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Gli 8 più estremi attori del Metodo

Scopriamo quali sono gli 8 attori che si sono trasformati maggiormente per interpretare i propri ruoli 

Inventato da Konstantin Sergeevič Stanislavskij e perfezionato da Lee Strasberg, direttore degli Actor Studios, il Metodo è una scuola recitativa che porta gli attori che scelgono di seguirla a immergersi in trasformazioni fisiche e psicologiche molto profonde. 

 

Con l'intento di lasciar penetrare il personaggio nelle più recondite zone della propria psiche, gli attori del Metodo spesso si lanciano in gesti che, ai nostri occhi, rasentano la follia.

 

Scopriamo insieme quali sono gli 8 method actors più estremi. 

 

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Posizione 8



Jared Leto

 

Malgrado in molti non lo amino, Jared Leto è estremamente devoto alla recitazione.

 

A dimostrarlo ci sono le sue trasformazioni fisiche, la sua minuziosa preparazione e la sua grande attenzione all'approfondimento psicologico del personaggio.

 

Tutto è iniziato quando, per aiutarlo a immergersi nel suo personaggio di Requiem for a Dream, il regista Darren Aronofsky gli ha imposto di non ingeririre zucchero né praticare sesso per un mese.

 

In seguito, il bel Jared si è reso molto meno bello per Chapter 27, ingrassando quasi 30 kg e sfiorando il record di guadagno di peso per una singola parte (detenuto da Vincent D'Onofrio per Full Metal Jacket).

 

Per non farsi mancare niente, poi, Leto si è sottoposto a un impressionante dimagrimento per Dallas Buyers Club, film che gli è valso il suo unico Oscar.

 

Mettetevi comodi: la rassegna di prove folli è appena cominciata.

Posizione 7



Joaquin Phoenix

 

Un attore che odia i premi mainstream ma non può fare a meno di sacrificarsi totalmente per la recitazione.

 

Sempre propenso a portare in scena ingenti perdite di peso e cambi di look, Joaquin Phoenix ci ha messo un mese per imparare a cantare e suonare al fine di interpretare Johnny Cash in Quando l’amore brucia l’anima - Walk the Line.

Era così preso dal film che sul set rispondeva solo al nome di Johnny Cash.

 

Successivamente si è lasciato andare ad alcune bizzarre dichiarazioni sul suo rapporto col metodo:

"Parlarne adesso mi imbarazza, ma quando ho fatto ll Gladiatore pensavo di dover portare sempre una spada con me e per Squadra 49 non volevo togliermi di dosso la mia divisa da pompiere e pensavo non si potesse vivere senza l’odore del fumo".

 

Sempre per prepararsi al ruolo in Squadra 49 Phoenix ha trascorso un mese con una squadra di vigili del fuoco Truck 10 di Baltimora, diventandone membro onorario.

 

Negli anni successivi l’attore si è fatto crescere sconsideratamente barba e capelli e ha convinto il mondo che si stesse ritirando dalla recitazione per iniziare la carriera nell’Hip Hop, a seguito di diverse dichiarazioni e apparizioni tra cui quella al David Letterman Show.

 

In realtà era rimasto nel personaggio tutto quel tempo per pubblicizzare attraverso l’estrema applicazione del metodo il finto-documentario I’m Still Here, in cui, per l'appunto, interpreta se stesso e finge il ritiro.

 

Dopo essersi finalmente tagliato barba e capelli, Phoenix porta la propria deformazione fisica, psicologica e vocale su livelli di assoluta eccellenza per The Master e Her, in quelle che sono senza ombra di dubbio le sue migliori prove.

 

Se i capelli lunghi e la barba incolta di Phoenix vi danno l'idea di una scarsa igiene personale, aspettate di leggere cos'ha fatto il prossimo, folle, attore.

Posizione 6



Dustin Hoffman

 

Una delle più grandi stelle della Nuova Hollywood è anche un manuale vivente sul Metodo.

 

Dustin Hoffman convinse il regista John Schlesinger a scritturarlo per Un uomo da marciapiede presentandosi a un incontro con lui a Times Square vestito con un aspetto da barbone.

 

Per lo stesso regista, poi, interpreterà Il Maratoneta, non dormendo e non lavandosi per 72 ore filate sul set pur di raggiungere quell’aspetto trasandato e stranito. 

La cosa era tanto sconvolgente per un attore in quegli anni che Laurence Olivier, suo compagno di recitazione per la pellicola gli chiese 

"Dustin, perché non provi semplicemente a recitare? È così facile".

 

Hoffman non si fermerà qui: sul set di Kramer contro Kramer, film che varrà il primo Oscar a lui e a Meryl Streep, insulterà pesantemente e ripetutamente la sua compagna di recitazione al fine di ottenere sul set un clima teso che potesse rispecchiare i toni della pellicola.

 

In Rain Man - quella che probabilmente è la più grande interpretazione dell’attore - la sua performance è il risultato di un periodo nel quale conobbe persone autistiche approfondendone il disturbo e stimolando la propria memoria a ricordare una delle sue prime professioni: un impiego all’istituto psichiatrico di New York.

 

Come avrete notato, man mano che procediamo le cose si fanno sempre più serie.

Posizione 5

 



Al Pacino

 

Il pupillo di Lee Strasberg in persona non poteva che essere un method actor di assoluto livello.

 

La sua intera carriera è fondata sulle trasformazioni fisiche e psicologiche.

Pensate ai numerosi volti di Michael Corleone nella trilogia de Il Padrino: guardate come spazia in ogni sfumatura della psiche umana.

 

Il metodo di Pacino si è fatto decisamente estremo per la preparazione di Serpico di Sidney Lumet: l’attore italo-americano era tanto immerso nel personaggio dell’agente hippie da tentare di effettuare un arresto nei confronti di un camionista che stava producendo troppi gas di scarico.

 

Circa un decennio dopo Pacino si è dedicato anima e corpo al personaggio di Tony Montana per Scarface, imparando a combattere col coltello e mutuando molti aspetti del proprio personaggio dal boxer portoricano Roberto Duran, con il quale si allenava.

 

Sul set di Scent of a Woman, invece, Pacino era chiamato a interpretare un tenente colonnello cieco in pensione e per immedesimarsi recitò tutto il tempo con gli occhi sbarrati, rendendosi praticamente incapace di vedere ciò che accadeva sul set.

 

A fine riprese, Al fece recapitare un messaggio al suo compagno di set in quella pellicola, Chris O’Donnell, che recitava: 

“Nonostante non abbia potuto vederti, so che sei stato grande”.

 

Beh, pensate che siamo solo a metà classifica.

Posizione 4

 

 

Marlon Brando

 

Più che per la continuità nell’utilizzare il metodo, Marlon Brando è al quarto posto a causa del suo ruolo pionieristico nella Storia del Cinema.

E pensare che ha più volte dichiarato di disprezzare il proprio lavoro, continuando a praticarlo solo per i lauti compensi che gli venivano corrisposti.  

 

Affacciandosi a Hollywood, l’attore del Nebraska si è mostrato come il vero pioniere del metodo prima ancora che il mondo intero sapesse cosa esattamente cosa fosse il method acting, guadagnando nomination e premi a valanga in tutto il mondo.  

 

A partire dal suo primo ruolo ne Il mio corpo ti appartiene - al quale si preparò passando un mese intero a letto nel Birmingham Army Hospital a Van Nuys (California) per impersonare il ruolo del veterano paraplegico - Brando non si è mai risparmiato sull'approfondimento fisico e psicologico dei suoi personaggi.  

 

Tutta la sua carriera è costellata di profondi studi psicologici e improvvisazioni che hanno contribuito ad avvolgere di un’aura mistica questo attore, spesso diviso tra una vita di eccessi e i temi sociali.

 

Dalla performance approfondita e lirica, nonché da Oscar, in Fronte del Porto alle improvvisazioni che hanno inciso sulla Storia del Cinema - pensate a Ultimo Tango a Parigi Apocalypse Now, giusto per fare degli esempi - Brando è sempre stato estremamente dedito alla sua professione, malgrado la odiasse.  

 

E pensate cosa avrebbe potuto fare se solo avesse avuto voglia di imparare un copione ogni tanto...

Posizione 3



Robert De Niro

 

Se la produzione de Il Padrino avesse permesso a Francis Ford Coppola di affidare a De Niro il ruolo di Sonny Corleone, forse non conosceremmo così a fondo la dedizione di Bob al metodo.  

 

Dovendo interpretare per il secondo capitolo della saga il giovane Don Vito Corleone, De Niro passò diversi mesi in Sicilia per imparare ogni sfumatura dei vari accenti siciliani, mostrati perfettamente durante la pellicola che gli varrà il suo primo Oscar.  

 

Ovviamente non si è fermato lì: per il suo leggendario ruolo in Taxi Driver Bob ha vissuto per giorni in una base militare in Italia, perdendo circa quindici chili e ottenendo una licenza di lavoro come tassista a New York per quattro mesi senza mai essere riconosciuto.  

 

Per New York, New York imparò, ovviamente, a suonare il sassofono e per Toro Scatenato si allenò in maniera professionistica per il pugilato, disputando tre incontri nella zona di Brooklyn e vincendone addirittura due.  

 

Sempre per lo stesso film Bob ingrassò circa trenta chili per inquadrare perfettamente l’autodistruzione del pugile Jake LaMotta, mettendo a repentaglio non solo la propria salute, ma anche la qualità della performance che verrà meritatamente premiata con un Academy Award.  

 

Per Cape Fear - Il promontorio della paura si fece ricoprire di finti tatuaggi e spese ventimila dollari per un trattamento dentale che rendesse il suo ghigno terrificante.

L’anno successivo, richiamato da Coppola per Frankenstein di Mary Shelley, si tuffò tanto nel ruolo della creatura da sottoporsi a un attento studio delle cartelle cliniche di uomini colpiti da ictus.   

 

Per The Wizard of Lies, infine, De Niro ha preferito eseguire una particolare rasatura anziché usare una parrucca per somigliare il più possibile a Bernie Madoff, noto truffatore statunitense.  

 

Se una leggenda di questo calibro è in terza posizione, pensate chi c’è alle prime due.

Posizione 2

 

 

Christian Bale 

 

Quello di Bale è un corpo sacrificato al metodo: pensate alle sue perdite di peso vertiginose, seguite da duri allenamenti per la riconquista della massa muscolare e poi al suo rapido ingrassamento.

 

Notate la differenza che il suo corpo mostra tra Batman Begins e L’uomo senza sonno, tra i successivi capitoli de La Saga del Cavaliere Oscuro The Fighter.

 

E poi, ancora, guardatelo in American Hustle: l’attore si è presentato sul set calvo e con un diverso modo di camminare dovuto ai ben 106 chilogrammi raggiunti.

 

I cambiamenti di peso a cui l’attore gallese si è sottoposto sono stati così eccessivi da costagli una doppia ernia del disco.

 

Persino il suo regista per quella pellicola, David O. Russell, si è infuriato appena ha conosciuto i suoi problemi di salute.

Questo non gli ha comunque impedito di sottoporsi a un nuovo cambio di peso per Vice - L'uomo nell'ombra di Adam McKay, ruolo che gli è valso la sua quarta nomination agli Oscar in 9 anni.

 

Non solo oscillazioni di peso, però, nella collezioni di performance di metodo del britannico: per American Psycho ha portato a termine tutte le mattine per tutta la durata delle riprese la particolarissima routine che il suo personaggio, Patrick Bateman, esegue on screen, mantenendo l’accento statunitense anche a telecamere spente.

 

Bale è davvero molto dedito al metodo ma c’è addirittura qualcuno che ha fatto peggio di lui…

Posizione 1



Daniel Day-Lewis 

 

Il più estremo method actor che possiate incontrare.

 

Già detentore del record assoluto di Premi Oscar al Miglior Attore Protagonista, si è lanciato in ogni sorta di follia per seguire il metodo: ha imparato il cecoslovacco per l’Insostenibile leggerezza dell'essere, ha vissuto nella foresta imparando a scuoiare animali e produrre canoe per L’ultimo dei Mohicani, ha vissuto una notte in prigione per Nel nome del padre, si è tatuato sul serio come John Proctor ne La seduzione del male, si è ammalato di polmonite rifiutando medicinali e giacche calde sul set di Gangs of New York.

 

Ha poi imparato a tirare di boxe come un professionista per The Boxer fratturandosi il naso, ha vissuto lontano dalla moglie per prepararsi all’abbandono de La storia di Jack e Rose e, dopo aver imparato a maneggiare alcuni attrezzi per l’estrazione del petrolio per Il Petroliere, si è ritrovato ad inviare sms presentandosi come Mr. President Abraham Lincoln ovviamente per Lincoln.

 

Tutto questo in meno di venti pellicole.

Day-Lewis ha infatti sempre scelto minuziosamente i ruoli da interpretare, intervallando i propri film con lunghissime pause.

 

Così facendo i suoi alter-ego sono sbocciati nel realismo più assoluto.

 

Nel corso della premiazione degli Oscar 2013 ha, inevitabilmente, ringraziato sua moglie Rebecca Miller per aver sopportato pazientemente una tale varietà di personaggi incompatibili tra loro che le giravano per casa. 

 

Serve altro per essere al top di questa classifica?



Chi lo ha scritto

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69 commenti

Lu

6 anni fa

Grazie per questo stralcio su Volonté
Per me uno dei più grandi!

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Matteo Mazzuto

6 anni fa

Eh si

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Marco Natale

6 anni fa

Si preparano già dagli annunci ahaha

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Marco Natale

6 anni fa

Beh ma Daniel Day-Lewis non scherza

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Fabrizio Cozzolino

6 anni fa

Si, ma non esattamente: egli non ebbe di certo le stesse possibilità di studiare all'actor's Studio. In un articolo di La Repubblica, Francesco Rosi ricorda così il "metodo" di Volonté:

"E quando si dice che diventava anche nella vita privata i personaggi che doveva rappresentare, è vero. Se ne impadroniva attraverso tutte le fasi e i dettagli della preparazione. Nel Caso Mattei c' è una scena in cui, mentre la giro, noto che Volonté cammina con i piedi piatti e mi chiedo perché. Improvvisamente ricordo che gli avevo fornito una fotografia di Mattei in cui teneva i piedi divaricati. Ecco, se n' era appropriato senza dirmi niente. Lavorava di scavo, elaborava e interiorizzava al massimo. E piano piano diventava Mattei, Levi, Luciano. Non è solo tecnica, è una straordinaria capacità di approfondimento. Il minimo gesto da imitare gli serviva per esprimere una personalità. [...] Non ha mai seguito gli eccessi dell' Actor' s Studio. Raggiungeva il risultato attraverso una trasformazione che veniva dall' interno. La sua capacità mimetica era incredibile. Un giorno venne sul set la compagna di Lucky Luciano, ci sediamo lei io e Volonté, in costume di scena. Lo guarda senza dire una parola e alla fine rivolta a me sentenzia: "è isso". Ma questo non lo otteneva con i trucchi. Era frutto di un' esplorazione, di un' elaborazione interiore sulle ragioni del personaggio."

Possiamo dire che utilizzava il rigore del metodo, aggiungendoci quella fortissima componente ideologica che ha caratterizzato gran parte della filmografia dell'attore (il più grande volto del cinema d'impegno civile, indubbiamente).

tratto da Gian Maria Volonté Il suo metodo? La tensione morale in La Repubblica del 2 Dicembre 2004.

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Maatz

6 anni fa

A me nemmeno, non so se hai visto i corti che hanno anticipato il film ma quello con Leto mi aveva messo hype per il film.. poi l'idea secondo me era quella di lasciarlo abbastanza in ombra per svilupparlo meglio in eventuali sequel, che probabilmente non vedremo mai

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Salvatore Messina

6 anni fa

difficile..ma non impossibile 🙏

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DocBrown

6 anni fa

Sinceramente in BR49 non mi é nemmeno dispiaciuto. Apparte che come dici tu si vede poco, pero non é che abbia recitato male, é semplicemente che il personaggio doveva essere freddo e senza umanitá e mi sembra che Leto abbia fatto un buon lavoro.

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Maatz

6 anni fa

Anch'io non lo capisco, in tutti i film che visto ha dato ottime interpretazioni, specialmente in Mr. Nobody e Dallas Buyers Club. Le critiche sono soprattutto sul Joker e il cattivo di Blade Runner, ma in entrambi casi il problema era la scrittura del personaggio, entrambi si saranno visti sì e no 10 minuti.

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Salvatore Messina

6 anni fa

io non credo di avere un attore italiano preferito, ma lui sicuramente è un ottimo attore

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