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Fulci For Fake - Recensione: la leggenda di un uomo misterioso - TOHorror 2019

Un'opera tra il film di finzione e il documentario sulla vita e la leggenda di Lucio Fulci

Fulci for Fake è un film di Simone Scafidi sulla vita e la carriera di Lucio Fulci che abbiamo visto al XIX TOHorror Film Fest dopo che era già stato presentato e acclamato alla Mostra del Cinema di Venezia. Il film arriverà in sala dal 31 ottobre, perciò vi consigliamo di consultare i canali social di Fulci For Fake per sapere dove poterlo recuperare.

 

13 marzo 1996: all'età di 68 anni muore Lucio Fulci, Maestro del Cinema di genere italiano, in particolare horror.

 

Lo stesso giorno viene a mancare Krzysztof Kieslowski, autore della Trilogia dei Colori e della Doppia Vita di Veronica.

 

[Trailer di Fulci for Fake]

 

 

Quel giorno, secondo il ricordo di Simone Scafidi dopo la proiezione del film, le pagine delle riviste cinematografiche si riempiono dell'autore polacco e pochissimi ricordano il regista italiano. 

 

"Oggi, se si vanno a vedere i dati delle vendite e delle riedizioni in tutto il mondo sono quasi certo che si siano invertiti.

A torto o ragione non sta a me dirlo"

 

 

 

 

Così come non interessa a chi ha realizzato il film, nemmeno a me interessa creare un paragone tra Kieslowski e Fulci anche perché, tolto il gusto personale, avrebbe davvero poco senso.

 

È però innegabile che il regista italiano abbia generato nel corso degli anni successivi alla sua morte, poco alla volta, un vero e proprio fenomeno di culto.

 

Proprio per questo un progetto sulla vita, che spesso si mischia alla leggenda, di una delle figure di spicco del cinema di genere italiano è stato seguitissimo sia in Italia sia nel resto del mondo, dove Lucio Fulci ha moltissimi estimatori.

 

 

 

 

Scafidi non l'ha fatto con un classico documentario, nonostante spesso il film sia stato così pubblicizzato, né con un'operazione biopic romanzato altrettanto canonica, ma costruendo un film di finzione in cui il protagonista è un attore ingaggiato per impersonare Lucio Fulci in un film.

 

L'attore interpretato da Nicola Nocella (Easy di Andrea Magnani, Il Figlio Più Piccolo di Pupi Avati, che gli è valso un Nastro d'Argento) su suggerimento del regista Saigon decide di documentarsi intervistando e studiando tutto ciò che aveva fatto parte della vita del suo alter ego.

 

Tra interviste, frammenti di film, dietro le quinte e paralleli tra le vite dei due proveremo a scoprire qualcosa su Lucio Fulci.

 

Proprio questo espediente ci aiuta a capire il perché di un'opera come Fulci For Fake e quelli che sono i suoi aspetti più interessanti: l'autenticità dell'amore per Fulci e l'empatia che una vita difficile come quella di Lucio non può che provocare.

Un film non convenzionale su un regista altrettanto non convenzionale, un racconto di qualcuno che è cresciuto amando Fulci quando ancora nessuno gli riconosceva il merito che avrebbe dovuto avere. 

 

 

 


Sin dai primi minuti ci viene detto e mostrato che Lucio Fulci è stato uomo di vizi e di leggende, con una vita travagliata alle spalle e che quindi implicitamente - nonostante la forma quasi documentaristica spesso sia associata all'opposto - tutto ciò che vedremo sarà parziale: sia in quanto non obiettivo sia in quanto limitato. 

 

Come può, infatti, un film di un fan di Fulci, su un fan di Fulci, che mette in scena Fulci stesso... essere oggettivo?

 

Come potremmo mai pensare di conoscere completamente un uomo dalle mille leggende come il fatto di aver ispirato Orson Welles e Steven Spielberg e allo stesso tempo essere stato rifiutato come esperto di Marcel Proust alla trasmissione TV Rischiatutto a causa della presunta omosessualità dello scrittore francese?

 

Tant'è che alla fine del film non avremo la percezione di aver conosciuto davvero Lucio Fulci come persona o di essere diventati degli esperti del cinema fulciano, ma avremo soltanto sentito un pezzettino della sua leggenda, come se lo avessimo incontrato per strada e fosse scattata una scintilla, nonostante ancora su di lui non sapessimo veramente nulla.

 

 

 


Il film si apre sul bravissimo Nicola Nocella che struccandosi parla della sua poca conoscenza del cinema di Lucio Fulci e si chiude sulla ripetizione di quanto il racconto di sé del regista fosse misto a leggenda: come a voler ribadire la dualità del raccontare documentaristicamente un mito quasi epico.

 

Oggi Fulci è amatissimo in tutto il mondo grazie ai musicarelli con Adriano Celentano e Mina e ai film con Franco e Ciccio, dagli horror violenti come Lo Squartatore di New York ai thriller come Non si Sevizia Un Paperino, ma il film sceglie sin dalle primissime interviste di limitare la grandezza del regista romano a una manciata di film tra la fine degli anni '70 e la metà degli '80

"...quando Fulci ha deciso di fare Fulci".

 

Scelta opinabile, ma che assieme a tantissimi altri aspetti (come la mancanza del suo sceneggiatore di fiducia Dardano Sacchetti) mostra quanto lo sguardo di Scafidi scelga di essere unico e personale, senza pretese di completezza o di nozionismo, ed è proprio questa unicità a rendere Fulci For Fake interessante e stimolante anche se non si è d'accordo. 

 

 

 


Fulci For Fake si articola in una serie di interviste condotte dall'attore a varie personalità della vita di Lucio, intervallandole con (pochi) spezzoni di film e tanti filmati dietro le quinte dei set e della vita privata del regista.

 

Si passa da Enrico Vanzina (figlio di Steno, maestro di Fulci, e amico da sempre) a Michele Soavi (che per lui interpretò uno zombie e che con lui iniziò la sua carriera nel mondo del cinema); e poi l'attore Paolo Malco, l'operatore Sergio Salvati, il segretario di produzione Sandro Pitetto e il compositore di colonne sonore Fabio Frizzi , tutti suoi collaboratori storici.

 

E ancora Michele Romagnoli, il suo primo - e unico in vita - biografo nonché grande amico e Davide Pulici, il co-fondatore della rivista Nocturno; per arrivare alle due coprotagoniste: le figlie Antonella e la compianta Camilla, che ci ha lasciati prima dell'uscita del film e alla quale è quindi dedicato. 

 

 

[Camilla Fulci in una delle interviste]

 


La vita di Lucio Fulci è stata uno slalom tra produzioni non all'altezza del suo talento e drammi familiari, come il suicidio della moglie e i vari problemi di salute suoi e di Camilla, e Fulci For Fake riesce a raccontarla senza risultare scabroso nelle tragedie o di parte negli insuccessi.

 

Attraverso tutto ciò il centro del film resta la ricerca da un lato di capire cosa sia cambiato in quella manciata di film rispetto al resto della sua carriera e dall'altro cosa ci fosse alla base del suo Cinema: tra il rapporto di amore-odio per le donne quasi hitchcockiano e i tanti frammenti di vita privata inseriti nei suoi fllm, come la figlia sul letto d'ospedale.


Proprio questi aspetti della sua personalità e del suo modo vivere sono uno dei punti più interessanti dell'analisi del suo Cinema che fa Scafidi in Fulci for Fake.

 

I paralleli che vengono costruiti tra la violenza verso le donne nei suoi film e la sua vena da donnaiolo fuori dal set o tra lo stretto rapporto con le figlie e la sofferenza per la mancanza di un figlio maschio, entrambi fattori in opposizione ai tanti bambini messi in scena e martirizzati nelle sue opere, sono alcuni dei molti discorsi che il film cerca di costruire per non risultare un semplice racconto, quanto una vera e propria analisi profonda di Fulci.

 

Il tutto condito da un costante raffronto tra Lucio Fulci e l'attore in scena, che con le sue risposte e i frammenti della sua vita ci guida e ci semplifica la soluzione dell'enigma Fulci, risultando così tutt'altro che un vezzo narrativo ma fondamentale nella costruzione del film.

 

 

 

 

Fulci For Fake riesce a restituire il fascino di un uomo indefinito, tra i suoi affetti e la sua opera, incuriosendo anche uno spettatore digiunto del cinema di Lucio Fulci con una grande qualità narrativa e una profondità psicologica rara in questo tipo di opere.

 

Il film di Scafidi mi ha ricordato tanto Love Express su Walerian Borowczyk o la lettera aperta a Welles di Lo Sguardo di Orson Welles e non dimentica un certo gusto visivo, sia negli inserti fiction sia nella costruzione degli intervistati.

 

In particolare il disvelamento di Camilla, vera e propria anima del film le cui inquadrature cambiano con l'avanzare dei minuti, mostrandoci sempre un po' di più fino a mostrare completamente la sua invalidità.

 

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