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Hellboy - Recensione: verso l'imbarazzo, e oltre

Il film di Neil Marshall sul demone che vive tra gli umani è una sequela di situazioni imbarazzanti salvate solo in parte dal protagonista

Mi sono sempre chiesto come facesse Hellboy, con quel braccio di pietra gigantesco, a indossare e togliersi il trench. 

 

Ma questa domanda la lascio a dopo, perché è doverosa una premessa.  

È mia consolidata abitudine valutare un film, o tentare di farlo, senza tener conto delle sue eventuali derivazioni letterarie, fumettistiche o videoludiche. 

 

Personalmente non ritengo l'aderenza alla fonte originale un punto di merito o di demerito, perché sono dell'idea che un film debba reggersi sulle proprie gambe in quanto film e non in quanto "film tratto da", così come tendo a evitare di fare paragoni con film precedentemente girati da altri autori sullo stesso personaggio. 

 

 



Ho un personalissimo metro di giudizio che si basa su cinque diversi livelli, dal più superficiale e basico fino al più approfondito e allargato: il fatto di "somigliare al libro/film" e il fatto di "essere meglio o peggio del film prima" reputo che non siano due elementi da tenere in considerazione.

 

Sbagliato o giusto che sia, questo è il mio approccio alla valutazione di un'opera cinematografica, e credo che chiarirlo fosse un preambolo necessario per introdurre cosa penso di Hellboy, film di Neil Marshall in uscita l'11 aprile. 

 

Già, perché è inutile girarci troppo intorno: Hellboy è un fumetto molto noto da cui hanno tratto due film nel 2004 e nel 2008, diretti entrambi da Guillermo del Toro

E molti fan, del fumetto e/o dei film, hanno iniziato a mietere giudizi su questo film fin dal primissimo teaser. 

 

Ma qui non troverete paragoni con quei due Hellboy, né indicazioni su aderenza o fedeltà al fumetto di Mike Mignola

 

E questo perché, al di là di tutto, secondo me questo Hellboy è un film che non funziona neanche un po'. 

 

 

 

 

La storia inizia partendo dal VI secolo e ci mostra Re Artù e Mago Merlino alle prese con la cattivissima Regina di Sangue, strega in grado di diffondere la peste e decimare gli esseri umani. 

Con un salto di 1500 anni arriviamo al presente e facciamo la conoscenza di Hellboy: creatura demoniaca dagli evidenti vizi terreni che lavora per il Bureau of Paranormal Research and Defense, un'organizzazione che si prefigge lo scopo di sgominare i mostri e le forze occulte che minacciano il mondo. 

Hellboy è a Tijuana per recuperare un collega che non si fa vivo da troppo tempo e scopre che... qualcosa è cambiato. 

Da qui in poi si troverà ad affrontare ogni sorta di nemico, subendo e menando colpi micidiali, dubitando del suo ruolo nel mondo e scoprendo le sue vere origini tenutegli nascoste dal suo padre adottivo.

 

L'inizio del film dichiara immediatamente le sue intenzioni: la primissima frase pronunciata dal narratore mentre vediamo Artù e Merlino ha già all'interno un'imprecazione e nei primi minuti si vede già parecchio sangue. 

Il personaggio di Hellboy è riuscito: molto sgradevole da guardare, risulta simpatico nel suo approccio ironico verso il mondo in cui è costretto a vivere, un mostro con pregi e difetti da essere umano portato sullo schermo da un bravo David Harbour, che ha la fisicità giusta e la voce perfetta - una di quelle cesellate da anni di alcol e nicotina - per interpretare un essere demoniaco.  

 

 



Ma il film ci mette poco a presentare quelle che, secondo me, sono una sequela di situazioni al limite dell'imbarazzo. 

 

La storia si complica inutilmente con l'andare avanti del plot, e non ho trovato affatto funzionale l'idea di continuare ad interromperla con degli insistiti flashback, piccoli racconti anche noti come "spiegoni" che ci illustrano cosa sia successo qualche anno prima, molti anni prima, qualche mese prima, con tanto di data in sovraimpressione. 


Come se ciò non bastasse, i personaggi ribadiscono il racconto dicendosi tra di loro quello che abbiamo appena visto, o ripetendo cosa sta succedendo in quel momento e che cosa dovranno andare a fare di lì a poco e perché. 

 

David Harbour è accompagnato in questa avventura da un ristretto numero di comprimari, che però purtroppo non brillano per profondità: c'è Sasha Lane, nel ruolo di una ragazza aiutata in passato da Hellboy, e c'è Daniel Dae Kim, agente dei servizi segreti con... un segreto da nascondere, che quando si svela non risulta particolarmente sbalorditivo in quanto ampiamente prevedibile.  

 

 



Il padre di Hellboy è interpretato dal sempre bravo Ian McShane, il cui talento però non viene minimamente messo al servizio della storia ma anzi incastonato in un ruolo abbastanza piatto e senza un vero arco narrativo; l'antagonista principale - la già citata Nimue/Regina di Sangue - è Milla Jovovich, la cui principale indicazione di regia pare essere stata "fai la faccia arrabbiata e ogni tanto urla forte forte". 

 

Uno dei problemi maggiori del film che ho personalmente riscontrato è l'assenza di una direzione precisa e la sfrenata frettolosità del secondo e terzo atto, dove tutto accade di corsa e i fronti si ribaltano in pchi istanti. 

Hellboy dà l'idea di avere una voglia incredibile di essere un film cool, un film figo, epico e leggendario, ma nel perseguire questo scopo si lascia indietro tutto il resto. 


Dovendo raccontare la storia delle origini di un personaggio, e avendo sulla carta tutte le intenzioni nel far sì che questo sia solo il primo di una lunga serie di film dedicati a lui, si dovrebbe costruire all'interno della prima opera tutto l'universo narrativo nel quale poi il personaggio, e i suoi comprimari, andranno a muoversi.  


Qui invece c'è talmente tanta roba pasticciata e mescolata insieme che non si ha il tempo di rendersi conto in quale mondo ci si trovi. 

 

 

 

 

Il tono, inoltre, non si capisce bene quale debba essere: il film è eccessivamente cartoonesco e inverosimile per rivolgersi a un pubblico adulto, ma è altrettanto esageratamente violento e splatter per essere dedicato a un pubblico di giovanissimi. 

 

E questo doppio binario sul quale si muove lo rende instabile per tutte le due ore di durata, senza che mai si abbia la netta sensazione che possa prendere una direzione o l'altra. 


Le scene che dovrebbero spingere al sorriso sono poco riuscite e affidate a battutine ad effetto che ci si aspetta di sentire qualche secondo prima che vengano pronunciate, e le scene che spingono sul pedale dello splatter sono esageratamente gore, ma senza avere l'effetto orrifico che dovrebbero avere e senza riuscire a oltrepassare l'assurdo per diventare disgustosamente divertenti. 

 

Gli effetti visivi sono affidati a una CGI che troppo spesso assomiglia a quella di quindici anni fa, con teste e arti che vengono tagliati in allegria o vengono trafitti come farebbe uno dei Miracle Blade dello Chef Tony nel burro, mostrando un sangue evidentemente finto che non ripugna e non intrattiene. 

 

 



Le creature del male sono un insieme di pezzi di corpi mescolati a caso, qualche cucitura su occhi e bocche senza mai una vera e propria idea di character design: nel film non si percepisce la ricerca nel creare quell'universo di cui ho scritto prima perché è tutto molto piatto, banale e sa di già visto altrove. 

 

Non c'è un'identità.  

 

E lascio al lettore il "piacere" di scoprire in che situazione abbiano ficcato il povero Ian McShane in una delle scene finali: un momento di computer grafica che speravo finisse il prima possibile, sia per la mediocre realizzazione tecnica che per i dialoghi che, se già durante il film non sono chissà cosa, in quel momento raggiungono l'apice del cosiddetto cringe

In una puntata di Buffy l'ammazzavampiri il pomeriggio su Italia1 si potevano trovare effetti più realistici e dialoghi più interessanti e meglio scritti. 
Non che voglia denigrare Buffy, ma immagino che Hellboy avesse un altro tipo di modello a cui aspirare. 

 

La messa in scena è altrettanto anonima, se non in un paio di passaggi in cui la macchina da presa compie delle evoluzioni durante dei combattimenti dando l'idea di girare in piano sequenza. 


Anche qui, però, è qualcosa che non sorprende più di tanto perché già visto, e il fatto che non sia una precisa scelta di regia e fotografia su cui poggia il film intero quanto un exploit relegato solo a due situazioni - una delle quali è l'ultima, ultimissima scena del film - più che essere un pregio diventa qualcosa di forzoso, come se fossero state pensate per dire

"Facciamo vedere che lo sappiamo fare". 

Probabilmente mi sbaglio e Hellboy diventerà un successo clamoroso di pubblico e critica, ma davvero: le sensazioni che ho provato guardandolo sono state principalmente la noia... e l'imbarazzo. 

Noia perché non ho trovato nulla di entusiasmante o almeno interessante, e perché anche la scelta dei brani della colonna sonora - nonostante la presenza di Alice Cooper, Royal Blood o Mötley Crüe - mi è parso il classico binomio "film cazzuto/heavy metal", senza particolari guizzi né idee.  

 

 



Imbarazzo perché sinceramente a un certo punto non sapevo cosa stessi guardando: i personaggi sono implausibili e stereotipati, le "idee" per rendere il film stimolante sono delle banalità ed è difficile guardare con interesse un film quando la storia è prevedibile dall'inizio alla fine, quando ad ogni scena immagini cosa succederà e cosa si diranno e... avviene esattamente quello. 

 

E perché ho colto che molte delle situazioni presenti sono delle dichiarate strizzatine d'occhi ai fan del fumetto originale: vari momenti e varie frasi in cui in sala senti la risatina compiaciuta del fan seduto dietro di te, ma che se non hai letto l'opera di Mike Mignola non hai la più pallida idea di cosa sia successo, o perché. 

 

Come ho scritto nella premessa, però, secondo me non è così che si dovrebbe scrivere un film. 

 

 



In generale ho percepito la sensazione di un potenziale clamoroso che è stato sfruttato male da ogni punto di vista, e non ci ho trovato nulla di "fottutamente leggendario" come recita il claim.  

 

Ma lo Studio si aspetta il grande successo, perché il finale del film e le ormai immancabili scene durante e dopo i titoli di coda sono evidentemente pensate in vista del sequel. 

 

Peccato che però prima di costruire il secondo piano di un palazzo bisognerebbe essere certi di aver buttato giù delle solide fondamenta e almeno un solido primo piano. 

Cosa che qui, secondo me, manca completamente. 

 

E non mi hanno nemmeno spiegato come faccia a mettersi il trench. 

 

Voto: 45% 

 

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