Contact: film di fantascienza di Robert Zemeckis del 1997, con molte chicche da raccontare!
Robert Zemeckis arrivava dai successi della trilogia di Ritorno al Futuro e dell'esperimento di Chi ha incastrato Roger Rabbit, ma soprattutto era fresco reduce dall'incredibile exploit di Forrest Gump: 6 Premi Oscar tra cui Miglior Film e Miglior Regia - nell'anno di Pulp Fiction e Le Ali della Libertà da un lato e di Quentin Tarantino e Krzysztof Kieslowski dall'altro - su un totale di 13 nomination, 3 Golden Globe e una cinquantina di altri riconoscimenti in tutto il mondo.
Il regista si trovava quindi nella situazione di fare un po' quello che gli pareva.
Scelse infatti - dopo un iniziale rifiuto che si trasformò in entusiasmo, ma leggerete dopo perché - di prendere in mano il progetto di Contact, film fantascientifico tratto da un romanzo di Carl Sagan del 1985.
Film costosissimo - i 90 milioni messi a budget da Warner per Contact erano quasi il doppio di quanto era costato Forrest Gump alla Paramount - che racconta la storia di un'astronoma rimasta orfana da bambina, il cui padre le ha trasmesso interesse e amore per ciò che potrebbe esserci nello spazio e che passa la propria vita ad ascoltare l'universo nell'attesa di un segnale di origine extraterrestre.
[Trailer internazionale di Contact]
Contact non riuscì a ottenere il successo sperato, ostacolato soprattutto dall'uscita di Men in Black appena una settimana prima: la fantascienza divertente ebbe la meglio su quella più ragionata e filosofica, e il film di Zemeckis incassò nel mondo "appena" 171 milioni di dollari.
Il film di Barry Sonnenfeld, costato la stessa cifra, incassò più del triplo.
Ma Contact resta ancora oggi un film affascinante, che pone le proprie basi sulla scienza dell'astronomo Carl Sagan e che porta un'idea originale e romantica della vita esistente oltre il Pianeta Terra, con un colpo di scena inaspettato e delle interpretazioni di ottimo livello.
Jodie Foster e Matthew McConaughey rappresentano le due opinioni più condivise sull'esistenza o meno degli alieni, che nascono da due posizioni agli antipodi: una basta sulla scienza e l'altra sulla fede.
Ecco qui allora 8 cinefacts su Contact, che impreziosiscono il film nel caso l'abbiate già visto e che potrebbero incuriosirvi nel caso in cui invece dobbiate ancora vederlo.
Una delle location del film, quella dove si incontrano la prima volta la Dottoressa Arroway (Jodie Foster) e Palmer Joss (Matthew McConaughey), è il vero Osservatorio di Arecibo, a Porto Rico.
L'osservatorio fino al 2015 aveva il radiotelescopio con la più grande antenna del mondo: ben 305 metri di apertura!
La cosa interessante è che nel 1974, nell'ambito del programma SETI nato per ricercare vita extraterrestre, proprio da quell'osservatorio è stato lanciato un messaggio radio verso l'ammasso globulare M13, contenente informazioni sul DNA, il corpo umano e il nostro sistema solare.
L'ammasso di stelle però dista dalla Terra 25mila anni luce, quindi se dovessero riceverlo e risponderci passerebbero almeno... beh, diciamo che non dobbiamo avere fretta.
Posizione 7
La citazione della citazione della...
L'osservazione fatta da diversi personaggi nel film, secondo cui se gli esseri umani fossero l'unica vita nell'universo allora "sarebbe un terribile spreco di spazio", è una famosa citazione dell'autore Carl Sagan.
Fa riferimento a una dichiarazione del saggista scozzese Thomas Carlyle (1795-1881), che considerando i potenziali mondi che orbitano attorno ad altre stelle in altre galassie disse
"Uno spettacolo triste.
Se sono abitati, quanto spazio per la miseria e la follia.
Se non sono abitati, che spreco di spazio."
Sagan avrebbe dovuto comparire in un cameo nel film, ma sfortunatamente morì durante le riprese, ma se state attenti potete vederlo in una piccola foto attaccata allo specchio in casa del personaggio di Jodie Foster!
Posizione 6
George Miller
Il regista universalmente noto per i film su Mad Max è stato a lungo incaricato di portare a compimento Contact.
Ingaggiato da Warner nel dicembre 1993 lavorò a lungo al fianco di Carl Sagan e scritturò lui Jodie Foster come protagonista - e pensava a Ralph Fiennes nel ruolo che fu poi di McConaughey - ma purtroppo per lo Studio il suo modo di lavorare allungava troppo i tempi.
Warner voleva che il film fosse pronto per il Natale 1996, ma Miller continuava a fare riscrivere la sceneggiatura: a un certo punto voleva anche che uno dei personaggi antagonisti della Dottoressa Arroway fosse... il Papa.
Stufi di continuare ad aspettare i suoi tempi, gli executive di Warner licenziarono George Miller nel 1995 e richiamarono Robert Zemeckis che aveva già rifiutato il progetto la prima volta che gli venne proposto.
Questa volta però a Zemeckis venne offerta la totale libertà artistica e anche il privilegio del final cut (ecco a cosa serve vincere gli Oscar!): il regista accettò di buon grado.
Miller dichiara di non aver mai visto il film, ma di aver letto la sceneggiatura e averla trovata "troppo espositiva", mentre ritiene che la sua idea originaria è paragonabile a quanto fatto da Christopher Nolan con Interstellar.
Non sapremo mai la verità.
Posizione 5
Bill Clinton e la CNN
Nel film a un tratto si vede un vero discorso di Bill Clinton, l'allora Presidente degli Stati Uniti: la conferenza stampa reale avvenne a inizio 1997 e vedeva Clinton parlare di un meteorite trovato in Artide che si scoprì arrivare da Marte.
La manipolazione digitale - già utilizzata in Forrest Gump - fece sì che il Presidente si vedesse in un paio di inquadrature assieme ai protagonisti del film, e il resto è invece dovuto alla maestria della messa in scena e alla magia del cinema: grazie ai campi su Clinton e ai controcampi sul cast che lo ascolta, attorniato da troupe televisive e monitor che lo mandano in onda, allo spettatore sembra che Bill Clinton sia davvero sul set.
La cosa creò qualche dissapore tra Warner e la Casa Bianca, ma i rapporti che si incrinarono maggiormente furono quelli con la CNN.
In Contact compaiono spesso in video dei veri giornalisti della CNN, che recitano la parte di loro stessi mentre danno le notizie in merito a ciò che accade nel film, o mentre intervistano alcuni dei personaggi: in tutto compaiono ben 13 giornalisti.
L'allora AD di CNN Tom Johnson dichiarò che vedere così tanti giornalisti CNN in un film di finzione non era affatto una buona idea, perché se da un lato può aiutare il film facendo immergere lo spettatore nella storia, dall'altro può far perdere credibilità ai giornalisti e alla rete.
Per "colpa" di Contact, da allora ogni cameo di un giornalista CNN in un film viene valutato e, nel caso, approvato da un apposito comitato etico interno. ...ma non poteva venirgli in mente prima delle riprese?!
Posizione 4
La fede di Matthew McConaughey
Una cosa accomuna i personaggi di Arroway e Joss agli attori che li interpretano.
Nella vita Jodie Foster si dichiara atea, mentre Matthew McConaughey non ha mai nascosto di essere un fervente cristiano: esattamente i punti di vista che esprimono sullo schermo.
La cosa ha causato un problemino sul set per Matthew: una delle battute del suo personaggio prevedeva che dicesse "Il mio Dio era troppo piccolo".
McConaughey riteneva che fosse blasfema e sacrilega e si rifiutò di dirla.
Sul set era presente Ann Druyan, moglie di Carl Sagan e sua collaboratrice, che dopo aver preso da parte l'attore cominciò con lui a chiacchierare a lungo di fede, scienza e religione.
La battuta non venne mai detta, ma pare che i due divennero amici nonostante le differenze di pensiero.
Posizione 3
Jodie Foster e il blue screen
Per Jodie Foster Contact fu il primo film dove aveva a che fare con la tecnica del blue screen (o chroma key).
Spiegato brevemente, anche se ormai è noto a molti: il blue screen permette di inserire in post- produzione qualunque immagine si voglia che andrà al posto del colore blu utilizzato durante le riprese. La tecnica elimina totalmente quella tinta, che viene poi sostituita da quello che si desidera.
Si usa solitamente il blu o il verde perché sono i colori meno presenti nell'incarnato degli attori, in modo che la pelle del viso e del corpo rimanga inalterata anche dopo l'eliminazione di quel colore e per far sì che l'inserimento degli sfondi finti non vada a influire sui volti.
La scena in cui la Dottoressa Arroway viaggia e cambia volto è stata girata da Zemeckis molteplici volte, ogni volta chiedendo alla Foster di interpretare un sentimento diverso e di muoversi in un modo differente: in questo modo in montaggio potevano sovrapporre le varie riprese per ottenere l'effetto che vediamo nel film.
A tal proposito Jodie Foster dichiarò:
"Era la prima volta per me e fu straniante: stanza blu, pareti blu, soffitto blu, blu, blu, blu... fu davvero tosta!"
Contact inizia con un primo piano del Pianeta Terra: all'inizio, una babele di trasmissioni radiofoniche e televisive degli anni '90 confonde lo spettatore, ma mentre la macchina da presa si allontana e la Terra diventa più piccola, si riconoscono delle clip audio di 20, 30 e persino 100 anni fa che svaniscono in pochi secondi.
E quando la nostra galassia diventa parte di uno sfondo cosmico infinito non rimane altro che il silenzio.
È stata una delle sequenze più ambiziose della Storia del Cinema.
L'introduzione completamente digitale dura esattamente 4170 fotogrammi ininterrotti: all'epoca era la più lunga ripresa generata dal computer che fosse mai apparsa in un film live action.
Per quanto geniale, tuttavia, la sequenza ignora le leggi della fisica.
Neil deGrasse Tyson ha dichiarato in merito che se davvero fosse possibile sorpassare i segnali radio inviati nello spazio dalla Terra, e fossero ascoltabili, allora "li sentiremmo al contrario".
Il famoso astrofisico ha però riconosciuto che per amore dell'arte ci sta che si faccia tutto il necessario per farlo sembrare comprensibile.
"Non avrebbero potuto farlo funzionare bene se l'avessero fatto come avrebbero dovuto", ha ammesso deGrasse Tyson, "quindi hanno dovuto farlo come hanno fatto."
Posizione 1
La scena dello specchio
Chiunque abbia visto Contact è sicuramente rimasto di stucco vedendo questa scena.
Una piccola Eleanor Arroway - interpretata da una giovane Jena Malone, che per l'occasione ha indossato delle lenti a contatto azzurre - corre su per le scale della propria casa per raggiungere l'armadietto dei medicinali in bagno: la steadicam la precede durante tutto il movimento e quando la ragazzina arriva ad aprire l'armadietto la macchina da presa "esce dallo specchio". Wow.
Vidi il film al cinema ai tempi, e dato che in quel periodo avevo appena iniziato la professione di cameraman ed ero fresco di studi di Cinema, mi ricordo che la cosa mi fece rimanere a bocca aperta distraendomi per almeno i dieci minuti successivi, nei quali non feci minimamente caso a cosa stava succedendo nel film perché mi stavo arrovellando provando a capire come caspita avessero girato quella scena.
Ma la spiegazione è la più semplice di tutte: il chroma key.
La corsa di Jena Malone su per le scale preceduta dalla steadicam è stata girata normalmente ed è poi stata insertata al posto dello specchio dell'armadietto; in un'altra ripresa Jena Malone apre l'armadietto come niente fosse, e quando le due cose vengono mescolate insieme si ha quell'effetto straordinario. Svelato solo se si fa molta attenzione: guardate l'immagine qui sopra, e vi accorgerete che il polsino non combacia, e non combacia nemmeno la posizione della mano dell'attrice!
A volte la risposta alle cose più complicate è davvero la più facile di tutte.
D'altronde lo insegna lo stesso Contact: secondo il Rasoio di Occam, a parità di fattori, la spiegazione più semplice... tende a essere quella giusta.
Figlio illegittimo del colonnello Kurtz e del tenente Ripley, folgorato sulla via di Dagobah mentre sul chopper di Zed filavo molto karaschò a 88 miglia orarie verso l'Overlook Hotel gestito da HAL9000.
Mi travesto da donna per fuggire da Charles Foster Palantine, con il quale suonavo blues in missione per conto della Tyrell Corporation, ma era tutto Top Secret.
Bevo White Russian, mangio torta di ciliegie stando in Silencio e non vado a letto presto perché canto sotto la pioggia.
Lavoro in TV, canto nei Dymama, sono il Direttore Editoriale di CineFacts.it e non dico mai la parola "morte".