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Rian Johnson è uno degli sceneggiatori e registi più brillanti del nostro tempo e uno di quelli che meno ha avuto occasione di mettere il suo estro al servizio di grandi produzioni hollywoodiane.
Con Knives Out sembra essere arrivato finalmente il suo momento e al Toronto International Film Festival presenta quello che oserò definire uno dei film più dinamici e ben congeniati degli ultimi 10 anni.
Rian Johnson, che il mondo ha poco apprezzato per il suo Star Wars - Gli Ultimi Jedi - vi prego ravvedetevi - è quel genietto che come gli autori veri tende a creare un proprio spazio nel quale ambientare le storie che vuole raccontare.
Come Quentin Tarantino o Wes Anderson, Johnson sente il bisogno di creare una sua personale realtà parallela per dare senso, forma e contesto alle proprie storie, sfociando in un sopra le righe affascinante.
Il primo esempio della sua poetica era venuto fuori con Brick - Dose Mortale, un film che metteva l'ossatura della detective story dalle tinte noir su un racconto da borgata urbana americana, facendo di un giovane Joseph Gordon-Levitt un Humphrey Bogart liceale, ironico e assurdo.
In The Brothers Bloom aveva creato una storia di ladri e truffatori eccentrici creando un universo inconciliabile con la realtà, fuori dagli schemi eppure contraddistinto da una scrittura ispirata, trasformando attori di grido come Adrien Brody, Mark Ruffalo e Rachel Weisz in protagonisti di un caper movie improbabile.
[Daniel Craig è Benoit Blanc in Knives Out]
Con Knives Out si ripete e prendendo un genere desueto, ovvero il giallo con l'investigatore alla Hercule Poirot a risolvere il caso, decide di destrutturare l'archetipo di partenza e portarlo nel mondo di Twitter e Instagram con una estrosità rara, smitizzando e valorizzando ogni figura retorica tipica del genere ma ridicolizzandola, rendendola così maledettamente divertente e credibile.
In Knives Out l'omicidio di un ricco capofamiglia e giallista di successo internazionale, interpretato da Christopher Plummer, diventa occasione per creare un nucleo familiare disfunzionale in senso del tutto satirico, popolato da maschere grottesche nella bassezza della loro ridicola personalità viziata e vacua.
Il detective, Benoit Blanc, interpretato da Daniel Craig, è un genio della deduzione che sconsacra la propria figura con un accento assurdo, una parlantina a volte persa in ragionamenti sconclusionati e inutilmente intricati, comico nel suo essere un po' ridicolo eppure divertito nell'esserlo.
[Toni Collette è Joni Thrombey in Knives Out]
Ogni personaggio, in effetti, aderisce alla descrizione del tipico corollario di caratteri che troviamo nei racconti gialli classici, ma che se ne discosta scegliendo un taglio dissacrante, satirico e muovendosi all'interno di una vicenda nella quale i riferimenti al genere sono spesso volutamente ridicoli, mostrando come Rian Johnson sia innamorato di qualcosa che, al tempo stesso, smitizza.
Dalla Signora in Giallo, passando per i romanzi più celebrati di Agatha Christie, il regista riesce a dare sensazione di trovarsi effettivamente all'interno di un whodunit, mettendo in scena gli elementi che lo contraddistinguono e comunicando comunque attraverso battute e indizi visivi che dall'inizio alla fine richiamano gli elementi a comporre l'enorme tela a formare la storia; le deduzioni del detective non sono piegate alle necessità della scrittura ma sono coerenti a quanto viene mostrato, detto e raccontato, facendo quindi di Knives Out un ottimo racconto giallo.
Il giallo esiste e funziona perfettamente, ma l'intreccio, per quanto apparentemente banale, riesce a tenere lo spettatore agganciato alla storia contando paricolarmente sulla brillante stesura dei dialoghi e delle interazioni tra i personaggi.
[Rian Johnson con Chris Evans e Ana de Armas sul set di Knives Out]
Un film nel quale attori quali Chris Evans, Jamie Lee Curtis, Don Johnson, Toni Collette, Daniel Craig, Michael Shannon, Ana de Armas e Christopher Plummer sono chiaramente piegati da uno script estroso, divertente e genuinamente ricco di talento, confermandolo anche durante la sessione Q&A tenutasi dopo la visione, rimandando al regista e sceneggiatore il merito di ogni complimento riguardo la potenza dei personaggi.
Knives Out è una commedia favolosa, un giallo avvincente e il tipo di cinema che troppo poco vediamo in sala e che, questa volta, se teniamo davvero al futuro del cinema fatto da autori con una loro idea, dobbiamo supportare al box office.