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Tom Harper sale sul palco della Roy Thomson Hall per presentare il suo The Aeronauts, film basato sulla storia dello scienziato James Glaisher (Eddie Redmayne) e la pilota Amelia Wren (Felicity Jones) che nel 1862 tentarono di superare il record di quota in mongolfiera per raccogliere dati atmosferici al fine di prevedere i fenomeni metereologici.
In The Aeronauts Tom Harper mette in scena la sceneggiatura di Jack Thorne seguendo i dettami del buon James Cameron ma, non essendo un mago degli effetti visivi e dell'avanguardia tecnica, decide di girare il film in IMAX cercando di dare un impatto spettacolare e significativo al superamento di quella che per noi non è più una frontiera: il cielo.
Il Cinema contemporaneo ci ha ben abituato al tema dell'esplorazione spaziale, considerando anche il rispolvero di questo nel corso degli ultimi anni, ma Harper decide di fare qualche passo indietro e raccontare un'epoca in cui il cielo, l'atmosfera e la comprensione della sfericità terrestre, quella per la quale Giordano Bruno fu condannato, era il limite, il baratro che ci separava da una maggiore comprensione del mondo.
[Trailer internazionale di The Aeronauts]
Ancora una volta torna quindi il tema dell'essere umano disposto a imbarcarsi in un'avventura potenzialmente mortale pur di comprendere questo mondo, in nome di una conoscenza a liberarlo dal suolo e dalle catene di convinzioni che con la scienza hanno ben poco a spartire, avvicinandosi forse alla supersitizione.
James Glaisher vuole prevedere il tempo e per il suo presente suona quasi una barzelletta su di un mago e una sfera magica.
In un presente in cui la ragione dei fatti e la divulgazione scientifica arrancano a sbugiardare chi è davvero convinto che l'uomo non possa andare oltre l'atmosfera senza regredire allo stato di scimmia, The Aeronauts decide di prendersela con calma e mostrarci il passo intermedio: la vertigine tra il freddo siderale delle stelle e la Terra.
Grazie alle riprese in IMAX Harper riesce a mettere in scena molto bene una storia affascinante che, nonostante la vicinanza al suolo, lascia lo spettatore estasiato e sorpreso della sostanza delle nuvole, confortato dallo spazio sicuro sopra le tempeste e spaventato dalla loro potenza, affascinato dalle farfalle che sanno volare dove non sembrerebbe possibile, terrorizzato dall'altezza e obnubilato dalla mancanza di ossigeno e dal freddo, mentre le stelle diventano più chiare su di un manto celeste sempre più scuro.
[Eddie Redmayne e Felicity Jones in un momento di The Aeronauts]
The Aeronauts trova il suo pregio proprio nella parte conclusiva del suo sviluppo, quando la frontiera diventa il traguardo, quando le parti più concitate diventano spettacolo e il senso di vertigine si fa pressante e stressante.
Al contempo, il film di Harper trova il suo difetto principale nel non riuscire fino in fondo a costruire un build up per la storia, rendendo i personaggi un po' deboli, poco delineati nei loro contrasti, non abbastanza traumatizzati dalle loro mancanze e dal loro vissuto, facendo passare per una formalità tutta la costruzione dei caratteri messi in gioco e le loro motivazioni.
Un peccato accentuato dal montaggio alternato che Harper azzecca nel raccontare la storia, mettendo il continuo spostarsi tra l'impresa in corso e il racconto dei protagonisti al centro del ritmo del film.
The Aeronauts è un film bello visivamente, ben congeniato, appassionante nell'ultimo terzo di film e il cui significato alle spalle è enorme e imponente, ma che si spreca in una narrazione poco ispirata dei protagonisti e dei loro travagli personali e ideologici.