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Al Toronto International Film Festival 2020 viene presentato The Water Man, esordio alla regia di David Oyelowo che mescola il dramma e il Cinema per ragazzi.
L'attore, ora anche regista, interpreta il padre di Gunner (Lonnie Chavis), un ragazzo innamorato della letteratura e aspirante autore di graphic novel che si getta alla ricerca del Water Man, leggenda urbana che potrebbe rappresentare la salvezza per la madre (Rosario Dawson) malata di leucemia.
Il Cinema americano sembra aver dimenticato completamente un genere: il Cinema per ragazzi.
Un filone che, soprattutto negli anni 80, ha definito il panorama delle produzioni cinematografiche formando alcuni dei cult e dei miti che nel recente passato sono diventati il centro di una wave di nostalgia incredibilmente potente.
Inutile rievocare troppo Stranger Things, uno di quei prodotti che più di molti altri ha cannibalizzato gli anni '80 e la maniera di fare quel Cinema, fagocitando e riproponendo i totem di molti archetipi narrativi dell'epoca.
Per chi scrive, il successo di questa come di altre operazioni, non è solo dovuta alla nostalgia, considerando quanto ampio sia il pubblico di ragazzi colpito dal fenomeno, ma anche all'aver fortuitamente riproposto un filone narrativo che ormai sembra scomparso.
[Questo Cinema una volta era tutta campagna, ma ora...]
Hollywood sembra aver perso la ricetta del Cinema per ragazzi o sembra essere incapace di rielaborare quella ricetta per il tempo presente e proporre al pubblico di teenager delle storie con le quali si possano interfacciare.
Stranger Things funziona perché è ambientato nel 1980 e da connettere con il presente non c'è nulla, ma si tratta solo di fare leva su quel periodo storico e riproporre quanto si faceva bene all'epoca, giocando anche con la nostalgia e con la voglia di scoperta di chi ha idealizzato quell'epoca tramite una sottocultura divenuta ora popolare.
The Water Man ha il grosso problema di non riuscire a trovare questa formula utile a trasportare il Cinema per ragazzi nel 2020.
Il film dovrebbe parlare con la generazione corrente e non solo a livello formale di linguaggio, inserendo qualche slang nei dialoghi o colorando i capelli di una ragazza di blu.
Emma Needell, in sceneggiatura, sembra non aver assorbito per nulla il filone che sta cercando di cavalcare, dimenticando totalmente l'idea di caratterizzare fortemente i personaggi, i ragazzi protagonisti, e commettendo il grosso errore di non raccontare il mondo attraverso il loro punto di vista.
Nel Cinema per ragazzi, per quanto assurda sia la narrazione di quel tipo - ma tenete a mente sempre che la realtà viene piegata dal genere che si mette in scena - gli adulti sono relativi e sono comunque la versione degli adulti secondo i ragazzi o secondo quello che era lo sguardo del ragazzo che ora racconta la vicenda.
Si potrebbero citare E.T. - L'extra-terrestre e I Goonies a rappresentanza di un filone nel quale le idiosincrasie e le contestazioni verso gli adulti erano tutte molto simili, poiché figlie dello sguardo di una generazione - oltre perché funzionali al genere.
The Water Man è un film a metà e lo sguardo dei ragazzi è molto relativo, come è relativo e sbrigativo la loro presentazione, il loro essere personaggi e l'intero impianto narrativo di base è talmente debole nella sua esposizione allo spettatore da risultare piuttosto chiaro che quello che viene presentato è un compitino di sceneggiatura.
Il concetto di avventura non esiste.
Il contrasto generazionale non esiste.
Lo sfogo e la voce dei ragazzi è un pallido riflesso di altri miti.
Sfortunatamente anche la regia di David Oyelowo non aiuta la causa, persa in partenza in sede di scrittura, e nel misurarsi con un genere portato grandiosamente a schermo da pochi - sopra abbiamo citato Steven Spielberg e Richard Donner, non proprio due dilettanti - viene abbattuto dalla mancanza di un occhio al fantastico e al concetto di avventura.
Nei film per ragazzi, anche quando mossi alla base dal dramma, deve esserci comunque un certo cuore, una voglia di racconto epico e di fantastico che deve riflettere lo sguardo dei protagonisti.
Prendete anche Guardiani della Galassia e l'introduzione del personaggio di Star-Lord.
Quando lo vediamo da bambino, sulla terra, in pochi minuti James Gunn ci dà l'idea del suo dolore, della sua connessione con la madre e nello stesso lasso di tempo ci porta nello spazio con una scena evocativa e potente.
Gunn ci mostra l'origine del personaggio, i suoi simboli, le sue ragioni e l'intera anima emotiva in una manciata di minuti.
In The Water Man nulla di tutto ciò accade e quanto vediamo sullo schermo è un racconto scolastico, senza cuore e che spreca alcuni buoni attori come Rosario Dawson, Alfred Molina e lo stesso David Oyelowo, in un film che doveva esseri rivisto al passo uno e che nella sua ora e mezza di durata lascia lo spettatore piuttosto indifferente.