Quentin Tarantino è stato a più riprese definito un regista DJ.
Il motivo è molto semplice: riesce a mixare stili e generi cinematografici molto distanti tra loro, riuscendo sempre a ottenere un risultato che risulti personalissimo e riconoscibile.
L'accostamento appare quanto mai azzeccato se si pensa che in effetti il regista originario di Knoxville, Tennessee, è molto spesso riuscito a soprenderci anche con le sue scelte musicali, esattamente come farebbe un disc-jockey professionista.
Grazie ad un gusto unico e una irrestistibile vena ironica e autoironica che spesso appare dirompente nella selezione di deteminati brani in funzione dei momenti in cui vengono catapultati, le colonne sonore griffate da Quentin Tarantino risultano sempre molto diversificate e ricercate: dalla musica classica alle sonorità più disparate provenienti da ogni angolo del globo passando per la rievocazione di brani semi-sconosciuti nati negli anni '70, nella selezione musicale del poliedrico artista non manca proprio nulla.
Assieme a voi, dunque, cercheremo di ricostruire quali possano essere le sue otto scelte musicali più spiazzanti e riuscite.
Tre premesse sono, però, d'obbligo.
Dalla classifica saranno escluse tutte le canzoni presenti in apertura dei suoi film.
Lo stesso Tarantino ha più volte dichiarato che la musica da dedicare alla prima scena è la prima cosa a cui pensa quando comincia a scrivere un film.
Se un perfezionista come lui ci riversa tanta attenzione è ovvio siano tutte scelte musicali di altissimo livello, no?
La classifica non è del tutto spoiler free: non contiene indicazioni sui finali dei film in questione, ma molte delle scene prese in esame sono snodi fondamentali della trama delle pellicole a cui appartengono.
Se continuate a leggere pur non avendo visto i film, lo fate correndo il rischio di scoprire un po' troppo.
Non aspettatevi di trovarci quella scena. Dai, avete capito.
Quella del twist tra John Travolta e Uma Thurman. Un po' di fantasia, forza.
La scena, giustamente entrata nella Storia del Cinema, è meravigliosa. Ma a noi di CineFacts.it piace portarvi leggermente fuori dalla vostra comfort-zone.
Smaltito ogni preambolo, ora potete indossare le cuffie.
Lasciatevi trascinare dal connubio unico di musica e immagini di Quentin Tarantino.
Jackie Brown è tra i film meno noti e più controversi nella filmografia del regista di Knoxville.
Fitta di riferimenti al genere della Blaxploitation e piuttosto distante da alcuni degli stilemi tipici della filmografia di Tarantino, la pellicola si contraddistingue per il fatto di esser stata la prima sceneggiatura scritta dal mentone più amato di Hollywood sulla base di un libro, Punch al Rum di Elmore Leonard.
Come al solito, però, la creatività del regista in tema musicale è emersa in tutte le proprie sfaccettature.
In questa scena in particolare, Tarantino sceglie di utilizzare un pezzo del 1969 dei Delfonics, band soul piuttosto popolare negli anni '60-'70, per incorniciare il secondo incontro tra Jackie Brown e Max Cherry, interpretati rispettivamente da Pam Grier e Robert Forster.
Dopo un primo incontro piuttosto traumatico, i due personaggi si ritrovano nuovamente il giorno dopo a casa di Jackie, che aveva rubato la pistola di Max per proteggersi da Ordell Robbie, il gangster interpretato da Samuel L. Jackson.
Dopo aver restituito la pistola, la protagonista del film cerca di riemergere dal caos presente nella sua casa offrendo al suo ospite del caffè e tentando di instaurare un clima distensivo con della buona musica: i Delfonics, appunto.
La scena in questione rappresenta uno snodo fondamentale del film perchè rappresenta la nascita della complicità tra i personaggi di Jackie e Max ma, soprattutto, ci mostra una Pam Grier come non l'abbiamo mai vista.
Con i capelli vaporosi e con indosso solo un accappatoio, l'attrice originaria di Winston-Salem si mostra, senza eccessi, in tutta la propria femminilità e fragilità, tanto a Cherry quanto al pubblico.
Grier, infatti, è stata attrice simbolo del cinema di blaxploitation ed è divenuta molto famosa negli anni '70 grazie a ruoli di donne estremamente forti e dalla sensualità molto esplicita, ben distanti dall'immagine che Tarantino ci dona di lei in questa precisa scena.
Il regista di Knoxville, grande fan delle vecchie pellicole del genere, ha fortemente voluto l'attrice come protagonista del film, arrivando a ignorare il contenuto del libro di riferimento, tanto per le fattezze fisiche della protagonista (bianca e bionda) quanto per il cognome della stessa, divenuto Brown anziché Burke, in onore del film di blaxploitation Foxy Brown, interpretato dalla stessa Grier.
Tanto del nuovo volto di Jackie passa, dunque, da questa scena, sia a livello narrativo quanto a livello di caratterizzazione del personaggio.
I Delfonics, infatti, torneranno all'interno della colonna sonora del film in un nuovo momento di tenerezza dei due protagonisti, a scandire perfettamente lo strano rapporto di complicità e affetto nato proprio in occasione del loro secondo incontro.
Grazie a questo particolarissimo inquadramento donatole da Tarantino, Pam Grier ha potuto al contempo svincolarsi dai propri stereotipi e vedere irrorata nuova linfa alla propria carriera (nel 1998 per lei è arrivata una candidatura ai Golden Globe per questo ruolo).
La presenza di un brano italiano all'interno della colonna sonora di Django Unchained non è semplice da ignorare, a maggior ragione se svolge l'importantissimo ruolo di preparare il pubblico ad alcuni dei fondamentali eventi che seguiranno.
La versione utilizzata da Tarantino della canzone di Elisa, incisa dalla cantantautrice triestina su composizione del Maestro Ennio Morricone, altro non è che un demo provvisorio.
La versione definitiva verrà infatti pubblicata solo il 4 gennaio 2013.
Il regista, però, stregato dalla voce di Elisa - che ha anche scritto il testo della canzone - ha utilizzato immediatamente la prima versione che gli è stata fatta recapitare, ignorando ogni raccomandazione di Morricone.
Il pezzo si incastra in un momento di quiete prima della tempesta: nella grande casa al centro di Candyland fervono i preparativi per la cena in cui Monsieur Calvin Candie ospiterà il Dr. King Schultz e Django.
In contemporanea Broomhilda, interpretata da Kerry Washington, viene accompagnata nelle stanze del Dr. Schultz, che aveva chiesto di poterle parlare per poter tornare a dialogare in tedesco dopo tanti mesi trascorsi a esprimersi in inglese.
Il personaggio interpretato da Christoph Waltz sta dunque per permettere il rincongiungimento di Django con la sua amata, mentre l'intera Candyland sta per venire messa a ferro e fuoco.
Con la voce malinconica di Elisa, il regista del Tennessee ci stupisce preparandoci attraverso una grande attenzione ai dettagli di scena, a quell'inaspettato sprazzo di tenerezza che precederà le successive, convulse e violente, fasi del film.
Magari, però, ci siamo tutti accorti in un secondo momento dell'importanza diquesta scena: alla prima visione siamo rimasti solo un po' spiazzati e piacevolmente ammirati dalla presenza della delicatissima voce di Elisa in un film del regista pulp per eccellenza.
Grindhouse - A prova di morte è solitamente ritenuto il film minore all'interno della filmografia di Quentin Tarantino.
Infarcito di riferimenti ai B-Movies americani anni '70 e di quelli che Tarantino ha definito "i dialoghi delle amazzoni", A prova di morte si inserisce all'interno del progetto Grindhouse, condiviso da Quentin con il fido amico Robert Rodriguez.
L'idea originaria prevedeva la proiezione di A prova di morte e Planet Terror in maniera congiunta, esattamente come avveniva nelle grindhouse, le sale cinematografiche americane che proiettavano più film di exploitation e di serie B l'uno dopo l'altro.
Anche alla luce di questo, la versione statunitense originariamente mostrava alcuni tagli netti e dei malfunzionamenti fittizi che servivano proprio a richiamare le atmosfere sudice dei cinema di quel genere.
L'idea, però, si rivelò troppo sperimentale anche per il mercato statunitense e i film vennero ridistribuiti separatamente.
A causa dei "tagli con l'accetta al limite dell'incoerenza" (come li ha definiti lo stesso Quentin), la versione USA risulta dunque mancante di una delle vere scene di culto della pellicola: la lap-dance di Arlene "Butterfly", interpretata da una Vanessa Ferlito decisamente sopra le righe, davanti a un vistosamente divertito Kurt Russell.
La canzone scelta per l'occasione è una versione del '73 di Down in Mexico, pezzo del 1956 di un gruppo doo-wop, i Coasters.
Lo stesso regista ha definito questa versione della canzone come il disco più raro della sua intera collezione, a dimostrazione ulteriore della ricercatezza delle scelte musicali da lui adoperate.
Come spesso avviene nella filmografia di Tarantino - sfogliando questa classifica ve ne accorgerete - è proprio uno dei suoi personaggi (ancor più spesso, dei personaggi femminili) a scegliere personalmente il pezzo da riprodurre, andando così a determinare immediatamente il contesto in cui saremo immersi negli istanti successivi.
In questo caso è la svampita e scostante Arlene - che balla in pantaloncini e infradito, come tassativamente voluto da Tarantino al momento del casting - a selezionare la canzone in questione, prima di tuffarsi in quella che è, per distacco, la sequenza musicale più esplicita che incontrerete in questo articolo.
La lap-dance, per quanto piuttosto trasgressiva, lascia comunque ben intendere come il personaggio della Ferlito non venga inutilmente sessualizzato ma cerchi in realtà di affermare la sua personalità, tenendo saldamente in mano una situazione scomoda nella quale era stata messa dalla sua amica Jungle Julia.
Il film è dichiaratamente dedicato al mondo femminile, quindi Tarantino non poteva che lasciare alle protagoniste del film il controllo della situazione per larghissima parte dello stesso: anche il folle Stuntman Mike non si azzarda ad allungare le proprie mani sul corpo della ballerina fino al momento in cui è quest'ultima a portarle sui suoi fianchi.
Se ci fate caso, in alcuni passi, il ballo di Ferlito può ricordare abbastanza da vicinoquello ancora più esplicito eseguito daSalma Hayek in un altro film sceneggiato dal regista del Tennessee, Dal tramonto all'alba.
Anche in quell'occasione è Hayek a monopolizzare l'attenzione del pubblico, disponendo a piacimento di un imbambolato (e decisamente più magro) Quentin.
Anche Kurt Russell, in realtà, appare anche un po' imbarazzato in certi passaggi della lap dance:vedereper credere!
Questa sequenza proveniente da Bastardi senza gloria può essere tranquillamente sottotitolata come "femminilità guerriera".
La bella Shosanna , interpretata da Mélanie Laurent, è pronta a prendersi la sua rivincita contro i nazisti che hanno completamente rovinato la sua vita: il suo volto passa da pensieroso a determinato man mano che Cat People, brano del 1983 di David Bowie scritto in cooperazione con Giorgio Moroder per la colonna sonora de Il bacio della pantera, entra nel pieno del suo ritmo incalzante.
Una scelta già di per sé molto particolare per un film ambientato nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Tarantino decostruisce le fasi della sua preparazione, alternando i vari step della sua macchinazione con il fidanzato Marcel alle varie fasi del suo make up, simile in tutto e per tutto alle sequenze stereotipate che raffigurano solitamente la vestizione dei guerrieri tanto nei film fantasy quanto nei film bellici.
Putting out fire, titolo alternativo della canzone di Bowie, appare un brano particolarmente adatto a inquadrare lo stato d'animo del personaggio della Laurent, visto che i suoi temi principali sono proprio una lunga attesa e un fuoco interiore che, anzichè venire sedato, è stato alimentato dalla benzina dei ricordi.
Niente di più adatto per una donna con il passato e le intenzioni incendiarie di Shosanna.
Nel corso della sequenza - che è un climax di immagini che rappresentano non solo la voglia di vendetta, ma anche le crescenti lucidità e determinazione nel cesellare i dettagli di un piano al contempo folle e ambizioso - Tarantino non si lascia sfuggire un vezzo che incornicia il suo amore per il Cinema: monta personalmente il filmato, ritagliando e incollando manualmente la pellicola con la quale terrorizzerà tutti gli ufficiali delle SS presenti nel suo piccolo cinema.
Laurent ha dichiarato che è stato proprio il regista del Tennessee a chiederle di imparare a montare filmati e cambiare bobine, proprio per permetterle di entrare al meglio nel personaggio che, di fatto, le ha cambiato la carriera.
In questo modo l'autore riesce a condensare in pochi secondi alcune delle sue più grandi passioni: un personaggio femminile forte, una scelta musicale coraggiosa, la tensione naturale per le storie di vendetta e, ovviamente, l'innamoramento totale per ogni dettaglio inerente alla Settima Arte.
Come non restare coinvolti dalla determinazione che traspare dagli occhi di Shosanna inquesti quattro minutitargati David Bowie?
Kill Bill è, con ogni probabilità, la pellicola nella quale la vena creativa di Quentin Tarantino è stata maggiormente stimolata al fine di lasciare a bocca aperta gli spettatori di tutto il mondo.
Dopo aver ricevuto critiche piuttosto aspre per il precedente Jackie Brown, il regista si è concesso un lungo periodo di pausa e preparazione a quello che doveva essere il film del riscatto.
Quale miglior film per riscattarsi, allora, se non un revenge movie?
La vendetta del mentone di Knoxville si è materializzata grazie a un'opera suddivisa in due volumi che attinge da uno sconfinato pantheon di riferimenti cinematografici provenienti da ogni angolo del globo.
Nel cocktail di citazioni, emozioni contrastanti e virtuosismi tecnici che nasce dalla sua mente geniale, la musica ricopre ancora una volta un ruolo principale e spiazzante.
La battaglia finale del primo volume, quella tra la protagonista (ancora senza nome) e O-Ren Ishii, interpretata da una Lucy Liu all'apice della sua carriera, condensa perfettamente tutto ciò che Tarantino si proponeva di far provare al suo spettatore: spiazzarlo e intrattenerlo al contempo.
Se a far da sottofondo a un combattimento cruciale nello snodo di un revenge movie c'è una versione strumentale di Don't let me be misunderstood, nell'interpretazione disco del 1977 dei Santa Esmeralda, lo spettatore non può restare indifferente.
In un'ambientazione che richiama marcatamente Lady Snowblood, altro film caposaldo dei revenge movie, le due guerriere combattono armate di katana senza esclusione di colpi, sublimate dall'ispiratissimo lavoro di Sally Menke, montatrice del film che ha regalato alla scena e all'opera nella sua interezza un ritmo incalzante che riesce ad abbracciare la forte tensione verso il dinamismo della pellicola di Tarantino senza trascurare la sua attenzione maniacale per dettagli e particolari.
"Come ultimo sguardo sul mondo non è male, vero?"
Sentir pronunciare a Lucy Liu queste parole immediatamente prima di udire le note di una intro che ha fatto ballare mille persone di tutto il mondo può suonare ironico, ma il connubio tra suoni e immagini ha l'incredibile potere di prendere per mano lo spettatore per quello che, in effetti, è l'ultimo ballo del primo volume della saga.
Pulp Fiction, vincitore della Palma D'Oro nel 1994, è il film sul quale Tarantino ha fondato grossa parte del suo successo mainstream, ma è anche la pellicola che ha gli permesso di erigere le fondamenta nella creazione del suo universo cinematografico.
In questo capolavoro, infatti, il regista del Tennessee dà vita a tanti elementi ricorrenti dei propri film: l'uso di marche fittizie come le sigarette Red Applee ilBig Kahuna Burger, l'ultraventennale collaborazione con Samuel L. Jackson e la correlazione tra i personaggi di film diversi.
In questa pellicola, infatti, grazie a John Travolta scopriamo che il lavoro che si tramanda nella famigliaVega è quello del gangster, mentre è la stessa Uma Thurman a presentarci il personaggio che interpreterà anni dopo in Kill Bill attraverso un aneddoto.
I due attori, entrambi candidati all'Oscar per le loro interpretazioni in questa pellicola, sono protagonisti di non una ma ben due scene musicali leggendarie.
Come anticipato, ho selezionato la seconda delle due.
Vincent Vega e Mia Wallace sono esaltati.
Dopo aver vinto il primo premio nella gara di ballo al Jack Rabbit Slim's incidendo nella pietra una pagina della Storia del Cinema, i due tornano a casa Wallace evidentemente brilli e in preda a una vibrante attrazione reciproca.
Il personaggio interpretato da John Travolta va in bagno e si lascia andare ai mille dubbi che genererebbe in lui un eventuale rapporto con la moglie del suo capo, mentre Uma Thurman, che indossa il cappotto di Vince, si lascia trascinare dall'entusiasmo e per creare atmosfera seleziona Girl, you'll be a woman soon, cover degli Urge Overkill di un brano scritto da Neil Diamond nel 1967.
Mia è al contempo sensuale e incontenibile: balla, canta, si lascia avvolgere dalla voce calda di Nathan Kaatrud, prima di sedersi sul divano e accendere l'ennesima sigaretta della nottata con l'accendino del suo accompagnatore.
Nel riporre l'oggetto nella tasca, si accorge di una bustina contenente polvere bianca presente nella medesima tasca e, credendo si tratti di cocaina, la sniffa. Si tratta invece di eroina, droga prediletta da un Vincent Vega ancora in preda ai dubbi esistenziali nel bagno della reggia del suo capo.
La macchina zooma sul volto della signora Wallace, restituendoci il crudo spettacolo del naso sanguinate e degli occhi cerulei e sbarrati della Thurman.
Questa scena è al contempo la pietra tombale sull'intesa sessuale tra Mia e Vince e il preludio a un'altra epica, adrenalinica, scena di Pulp Fiction.
Catapultati nuovamente all'interno di quel meraviglioso jukebox cinematografico che è Kill Bill, ci imbattiamo in quello che è uno dei picchi più sublimi del connubio tra eccellenza tecnica e coraggio nelle scelte musicali del nostro regista DJ.
The 5.6.7.8's sono un gruppo garage rock giapponese e devono un'enorme fetta della loro fama mondiale a questa scena.
Il loro brano più famoso è proprio Woo Hoo, quello che suonano ne La casa delle foglie blu, l'izakaya teatro dell'epilogo del primo volume.
Diversamente da quanto succede in tutte le altre scene protagoniste di questa classifica, a suonare "live" Woo Hoo ci sono proprio le ragazze di The 5.6.7.8's, con un palco situato esattamente sotto le scale che conducono alla sala nella quale il clan della yakuza comandato da O-Ren Ishii si intrattiene e vessa i poveri proprietari del locale, spaventatissimi e piegati a ogni richiesta dei malavitosi.
La Sposa, invece, dopo aver pensato di far irruzione nella stanza di O-Ren e aver rischiato di essere scoperta, si dirige verso il bagno, seguita dalla macchina da presa che la riprende prima di fianco e poi dall'alto, in piano sequenza, con quello che è un chiaro omaggio al Cinema di Brian De Palma, prima di chiudersi in una toilette e togliersi la giubba da motociclista.
La macchina, senza alcuno stacco, vola via seguendo delle ragazze che si trovano lì per caso e si sofferma sui gestori dell'izikaya che portano delle birre alla riunione della yakuza con dei volti che trasmettono tutta la pressione del momento.
Quando la coppia giapponese imbocca le scale, la macchina da presa sposta la nostra attenzione sul volto di Yoshiko "Ronnie" Fujiyama, la vocalist e chitarrista delle 5.6.7.8's, prima di muoversi ancora verso l'alto e inquadrare il momento in cui, mentre Sophie Fatale esce dalla sala, i proprietari del locale vi entrano.
A questo punto la protagonista diventa proprio Julie Dreyfus, che sorpassa un gruppo di clienti del locale impegnati a scatenarsi sulle note di Woo Hoo e viene seguita dalla cinepresa fino al bagno, dove sta per fare un sanguinoso incontro che porterà agli eventi finali del primo capitolo della saga.
Momenti di vita ordinaria che si intrecciano senza soluzione di continuità in una scena che sta per condurci a un'escalation di violenza che di ordinario non ha proprio niente.
Il tutto con un'armonia impareggiabile in tutte le componenti, anche le più piccole.
Come firmare una scena memorabile al proprio primo film.
In questa scena diventata ormai un cult a tutti gli effetti, il lucidamente folle Vic Vega/Mr. Blonde interpretato da Michael Madsen è in grado di incarnare al meglio l'essenza di numerosi personaggi del regista di Knoxville.
Dotato di una grossa dose di sadismo e di gusti musicali originali, Mr. Blonde tortura il povero poliziotto Marvin Nash, arrivando ad amputargli un orecchio per il solo gusto di farlo, sulle note di una band rock scozzese, gli Stealers Wheel.
Alla performance ballerina di Michael Madsen che sbeffeggia il proprio ostaggio con un rasoio in mano, segue la scelta di Tarantino di non mostrare direttamente il momento dell'amputazione, portando la macchina a inquadrare una parete che reca la scritta
"Tony, attento alla testa".
In realtà il regista del Tennessee aveva girato anche un'altra inquadratura della scena, nella quale era possibile osservare immediatamente lo sfregio subito dal poliziotto interpretato di Kirk Baltz, ma ha poi scelto di utilizzare la versione meno cruda delle due. Nella seconda metà della scena, poi, Mr. Blonde si dirige fuori dal deposito per prendere la tanica di benzina.
La musica sembra svanire, ma altro non è che l'effetto dell'allontanamento di Michael Madsen dal luogo della tortura: fuori dal deposito, infatti, non sarebbe stato possibile per nessuno udire né la musica né le urla del povero poliziotto e il regista sceglie, quindi, di calarci esattamente nell'atmosfera di quel momento.
Quando il sadico Vic Vega torna dentro per completare l'opera cospargendo Marvin di benzina, la musica sta invece continuando.
Si tratta dell'ultimo momento nel quale lo spettatore è totalmente inconscio dell'identità della spia della banda.
Contribuiscono ad ammantare di leggenda questa scena i racconti dei due attori.
Madsen ha infatti raccontato che Kirk Baltz andò a svegliarlo mentre riposava nel corso di una pausa chiedendogli di fargli fare un giro all'interno del bagagliaio della sua auto (la Cadillac Coupe de Ville del film era di proprietà dello stesso Madsen) per poter approfondire personalmente la spaventosa esperienza provata dal suo personaggio prima della tortura.
Il futuro Mr. Blonde, forse troppo calato nel personaggio, alzò al massimo il volume della sua radio e guidò lungo un'enorme strada che lo condusse fino a un "Taco Bell", laddove consumò tranquillamente un taco e una Coca Cola. Quando, con molta calma, Madsen tirò fuori Baltz, quest'ultimo era completamente sudato e imbestialito.
E vorrei vedere.
Baltz, invece, ha dichiarato di aver reso impossibile al suo collega la conclusione della scena improvvisando la battuta in cui diceva di avere moglie e figli.
Madsen, che nella vita reale è contro ogni forma di violenza e aveva da poco avuto un figlio, rimase completamente raggelato all'idea: non a caso, se prestate molta attenzione, è possibile sentire un "Oh no!" in lontananza, pronunciato proprio da Madsen che si era suggestionato.
Entrambi gli attori, poi, dichiararono di essersi imbattuti in Stuck in the middle with you tornando a casa nell'esatto giorno in cui avevano dedicato l'intera durata delle riprese a girare questa scena.
Se non è destino questo.
Se tutto ciò non bastasse a valere alla scena la posizione più alta della classifica, possiamo allora aggiungere che la canzone degli Stealers Wheel, che nel 1973 aveva scalato le hit parade fino a raggiungere la top 10 sia negli USA (sesto posto) che nel Regno Unito (ottavo posto), è addirittura tornata a far capolino nelle classifiche di gradimento del 1992, grazie al successo del film e all'intuizione straordinaria di Tarantino di usarla per una delle sue scene.
Classe'96. Ex cestista a livello giovanile e minors ed ex Parlamentare Regionale dei giovani in Puglia, laureato prima in Giurisprudenza d'Impresa e poi in Scienze Economiche.
Pervenuto criticamente alla cinefilia, studioso di tattica sportiva, telecronista e opinionista, nutre una passione viscerale per i racconti che gravitano attorno ai campi da gioco e ai set cinematografici.
Innamorato della New Hollywood, degli attori di metodo e dei piani sequenza.
Ma non solo: attratto magneticamente da tutte le meravigliose diversità che il cinema può raccontare.
Redattore presso Cinefacts.it, curatore della rubrica Good & Bad
Filman
5 anni fa
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Jacopo Gramegna
5 anni fa
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