Dal 9 dicembre è disponibile su Netflix L’incredibile storia dell'Isola delle Rose, film diretto da Sydney Sibilia (Smetto quando voglio) e prodotto da Grøenlandia, casa di produzione indipendente fondata dal regista con Matteo Rovere.
La storia, basata su una folle storia vera, racconta il sogno utopico dell’ingegner Giorgio Rosa (Elio Germano) che fra la seconda metà degli anni ’50 e il 1968 teorizzò e mise in atto la costruzione di una (micro)nazione indipendente nelle acque territoriali al largo della costa di Rimini.
Per riconquistare Gabriella (Matilda De Angelis), sua ex-ragazza e amore di sempre, l’eccentrico e stralunato ingegnere bolognese realizza una piattaforma di 400 metri quadrati ad appena 20 minuti di navigazione dal litorale romagnolo.
[Il trailer de L’incredibile storia dell'Isola delle Rose]
L'incredibile storia dell'Isola delle Rose
Inizia a questo punto una corsa contro il tempo per far riconoscere la neonata nazione indipendente dalla Corte di Strasburgo e dall’ONU prima che lo Stato Italiano - colmo di malaffare e inciuci politici - faccia naufragare il sogno di un luogo autonomo, terra promessa di naufraghi, rivoluzionari sessantottini, giovani in cerca di divertimento, turisti, semplici curiosi e liberi pensatori.
Il cast del quarto lungometraggio di Sibilia vede la partecipazione di Luca Zingaretti, François Cluzet, Fabrizio Bentivoglio, Andrea Pennacchi (qualcuno di voi lo conoscerà come “il Pojana” di Propaganda Live), oltre ai già citati Elio Germano e Matilda De Angelis.
La vicenda dell’Isola delle Rose (che aveva una bandiera, conio, francobolli, ministri, passaporti e una lingua ufficiale: l’esperanto) - straordinariamente simile a quella del Principato di Sealand - è rimasta fino agli anni 2000 una curiosità per cercatori di stranezze.
Un episodio bislacco - dimenticato dai più - di un periodo travagliato della storia italiana ed europea.
Poi, con la diffusione di Internet e dei social media, le avventure dell’ingegner Rosa e dei suoi “partner in crime”, concluse con la demolizione dell’atollo artificiale nel 1969, divennero argomento di chiacchiericcio internautico.
[Una parte del cast di L’incredibile storia dell’Isola delle Rose: manca la nostra "cinefactser ad honorem" Matilda De Angelis!]
L'incredibile storia dell'Isola delle Rose
Ovviamente, L’incredibile storia dell’Isola delle Rose èun film che racconta di avvenimenti bizzarri avvenuti in un setting a dir poco inconsueto, la cui prospettiva è presentata da una produzione giovane.
Elementi che, se mescolati assieme, non potevano che originare un gran numero di cinefacts.
Ne abbiamo scelti 8 per voi, ovviamente senza nessun tipo di spoiler!
Avete già visto L’incredibile storia dell’Isola delle Rose?
Giorgio Rosa, brillante ed eccentrico ingegnere - scomparso nel 2017 - è il motore primo delle vicende raccontate nel film di Sibilia.
Poco prima della sua morte il regista e produttore salernitano lo incontrò per conoscere il suo punto di vista sulle vicende relative all'Isola delle Rose.
Il co-fondatore di Grøenlandiaaveva all'epoca già in mente di trasporre i fatti in pellicola e, quando chiese al diretto interessato se sarebbe stato favorevole a vedere la sua storia sul grande schermo, si sentì rispondere con un secco "No".
"Ecco: dietro quella negazione c’è il perché ho deciso di fare questo film".
Posizione 7
L'ispirazione da Wikipedia
La prima idea per la realizzazione de L'incredibile storia dell'Isola delle Rose venne a Sibilia durante la fase di pre-produzione di Smetto quando voglio - Masterclass e Smetto quando voglio - Ad Honorem.
Il socio di Matteo Rovere ha confidato in un'intervista che - come spesso accade - nella fase di scrittura le schede del browser sono infinite, Google è sempre aperto e Wikipedia diventa un'amica solidale e confortante.
Mosso da semplice curiosità, cliccò e scoprì l'assurda storia dell'ingegner Rosa e della sua micronazione.
Stupito dal fatto che nessuno avesse mai pensato di farne un film, venne illuminato da un pensiero:
"Ehi, ma io sono un regista: potrei farlo io!".
Posizione 6
La nazione che non vuole morire
Alla dichiarazione di indipendenza lanciata da L'Isola delle Rose, lanciata il 1° maggio 1968, il Governo italiano rispose rapidamente e con durezza: il 25 giugno successivo una decina di pilotine della Polizia con agenti della D.I.G.O.S., dei Carabinieri e della Guardia di Finanza circondarono l’isola e la occuparono militarmente, prendendone possesso con un’azione ai limiti del diritto internazionale, dato che non poterono contestare alcun reato o illecito, né violazioni alcune sulle leggi di polizia doganale, fiscale, sanitaria o di immigrazione.
All’isola fu vietato qualunque attracco, e non fu consentito al guardiano, Pietro Bernardini - unica persona presente al momento sulla costruzione - di sbarcare a terra.
Dopo mesi di consultazioni governative, polemiche e proteste, il Governo italiano decise di demolire l'isola: vennero applicati ai piloni portanti oltre 670 chili di tritolo che vennero fatti brillare.
I sommozzatori della Marina Militare rimasero però stupiti: la formazione "a cannocchiale" dei piloni ne impedirono l'affondamento, incavandosi solamente.
Il 13 febbraio 1969 vennero applicati per ogni palo 120 chili di esplosivo (per la bellezza di 1080 chili totali), ma la nuova esplosione fece solo deformare la struttura portante dell’isola, che non cedette.
Solo Madre Natura riuscì dove il governo italiano aveva fallito: il 26 febbraio 1969 una violenta burrasca fece inabissare l'Isola delle Rose.
Posizione 5
Il libro di Walter Veltroni
Sydney Sibilia non è stato l'unico autore che nel recente passato è rimasto affascinato dall'assurda storia dell'Isola delle Rose, decidendo di trasformarla in un'opera di narrativa.
L'ex vicepresidente del Consiglio e Ministro dei Beni Culturali e Ambientali Walter Veltroni nel 2012 pubblicò per Rizzoli "L'isola e le rose", un romanzo che si ispira liberamente alle battaglie combattute dall'ingegner Rosa.
Un libro che parla di passioni, amicizia, libertà, utopia e quella che il politico, giornalista e scrittore italiano definì:
"Una storiona - con un montaggio abbastanza cinematografico - con tanti personaggi, tanto amore, tanti tradimenti, tanti affidamenti [...].
Una storia affrontata col metodo giornalistico, mentre la scrittura è narrativa".
Posizione 4
I manifesti funebri
In seguito all'occupazione militare e alla demolizione dell'Isola, oltre alle veementi proteste di Giorgio Rosa e dei suoi compagni, si levò una sdegnosa contestazione da parte dei cittadini riminesi e degli imprenditori della "costa del divertimento".
Con il consueto spirito ironico romagnolo la cosa si tradusse in un manifesto funebre che dilagò a macchia d'olio.
"Nel momento della distruzione di Isola delle Rose, gli Operatori Economici della Costa Romagnola si associano allo sdegno dei marittimi, degli albergatori e dei lavoratori tutti della Riviera Adriatica condannando l’atto di quanti incapaci di valide soluzioni dei problemi di fondo, hanno cercato di distrarre l’attenzione del Popolo Italiano con la rovina di una solida utile e indovinata opera turistica.
Gli abitanti della Costa Romagnola"
Posizione 3
Le ispirazioni di Elio Germano
Il protagonista del film ha dichiarato - con un velo di rimpianto - di non aver avuto modo di conoscere l'ingegner Rosa: un fattore che lo ha sì privato della possibilità di studiare il personaggio, ma che lo ha anche lasciato più libero di costruire la sua interpretazione senza essere troppo vincolato a elementi fattuali.
L'attore romano ha spiegato alla stampa come per delineare le caratteristiche del protagonista della storia si sia ispirato agli ingegneri e scienziati della Silicon Valley, geniali ma un po' dissociati dal contesto presente, brillanti e visionari, ma costantemente proiettati verso un futuro che riescono a immaginare solo loro.
A questa visione, si è aggiunta anche l'atmosfera bolognese del '68, raccontata al cast dagli anziani abitanti del posto, i quali hanno spiegato agli autori come all'epoca ci fosse una sorta di "gara a chi fa la cosa più strana".
Germano ha commentato ironicamente il fatto con un:
"Questa cosa mi ha colpito molto, soprattutto se la confronto con il clima di omologazione che c’è oggi, in cui tutti cercano di avere dei like, di adeguarsi agli altri.
Di piacere a tutti, invece che di differenziarsi.
Oggi la gara è a essere tutti uguali.
Anche un po’ a sparire, a nascondersi tra la folla… Peccato".
Posizione 2
Le Infinity Pool di Malta
Visto il desiderio del regista di ricorrere il meno possibile alla CGI, le riprese ambientate sull'Isola delle Rose sono state realizzate nelle cosiddette Infinity Pool di Malta.
"Set acquatici" giganteschi, utili alle produzioni che necessitano di sequenze subacquee o in mare aperto.
Lo scenografo del film Tonino Zera, per amore del realismo dettato da Sibilia, ha creato la struttura principale della piattaforma implementata in seguito con gli effetti visivi in computer grafica.
Probabilmente non la strada più rapida, economica o agevole, ma di certo quella dalla resa migliore per gli occhi di noi spettatori.
Posizione 1
Patria degli intelligenti, libera da idioti
Gabriella Rosa, moglie dell'ingegnere, fu direttamente coinvolta nella costruzione dell'Isola e quindi, contrariamente allo spirito romantico-narrativo del film diretto da Sydney Sibilia, non fu una delle "motivazioni" che spinsero Giorgio Rosa a realizzare il suo anarchico regno di libertà.
I veri stimoli provati dal geniaccio bolognese per la costruzione dell'Isola delle Rose li ritroviamo in questa sua - accoratissima - dichiarazione che tratteggia con acredine lo spirito costrittivo dell'epoca e la voglia di libertà che serpeggiava fra le persone durante il 1968:
"[...] non potevi fare nulla che i politici non volessero, e questa schiavitù ogni giorno di più ti soffocava.
I preti, con le loro assurde teorie e le loro sette, ti inchiodavano e volevano che tu non facessi nulla che a loro non garbasse; i comunisti cercavano di combattere i signori e di portare via loro con la terra anche la loro ragione di esistere; solo i politici, asserviti ai russi od agli americani, avevano un futuro.
A questo punto, dopo tutti i morti ammazzati in Italia nel dopoguerra, io, che sono e sono sempre stato libero, pensai che un’unica prospettiva era di andare in un paese indipendente dove gli intelligenti potessero comandare e gli idioti servire.
Ma due ragioni si opponevano al mio pensiero.
Quasi tutti gli stati sono abbarbicati alle religioni ed alle sette e, quindi, prima o poi, ti sottomettono.
Ed in più, mi dispiaceva allontanarmi dalla mia Patria, il cui culto, nonostante tutto, era radicato; dalla mia città, dove ero nato; dalla mia famiglia, che, speravo, fosse il nucleo di sopravvivenza.
Ecco che sorse in me l’idea di fare un’isola dove fosse la vera libertà, dove le persone intelligenti potessero procedere e dove gli inetti fossero cacciati".