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Le 8 migliori prove di recitazione di Elio Germano

Uno sguardo sull'incredibile carriera di Elio Germano attraverso le sue migliori interpretazioni

Elio Germano è una delle personalità più interessanti del nostro attuale e controverso panorama cinematografico italiano.

 

L’attore, in qualità di artista e essere umano, ha fornito - e continua a fornire - un contributo al mondo dell’audiovisivo di cui forse non siamo abbastanza consapevoli.

 

I numerosi interventi pubblici che lo riguardano, tra conferenze e interviste promozionali, dimostrano un fatto: la sua volontà di educare, di promuovere una cultura che vada oltre il facile profitto, di manifestare dissenso per le scorrettezze e le ingiustizie esercitate da un Paese che fatica a stare al passo con i tempi.  

 

 

[Elio Germano è il giornalista Ennio Scribani ne Il signore delle formiche di Gianni Amelio, presentato in concorso alla 79ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia]

 

 

Nel 2007, nel contesto di un’intervista divenuta poi celebre (Schermaglie, Il cinema secondo Elio Germano, Parte I, a cura di Annalisa Picardi), Germano si esprimeva con schiettezza circa i problemi principali del nostro Cinema, confessando una sincera preoccupazione:

 

“Il problema in Italia è che c’è ancora una situazione molto medievale. [...] Non c'è un meccanismo statale che consente l’apertura artistica, la diffusione dell’arte alle persone.

C’è bisogno di qualche persona estremamente ricca che decide - invece di fare ancora più soldi - di spendere dei soldi, di sacrificarsi per far vedere un film di qualità”

 

E continuava:

“Ora io dico: ma chi se ne frega! Cioè, ma chi se ne frega se non fa ascolti?! 

È un servizio: come la sanità e l’istruzione così anche il Cinema; sono cose con cui devi nutrire le persone per alimentarle culturalmente"

 

Era un timore, quello di Germano, nei confronti di un Cinema che sembrava preferire l’intrattenimento all’impegno e la leggerezza all’ideologia politica.

 

La paura che il singolo individuo, ingozzandosi in continuazione di “omogeneizzati”, non riuscisse più a distinguere la qualità e finisse per disprezzare qualsiasi tipo di linguaggio considerato anticonvenzionale rispetto ai tempi correnti, solo perché incapace di leggerlo.

 

[Il pensiero di Elio Germano si manifesta anche nella Musica: l’attore fa parte del gruppo rap Bestierare che da oltre 20 anni, attraverso dischi autoprodotti e autodistribuiti, tratta temi sociali importanti quali il fenomeno dell’immigrazione, le discriminazioni e lo sfruttamento sul lavoro]

 

 

L’impegno politico di Elio Germano è una costante nella sua carriera ed è fondamentale parlarne perché esso, negli anni, ha certamente condizionato le sue scelte artistiche.

 

Scelte da sempre sostenute, come lui stesso ripete, dal privilegio di attore affermato che può permettersi di decidere di prendere parte a produzioni esclusivamente per piacere personale.

La maggior parte dei film in cui l’attore ha recitato, compresi quelli minori, hanno infatti in comune una serie di valori imprescindibili, gli stessi che ritroviamo tra le parole delle sue frequenti e piacevoli riflessioni.

 

Elio Germano ha lavorato perlopiù in produzioni che avessero qualcosa di significativo da dire, storie universali che fossero in grado di ampliare la coscienza anche di una singola persona.

 

Ne è la prova un film come Sangue - La morte non esiste, esordio alla regia del compianto Libero De Rienzo che Germano racconta essere stato realizzato “al limite dell’illegalità”, girato in sole quattro settimane, con un budget limitatissimo e numerosi problemi di distribuzione.

 

 

[Sangue - La morte non esiste è un film profondamente sperimentale che, a causa di discutibili scelte distributive, non è riuscito ad attirare l’attenzione di un’ampia fetta di pubblico: Elio Germano ne ha spesso promosso la proiezione negli eventi istituzionali ai quali è stato invitato]

 

 

Il suo attivismo ha trovato terreno fertile anche nella fondazione dell’Associazione Artisti 7607, nata nel 2010 “per riaffermare in Italia, dopo un ventennio di gestione monopolistica dei diritti connessi, la libertà degli artisti di scegliere a chi affidarne la tutela”; ma anche in alcuni progetti dedicati a questioni più ampie come la necessaria sensibilizzazione rispetto al fenomeno dell’immigrazione.

 

Elio Germano infatti è stato narratore e intervistatore in No Borders di Omar Rashid, primo documentario italiano in realtà virtuale che cerca di esplorare la crisi dei migranti in Italia, muovendosi tra il Centro Baobab di Roma e il presidio No Borders della città di Ventimigia, luogo di confine e simbolo dell’emergenza.

 

L’esperienza con la VR è proseguita qualche anno dopo con Segnale d’allarme, film diretto da Germano e Rashid, tratto dall’opera teatrale La mia battaglia, scritta dall’attore e da Chiara Lagani: uno spettacolo di realtà e finzione volto a riflettere sul danno delle politiche di persuasione che infettano qualsiasi discorso pubblico della nostra epoca.

 

[Il trailer ufficiale di Segnale d'allarme]

 

 

Un’altra curiosa costante riscontrabile nella carriera di Elio Germano è certamente la massiccia partecipazione a film biografici.

 

Dopo alcune esperienze televisive in età adolescenziale, l'attore ha fatto il suo esordio nel biopic con Il mattino ha l’oro in bocca nei panni del conduttore radiofonico Marco Baldini.

Successivamente ha anche interpretato Folco Terzani nell’adattamento cinematografico di Joe Baier de La fine è il mio inizio, autobiografia scritta a quattro mani da Tiziano Terzani e suo figlio; approdando infine nelle vesti di Giacomo Leopardi per Il giovane favoloso di Mario Martone.

 

La presenza di Germano nei biopic italiani, confermata dal suo coinvolgimento in produzioni più recenti come Volevo nascondermi e L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, è sintomatica anzitutto di una sua innegabile tendenza al trasformismo, tanto estetico quanto linguistico e gestuale.

 

Film come In arte Nino sopravvivono esclusivamente grazie al suo raffinatissimo lavoro con il corpo, nella mimica facciale così come nella postura, e allo sforzo di restituire un risultato credibile in termini linguistico dialettali.

 

 

[Elio Germano sul set di In arte Nino, film TV diretto da Luca Manfredi e realizzato da Rai Fiction]

 

 

Chi scrive sostiene che il motivo del successo di Elio Germano nelle produzioni biografiche sia anzitutto uno: la capacità di astrarsi da sé.

 

Un’abilità sconosciuta a molti attori italiani contemporanei che permette la fusione dell’interprete con il proprio personaggio - quindi con il proprio lavoro - e che nasce, nella maggior parte dei casi, dall’esperienza teatrale.

Questo perché solamente sul palcoscenico è possibile imparare ad annullarsi a favore del personaggio, a celare la propria individualità per far spazio all’urgente e al necessario.

 

“A me, ma anche a molti altri, capita il contrario: viviamo delle difficoltà nella vita comune, per esempio di comunicazione di fronte alle telecamere, ai flash, nelle passerelle, alle premiazioni.

 

E invece ci sentiamo molto a nostro agio di fronte alla macchina da presa, perché è un momento che dà senso a una serie di cose anche personali.

 

Non perché mi trovo di fronte a me stesso, ma perché sono di fronte al personaggio che interpreto, ovvero il mio lavoro. [...] È una situazione che mi permette realmente di uscire da me stesso, perché in quel momento sono il mio lavoro. [...]

È la stessa cosa che capita ad un falegname mentre lavora il legno, o a un contadino, a un ingegnere o a un architetto mentre fanno un progetto, cioè sono trasferiti nell’oggetto che lavorano.

 

 

Per gli attori poi, questo senso di uscire da sé in qualche modo è particolare, perché l’attore non lavora con un oggetto esterno, ma l’oggetto è il proprio corpo, se stesso”  

 

Questa volontà di separazione è ben evidente anche in film in cui Elio Germano non è unico e solo protagonista.

 

Un caso esemplare è Diaz - Non pulire questo sangue dove l'attore interpreta un giornalista della Gazzetta di Bologna recatosi a Genova per documentare l’evolversi dei fatti dopo la morte di Carlo Giuliani in seguito agli scontri per il G8 del 2001.

 

 

[Elio Germano in una scena di Diaz - Non pulire questo sangue, film del 2012 di Daniele Vicari]

 

In questa Top 8 cercherò di ripercorrere i momenti più alti della carriera di Elio Germano.

 

I film selezionati sono stati in grado di valorizzare il talento di un grandissimo attore raccontando l’Italia attraverso differenti punti di vista.

 

Tutte le prove di Elio Germano, inserite rigorosamente in ordine cronologico, hanno contribuito ad alimentare il discorso critico sul nostro Paese, mettendone in risalto il valore culturale ed evidenziandone al tempo stesso le oscure contraddizioni, unite alle inevitabili conseguenze psicologiche sulla collettività.

 

Non resta che augurarvi buona lettura!

 

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Posizione 8

Mio fratello è figlio unico

di Daniele Luchetti, 2007

 

Nel 2007 Elio Germano vince il suo primo David di Donatello come Migliore Attore Protagonista per la sua interpretazione in Mio fratello è figlio unico, film di Daniele Luchetti presentato con successo nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2007.

L’attore ha già 27 anni, ma nel film interpreta Accio, un adolescente irrequieto e affascinato dalle ideologie fasciste del Movimento Sociale Italiano negli anni ‘70. 

Al suo fianco, complice il successo precedente di Ho voglia di te, Riccardo Scamarcio veste i panni del fratello maggiore Manrico: un carismatico comunista costantemente impegnato nelle battaglie operaie e nell’organizzazione di scioperi e occupazioni.

Il film è sostanzialmente un racconto di formazione tra solitudine, anticonformismo e ideologia politica, ispirato al libro Il fasciocomunista di Antonio Pennacchi (l’autore ha tuttavia preso le distanze dall’adattamento cinematografico, criticandone l’approccio superficiale impiegato nella rappresentazione della figura del fascista).  

Al centro delle vicende lo scontro non solo ideologico di due fratelli, ma lo spirito burbero e squisitamente anticonformista di Accio, mosso da incoerenze e fragili convinzioni.

Elio Germano è perciò il cuore della narrazione: il suo personaggio, riluttante nei confronti di qualsiasi forma di controllo - familiare, politico e religioso - è il soggetto preferito delle inquadrature più potenti.  

 

“A Elio ho fatto una richiesta diversa, che è quella di interpretare un personaggio molto diverso da sé, però senza giudicarlo, senza voler per questo rappresentarlo come un mostro. Quindi gli ho chiesto di recitare in questo film stando dalla parte del personaggio e quindi capire le sue ragioni sentimentali e caratteriali”.

(Daniele Luchetti)

 

Disponibile a noleggio su Apple TV, Chili, TIMVision, Google Play e Amazon Store

 

Posizione 7

La nostra vita

di Daniele Luchetti, 2010

 

Qualche anno dopo di Mio fratello è figlio unico, Elio Germano torna a lavorare con Daniele Luchetti, ma stavolta la sua interpretazione gli conferisce una posizione agognata da molti colleghi.

 

 

Ne La nostra vita Luchetti racconta la storia di Claudio, un operaio edile sconvolto dalla morte prematura della moglie che, rimasto solo con tre figli, decide di fiondarsi nella conquista disperata di denaro e beni materiali.

 

L’intreccio apparentemente semplice è il pretesto per mettere in scena la difficile condizione del proletariato italiano del nuovo millennio, costantemente alla ricerca di un benessere fantasma.

 

 

Elio Germano conferma il suo talento con una sorprendente prova recitativa che trova il suo massimo significato nelle sequenze più toccanti, come quella in cui Claudio è al funerale della moglie e canta a squarciagola Anima fragile di Vasco Rossi.  

 

Grazie alla sua straordinaria performance, l’attore viene insignito del Prix d’interprétation masculine al 63° Festival di Cannes, ax aequo con Javier Bardem (l’ultimo italiano prima di lui ad essersi aggiudicato un riconoscimento così prestigioso fu Marcello Mastroianni con Oci ciornie nel 1987).

 

Disponibile su Prime Video, Sky e NOW 

 

Posizione 6

Il giovane favoloso

di Mario Martone, 2014

 

Con Il giovane favoloso Elio Germano dimostra di poter incarnare con profonda consapevolezza l’essenza di un’icona della Letteratura mondiale.   

 

Per portare in scena il suo Giacomo Leopardi, l’attore romano lavora molto con il corpo e la mimica facciale, elaborando nel dettaglio una combinazione di espressioni elegantissime su cui si costruisce tutta la drammaticità di un biopic che non ha eguali nel Cinema italiano.

 

Mario Martone realizza un’opera imponente, tortuosa e sofisticata, che spinge lo spettatore all’inevitabile immedesimazione nel pensiero filosofico leopardiano.

Un film in cui il poeta non è solo protagonista, ma anzi è narratore visionario del mondo, perennemente impegnato nella sofferta difesa della propria “diversità”.

 

L’approccio biografico è infatti arricchito dalla volontà di trasmettere un messaggio universale di più ampio respiro, non solo sull’incognita dell’esistenza umana ma anche sul significato di artista e intellettuale nel rapporto complicato con la politica.

Tutta la poesia delle immagini confluisce in un finale di sovrumana bellezza: sui versi de La Ginestra si apre un percorso onirico tra le meraviglie naturali del nostro pianeta; mentre affiora il viso di Germano, rigato dalle lacrime e in uno stato di apparente ibernazione, intento ad osservare con commozione un meraviglioso cielo stellato.

 

Grazie alla splendida interpretazione dell’attore e al lavoro sopraffino di Martone, Il giovane favoloso rimane ancora oggi un’opera eccezionale in grado di raccontare la realtà immutabile di una pietra miliare della nostra Storia.

 

Disponibile su Sky e NOW 

 

Posizione 5

Suburra

di Stefano Sollima, 2015

 

Elio Germano ha il pregio di essere stato in più occasioni un ottimo co-protagonista.

 

Nel 2015 viene scelto per interpretare un personaggio secondario in Suburra, film diretto da Stefano Sollima tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, che qualche anno dopo si sarebbe trasformato nella prima serie TV italiana distribuita da Netflix.  

 

Il film è focalizzato sul racconto di diverse storie di malavita interdipendenti, sullo sfondo dell’assegnazione degli appalti per la costruzione di un porto turistico nel quartiere ostiense.  

 

Elio Germano interpreta Sebastiano, un impacciato organizzatore di eventi che, dopo l’improvviso suicidio del padre, si trova costretto a far fronte ai numerosi debiti lasciatagli in eredità.  

 

A pretenderne la restituzione è il capo del clan zingaro Manfredi Anacleti - interpretato da un grande Adamo Dionisi - con il quale Sebastiano intreccia suo malgrado un rapporto di stretta dipendenza e profonda sottomissione.  

 

Sollima ci guida in un intricato vortice apocalittico di orrori e degrado, realizzando un thriller che, attraverso la rielaborazione degli stilemi del noir e del gangster movie, riesce a reinventare il racconto del crimine nel Cinema italiano.

 

Tra le atmosfere neon tipiche della modernità tecnologica e le sonorità shoegaze degli M83, Elio Germano risplende in una prova attoriale degna di nota e sostanziata da alcune sequenze incisive, come quella finale in cui emerge il celebre topos del regolamento dei conti.

 

Disponibile su Netflix, Prime Video e Rai Play 

 

Posizione 4

Alaska

di Claudio Cupellini, 2015

 

Di produzione italo-francese e terzo lungometraggio di Claudio Cupellini, Alaska mette in scena la straziante storia d’amore di due giovani: Fausto e Nadine.

 

 

I protagonisti vivono in una condizione di profonda solitudine, alla ricerca di una forma di riscatto ma incapaci di attenersi a un percorso lineare.

 

 

Al centro delle vicende il loro incontro fatale e la costruzione di un legame autodistruttivo, continuamente messo alla prova da reciproche mancanze.

 

Come la storia di Fausto e Nadine, anche Alaska segue un’evoluzione fatta di continue ripartenze, un sentiero a tappe costellato di ostacoli solo apparentemente superabili.

 

 

Elio Germano e Àstrid Bergès-Frisbey interpretano magistralmente i rispettivi personaggi portando in scena un’intesa drammatica sensuale e sentimentale che esprime, grazie anche al taglio realistico scelto da Cupellini, la sofferenza di due anime destinate alla delusione.

 

Disponibile su Rai Play 

 

Posizione 3

La tenerezza

di Gianni Amelio, 2017

 

Ambientato in una Napoli aliena - ben lontana dal luogo comune della città partenopea -  La tenerezza racconta la vecchiaia colpevole di Lorenzo (Renato Carpentieri), un avvocato in pensione che ha ormai perso l’interesse verso i propri affetti.

 

La quiete della sua solitaria esistenza viene interrotta improvvisamente da un incontro fortuito: una donna di nome Michela (Micaela Ramazzotti) si è appena trasferita nell’appartamento adiacente al suo insieme al marito Fabio e ai figli piccoli.  

Il Cinema di Gianni Amelio riesce spesso a rappresentare l’origine misteriosa del sentimento, grazie alla sua limpidezza e alle sue eccezionali abilità di sottrazione.  

 

Anche in questo film pieno di contraddizioni emotive, tanto delicato quanto crudele, il regista racconta una ripartenza, metafora di un’epoca intossicata dalla ricerca di un significato, di una tenerezza, di una mano che afferra un’altra e la stringe.

Elio Germano interpreta Fabio, un ingegnere navale profondamente estraniato dalla realtà circostante e covante di una rabbia spasmodica e nervosa.

 

L’attore romano, dallo sguardo vitreo e febbrile, restituisce tutta l’inconsistenza della depressione, concretizzata da un gesto disperato che diventa il simbolo di una sempre più necessaria rivalutazione di sé.

 

La sua prova attoriale raggiunge l’apice nella sequenza ambientata all’interno della splendida Galleria Umberto I, in quell’urlo provocato e nella successiva ritrattazione emotiva.

 

Disponibile su Sky, NOW e Rai Play 

 

Posizione 2

Volevo nascondermi

di Giorgio Diritti, 2020  

 

Diretto da Giorgio Diritti, Volevo nascondermi è un’opera incentrata sulla vita del pittore Antonio Ligabue.

 

Attraverso lunghe panoramiche, dettagli e primi piani di vibrante intensità, Diritti rappresenta l’impeto e la libertà all’interno di una cornice di meravigliose pianure, rendendo la natura una gradevole co-protagonista in simbiosi con lo spirito delle opere di Ligabue.

 

Elio Germano si cala nella parte di questo ospite della vita, passante indiscreto e spesso umiliato, con la purezza di un bambino e l’istinto di un animale feroce che non conosce il pensiero razionale e dunque è immune all’arrivismo, alla superbia e all’avidità.

 

Interprete perfetto perché mai macchiettistico, l’attore predilige un approccio intimista e carnale, sfruttando a pieno il suo volto stravolto dal trucco prostetico e dimostrando ancora una volta ottime abilità di emulazione.

 

L’eccellenza del suo lavoro viene premiata al Festival di Berlino con l’Orso d’argento al migliore attore che egli dedica “a tutti gli storti, tutti gli sbagliati, tutti gli emarginati e tutti i fuori casta”.

 

Disponibile a noleggio su Amazon Store, Rakuten TV, TIMVision, Google Play e Apple TV

 

Posizione 1

America Latina

di Damiano e Fabio D’Innocenzo, 2021  

 

Massimo Sisti è un dentista di Latina che vive con la sua famiglia - una moglie e due angeliche figlie - in un’enorme villa di campagna, conducendo un’esistenza di calma apparente.

 

Questo fino alla scoperta, sconvolgente ed imprevedibile, di qualcosa - o qualcuno - che abita le tenebre della cantina della casa.

 

America Latina dei Fratelli D’Innocenzo mette in scena, all’interno di un vero e proprio non-luogo che ha l’aria di essere abbandonato a se stesso da anni, il progressivo delirio paranoide di Massimo, spesso inquadrato a partire dal suo marziano cranio calvo.  

 

Al contrario di Favolacce, dove Elio Germano interpreta un brutale capo famiglia, qui l’attore veste i panni di un padre (e un figlio) fragile e irrequieto, un personaggio che vive di incubi ad occhi aperti, terrorizzato dal confronto con il proprio riflesso.  

 

Il film, caratterizzato da un approccio autoriale arricchito da influenze di genere, è completamente focalizzato sulla figura di Elio Germano: egli è il fulcro della racconto e tutte le scelte stilistiche sono finalizzate alla sua rappresentazione. 

 

Disponibile su Sky e NOW 

 



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