#Good&Bad
Scrollarsi di dosso un'etichetta è una delle operazioni più difficili da compiere a Hollywood. Riuscirci dopo aver associato in maniera inscindibile il proprio nome a quello di un franchise vituperato e deprecabile sotto molti aspetti come la trilogia di 50 Sfumature, lo è ancora di più.
Agli occhi dei più Dakota Johnson è, infatti, Anastasia Steele: insipida protagonista dei tre film tratti dai romanzi di E.L. James.
A causa del primo capitolo della serie, nel 2016 ha portato a casa ben due Golden Raspberry Awards, ovvero i famosi Razzies, i "premi" cinematografici assegnati al peggio del Cinema: non il massimo se sei, di fatto, al tuo primo grande film da protagonista.
[Razzies meritati?]
Eppure, poco alla volta, Dakota Johnson è riuscita a mettersi alle spalle ogni commento negativo , divenendo un nome in rampa di lancio nel mondo della Settima Arte.
Non che ci sia stato poco da faticare: il ruolo di Anastasia Steele non è l'unico scheletro nell'armadio di Dakota Johnson, che di pellicole discutibili ne ha inanellate sin dai primissimi anni della sua carriera.
Il primo ruolo cinematografico della sua vita le è stato ritagliato su misura dal suo patrigno, un Antonio Banderas nelle insolite vesti di regista.
Si può tranquillamente affermare che Pazzi in Alabama fosse un film "a conduzione familiare": oltre Melanie Griffith, protagonista del film e moglie di Banderas in quegli anni, fecero parte del cast una giovanissima Dakota (che ai tempi aveva appena 9 anni) e la sua sorellastra minore Stella, nata proprio dal matrimonio della Griffith con Banderas.
Al suo ritorno sugli schermi, circa 10 anni dopo la sua prima "fatica", è invece arrivato il primo film di spessore della sua vita: The Social Network di David Fincher, nel quale interpreta un piccolo ruolo ma comincia a farsi notare in maniera piuttosto rilevante.
Non a caso dall'anno successivo diventa una presenza fissa sul grande schermo: talora con film incommentabili come Beastley, la già citata pruriginosa trilogia e Need for Speed.
A questi film, però, Dakota Johnson affianca anche una pellicola di maggiore successo come 21 Jump Street.
Si può tranquillamente dire che l'anno che le permette di cambiare la direzione artistica della propria carriera sia il 2015: nello stesso anno, infatti, è stata parte del cast di The Black Mass di Scott Cooper e, soprattutto, di A Bigger Splash di Luca Guadagnino.
[A Bigger Splash: il momento in cui Dakota Johnson si è messa definitivamente sulla mappa di Hollywood]
Proprio sotto la direzione del regista italiano in Suspiria ha dato vita a quella che, probabilmente, è al momento la miglior interpretazione della sua carriera mentre, sempre nel 2018, è riuscita a fornire un'altra importante prova in 7 Sconosciuti a El Royale, pellicola in cui riesce ad emergere anche all'interno di un cast pieno di nomi di spessore.
Dakota Johnson, come Kristen Stewart, non ha ancora compiuto 30 anni ma ha già dovuto cambiare più volte pelle per poter guadagnarsi il suo posto a Hollywood.
Essere una doppia figlia d'arte (nata dall'unione tra Melanie Griffith e Don Johnson), di certo può aiutare ad entrare in un mondo elitario e poco propenso alle rivoluzioni come quello di Hollywood: riuscire a ritagliarsi una propria credibilità in un cinema di un certo tipo, però, è esclusivo appannaggio di chi ha talento e caparbietà.
E noi, forse, abbiamo sottovalutato troppo presto Dakota Johnson, un'attrice che sembra disporre di entrambe le doti.
[Eh già: forse ci eravamo espressi troppo presto]
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