Quali sono secondo voi le migliori serie TV uscite nel 2020?
Noi di CineFacts.it abbiamo provato a stilare la classifica delle prime 8 prendendo in esame solo le serie che hanno esordito nel 2020, quindi senza considerare le stagioni 2, 3, 5 oppure 8 di una serie iniziata prima dell'anno appena passato.
Non è stato affatto facile decidere quale prodotto televisivo fosse stato meglio di un altro, soprattutto perché mettere d'accordo tante teste è sempre complicato, ma su una cosa siamo stati tutti d'accordo: le prime due posizioni.
Questo perché nel 2020 sono uscite tante serie meritevoli, ma ce ne sono state due che sono davvero emerse nel panorama seriale.
L'anno appena concluso ci ha visto costretti in casa dalla pandemia, dal lockdown e dallo smart working: tutte situazioni orrende e sgradevoli, ma che cinicamente hanno fatto sì che il tempo da dedicare alle serie TV aumentasse.
In primavera abbiamo salutato con entusiasmo l'esordio anche nel nostro paese della nuova piattaforma Disney+ che si è andata ad aggiungere alle già note Netflix, Prime Video, Infinity, TIM Vision... il panorama seriale è in continua evoluzione, soprattutto da quando i servizi streaming hanno preso piede nelle nostre vite rendendoci capaci di fare binge watching e di poter decidere la nostra dieta seriale quotidiana in maniera autonoma.
Gli investimenti sono sempre più grossi, il pubblico è sempre più ampio e la qualità continua a salire: per un fanatico di serie TV questo non può che essere un lato positivo!
Alle serie TV che troverete in classifica dobbiamo aggiungere citandole anche quelle che sono state amate dalla redazione, ma che non hanno ricevuto abbastanza voti per entrare in Top 8:
Lovecraft Country: serie fantasy horror HBO trasmessa da Sky, che mescola i temi cari a Jordan Peele con l'orrore lovecraftiano;
The Great: serie storica di Hulu trasmessa da Starz Play, con Elle Fanning nei panni di Caterina la Grande;
Locke & Key: serie teen fantasy di Circle of Cofusion e Take 5 disponibile su Netflix, con dei ragazzi alle prese con una casa piena di chiavi misteriose;
The Last Dance: l'appassionante storia di una stagione dei Chicago Bulls di NBA e della stella Michael Jordan, prodotta da ESPN e visibile su Netflix;
Tiger King: docuserie Netflix su uno degli uomini più strani mai visti in televisione, appassionato di tigri e con un'acerrima nemica.
Le abbiamo amate, ci hanno fatto ridere o piangere, le abbiamo consumate e le abbiamo consigliate ai nostri amici: ecco le 8 migliori serie TV del 2020 secondo la redazione di CineFacts.it!
Matteo Rovere è una delle personalità del panorama cinematografico italiano che porterà il nostro Cinema fuori dai confini internazionali, ne eravamo convinti dopo aver visto Il primo re e ne siamo ancora più sicuri dopo aver terminato Romulus.
La serie TV è un prequel del film di Rovere sulla genesi di Roma e narra la storia di Iemos, Wiros e Ilia: tre personaggi che con il passare degli episodi impareremo a conoscere, ad amare e odiare.
Romulus è un prodotto estremamente curato nella messa in scena, nell’uso dei costumi e della lingua - anche in questo caso viene usato il protolatino - con uno sguardo spesso rivolto a Game of Thrones, ma che trova la propria strada per arrivare a un finale di stagione splendido.
Se amate il Cinema di genere, se avete voglia di essere stupiti da una serie italiana e di entrare per 10 episodi nel mondo di Alba Longa dell'VIII secolo a.C. allora date una possibilità a Romulus.
Upload è una serie sci-fi che ripercorre la vita dopo la morte, mostrando come il lustro della ricchezza persista anche nell’aldilà.
Perché solo i più ricchi potranno permettersi un posto da sogno nell’upload o tutti gli extra e i comfort possibili.
Le uniche cose che contano?
Soldi e gigabyte.
L’upload non è altro che un luogo metafisico in cui è conservata la coscienza umana: né vivi né morti.
Una sorta di limbo senza tempo e senza spazio dove gli upload, le persone morte e caricate sul software, potranno trascorrere le loro giornate.
Sicuramente la serie TV diretta da Greg Daniels (The Office) con protagonista Nathan (interpretato da Robbie Amell) racconta la vita dopo la morte in un modo innovativo, grazie all’Intelligenza Artificiale e agli strabilianti dispositivi tecnologici e all’avanguardia con cui poter interagire con i vivi.
Per certi versi la serie ricorda Black Mirror, anche se il tono con cui è affrontato il tutto è molto meno serioso.
La serie è composta da 10 episodi ognuno della durata di 30 minuti: un mix avvicente tra leggerezza e ironia assieme a futurismo e fantascienza.
We Are Who We Are è un coming of age anarchico, libero sia nelle scelte narrative che nella messa in scena.
Luca Guadagnino con questa stupenda serie TV per HBO e Sky conquista definitivamente gli Stati Uniti - un successo confermato anche dall’arrivo di Cercami e Scarface - riprendendo ed estendendo le tematiche del suo più grande successo: Chiamami col tuo nome.
8 episodi di un’ora ciascuno per raccontarci le vicende di Fraser e Catlin, due adolescenti che vivono in una base militare USA a Chioggia accomunati dall’incertezza, dalla necessità di capire chi sono; non a caso i primi due episodi mostrano gli stessi eventi dai loro due punti di vista.
We Are Who We Are è una serie alla scoperta della propria identità che mette in discussione ogni cosa: religione, appartenenza alla propria nazione, sessualità e amore.
Guadagnino struttura la serie in modo tale che i tempi siano dilatati per lasciar spazio alle emozioni, alle urla, alla musica degli auricolari e agli sguardi, dipanando pian piano il racconto fino a raggiungere un equilibrio poetico indissolubile.
In The New Pope Paolo Sorrentino ha ripreso con la sua consueta eleganza formale il discorso interrotto in The Young Pope.
C'eravamo lasciati con Papa Pio XIII, in odore di santità, colto da un malore a Venezia; con Lenny Belardo apparentemente fuori gioco, le redini della Chiesa sono afferrate dal britannico John Lennox, figura tanto carismatica quanto oscura.
Divenuto Papa, Brannox dovrà fare i conti con questioni urgenti riguardanti non solo il suo pontificato, ma l'intera società contemporanea.
Sorrentino alza la posta in gioco arrivando ad affrontare tematiche rilevanti qual i matrimoni gay e il terrorismo islamico.
Come nella prima serie non manca la satira nei confronti del Vaticano: anche questa volta, fra intrighi finanziari e giochi di potere, le buone parole non sono accompagnate da buone azioni.
La Chiesa dovrebbe vivere in povertà e aiutare gli ultimi, ma il senso della sua missione è ormai stravolto (anche se forse non irrecuperabile), come si nota dal breve interregno del Papa Giovanni Paolo III.
Sugli scudi, come sempre, Jude Law e John Malkovich: i due papi sono coadiuvati da un cast di supporto all'altezza, dove spicca ancora Silvio Orlando, l'ormai mitico cardinale Voiello.
Fugaci ma intense le apparizioni di Sharon Stone e Marilyn Manson.
Il tutto è mostrato da Sorrentino attraverso uno stile visivo ormai riconoscibile e apprezzato, anche grazie alla fotografia di Luca Bigazzi.
E la storia potrebbe non essere finita qui.
Posizione 4
Normal People
Starz Play
Tratta dal romanzo di Sally Rooney, Normal People è una serie TV irlandese prodotta per BBC e Hulu: uno di quei prodotti che ci fa letteralmente pensare alla vita, all'amore e a quel senso di inadeguatezza che spesso occupa la nostra mente.
Al centro di questa serie troviamo la love story tormentatissima tra i due protagonisti: Marianne (Daisy Edgar-Jones) e Connel (Paul Mescal).
Pur essendo i due ragazzi apparentemente l'uno l'opposto dell'altra, in realtà sono molto simili per il senso di profonda inadeguatezza che li accomuna.
Entrambi, a fasi alterne, faticano a trovare il loro posto nel mondo, ma le loro vite continuano ad intrecciarsi in un modo o nell'altro e il forte viscerale desiderio che provano l'uno per l'altra li accompagna durante la loro adolescenza e oltre.
Passione, sesso, ironia e dolore sono le parole per descrivere questa storia potente e affascinante ricca di momenti erotici che intrattiene fino alla fine dei suoi dodici episodi.
Normal People parla di persone, persone che non sono tanto differenti da noi, persone che tramite una ricerca psicologica profonda tentano di capire come stare al mondo in una società ormai sempre più difficile.
Una serie introspettiva che va al di là di una banale storia romantica - anzi: è tutto tranne che quello - non solo grazie ai dialoghi azzeccatissimi e a una regia super attenta di Lenny Abrahamson (Room) e di Hettie MacDonald, (episodio pluripremiato "Blink" di Doctor Who), ma anche grazie ai due attori protagonisti che hanno una complicità pazzesca e la dimostrano in ogni occasione.
Normal People non è la serie migliore del 2020, ma sicuramente ci va vicino.
Siamo nella New York dei giorni nostri, ma sembra di essere altrove decenni fa.
Unorthodox ci porta nel mondo degli ebrei ultra-ortodossi chassidici per poi farci scappare via: la protagonista Esty - interpretata da Shira Haas - fugge nascondendosi a Berlino, sentendosi intrappolata in un'esistenza che non vuole condurre, nonostante la cultura e le tradizioni abbiano lasciato in lei un'impronta indelebile.
In Germania proverà a inseguire in suo sogno di vivere di musica e conoscerà altri suoi coetanei, che la vedranno come un alieno ma sapranno accettarla in un percorso di cambiamento che riguarderà tutti, compreso il marito di Etsy che ovviamente farà di tutto per trovarla e riportarla indietro.
Il racconto autobiografico di Deborah Feldman apre una finestra su un universo ai più sconosciuto, dove vigono leggi e regole a noi incomprensibili e ottuse: Unorthodox sembra quasi un documentario sugli esseri viventi di un altro pianeta tanto è straniante la normalità degli abitanti della comunitàdi Williamsburg, New York.
La protagonista si carica addosso la responsabilità e il peso di tutta la miniserie e regala una delle interpretazioni più mirabili degli ultimi 10 anni di serialità televisiva: il dubbio, le paure, la voglia di cambiare e di crescere, la vergogna e la curiosità, la consapevolezza e la fragilità, tutte le emozioni del mondo vengono portate sullo schermo da un'implosiva Shira Haas che, in un corpicino minuto con due occhi grandi quanto l'universo, ci ha emozionati lasciandoci a bocca aperta per tutte le 4 puntate.
Recitato in yiddish e in inglese, prodotto, scritto, realizzato da una troupe a stragrande maggioranza femminile, Unorthodox è assolutamente imperdibile.
[dopo averla vista vi consigliamo anche di recuperare, sempre su Netflix, Making Unorthodox: breve documentario di 20 minuti dietro le quinte!]
Se c'è qualcuno che pensa agli scacchi come un gioco noioso potrebbe ricredersi guardando La regina degli scacchi.
Mossa dopo mossa, partita dopo partita, seguiamo l'evoluzione di Beth Harmon, ragazzina del Kentucky dotata di incredibile talento, al quale si accompagna una fragilità interiore alimentata da psicofamaci e alcol.
Dopo un'infanzia infelice, gli scacchi sono la via da seguire per il riscatto individuale e sociale.
La sfida di Beth riguarda infatti non solo il mondo degli scacchi, ma l'intera società degli anni 50' e '60, tesa a imprigionare le donne in ruoli domestici o comunque subalterni all'uomo.
Troppo dotata, Beth, per sottostare alle regole ormai antiquate del'epoca.
La regina degli scacchi è una vorticosa discesi agli inferi con ritorno sulla terra, sorretta da una brillante interpretazione di Anya Taylor-Joy e da un comparto tecnico eccezionale, dalle musiche ai costumi (Beth Harmon novella elegantiae arbitra).
Con tanto di record di visualizzazioni nelle prime quattro settimane dal rilascio su Netflix lo scorso ottobre.
Effetti collaterali: dopo averla vista potrebbe venir voglia di giocare a scacchi.
La serie firmata Jon Favreau e Dave Filoni ci ha conquistati in ogni suo aspetto: trama orizzontale che si dipana lentamente riportandoci quasi all'epoca dei telefilm anni '80, dove ogni puntata era autoconclusiva, con una forte impronta western presente ovunque a partire dal protagonista e nel pieno rispetto delle ispirazioni del primo Guerre Stellari.
The Mandalorian ha messo d'accordo tutti i fan di Star Wars sparsi nel mondo, dopo anni di divisioni tra trilogie prequel, sequel, spin-off e quant'altro, e ci ha fatto conoscere una della creature più dolci, coccolose e irresistibili - nonché decisamente regina del marketing per il Natale 2020 - che si siano mai viste in televisione.
Pedro Pascal recita a volto coperto per praticamente due stagioni intere e alla regia si susseguono nomi anche di livello (Robert Rodriguez, Bryce Dallas Howard per citarne un paio) per raccontare una storia immortale fatta di valori, amicizia, solidarietà.
Sempre alla ricerca dell'equilibrio, della luce e del muoversi facendo la cosa giusta.