“Video killed the radio star” è falso tanto quanto “Streaming killed the cable TV”, perché la televisione nella sua accezione più classica, per quanto questa possa poi evolversi e trovare nuove forme di fruizione attraverso le piattaforme streaming, rimane altare di ogni spettatore alla ricerca di evasione.
Questo vale ancora di più durante il Natale.
Presi da feste, pranzi, cene, aperitivi addolciti da eupeptici cocktail allo zenzero e caloriche bevande al Vov, corse ai regali accompagnate dalla soundtrack di Mamma ho perso l’aereo composta da John Williamse incontri con amici vicini e lontani, si finisce la giornata a sognare quella meravigliosa oasi di conforto identificata con il più grande traguardo ingegneristico del genere umano: il divano.
Sul divano ci fiondiamo dopo una doccia calda, cercando rifugio dalle temperature da The Day After Tomorrow indossando ridicoli calzini di lana, mentre la nostra stufa cerca di scaldarci, il pandoro al limoncello ci ingrassa di calorie, il gatto ci disturba e il cane dimostra affetto piazzandoci il suo naso bagnato sulla guancia, innescando un pigro tentativo di addentare il soffice spuntino natalizio con un gesto di lingua degno di un gol di rapina in Zona Cesarini.
Tuttavia, mentre la TV generalista affossa nel suo palinsesto di dubbio gusto, noi sorridiamo alla nostra smart TV cercando asilo nei 567 abbonamenti alle piattaforme streaming, convinti di aver diritto all’ultima risata.
Così non è.
Perché la televisione, quella fatta bene e che un giorno risorgerà, è fatta da uomini e donne illuminati il cui sacro e difficile compito è di filtrare per gli spettatori, pestati a sangue dalla vita armata di stalagmiti, quello che le produzioni di tutto il mondo sfornano senza soluzione di continuità, dimenticando spesso la dignità del proprio mestiere.
[Questo frame di Star Wars Holiday Special del 1978 è, ovviamente, puramente casuale rispetto al concetto di brutti speciali festivi]
Non lasciatevi però vincere dallo sconforto.
Abbracciate la redazione di CineFacts.it, perché ci pensiamo noi - grazie al contributo degli Amici di CineFacts che hanno scelto questa Top 8 - a guidarvi nel tripudio di produzioni televisive per suggerirvi cosa vedere.
Cosa c’è da vedere?
Quali sono i migliori speciali a tema realizzati dagli show televisivi più amati e quali vi consigliamo durante queste feste?
In questa Top 8 diventiamo i programmatori di un palinsesto virtuale da remixare a vostro uso e consumo, al fine di regalarvi quel tepore tipico delle festività passate a oziare sul sacro divano.
Perché in quella giungla di contenuti che sono le piattaforme streaming, gli special dedicati al Natale sono una miriade e, troppo spesso, sono pure prossimi alla soglia dell’inavvicinabile.
C’è da dire che gli speciali di Natale sono molto difficili da portare a casa e nauseare lo spettatore con una storia imbottita di buoni sentimenti, rappresentati con la sensibilità di messa in scena tipica di un pezzo di freddo acciaio lasciato a prendere aria su Nettuno, è molto facile.
Per questa ragione veniamo in vostro soccorso per proporvi episodi di serie TV, speciali Natalizi o puntate di serie animate il cui contenuto ha rispetto del vostro intelletto, dello storytelling per immagini, della vostra glicemia e, soprattutto, che siano in grado di farvi ridere, meravigliare e stimolare il meglio del vostro spirito festivo senza farvi sentire sotto l’effetto di una strana droga da consumare in peculiari, quanto pratici, bastoncini a strisce rosse e bianche.
Buon Natale e Buone Feste dalla Redazione di CineFacts.it!
Ecco, immaginate una sitcom di quel tipo, ma con una famiglia di dinosauri antropomorfi come protagonista.
Creato da Jim Henson (figlio di Brian, il “papà” dei Muppets) e Walt Disney Television, I Dinosauri andò in onda negli States su ABC dal 1991 al 1994.
Le quattro stagioni della serie vennero in seguito trasmesse in Italia su storici (e meravigliosi) programmi per ragazzi come Big, Solletico e Disney Club.
Pangea, era Mesozoica.
La famiglia Sinclair è formata da Earl (un megalosauro), padre di famiglia tontolone che di professione fa il boscaiolo; Fran (allosauro) moglie, madre e casalinga; Robbie (ipsilodonte) è il primogenito di Earl e Fran, ribelle e appassionato di sport e ragazze; Charlene (protoceratopo), secondogenita dei Sinclair, è la classica adolescente vanesia preoccupata del proprio aspetto e di poco altro; Baby Sinclair (megalosauro come papà) è il cucciolo di famiglia, impertinente ed estremamente comico.
A questo punto potrebbe sorgere un dubbio: come realizzare una puntata di Natale in un contesto narrativo ambientato 60 milioni di anni prima della nascita di Cristo?
Ovvio, creando una giornata celebrativa dove si festeggia l’avvento della più grande invenzione della Storia, quella che ha consentito ai dinosauri di smettere di cacciare e vagabondare in cerca di cibo: il frigorifero!
Utilizzando questo spunto, semplice ma efficace, Il giorno del frigo continua sulla falsariga degli episodi precedenti de I Dinosauri: divertire parlando anche di tematiche socialmente rilevanti. Non a caso, nel corso della sitcom - nonostante fosse solo l’inizio degli anni ’90 - si trattò di diritti LGBTQ, razzismo, molestie sessuali, censura, pacifismo, abuso di droghe, ecc.
La puntata natalizia de I Dinosauri diventa dunque un modo per picconare il sistema capitalista, quello che premia la forma a discapito della sostanza, di sbeffeggiare il “mito/miraggio della tredicesima”, oltre a ribaltare concettualmente la parabola di crescita di Ebenezer Scrooge.
Gesù non è ancora arrivato, Babbo Natale non si cala dal camino, ma ne Il giorno del frigo i dinosauri cantano i Christmas Carol, si scambiano regali e si stringono in affettuosi abbracci familiari.
Eppure, in questa produzione (ancora godibilissima, nonostante 30 anni sulle spalle) non si trova alcuna retorica, ma solo qualche bello spunto di riflessione, risate e un caldo spirito natalizio.
“Questa è la maxi-storia di come la mia vita è cambiata, capovolta, sottosopra sia finita, seduto su due piedi qui con te ti parlerò di Willy superfico di Bel Air”.
Se anche voi leggendo queste parole siete in grado di continuare a cantare… beh, molto probabilmente Willy, il principe di Bel Air è stata parte delle vostre giornate passate sul divano davanti a Italia 1.
Andata in onda negli Stati Uniti sul canale della NBC dal 1990 al 1996 per un totale di 148 episodi, questa sitcom con protagonista un giovanissimo Will Smith fu un successo straordinario che lanciò il rapper - al tempo sommerso dai debiti - nel mondo del Cinema.
Il segreto di tanta fama è da attribuirsi sia al tono comico che permane durante tutte e sei le stagioni, sia alla storia che vede protagonista un ragazzo proveniente dal ghetto trasferirsi nel quartiere altolocato di Bel-Air.
Il contrasto tra due realtà sociali differenti si presta benissimo ai siparietti comici, come quelli che caratterizzano anche l’episodio natalizio Prima del battesimo della quarta stagione.
Siamo a Natale e tutti i componenti della famiglia di Willy sono in fermento per il battesimo del piccolo Nicky.
La corsa ai regali - a causa del periodo natalizio - è più sentita che mai, ma Willy si sente a disagio dato che ha comprato a Nicky solo un pupazzetto. In un momento di follia e disperazione decide perciò di annunciare che per il battesimo di suo nipote ha ingaggiato i Boyz II Men... le cose non saranno però così facili.
L’episodio inizia come una favola - la storia è un flashback raccontato da zio Philip al Nicky di 5 anni - ed è caratterizzato da un’atmosfera natalizia palpabile, grazie alle varie situazioni che vedono il personaggio di Will Smith protagonista.
Nonostante si intuisca subito come andranno a finire le vicende, in Prima del battesimo le risate e il senso di aggregazione caratteristici del periodo dei regali sotto l'albero riescono a scaldarci il cuore come una cioccolata calda gustata sul divano di casa... con in sottofondo il meraviglioso canto dei Boyz II Men.
A inizio 2000 sbarcò sulla Televisione italiana Futurama, serie animata creata dal già famoso Matt Groening (creatore de I Simpson) e andata in onda fino al 2014, anno in cui si è conclusa la sua settima stagione.
La serie narra le vicende del protagonista Philip J. Fry, un fattorino delle pizze che vive nella New York del 2000 e che, finendo per errore in una capsula criogenica, viene congelato per un millennio svegliandosi così nella New New York dell’anno 3000.
Ormai senza più gli amici e i parenti di una vita, Fry socializzerà con quelli che diventeranno i suoi compagni di avventura, una sorta di nuova famiglia multietnica composta da esseri come il vecchissimo professor Farnsworth (suo pronipote), la mutante Leela e l’irriverente robot Bender.
Tra ex cabine telefoniche diventate cabine per il suicidio e navicelle spaziali capaci di viaggiare a una velocità incredibile - rimanendo immobili ma muovendo l’universo intorno - nell'ottava puntata della seconda stagione seguiamo la bizzarra combriccola in una gita in montagna, durante il periodo natalizio… o sarebbe meglio dire: nasalizio!
Nella puntata Babbo Nasale, infatti, Fry scopre che il suo tanto amato Natale è stato sostituito dal Nasale: la tradizione dello scambio dei regali c’è ancora, ma le palme da cocco hanno preso il posto degli iconici abeti e il classico Babbo di rosso vestito non è più il gaudente e gioviale vecchietto paffuto dei suoi ricordi d’infanzia.
Il Santa Claus del 3000 - doppiato nella versione originale da John Goodman - è un robot progettato per fare le veci del Babbo Natale del millennio precedente ma, a causa di un errore di programmazione, il suo metro di valutazione per giudicare la bontà di una persona è completamente fuori scala: per lui sono sempre tutti cattivi e meritano di essere puniti.
“Se ti sorprende di notte ti stacca la testa e ti farcisce il collo con i giocattoli della sua sacca dell’orrore!"
Inutile chiedergli di ricontrollare la lista dei buoni e dei cattivi: con i suoi 50 controlli al secondo Babbo Nasale è infallibile!
Impegnato nella ricerca del regalo per Leela, Fry si troverà faccia a faccia con questa futuristica versione di Santa Claus che, imbracciando una mitragliatrice e lanciando dalla sua slitta corazzata delle esplosive “palline di Nasale a mano”, trasformerà la classica magica atmosfera decembrina in qualcosa di molto più turbolento.
La sitcom - andata in onda dal 2005 al 2013 e girata in stile falso documentario - racconta in maniera irriverente la quotidianità degli impiegati di una sede della Dunder Mifflin Paper Company, guidati da Michael Scott, un capo incompetente e sgradevolmente comico (Steve Carell).
Ogni occasione è buona per non lavorare e... quale occorrenza è migliore di una festa di Natale per oziare?
Nell’episodio 2x10, Spirito natalizio, il party planning committee organizza uno scambio di regali secondo la regola del Babbo Natale segreto, con un tetto massimo di venti dollari ma, nemmeno a dirlo, Michael rovina la festa a tutti regalando a Ryan, un suo sottoposto, un costoso iPod video.
Lo schema è simile a quello di molti altri episodi di The Office: il disperato bisogno di Michael di essere amato lo porta a compiere azioni che sortiscono l’effetto contrario; ma ciò che lo rende irresistibile ai nostri occhi e ci porta ad affezionarci a lui è l’ingenuità e la purezza che si celano dietro a una condotta non sempre lodevole.
Lo spirito natalizio - che non a caso ha a che fare con quindici bottiglie di vodka - è quello che ci scalda il cuore quando, alla fine, Michael viene invitato a proseguire la festa in un pub: i suoi dipendenti sono la sua famiglia e, in fondo, il suo unico desiderio è passare del tempo con loro e non soltanto con Dwight, fidato assistente del direttore regionale.
L’episodio, tuttavia, viene ricordato soprattutto per uno dei momenti più iconici della coppia che rappresenta il cuore pulsante dell’ufficio: il dono da parte di Jim a Pam di una teiera colma di ricordi legati alla loro amicizia e corredata da un bigliettino in cui, forse, le rivela finalmente i suoi sentimenti.
Purtroppo, Jim perde il coraggio e si rimette il biglietto in tasca.
Non è ancora il loro momento, ma quest’attimo così dolce e intimo tra i due colleghi rimane uno tra i preferiti dai fan.
Tra Jim e Pam c’è ancora speranza, Michael è stato perdonato e accettato dagli altri, Meredith si è presa una sbronza e si è denudata: è Natale!
I community college sono quelle istituzioni accademiche americane che, a livello locale, formano studenti di ogni età su materie generiche per entrare nei college ordinari, nelle università o semplicemente per conseguire certificati e diplomi.
Greendale è una di queste, ma è immaginaria: qui si svolge Community, serie televisiva ideata da Dan Harmon (Rick and Morty vi dice qualcosa, vero?) e tramessa dalla NBC e Yahoo! Screen per sei stagioni a partire dal 2009.
Protagonista della serie è un gruppo disomogeneo di sette individui che si riuniscono per frequentare un corso di spagnolo: c'è il cinico e sbruffone Jeff (Joel McHale), l’attivista Britta (Gillian Jacobs), la brillante studentessa Annie (Alison Brie), l’ex quarterback Troy (Donald Glover), la religiosissima Shirley (Yvette Nicole Brown), l’imbarazzante Pierce (Chevy Chase) e l’appassionato di Cinema e serie TV Abed (Dany Prudi), il vero personaggio principale di questo episodio natalizio.
Probabilmente vittima di un esaurimento nervoso, in questa puntata Abed è convinto di trovarsi in una dimensione in cui sé stesso e tutto l’ambiente circostante sono rappresentati in versione stop-motion.
Ovviamente l'episodio è stato realmente realizzato con la tecnica passo uno.
Abed sostiene che questo sia un segno del fatto che il gruppo debba riscoprire il significato del Natale, anche perché i compagni sembrano non volerlo nemmeno celebrare.
Alla luce di queste dichiarazioni, però, i suoi amici si preoccupano per la sua salute mentale e chiedono l’aiuto al professor Duncan (John Oliver), il quale ipnotizza tutto il gruppo trasportandolo nel “Mondo Invernale” di Abed per assecondare la sua allucinazione e aiutarlo.
Inizia così una vera e propria quest in cui non mancheranno risvolti commoventi.
L’incontrollabile Natale di Abed è il perfetto episodio natalizio di Community: attraverso il tipico umorismo surreale e metafisico della serie si riflette in maniera per niente superficiale su cosa rappresenti questa festa per persone diverse. Il contorno - che però ha l'aspetto di una portata principale - è un’animazione in stop-motion che è semplicemente una delizia per gli occhi.
Una lezione per scoprire che il vero significato del Natale non è altro che l’infinita ricerca di quest'ultimo.
Ma soprattutto un modo per farci capire come non sia importante il Natale in sé, quanto piuttosto festeggiarlo per stare insieme con chi sia ama.
Famiglia o amici, poco importa: a volte possono anche essere la stessa cosa.
Se ricordate la Banda Disney disegnata col suo stampo “tradizionale” dal layout di questa serie potreste ricevere un bello shock!
Si tratta di Topolino (Mickey Mouse in originale) per la regia di Paul Rudish, nome noto del Cartoon Network Studios che porta in questo prodotto tutte le atmosfere di quell’animazione televisiva tipica dei loro cartoon.
La serie esordì su Disney Channel nel 2013 con episodi di durata variabile dai 3 ai 7 minuti circa.
Discostandosi dai prodotti zuccherosi e prescolari degli ultimi decenni, ha riscosso un buon successo (non certo senza inferocite critiche dei puristi) anche grazie allo stile dei disegni che può ricordare - anche nelle sceneggiature - il Topolino birbantello degli anni ’30.
Accanto al protagonista troviamo gli altri personaggi della Banda Disney e, tra loro, l'immancabile Paperino!
A lui nel 2016 è stato dedicato uno speciale episodio di 22 minuti.
In Un Natale per Paperino (Duck the Halls) il Papero decide di trascorrere le vacanze natalizie in compagnia degli amici Topolino e Pippo e inaugurare tutte le tradizioni che, costretto in quanto pennuto a migrare ogni inverno verso paesi più caldi, non ha mai potuto assaporare.
Sarà ovviamente il topastro a “iniziare” l’amico al Natale: ma il suo smielato entusiasmo per ogni cosa potrà mai combaciare con le difficoltà fisiche del papero?
I registi dello special Alonso Ramirez Ramos e Dave Wasson, con il direttore dell’animazione Paul Rudish, riescono a farci empatizzare sia col sofferente e infreddolito Paperino sia con l’esaltato Topolino, tanto che vorremmo essere dentro lo schermo a depennare con loro uno dei 188 eventi sulla lista delle cose da fare prima della mattina di Natale!
Decisamente distante dalla tradizione del Canto di Natale di Topolino, questo speciale ha però già tutte le carte in regola per diventare una di quelle produzioni che consentono allo spettatore di entrare al meglio nell’atmosfera delle Feste…
Perché sotto sotto, almeno una volta, tutti siamo stati incantanti dal Natale come Paperino ed è difficile rimanere insensibili davanti al fascino di questa Festa, che si celebri con o senza neve!
Disponibile su Disney+ (N.B: la scheda del catalogo propone il titolo italiano errato: Feste di Natale - Speciale natalizio con Topolino)
Retsuko, una tenera pandina rossa antropomorfa, lavora nel reparto contabilità in una società commerciale giapponese.
Goffa, timida e sempre con la testa tra le nuvole, ha un'insana passione per i karaoke bar dove si sfoga cantando... death metal.
Sono questi i presupposti su cui si basa Aggretsuko - crasi di Aggressive Retsuko - serie animata ispirata a un personaggio della Sanrio.
Sì, la Sanrio: proprio quella di Hello Kitty.
La serie ci offre un focus colorato e pungente sulla vita di una comune giovane alle soglie dell'età adulta, con tutte le gioie, le delusioni, i dolori che la sua età comporta.
In Buon metallo e buon anno Retsuko avrà a che fare con la dipendenza dai social network.
La puntata si apre con una colonna sonora a tema, cioè la cover in chiave punk di Jingle Bells realizzata da Tim Timebomb e The Interrupters.
I rapporti della pandina sono sempre più evanescenti e labili, lei stessa si definisce incapace di eccellere sia in amore sia nella vita privata; insicura e sempre alla spasmodica ricerca di validazione, Retsuko verrà travolta in pieno dal sistema dei like su Instagram.
Il suo feed traboccherà di piatti insipidi ma instagrammabili e di selfie sempre più frequenti.
In questo special emerge la necessità attuale di ostentare la propria vita, di patinare le proprie esistenze a discapito delle esperienze reali.
C'è un'occasione più ghiotta della vigilia di Natale per sfoggiare opulenza e divertimento?
Ancor più in Giappone, dove il Natale è una festa importata e un'occasione per fare vita mondana!
Nella puntata troviamo i personaggi principali della serie - il direttore maiale Ton, l'acuta fennec Fenneko, la tenera iena Haida - alle prese con una cotta non corrisposta per Retsuko, rappresentata dalla smorfiosa gazzella Tsunoda.
Non possono mancare la direttrice gorilla Gori e la signorina uccello Washimi, due personaggi che paiono tratti da una versione - paradossalmente - più umana di Sex and the city.
Così come non può mancare una corposa dose di metal e frustrazione!
Realizzare uno speciale natalizio è un compito maledettamente difficile e se non mi credete provate a reperire lo Star Wars Holiday Special del 1978, passato alla Storia della televisione come una delle peggiori opere mai realizzate per il piccolo schermo.
Fallire con Star Wars nel 1978 era difficile, eppure ci sono riusciti spettacolarmente.
Le feste sono però un periodo ghiotto.
Tutti guardano la TV. Tutti cercano di scaldarsi, attorniati dalle persone che amano, ridendo o piangendo con qualcosa che gli ricordi di avere anima e cuore.
Questo motore, questa grandiosa lore riservata unicamente al periodo natalizio, ammanta questo arco temporale di una poetica molto potente.
Per questa ragione non esiste serie TV, live-action o animata, che non abbia provato a realizzare un episodio a tema.
Molti di questi falliscono miseramente inscenando mappazzoni sdolcinati e demenziali nella loro surreale bontà, altri si rifugiano nella sempreverde rielaborazione dei classici e, infine, solo alcuni seguono la via della creatività, sporcandosi le mani per generare storie originali che contaminino le festività con il carattere narrativo delle proprie produzioni.
Per chi scrive quest'ultima è la strada più interessante e Ted Lasso, tra i molti pregi, ha quello di aver messo relativamente in pausa l’evoluzione narrativa della sua storia per creare una straordinaria parentesi da dedicare al Natale.
Che conosciate o meno la serie, che siate a vostro agio con la trama e i personaggi, poco importa.
Canto delle campane è un meraviglioso esempio di come realizzare uno speciale di Natale utilizzando i propri personaggi, la propria voce e il carattere di uno show per veicolare la magia e un certo blues delle feste.
In questo episodio c’è tutto: la malinconia del gioviale quanto complesso Ted Lasso (Jason Sudeikis), il surreale umorismo greve di Roy Kent (Brett Goldstein), le sfaccettature di Rebecca Welton (Hannah Waddingham), l’ingenua bonarietà di Higgins (Jeremy Swift) e l’eterogenea caratterizzazione dei giocatori del Richmond Football Club.
È Natale e a regnare in questo speciale è la comicità che caratterizza lo show, per veicolare tutti quei sentimenti legati alle feste e alle sue storie attraverso le situazioni e la poetica di Ted Lasso.
Volete passare un Natale con i giocatori del Richmond, con Roy Kent e scoprire come intrattengono gli ospiti Rachel Weisz e Daniel Craig?
Bene: Canto delle campane vi farà passare una straordinaria parentesi festiva.