Film con un'unica location... una tipologia di produzioni estremamente rischiosa, stimolante e difficile. Ma i cui risultati, spesso, sono decisamente attrattivi
Raccontare una storia che si svolga completamente - o quasi - all'interno di un'unica location è una faccenda piuttosto complicata, oltre che rischiosa.
Eliminare la possibilità di condurre lo spettatore attraverso scenari diversi, costringendolo quindi a un singolo ambiente, può aumentare la sensazione di mancata dinamicità e il "fattore noia" diventa una minaccia concreta.
Di conseguenza, questo tipo di pellicole diventano una sorta di cimento produttivo, dove il lavoro di sceneggiatore, direttore della fotografia e regista diventa - se possibile - ancora più delicato ed essenziale per la riuscita del film.
Le componenti di ritmo, scrittura brillante, inquadrature e movimenti di macchina intriganti si trasformano in armi letali che, se ben utilizzate, riusciranno a catturare lo spettatore con viva forza, per certi versi superiore a quella esercitata da pellicole più "tradizionali" con setting diversificati.
Nel corso della Storia del Cinema gli esperimenti "one location" si sono alternati con risultati alterni, fra capolavori immortali come Nodo alla Gola e La Finestra sul Cortile di Alfred Hitchock (1954) o L'angelo sterminatore di LuisBuñuel (1962) e pellicole dall'elevato tasso di dimenticabilità (Devil, is that you?).
Senza dimenticare gli esperimenti estremi di Buried di Rodrigo Cortés (2010) dove Ryan Reynolds si trova sepolto vivo e la location è la bara stessa, o Locke di Steven Knight, che come vedrete tra poco rinchiude Tom Hardy in un'automobile e lo fa recitare da solo interagendo al telefono.
Ma gli esempi nella Storia del Cinema sono molti: dal thriller Panic Room di David Fincher (2002) alla commedia Perfetti Sconosciuti di Paolo Genovese (2011), passando per l'ottimo horror 10 Cloverfield Lane (2016) al maestoso madre! di Darren Aronofsky (2017)... quali sono i vostri preferiti?
A seguire, la nostra Top 8 di film girati in un'unica location.
Che ne pensate?
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Posizione 8
Carnage
di Roman Polanski - 2011
L'appartamento del figlio bastonato
Una coppia di ragazzini di undici anni fa baruffa al parco.
Uno dei due si prende una bastonata in testa. A questo punto diventa indispensabile che i genitori dei bambini si incontrino per decidere come affrontare la situazione e impartire una lezione morale ai pargoli.
Michael (John C. Railly) e Penelope (Jodie Foster) sono i coniugi Longstreet, genitori della vittima dell'aggressione: i due - lui rappresentante di articoli per la casa, lei scrittrice - rappresentano la classica coppia liberale newyorkese che ha terribilmente a cuore l'educazione del proprio figlio.
Al contrario, i Cowan (Christoph Waltz e Kate Winslet) sono l'impersonificazione del business-man e della donna in carriera, perennemente presi dai rispettivi lavori e quasi inconsapevoli del proprio ruolo di genitori.
Dai convenevoli iniziali si passa a un feroce scambio di vedute, dove i ruoli (e le alleanze) fra le due coppie si ribaltano con frequenza grazie alla brillante sceneggiatura scritta a quattro mani da Yasmina Reza e il regista del film, Roman Polanski.
La regia del cineasta polacco è impeccabile, così come la direzione del cast all-star del film che si disimpegna in una prova attoriale di grande livello.
Posizione 7
Sunset Limited
di Tommy Lee Jones - 2011
La misera casa del salvatore Nero
Tratto dall'omonima pièce teatrale di Cormac McCarthy, Sunset Limited è un film televisivo targato HBO che parla di fede, depressione, del senso della vita e della sofferenza dell'essere umano.
I due personaggi, identificati semplicemente come "Bianco" (Tommy Lee Jones) e "Nero" (Samuel L. Jackson), hanno backgroundcompletamente diversi: Nero è un operaio, ex detenuto e fervente credente della chiesa evangelista; Bianco è un professore ateo, cinico e depresso.
Dopo l'evento che mette in moto la storia, i due si ritroveranno nella misera casa di Nero per scontrarsi fra loro, schierando sul campo di battaglia della dialettica le rispettive ideologie che, come si può intuire, sono agli antipodi.
Nel terzo lungometraggio diretto dal texano Tommy Lee Jones l'elemento cardine è la sceneggiatura feroce di Cormac McCarthy - uno dei migliori scrittori contemporanei - su argomenti delicati che non possono fare altro che far riflettere lo spettatore, mettendolo in crisi di fronte a un dibattito così brutale e traumatico per le parti in causa.
Posizione 6
Locke
di Steven Knight - 2013
L'auto che viaggia in un traffico scorrevole
Girato in real time durante sei nottate di riprese, Locke di Steven Knight è stato presentato alla 70ª edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Ivan Locke è un capocantiere alla vigilia di un'importantissima giornata di lavoro il cui successo dipende dalla sua presenza sul sito edilizio.
L'uomo è marito, padre di famiglia e figlio abbandonato.
Il film, interamente girato all'interno di un'automobile, ci presenta il viaggio di Locke verso un ospedale - ubicato in una località sconosciuta dell'Inghilterra - dove il suo secondogenito, frutto di un rapporto extraconiugale, sta per venire al mondo.
Durante il viaggio assisteremo alle telefonate fra il protagonista e la moglie, la partorente, il proprio capo e un collaboratore.
Nell'arco di 85', grazie alla grande performance di Tom Hardy e alla sceneggiatura intrigante di Knight, lo spettatore ha modo di conoscere in profondità il personaggio, di comprenderlo e di partecipare insieme a lui alle difficoltà che la vita gli ha posto davanti.
Locke è un'esperimento, una scommessa.
Vinta, ci sentiamo di dire.
Posizione 5
La parola ai giurati
di Sidney Lumet - 1957
La stanza dei 12 uomini arrabbiati
Un ragazzo è accusato di aver accoltellato il proprio padre.
La legislazione americana impone che, per dichiarare la colpevolezza dell'imputato e condannarlo alla sedia elettrica, sia necessario un voto all'unanimità da parte della giuria.
Passando in rassegna le prove e le testimonianze, scontrandosi sulle diverse posizioni che condurranno a plurime votazioni, i giurati impareranno a conoscersi, scoprendo le miserie e le meschinità del proprio vicino di posto.
Il primo lungometraggio cinematografico di Sidney Lumet è un trionfo registico dove la macchina da presa si muove con eleganza, evidenziando le distanze (sì ideologiche, ma anche fisiche) dei personaggi grazie alla fotografia di Boris Kaufman (collaboratore abituale di Jean Vigo, Elia Kazan e Otto Preminger).
La parola ai giurati, tratto dal film per la televisione scritto da Reginald Rose, ci presenta un contesto narrativo dominato dalla tensione dove le posizioni espresse dai 12 giudicanti sfondano le pareti della stanza della giuria, contestualizzandosi appieno anche nella società americana dell'epoca.
Posizione 4
Conspiracy - Soluzione Finale
di Frank Pierson - 2001
La sala riunioni della mattanza organizzata
Nelle "semplificazioni mentali" che spesso ci attanagliano il cervello è comune pensare che lo sterminio del popolo ebraico sia stato partorito in toto dalla mente malata di Adolf Hitler.
Come se, un giorno, si sia svegliato e abbia pensato "Hey, lass uns alle töten!" (Hey, uccidiamoli tutti).
In realtà, la pianificazione del più grande eccidio della Storia dell'Umanità ebbe una genesi leggermente più articolata, complessa e figlia di pianificazioni orribili e meticolose.
Conspiracy parla proprio di questo.
La riunione delle massime personalità (civili e militari) del Terzo Reich che ebbe luogo il 20 gennaio 1942 in una tenuta a Wannsee, durante la quale venne stabilito come procedere verso la "soluzione finale".
Il film per la televisone di Frank Pierson (già regista di A Star Is Born del 1976 e sceneggiatore di Quel pomeriggio di un giorno da cani) mette in mostra un cast popolato da cavalli di razza come Kenneth Branagh, Stanley Tucci e Colin Firth, raccontandoci dinamiche delicatissime in un balletto di detti/non detti, istruzioni velate e brutali analisi economico-statistiche.
Quella della pianificazione della soluzione finale è una storia fatta anche di contrasti, dove non tutti sono mostri, dove esiste anche il dissenso che però, tristemente, perisce di fronte alla codardia e alla necessità di salvare la pelle.
Posizione 3
Venere in Pelliccia
di Roman Polanski, 2013
L'attrice e il regista
Due personaggi, una location: due anni dopo Carnage, Polanski riduce ancora i termini, pur regalando più aria attorno ai suoi personaggi... anche se metaforicamente ce n'è ancora meno.
Se nel film del 2011 gli equilibri di forza si spostavano ora da una parte ora dall'altra, in Venere in Pelliccia il racconto è spietato e i pesi si spostano una volta sola, inesorabilmente.
Tratto dall'omonima pièce teatrale di Broadway a firma David Ives, a sua volta liberamente tratta dal romanzo di Leopold von Sacher-Masoch - e se il nome vi fa pensare alla parola masochismo sappiate che il termine deriva proprio da lui - Venere in Pelliccia narra la storia metacinematografica di un regista di teatro disperato perché non riesce a trovare l'attrice giusta per la parte principale... nella pièce che stiamo per vedere, praticamente.
L'arrivo di Vanda, una sensualissima e micidiale Emmanuelle Seigner, sconvolgerà le sue idee, la sua testa e le sue convinzioni.
Polanski riesce a gestire abilmente tensione, erotismo, dominio e potere mantenendo i due personaggi sul proscenio, cambiando angolazioni e durata delle inquadrature, graziato da una Seigner pazzesca e in splendida forma, in un film dove la location resta la stessa e a cambiare sono i costumi, le paure e le certezze.
Posizione 2
Gli insospettabili
di Joseph L. Mankiewicz, 1972
Il maniero degli inganni
L'ultimo film di Joseph L. Mankiewicz racconta la storia di Andrew Wyke (Laurence Olivier) e Milo Tindle (Michael Caine).
Il primo è uno scrittore di successo, il secondo un giovane di belle speranze amante della moglie di Wyke.
Milo desidera che l'anziano marito lasci libera la moglie (che non vedremo mai) e si presenta nella lussuosa villa dell'uomo per discuterne.
Dalla discussione esploderanno una serie infinita di freddure, cattiverie e raggiri che tengono sempre alta la tensione del film.
Una commedia degli equivoci (e dei raggiri) di plautiana memoria: divertente e sorprendente.
Posizione 1
Quel pomeriggio di un giorno da cani
di Sidney Lumet - 1975
La banca a un tiro di sputo da Attica
Il film è basato su un fatto di cronaca relativo agli eventi scaturiti da un tentativo di rapina in una banca di Brooklyn, New York, avvenuto il 22 agosto del 1972.
La storia gravita intorno ai due rapinatori, Sonny Wortzik (Al Pacino) e il suo complice Salvatore 'Sal' Naturale (John Cazale) che tennero in ostaggio i dipendenti dell'istituto per una giornata intera.
Se nell'introduzione dell'articolo si è detto che le componenti essenziali per la riuscita di un film "one location" sono sceneggiatura, cast e regia, in questo caso si rasenta la perfezione.
Cazale e Pacino, due dei migliori interpreti di quel periodo storico, danno vita a una coppia di personaggi indimenticabili - figli bastardi di un contesto sociale distorto - dotati di incertezze e sfumature caratteriali marcatissime. Nonostante non siano "eroi" nel senso più stretto del termine, bensì dei criminali, è impossibile per lo spettatore non parteggiare per loro.
Lo script di Frank Pierson, che si muove fra cronaca e fiction, vinse il Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale.
Quel pomeriggio di un giorno da cani diretto da Sidney Lumet è a tutti gli effetti un classico del Cinema, un film che è stato in grado di incastrarsi nell'immaginario collettivo e nella cultura di massa successiva alla sua distribuzione.
Lenù
4 anni fa
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Lenù
4 anni fa
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