“Il Natale quando arriva arriva”, recitava Renato Pozzetto in uno spot che è diventato un tormentone così popolare da intaccare una generazione e un pezzo in più.
Noi di CineFacts.it il Natale lo abbracciamo in toto prodigandoci, dal calore della nostra baita lappone virtuale, per fabbricare una Top 8 che porti a voi cari lettori qualche consiglio su cosa vedere durante le feste.
Perché il Natale è una di quelle feste summa delle migliori intenzioni degli esseri umani, ispirando così scrittori, compositori, cineasti e creativi di ogni genere e forma.
Come risultato abbiamo opere immortali, canzoni così potenti da riecheggiare nel cuore e nelle orecchie di generazioni e generazioni, miti e tradizioni il cui solo scopo è quello di ammorbidire le nostre idiosincrasie e mettere in primo piano il lato migliore dell’umanità tutta.
Eppure, per quanto banale e retorico possa essere reputato il filone delle storie natalizie, il suo sconfinato bagaglio di opere è popolato di maldestri tentativi e orribili taroccature di classici immortali.
Ogni genere si nutre di alcuni fondamenti che, grazie all’interpretazione di idee originali o alla loro riconfigurazione attraverso un “come” narrativo nuovo e affascinante, portano lo sceneggiatore e il regista a creare un racconto che sia capace di toccare le giuste corde emotive dello spettatore, riconducendolo infine in un posto ben preciso.
I film di Natale si basano su alcuni pilastri ben precisi, ma molto spesso non vengono identificati a dovere e l’errore, piuttosto come, è quello di provare a piegarli per metterli al proprio servizio, piuttosto che rendere fluida l’inventiva.
Si creano così film che di Natale hanno solo lo sfondo o il contesto, allontanandosi completamente dall’idea di connettere la storia ai principi emotivi del genere, mancando il pubblico.
I bravi cineasti e sceneggiatori, sono invece quelli che riescono a entrare nel genere, raccogliendo quello che gli serve per poi costruirgli la storia attorno, magari arrivando anche a sorprendere il pubblico cambiando tutto per poi far rimanere tutto esattamente come dovrebbe essere.
I film di Natale sono anche complessi perché si compongono non solo di sentimenti a ricondurre al lato più nobile dell’essere umano.
A Natale è facile sentirsi un po’ più soli, è facile soffrire il senso di abbandono, l’inadeguatezza di chi non sente di appartenere a nessun posto, diventando dei Charlie Brown tormentati dalla ricerca su quale sia il vero significato del Natale.
Allora chi racconta storie indaga sulle nostre frustrazioni più universali, trovando soluzione proprio nel lato migliore dei propri protagonisti.
Il film di Natale è un affare complicato e allo stesso tempo, come le cose migliori, appare a tutti così semplice e immediato, perché come pochi altri generi riesce a essere universalmente pop, parlando a tutti.
Risveglia il nostro io più infantile, ci ricorda cosa dovremmo inseguire e cosa dovremmo lasciare andare e soprattutto cerca, una volta ogni tanto, di riunirci davvero insieme sotto un unico cielo.
Sono film che guardiamo nel tepore delle nostre case, coperti da plaid ridicoli popolati da fantasie di orsi polari, pinguini pattinatori, pupazzi di neve con buffi cappelli a cilindro e renne dal naso rosso.
Ce ne stiamo rannicchiati sul nostro divano con qualcosa di caldo a dare un po’ di calore alle nostre dita, indossando calzini e maglioni kitsch, illuminati da festoni e luci intermittenti, circondati da babbi natale di pezza, dalle scatole di latta piene di biscotti fatti da nostra madre o dalla nostra nonna.
Siamo ancora tutti bambini.
Siamo ingenui, ridiamo un po’ di più, giochiamo un po’ di più e speriamo un po’ di più.
Guardiamo i film di Natale per solleticare la versione migliore di quello che siamo, con la fede cieca che rimanga con noi quanto più a lungo possibile.
Lo facciamo perché in fondo, per quanto retorico possa sembrare, ne abbiamo bisogno.
Poiché la felicità, come diceva Andrea Camilleri, “è nelle cose ridicole.”
Allora ridicoli, preda dell’ebbrezza di una manciata di giorni di festa, vogliamo sentirci raccontare delle storie che siano indulgenti verso la nostra benevola frenesia.
I film di Natale sanno essere il collante delle nostre migliori intenzioni, appiccicandoci a tutte le cose ridicole che ci rendono felici e che ci fanno stare bene con la nostra famiglia e i nostri amici.
In questa Top 8 proposta in rigoroso ordine cronologico, senza alcuna classifica di prefernza, vi suggeriamo 8 film di Natale con la speranza che il vostro spirito sia nel posto giusto.
Quante volte sei caduto in trappola per colpa di un titolo clickbait che poi ti ha portato a un articolo che non diceva nulla? Da noi non succederà mai.
Natale al cinema, prima di film come Una poltrona per dueo Mamma, ho perso l'aereo, vuol dire soprattutto La Vita è meravigliosa.
Diretta da Frank Capra nel 1946, la pellicola ha come protagonista George Bailey, un uomo d’affari che decide di uccidersi la notte di Natale: la sua azienda è in grosse difficoltà economiche e ormai la frustrazione, accumulatasi nel corso della vita, è tale che per lui non sembrano esserci altre soluzioni se non il suicidio.
Fortunatamente, nell'alto dei cieli la pensano diversamente.
James Stewart, icona del Cinema d'oltreoceano, interpreta in questo film un uomo comune in preda alla disperazione: tutto il bene che ha fatto non gli è mai tornato indietro.
Quindi perché continuare a vivere?
È questo il più grande insegnamento del film di Capra, insegnamento che lo spettatore apprende attraverso l'operato dell'angelo Clarence (Henry Travers): ogni vita conta ed è legata alle vite altrui; ogni essere umano non esiste solo per sé stesso, ma con le sue azioni è in grado di influenzare - in questo caso positivamente - quelli che lo circondano.
La vita è meravigliosa è perciò una bella favola sul significato della vita e, come ogni bella favola che si rispetti, ha un lieto fine.
Alcuni critici, alla sua uscita, rimproverarono al film questo eccessivo sentimentalismo, tuttavia non si può non apprezzare la sua buona fattura.
Indubbiamente stiamo parlando di una più alte vette artistiche raggiunte da Capra nella sua carriera.
Sebbene fu accolto tiepidamente dal pubblico, La vita è meravigliosa si costruì la sua fama di film natalizio per eccellenza non solo grazie all'ambientazione, ma anche per i ripetuti passaggi sulla televisione statunintense fra gli anni '70 e '90, dovuti a un errore riguardante il mancato rinnovo del copyright, con il film che divenne per questo di pubblico dominio.
Canto di Natale di Charles Dickens è una delle opere immortali più d’impatto per la cultura occidentale.
Lo scrittore inglese è meritevole di aver creato uno dei pilastri del racconto natalizio, un archetipo capace di colpire il pubblico con un elemento di universalità imprescindibile.
L’opera è stata infatti trasposta in ogni salsa, come potete vedere da questa Top che ne include ben due, e vanta adattamenti che spaziano dalla fedele ricostruzione alla commedia per famiglie, fino all’animazione Disney.
Nel 1988 Richard Donner si arma di Bill Murray per declinare il racconto di Dickens in chiave moderna, facendo di Scrooge il cinico e arido presidente di un network televisivo.
Bill Murray si cala quindi nei panni di Frank Cross, uno Scrooge in una veste più giovane, brillante, ma grottescamente crudele.
L’amore della sua vita, la sua Bella, è Karen Allen nei panni di una donna la cui vita è dedicata al volontariato.
Bob Cratchit diventa Grace Cooley, segretaria del Bronx e madre di un Tiny Tim, qui Calvin, che non spiccica più una parola dopo la morte del padre.
SOS Fantasmi è uno dei pochi film che riesce a dare al romanzo di Dickens una chiave contemporanea capace di rispettare l’opera originale, che guarda e ci fa guardare, letteralmente, a La vita è meravigliosa, che si arricchisce del genio comico di Bill Murray e che trasforma i fantasmi del Natale in una banda di spassosi, in certi casi putrescenti, caciaroni sociopatici.
Donner, come sua abitudine, dimostra di saper dosare ogni parte del racconto e come vuole l’opera originale - e come vuole il suo meraviglioso Cinema - riesce a bilanciare commedia, dramma e orrore assumendo tinte oscure quando serve.
SOS Fantasmi, o Scrooged se volete, è un film che non è invecchiato di un giorno per ritmo e messa in scena, che vive di una regia sapiente, delle musiche di Danny Elfman e di un Bill Murray straordinario, abile nel suo muoversi elegantemente tra commedia e dramma, rendendosi protagonista di uno dei monologhi più belli della Storia del Cinema.
Questo film è perfetto per la vigilia di Natale e può essere visto con la vostra famiglia, con le vostre compagne e con i vostri compagni e vi farà credere nel Natale con tutta la magia di Dickens, ma con il contributo della comicità moderna.
Disponibile su Now TV, Amazon Prime Video, Google Play, Chili e Rakuten TV.
Alla pari di quei comfort movie che ogni anno durante il solito grigio e freddo novembre ci fanno sentire coccolati, rassicurandoci con un pat-pat cinematografico sulla spalla, Mamma, ho perso l’aereo potremmo farlo rientrare nella sottocategoria dei comfort movie natalizi.
Commedia che viene vista e rivista ancora oggi dai grandi che sono stati bambini negli anni ’90, le vicende di casa McCallister continuano a rappresentare un riferimento natalizio per le generazioni dei trentenni di oggi e non solo.
Successo clamoroso al botteghino, vero e proprio apripista di un intero filone cinematografico, Mamma, ho perso l’aereo racconta le disavventure di Kevin McCallister (Macaulay Culkin), bambino tanto pestifero quanto ingegnoso, che la mattina di Natale viene dimenticato a casa dalla famiglia partita per le vacanze senza di lui (da qui il titolo originale: Home Alone).
L’intera casa per giorni a propria disposizione, niente ramanzine dei genitori e nessun fratello maggiore prepotente tra i piedi: può un bambino sognare di meglio?
“Ehi! Sto mangiando schifezze e guardo un film da grandi, venite a impedirmelo!”
Non solo, dimostrerà che la pratica fatta nel tempo con gli attrezzi e i prodotti del papà che gli era vietato usare non è stata vana: nel tenere testa ai cattivi di turno Marv e Harry (Daniel Stern e Joe Pesci, quest'ultimo oggi ancora memore del Natale '90), il piccolo McCallister si dimostrerà abile, facendo pagare care ai ladri le proprie malefatte.
Ma siamo sicuri che stare da soli, a Natale, sia proprio il massimo della vita?
Come Kevin, nessuno ha una famiglia perfetta: c’è la zia che parla troppo e ti fa domande inopportune, lo zio attaccabrighe, i divieti dei genitori quando sei piccolo, le lamentele, le discussioni e i soliti discorsi che hai sentito da quando hai memoria.
Ma in fondo, per una volta all’anno, questo è proprio tutto quello che vogliamo.
Un Natale riuniti tutti assieme, a sorbirci le lamentele, le discussioni e i soliti discorsi che hai sentito da quando hai memoria.
Gli abbracci dei tuoi, i baci della nonna, le solite cazzate raccontate tra cugini: il calore del focolare familiare che si finisce per desiderare più di ogni altra cosa nel momento in cui non se ne può godere.
Disponibile su Disney+, Apple iTunes, Google Play, Chili e Rakuten TV.
Ci sono dei film che, se visti da piccoli, si legano indissolubilmente ai nostri ricordi d'infanzia, diventando un dolce e malinconico tutt'uno dove scindere l'affezione personale dal valore intrinseco della pellicola diventa un'operazione più difficile di far compiere una buona azione a Ebenezer Scrooge.
Da che ho memoria non esiste un film che riesca a trasmettermi le stesse sensazioni di serenità e magia del Natale che provo ogni anno quando - tra luci lampeggianti e palline colorate - guardo Festa in casa Muppet.
"Tanto per cominciare, i Marley erano morti".
Seguendo la trama del meraviglioso Canto di Natale di Charles Dickens, nel 1992 Brian Hanson (figlio di Jim, storico creatore dei Muppets a cui è dedicato il film) riuscì a compiere quello che per me ha l'aspetto di un piccolo miracolo: restituire le atmosfere del romanzo dell'autore britannico - compresa una sottile vena di angoscia - in una produzione cinematografica popolata da pupazzi fra i quali spicca uno dei migliori attori della Storia del Cinema.
Il Canto di Natale in "Salsa Muppet" è un prodotto d'altri tempi, ormai irripetibile (Frank Oz, qui nelle vesti di produttore esecutivo, ha sbagliato veramente poco nella sua carriera) e costruito in maniera intelligente sulle scenografie di Val Strazovec, Alan Cassie e Michael Ford, i bellissimi costumi di Polly Smith e Ann Hollowood, ma soprattutto sulle musiche composte da Miles Goodman e Paul Williams.
Il film di Hanson è infatti un compendio di canzoni splendide e ben scritte (ottimo anche l'adattamento italiano) e composizioni per orchestra impossibili da dimenticare.
Sentire Kermitla rana/Bob Cratchit intonare È la sera che precede il Natale è una cosa che mi scalda il cuore ogni santo anno; dopo un numero impressionante di visioni, la canzone dei Marley ("col buio dentro il cuor!") è ancora perfettamente in grado di inquietarmi, nonostante io sia (pare) un uomo fatto e finito.
E lo stesso si potrebbe dire di ogni altro brano del film.
Festa in casa Muppet è un film magico e toccante che riesce a riaccendere in me lo spirito del Natale ogniqualvòlta credo sia definitivamente spento.
E, per tornare al preambolo di apertura, a parlare non è il bambino innamorato che vive in me, ma l'uomo, l'appassionato di Cinema che riconosce nella pellicola di Hanson le straordinarie qualità capaci di renderla una perfetta "favola di Natale in frame".
Se non l'aveste ancora fatto, fidatevi: mettete un regalo sotto l'albero e guardatelo.
Starete bene per 85 minuti, canterete Questo è Natale col secondo, rubicondo fantasma o Pace a tutti noi col piccolo TImmy, riderete per le gag di Rizzo il ratto e vi emozionerete per la toccante interpretazione di Michael Caine... anche se durante l'anno siete un po' come Scrooge, che non può esimersi dal bofonchiare "tutte fandonie!".
Elf è il tipico esempio di come il Cinema di Natale si fondi spesso su di un cuore narrativo universale per poi espandersi ad altro, pur ancorandosi a quel centro nevralgico emotivo.
Se La vita è meravigliosa nasce dal senso di abbandono e di sconfitta che può sovrastare un brav’uomo fino a spingerlo a desiderare di non essere mai nato, Elf parte dal bisogno di una figura paterna e dalla ricerca della propria identità attraverso una figura genitoriale forte e presente.
La storia è quella di un bimbo, umano, cresciuto nel paese di Babbo Natale come uno dei suoi elfi e che una volta adulto, notata l’enorme differenza tra lui e gli altri, parte verso New York cercando suo padre e le sue origini.
La commedia scritta da David Berenbaum è un miracolo produttivo che vede Jon Favreau, al suo secondo tentativo di realizzare un film, dare corda al progetto di uno sceneggiatore sconosciuto che regge tutta la baracca sulle spalle di Will Ferrell, all’epoca un comico del Saturday Night Live il cui esordio al cinema era stato piuttosto disastroso.
Elf è un film nel quale ha creduto fortemente Favreau, il cui estro nel mettere in scena la sceneggiatura affonda nell’ottima idea di base, nella sua capacità di sfruttare Ferrell e James Caan, un tipo tosto da avere sul set e da accoppiare con il comico più dinamico di Hollywood, e nella sua visione del film.
Favreau sfrutta bene ogni elemento a sua disposizione, ricercando influenze in classici del Natale, come il classico di CBS Rudolph the Red-Nosed Reindeer, e dirigendo il film grazie a soluzioni di messa in scena e di regia che ne esaltano il valore.
Originale, demenziale e commovente, Elf è tutto quello che potete desiderare da un film di Natale da guardare durante le feste, arricchito dall’estro comico di Will Ferrell e delle molte scene improvvisate con l’attore e con l’ignaro contributo di alcuni passanti newyorkesi, del casting azzeccatissimo della giovane Zooey Deschanel in un ruolo iconico e dalla freschezza di un soggetto unico.
Satoshi Kon, Maestro dell'animazione giapponese, ha costruito una tanto gloriosa quanto breve carriera su uno stile unico.
Tra il viaggio tra i ricordi frammentati di un'attrice giapponese (Millennium Actress, 2001) e l'immersione nella psichedelica dimensione onirica (Paprika, 2006) l'autore ha incastrato una piccola grande opera natalizia, una trasposizione in salsa nipponica di uno dei classici della commedia occidentale.
Tokyo Godfathers è una fiaba urbana che ha come protagonisti tre reietti della società: Hana è una donna transessuale con il sogno della maternità, Gin un alcolizzato e giocatore d'azzardo che ha sabotato la sua stessa vita e Miyuki una ragazzina scappata di casa.
La stramba famiglia di vagabondi si raccoglie intorno a una neonata trovata dai rifiuti la notte della vigilia di Natale.
La neonata rappresenta un miracolo natalizio, il luminoso seme della rinascita e della solidarietà che spicca, nella sua purezza - le verrà dato proprio il nome Kyoko, che vuol dire proprio "pura" - in una Tokyo sia metaforicamente che climaticamente fredda, frenetica, geometrica, che non lascia spazio alla catarsi degli esclusi.
Il viaggio di questi anti-eroi dallo spirito incommensurabilmente eroico si incrocia con quelli delle periferie di Tokyo, grattando la superficie linda e fredda di una città apparentemente perfetta e restituendoci un ritratto dell'umanità più controversa, complicata e interessante.
Il film rivela il passato e le personalità di Hana, Gin e Miyuki senza fretta, facendo in modo che la ricerca dei genitori di Kyoko coincida con il loro viaggio interiore.
Nonostante i temi importanti Satoshi Kon conferma la leggerezza del suo tratto, Tokyo Godfathers è un film sottilissimo, a malapena palpabile, strabordante di una delicata ironia.
Il lieto fine è necessario, è la tazza di cioccolata calda davanti al camino, è il riflesso delle luminarie su una vetrina di dolciumi; in questo caso i dolciumi sono dorayaki e lo spirito natalizio, levigato della sua connotazione strettamente religiosa, ha pervaso anche la terra dei manga e dei samurai, in nome di un bene incontrovertibile: la speranza insita in una nuova vita.
Nel 2005, il regista francese Christian Carion dedicò il film Joyeux Noël - Una verità dimenticata dalla storia a un incredibile episodio della Prima Guerra Mondiale: la tregua di Natale.
Ispirata dunque a un fatto realmente accaduto, la storia raccontata ha come protagonisti soldati tedeschi, francesi e scozzesi in lotta sul fronte occidentale.
La notte della Vigilia di Natale del 1914 gli uomini decisero di cessare temporaneamente il fuoco, uniti dall'atmosfera festiva e dalla potenza della musica.
Volendolo descrivere in pochissime parole, si potrebbe dire che Joyeux Noël è un inno al pacifismo: la guerra è sporca e cattiva, trasforma l'individuo in una bestia, eppure basta una scintilla per fargli riacquisire l'umanità perduta.
Nella pellicola, la scintilla è Stille Nacht, canto di Natale intonato dal soldato tedesco Nikolaus Sprink (Benno Fürman), che nella vita precedente la guerra era un tenore: la voce si alza dalla trincea tedesca, in quella scozzese accompagnano con le cornamuse.
Il momento è estremamente commovente: i soldati si riversano nella terra di nessuno (striscia di territorio non appartente ad alcuno schieramento), si scambiano cibo e bevande, assistono alla messa di mezzanotte e il giorno dopo continueranno la tregua, giocando a calcio e dando sepoltura ai cadaveri dei caduti.
Perché i soldati sono esseri umani, non macchine; Joyeux Noël mostra quel sentimento antimilitarista che ben presto iniziò a serpeggiare fra i soldati al fronte, sentimento al quale erano insensibili le alte sfere militari degli stati conivolti nel conflitto (e anche alcuni uomini di religione, per i quali "non uccidere" era un comandamento tranquillamente sacrificabile).
Ma gli ordini e la disciplina non possono nulla contro la forza del Natale, che prima di regali e alberi addobbati significa gioia e fratellanza.
Con un cast che può contare nomi europei di tutto rispetto come Daniel Brühl, Diane Kruger, Guillame Canet e Gary Lewis, Joyeux Noël si pone nella scia di predecessori illustri, quali Orizzonti di Gloria (Stanley Kubrick, 1957) e Uomini Contro (Francesco Rosi, 1970) ricordandoci che potremmo vivere in pace, se soltanto lo volessimo.
Vi siete mai chiesti chi fosse Babbo Natale prima di essere il famoso vecchietto cicciotto che porta i regali a tutti i bambini buoni del mondo?
Come si chiamava, che mestiere faceva, dove viveva?
Che siate anagraficamente piccoli o che lo siate solo di spirito ma nascondendo, allo stesso tempo, uno speranzoso fanciullino che in fondo non ha mai smesso di credere nel Babbo più famoso del mondo, Klausvi svelerà il misterioso passato e la genesi del portatore di regali di rosso vestito, proponendovi la storia con la stessa meraviglia con cui farebbe un bambino.
Jesper è un ragazzo viziato e irriconoscente, proviene da una facoltosa famiglia di postini per generazione ma, nonostante ciò, lui è il peggiore all’Accademia Postale Reale.
Per dargli una lezione, il padre lo spedirà a fare il postino nel posto più lontano, freddo e isolato sulla faccia della Terra: l’isola di Smeerensburg, nel Circolo Polare Artico.
Solo se riuscirà a consegnare seimila lettere nell’arco di un anno potrà tornare alla bella vita, priva di preoccupazioni, che faceva in precedenza.
Ma su un’isola i cui abitanti sono divisi in fazioni nemiche, in cui sono tutti rissosi e colmi d’odio gli uni contro gli altri, chi ha voglia di spedire lettere ad amici e parenti?
In chi riporre speranza?
Chissà se l’incontro fortuito con un vecchio artigiano specializzato in giocattoli, accompagnato dalla curiosità e la sorpresa tipici dei bambini, non cambieranno le cose, contribuendo alla nascita di una figura leggendaria che ha da sempre fatto sognare grandi e piccini.
Uno dei punti di forza di Klaus è sicuramente l’innovativa tecnica di animazione che fonde il classico 2D a una particolare illuminazione volumetrica che - come ci ha raccontato il 2D FX animatorNicola Finizio - dona al risultato finale un aspetto moderno, simile a quello che si ottiene con l’animazione in CGI.
Nonostante l'esigua distribuzione in sala (il film ha visto la luce del proiettore solo in alcuni cinema in Spagna, Inghilterra e America), il primo lungometraggio del regista, cosceneggiatore e coproduttore Sergio Pablos è riuscito ad aggiudicarsi numerosi premi e nomination tra cui una nomination al premio Oscar per il Miglior film di animazione, un BAFTA nella stessa categoria, 7 Annie Awardssu altrettante nomination ricevute.
Klaus è un film incantevole per i bambini e che scalda anche i cuori dei più grandi, facendoci tornare indietro a quando, premurosi, lasciavamo latte caldo e biscotti sotto l’albero di Natale, con la certezza che un canuto omone stanco e infreddolito avrebbe trovato ristoro nel salotto di casa nostra.
Quando nessuna spunta blu o notifica era necessaria: la nostra preziosissima letterina sarebbe senz'altro arrivata a destinazione e consegnata - a quanto pare da un goffo postino - ad un abile giocattolaio che avrebbe espresso uno dei nostri desideri.
Un magico tuffo nell'atmosfera natalizia della vostra infanzia.