Ci sono registi entrati nella Storia del Cinema con una manciata di titoli: i primi che mi vengono in mente sono Sergio Leone e Stanley Kubrick.
Per il regista newyorkese solo 13 film, ma con delle perle assolute che in molti casi sono al massimo livello del genere a cui appartengono, per il regista italiano i titoli diretti sono addirittura solamente 7, ma nessuno metterebbe in dubbio la loro qualità.
Parlando di registi viventi c'è un manipolo di nomi che possiedono una filmografia di grande valore, nonostante i pochi titoli.
Christopher Nolan ha da poco mostrato il suo film numero 11, Terrence Malick ne ha girati 10 - di cui 7 negli ultimi 15 anni - Denis Villeneuve e Wes Anderson hanno diretto solo 9 film, in attesa di Dune e The French Dispatch che saranno il decimo titolo per entrambi.
Eppure sono tutti registi che hanno scritto un pezzo di Storia del Cinema, con titoli acclamati dalla critica e amati dal pubblico.
Non serve quindi girare chissà quanti film per essere ricordati - anche se è da sottolineare che tutti questi nomi sono ancora attivi e non abbiamo idea di quanti titoli potranno vantare a fine carriera - dato che quantità non è sinonimo di qualità.
I registi di questa classifica vanno però a sconfessare questa regola: i nomi che leggerete sono tutti nomi di registi che hanno diretto un numero impressionante di film per il Cinema, dato che si parte da un minimo di 50.
Ma vedrete che si tratta di registi di valore a pieno titolo inseriti nella Storia del Cinema, nomi che si studiano nelle accademie e i cui film ancora oggi - che siano i registi attivi o meno - sono in gran parte delle opere mirabili.
Quanti film avete visto di ognuno di loro?
E quanti ve ne mancano ancora?
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Posizione 8
Lucio Fulci
51 film, dal 1959 al 1991
Nato a Roma nel 1927, Lucio Fulci è uno dei nostri registi più importanti e seminali e al contempo, ahimé, meno conosciuti in patria.
Autonominatosi - ma riconosciuto da tutti come tale - "il terrorista dei generi" per la sua indubbia capacità di buttarsi in qualunque tipo di genere rendendolo proprio, Fulci ha iniziato come sceneggiatore e il suo debutto alla regia avviene nel 1959 con una commedia interpretata da Totò.
Dopo inventò il genere del 'musicarello' con due film con Adriano Celentano, diresse Franco e Ciccio praticamente inventandoli come coppia comica e girando più di dieci film con loro, passò al western, alle commedie sexy, ai gialli e negli anni '70 arrivò a tutti gli effetti a essere un Maestro, con un'incredibile sfilza di titoli thriller horror che hanno ridefinito i generi e influenzato registi come Sam Raimi e Quentin Tarantino.
Nato a Tokyo nel 1903, Ozu si affaccia nel mondo del Cinema come operatore di macchina, poi come aiuto regia e a 24 anni esordì come regista del primo film, anche se fu portato a termine da un collega a causa della chiamata al servizio di leva per Ozu.
Bastano pochi film e diventano subito chiari i suoi temi e il suo stile: al centro delle sue opere c'è la società giapponese e i suoi valori in declino, che poi deciderà di raccontare sempre più nel 'piccolo' mostrando storie familiari, e la sua messa in scena fa scuola.
La macchina da presa rimane sempre bassa, fissa, non ci sono movimenti di macchina né dissolvenze perché ritienute cose 'artificiali' e la cinepresa non viene mai inclinata verso il basso o verso l'alto per non distorcere l'immagine.
Se ancora oggi quando la macchina viene posta a pochi centimetri da terra la posizione viene chiamata "Altezza Ozu", adesso sapete perché.
Nota triste: solo 36 dei suoi film sono sopravvissuti fino a oggi, gli altri sono andati irrimediabilmente perduti.
Chi di voi frequenta CineFacts.it si sarà già accorto che qui siamo dei veri fan del regista tedesco.
Nato nel 1942 a Monaco di Baviera è cresciuto in un villaggio di montagna e ha girato il suo primo film a 19 anni.
Regista fondamentale del Nuovo Cinema Tedesco, il suo Cinema si compone di opere che guardano con curiosità l'essere umano e i suoi sogni impossibili, le ambizioni e i talenti, con una vena che pulsa nei confronti del rapporto tra Natura e Uomo.
Famosi e splendidi i suoi documentari - ma questa Top 8 riguarda solo i lungometraggi per il Cinema - i suoi film spesso attraversano degli inferni produttivi per essere realizzati, e gli esempi sono parecchi.
Instancabile testimone di cosa siamo stati e cosa siamo diventati nell'ultimo mezzo secolo, ogni suo film è imperdibile proprio perché c'è la certezza di scoprire qualcosa di nuovo su un lato inesplorato dell'animo umano.
Uno che racconta di aver rubato una cinepresa alla Scuola del Cinema di Monaco e di non pentirsene perché "avevo bisogno della macchina da presa per girare i miei film: davanti a una necessità non si dovrebbe considerare furto" non si può evitare di amare tantissimo.
Non c'è bisogno di presentazioni: Alfred Hitchcock è uno di quei pochi registi universalmente conosciuti anche da coloro che magari non hanno mai visto un suo film.
Nato a Londra nell'estate del 1899 il suo primo film da regista risale addirittura al 1922, ma è andato perduto e pare che comunque fosse incompiuto: parliamo comunque di quasi un secolo fa, quando il Cinema era muto, quando la Prima Guerra Mondiale era finita da poco e in Italia era appena salito al potere il fascismo.
La carriera di Hitch si divide in due grandi fasi: quella britannica e quella statunitense, che comprende i suoi film più noti e premiati.
Maestro della suspense, inventore del termine MacGuffin - che indica un espediente di sceneggiatura usato spesso anche da lui - nome impresso a fuoco nella Storia della Settima Arte da studiare e ristudiare per comprendere come si gira un film.
Nato a Parigi nel 1930, poco più che ventenne scrive già per i Cahiers du Cinéma e a 30 anni dirige il suo primo film: Fino all'ultimo respiro diventa uno dei manifesti della corrente della Nouvelle Vague, di cui Godard sarà tra i più importanti rappresentanti.
Per alcuni anni, il lavoro di Godard mostra poi un'ossessione sempre più spinta per i temi della volubilità maschile e femminile, dell'umiliazione, del capriccio e dell'impossibilità di distinguere la realtà dalle imposizioni degli altri, della società, dell'ideologia.
Con il tempo si allontana dagli amici dei Cahiers e sposando in toto le idee marxiste si sposta su un Cinema ancora più rivoluzionario, fino ad arrivare a prendersi gioco del Cinema e di se stesso con l'avvento del video, che gli permette di elaborare nuove teorie metacinematografiche.
Dopo il documentario televisivo in più parti Histoire(s) du Cinéma, che presenta la sua iconoclastica visione dei primi 100 anni di Storia del Cinema, Godard continua a proporre il suo discorso personale che a ben sessant'anni dal primo film sembra non esaurirsi mai, nella forza e nello stile.
Primo film:
1960 - Fino all'ultimo respiro
Ultimo film:
2018 - Le livre d'image
8 film da recuperare obbligatoriamente:
Fino all'ultimo respiro
Questa è la mia vita
Il disprezzo
Bande à part
Il bandito delle 11
Due o tre cose che so di lei
Nouvelle Vague
Adieu au langage - Addio al linguaggio
Posizione 3
Kenji Mizoguchi
82 film, dal 1923 al 1956
Una carriera sconfinata per il regista giapponese che alcuni indicano come il più rappresentativo del Sol Levante, con buona pace di Akira Kurosawa e Yasujirō Ozu.
Nato a Tokyo nel 1898, Mizoguchi arriva al Cinema velocemente dopo aver studiato arte e aver lavorato brevemente in pubblicità: a 22 anni si iscrive alla Nikkatsu Motion Picture Company e in poco tempo da attore diventa regista.
Regista di contrasti e di estremi, cineasta dalla spiccata ed evidente vena politica e ferocemente critica nei confronti della società giapponese; le donne sono al centro dei suoi film, le donne e la loro posizione sociale, i diritti, le lotte, i sentimenti.
Come Ozu racconta la società nipponica ma al contrario la sua macchina da presa si muove incessantemente, sempre attorno alle protagoniste, seguendole, precedendole, alzandosi su di loro o camminando loro accanto.
Primo film
1923 - Ai ni yomigaeru hi
Ultimo film
1956 - La strada della vergogna
8 film da recuperare obbligatoriamente:
Taki no shiraito
Le sorelle del Gion
La storia dell'ultimo crisantemo
La signora Oyû
La vita di O-Haru - Donna galante
I racconti della luna pallida d'agosto
L'intendente Sansho
Gli amanti crocifissi
Posizione 2
Takashi Miike
89 film, dal 1991 al 2019, carriera in corso
Una volta Miike dichiarò che per lui non esiste film che non valga la pena di essere considerato: questo lo ha portato a mettere la sua firma come regista su oltre 100 opere in appena 29 anni, tra cortometraggi, lunghi, puntate di serie TV e film corali con il periodo tra il 2001 e il 2003 che lo ha visto dirigere addirittura 22 film in 3 anni!
Nato nel 1960, la sua prolificità è presto spiegata: la carriera di Miike è iniziata con tanti film appartenenti al cosiddetto V-Cinema giapponese, ovvero i prodotti destinati al mercato home video dove di base girano meno soldi ma anche molte meno restrizioni.
Il Cinema di Miike comprende praticamente tutto: dall'extreme ai film per ragazzi, anche se è indubbio che il regista dia il suo meglio nel primo caso... eccome.
Parliamoci chiaro: se non conoscete John Ford ma dite di amare il Cinema... vi manca un pezzo.
Vi manca uno dei pezzi più grossi del Cinema a stelle e strisce, un nome che ha influenzato praticamente tutti quelli arrivati dopo di lui e che a loro volta hanno influenzato i cineasti contemporanei.
Unico regista ad aver vinto 4 Premi Oscar, se per caso avete in testa qualche immagine di un film western classico è quasi certo che quella immagine sia sua.
Oggi molti dei suoi lavori sentono il passare del tempo - nessuno si metterebbe più a dipingere i nativi americani solo come cattivi e spietati - ma solo da un punto di vista ideologico: le sue immagini, i suoi personaggi, i dialoghi dei suoi film sono una vera scuola di Cinema e faranno parte dell'immaginario collettivo mondiale ancora per parecchio.
Figlio illegittimo del colonnello Kurtz e del tenente Ripley, folgorato sulla via di Dagobah mentre sul chopper di Zed filavo molto karaschò a 88 miglia orarie verso l'Overlook Hotel gestito da HAL9000.
Mi travesto da donna per fuggire da Charles Foster Palantine, con il quale suonavo blues in missione per conto della Tyrell Corporation, ma era tutto Top Secret.
Bevo White Russian, mangio torta di ciliegie stando in Silencio e non vado a letto presto perché canto sotto la pioggia.
Lavoro in TV, canto nei Dymama, sono il Direttore Editoriale di CineFacts.it e non dico mai la parola "morte".