiche ma dal montaggio delle inquadrature e delle sequenze. Chazelle ha dimostrato di poter dirigere qualsiasi tipo di film.

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Andrea Vassalle

6 anni fa

Ma secondo me infatti in quel momento un primo piano del volto non serviva...perché l'inquadratura sul volto è stata fatta per mostrare le lacrime, ma è una costruzione eccessivamente artificiosa e che va anche in controtendenza, tutto sommato, con la linea che il film aveva tenuto. Diciamo che per me in quel momento sono scivolati in una costruzione patetica (non inteso come insulto, ma come situazione che influisce con intensità sull'emozione) non necessaria ed eccessivamente artificiosa

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Jude

6 anni fa

Anche io ho notato con un certo fastidio il dettaglio della "visiera" alzata del casco (decisamente irrealistico), ma effettivamente non credo che ci fosse un'altra strada per mostrare il primo piano del personaggio...

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Andrea Vassalle

6 anni fa

Quello che dici, sia in questa risposta che nell'articolo, mi vede pienamente d'accordo e trovo che sia innegabile. Infatti anche io riconosco, come ho detto, il valore di questo film proprio in questo aspetto e non sono d'accordo con chi parla di film lento o privo di pathos con accezione negativa...o meglio, trovo sia sbagliato proprio il punto di osservazione di queste affermazioni. Il taglio scelto trovo sia coraggioso ed artisticamente valido. In aggiunta a quello che hai detto sull'osservazione del personaggio, ci sono anche 3-4 inquadrature di Gosling (e forse anche della moglie, non ricordo con precisione) seduto in cucina e la macchina da presa è posta nel salone, perciò vediamo i lati dell'immagine quasi completamente bui e il personaggio posto nel centro, visto attraverso la porta, l'unico fascio di luce...quasi appunto come una finestra sull'interiorità del personaggio. E' un'immagine che mi ha ricordato il recente "L'ora più buia", con Gary Oldman/Winston Churchill che sale in ascensore, inquadratura mostrata da una prospettiva irreale, immersa nel buio. Comunque per "grandissimo film" intendo qualcosa di più, intendo un film ai limiti del capolavoro o comunque un film che possa diventare un caposaldo...secondo me con questa base di partenza è difficile che un film possa raggiungere quelle vette o comunque avrebbe avuto bisogno, per me, di qualcosa di più audace magari visivamente. Ma questa parte del mio discorso è abbastanza inutile o sterile. Comunque lo ritengo un ottimo film. Una sbavaturina che mi è venuta in mente rispetto al tono generale del film è nella parte finale quando Neil getta il braccialetto con il nome della figlia e al personaggio viene fatta alzare la parte esterna del casco per permettere la visione delle lacrime...narrativamente ci sta, ma è costruita forse in modo eccessivamente caricato rispetto al necessario. Comunque mi ha intrigato veramente l'aspetto della struttura narrativa del film...ho avuto proprio l'impressione che il film sia stato scritto pensando a Gosling, non solo il suo personaggio, ma tutto il film. Sicuramente è una mia impressione errata ma ho avuto proprio questa impressione

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Kevin Hysa

6 anni fa

Secondo me ha osato abbastanza da essere considerato un grande film, perché, come ho scritto nella recensione, non vuole essere un film che usa la retorica per esaltare gli Stati Uniti, cosa che spesso viene fatta nei blockbuster hollywoodiani, ma mette in primo piano gli esseri umani, creando sul finale del film un senso comune di appartenenza alla Terra, dove sentiamo, come spettatori, quel che prova il protagonista durante il corso della pellicola e soprattutto quando si trova sulla Luna.
Penso che sarebbe stato molto più facile, per Chazelle e per i produttori, realizzare un film con un forte senso patriottico e che raccontasse di più le vicende della missione spaziale, mettendo in secondo piano le emozioni dei protagonisti. Infatti in molti stanno trovando il film lento, perchè probabilmente non si aspettavano una narrazione di questo tipo, dove le persone sono ancora più importanti rispetto agli eventi che hanno portato l'uomo sulla Luna.
Ma proprio in questo osa ed è innovativo, il raccontare sotto un punto di vista differente una storia universalmente conosciuta, come appunto il primo allunaggio.

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Kevin Hysa

6 anni fa

Si esatto, realizzare film di genere diverso fa capire ancora di più quanto sia bravo come regista. 
Sono contento che ti sia piaciuta la recensione 💜

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