close

NUOVO LIVELLO

COMPLIMENTI !

nuovo livello

Hai raggiunto il livello:

livello

#CineFacts. Curiosità, recensioni, news sul cinema e serie tv

#articoli

Black Dog - Recensione: prigionieri nella città fantasma

Il film del pechinese Guan Hu è deliziosamente libero nella sua adozione di toni e stilemi cinematografici, azzeccando una difficile sintesi tra osservazione e emotività

Black Dog è un film drammatico diretto da Guan Hu, vincitore del premio Un Certain Regard alla 77ª edizione del Festival di Cannes.

 

2008, poco prima delle Olimpiadi di Pechino: nella cittadina desertica di Chixia il quarantenne Lang (Eddie Peng) esce di prigione e trova lavoro come accalappiacani, finché un giorno un randagio particolarmente ribelle gli si affeziona. 

Tra racconto classico e Cinema del reale esistono infinite sfumature intermedie: un film come Black Dog sembra dirci che non è nemmeno necessario scegliere “una” metà strada, ma che sia possibile muoversi liberamente tra le due realtà, seguendo la necessità espressiva del momento.

 

Più di una volta sembra di riconoscervi formule di matrice hollywoodiana: il galeotto che ritorna a casa per ricominciare, l’eroe silenzioso nel villaggio di frontiera (tra western e post-apocalittico), le sequenze quasi disneyane in cui Lang e il cane nero del titolo si addomesticano a vicenda. 

 

[Il trailer di Black Dog]

 

 

Black Dog però non è un racconto tradizionale, perché non usa quei ganci narrativi come li userebbe un film mainstream.

 

La struttura forte e imperniata su un personaggio dagli obiettivi riconoscibili è rifiutata (si direbbe “sprecata” se l’effetto non fosse così affascinante) da una narrazione ondivaga e diseguale, dove a contare sono l’atmosfera e l’evocazione semi-documentaristica degli ambienti. 

 

Il protagonista è praticamente muto, lasciando ciò che sappiamo di lui ai dialoghi pronunciati dagli altri personaggi (un poliziotto, il suo maestro, il suo ex compagno di band) e la scelta è in questo senso determinante: se la distinzione tra personaggio-agente e personaggio-osservatore è cruciale nel discriminare tra cinema pop e narrazioni realiste, il film di Guan Hu opera una scelta radicale nel secondo senso. 

Lang è a malapena un “personaggio” in senso classico: della sua psicologia e dei suoi scopi intuiamo pochissimo, ma è un tramite formidabile per il nostro sguardo, un esploratore in continuo movimento attraverso il suo piccolo mondo - a piedi, in moto, sul furgoncino dell’accalappiacani.

 

Le sue esplorazioni costruiscono, pezzo dopo pezzo, un ritratto a 360° della vera protagonista del film: la città.

 

 

[Eddie Peng e Tong Liya in una scena di Black Dog]

 

 

Black Dog è un’evocazione potente di un luogo e di un tempo precisi.

 

Mostra l’impatto di grandi sforzi di riqualificazione urbana sulle realtà marginali di un paese e mostra il senso di sradicamento di chi in quelle zone è cresciuto, le ha viste svuotarsi poco a poco e ora le vede fatte a pezzi per far posto a nuove industrie e infrastrutture.

I viaggi di Lang in giro per Chixia fotografano una realtà immersa in un limbo: post-apocalittica e insieme utopica, presa tra la dolorosa scomparsa di ciò che era e la speranza per ciò che (forse) sarà. 

A colpire è l’approccio quasi free form con cui Hu decide di mostrarcela: né completamente documentaristico né completamente narrativo, il suo Cinema si nutre di questi elementi in modo apparentemente estemporaneo, come un improvvisatore che estrae dal cilindro il trucco che gli serve in quel preciso momento del suo assolo. 

 

Lunghe parentesi semi-mute, dove ci si limita a contemplare la realtà desertificata che Lang esplora con spirito canino, si alternano a momenti di puro melodramma e perfino parentesi surreali, come la scelta musicale sul finale. 

 

 

[Lang e il randagio in una scena di Black Dog]

 

Black Dog riesce così a non sacrificare nessuna delle sue due anime: quella che mostra, informa, storicizza e quella che reagisce emotivamente, racconta il vuoto esistenziale, ipotizza futuri incerti e fughe a rotta di collo da un mondo che minaccia di scomparire insieme a noi.

 

Con il suo linguaggio fluido e destrutturato Black Dog dà una rinfrescante lezione di libertà espressiva.

 

[articolo a cura di Lorenzo Meloni] 

___

 

CineFacts non ha editori, nessuno ci dice cosa dobbiamo scrivere né come dobbiamo scrivere: siamo indipendenti e vogliamo continuare ad esserlo, ma per farlo abbiamo bisogno anche di te!  

Se ti piace quello che facciamo e il nostro modo di affrontare il Cinema, sostienici entrando tra Gli Amici di CineFacts.it: aiuterai il sito, i social e il podcast a crescere e a offrirti sempre più qualità!

Chi lo ha scritto

TI POTREBBERO INTERESSARE ANCHE

Articoli

Articoli

Articoli

Lascia un commento



close

LIVELLO

NOME LIVELLO

livello
  • Ecco cosa puoi fare:
  • levelCommentare gli articoli
  • levelScegliere un'immagine per il tuo profilo
  • levelMettere "like" alle recensioni