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Interstella 5555 è un lungometraggio musicale in cui l’arte giapponese di Leiji Matsumoto fornisce materialità visiva all’album Discovery del duo francese Daft Punk.
Lo studio di animazione che ha prodotto la pellicola è Toei Animation, la stessa di Dragon Ball, One Piece e Sailor Moon.
[Il trailer di Interstella 5555]
Case discografiche e appiattimento artistico
Interstella 5555, diretto da Kazuhisa Takenōchi, racconta le disavventure di un gruppo di musicisti alieni, catturati e asserviti da un microchip alla smania di successo del misterioso Earl de Darkwood.
Lo stato ipnotico in cui cadono i protagonisti, mai spogli del loro talento ma privati dell’originalità della creazione artistica, mostra una chiara critica al modus operandi delle case discografiche, spesso accusate di sacrificare l’autenticità dei performer in nome di criteri di vendita.
Non è un caso che Thomas Bangalter e Guy-Manuel de Homem-Christo, fondatori dei Daft Punk, quando firmarono nel 1996 il primo contratto con la Virgin Records insistettero per mantenere ampi spazi di autonomia nella gestione della propria immagine.
L’ascesa alla fama del gruppo di alieni si sviluppa in un angoscioso contrasto tra gli occhi vitrei e rassegnati dei musicisti e il ritmo incalzante di Crescendolls, evidenziando come la tristezza che questi vivono nel loro stato di prigionia sia celata al pubblico al pari dei propositi malevoli di Darkwood.
I bambini ne copiano lo stile e i genitori svuotano il portafoglio, in un contesto in cui il falso diventa modello da imitare radicandosi, tramite gadget e pubblicità, fin negli strati più profondi della società.
La metafora di Interstella 5555 ci racconta che i grandi artisti sono esseri di un’altra classe, non necessariamente migliori sul piano morale, ma sicuramente unici nella sensibilità con cui vivono il mondo: è il genio dell’artista.
Da questa prospettiva sono gli ascoltatori, i cui gusti le case discografiche si prefiggono di rappresentare, a non essere sempre in grado di premiare l’abilità a scapito del catchy e, di conseguenza, a costringere i musicisti alla spersonalizzazione in cerca di visibilità.
Anche ai critici, d’altra parte, capita di ancorarsi a forme stilistiche passate, fraintendendo le motivazioni e le scelte di artisti contemporanei.
Si pensi ad esempio alla nascita dei Daft Punk che, oggi riconosciuti come esponenti di punta della musica elettronica, traggono il proprio nome da un’aspra critica che la rivista britannica Melody Maker riservò al gruppo che il duo aveva costituito con Laurent Brancowitz.
La recensione definiva la loro musica “A daft punky trash”.
[Interstella 5555: Crescendolls]
La musica come principio d’inclusione
Interstella 5555 è un esperimento unico nel suo genere, in cui stili sonori europei si intrecciano con la sensibilità espressiva giapponese, capace di cucire su misura per la musica di Discovery sia l’aspetto narrativo che il certosino lavoro di animazione.
L’album dei Daft Punk uscì infatti nel 2001 e viene presentato nella cronologia originale delle tracce al disegno di Matsumoto: l’arte nipponica è qui veste della french house del duo parigino.
Le due visioni si riconoscono intimamente anche sul piano concettuale, nella misura in cui perseguono il medesimo obiettivo normativo e tentano di incentivare lo spettatore a riflettere sui temi della libertà e dell’inclusione.
In un’intervista per Remix Magazine Online Thomas Bangalter si era riferito all’album come "all’idea di guardare qualcosa con una mente aperta e non farsi troppe domande" e questo non per significare un’accettazione indiscriminata, quanto una genuina curiosità verso il prossimo.
Discovery infatti, con i suoi campionamenti tratti dalla discomusic anni ’70 e ’80, nasce dall’esigenza personale dei due artisti di rappresentare i momenti della loro infanzia e i ricordi ad essa legati.
[Interstella 5555: One More Time]
La musica diventa il tramite per riappropriarsi dello sguardo avido del bambino, non ancora abbastanza formato da avere pregiudizi, ma sufficientemente sincero da aprirsi alla diversità.
Allo stesso modo i Crescendolls di Interstella 5555, una volta sciolti dal giogo di Darwood, rivelano la verità al pubblico e così facendo costituiscono per la prima volta una coscienza realmente globale in cui gli occhi di tutto il mondo ammirano gioiosi la vera forma degli artisti. Il concerto che i quattro organizzano ritornati sul loro pianeta natale viene intercettato dai satelliti terrestri e, ballato e ascoltato interculturalmente, ha un impatto liberatorio tale da risolvere la totalità dei conflitti mondiali.
L’utopismo dell’epilogo trova giustificazione pochi istanti dopo, quando al pubblico viene rivelato che l’intera trama di Interstella 5555 è frutto della fantasia di un bambino, addormentatosi sulle note di Discovery.
In fin dei conti l’obiettivo primario della musica elettronica è abbattere le barriere, incontrandosi su un piano di parità tramite il divertimento e la sospensione momentanea delle preoccupazioni; essa ha una dimensione giocosa, simile per slancio alla mentalità di un bambino, ma concepita per unire gli adulti che credono ancora nell'imprescindibilità dei rapporti umani.
La discomusic, più precisamente, è un genere inscindibile dal contesto per cui è prodotto e va pensato quindi principalmente come un collante sociale.
Un genere che mira a far vibrare le nostre corde più recondite e spesso preriflessive ricordandoci, così come la conclusione di Interstella 5555, che l’obiettivo ultimo è la pace, che ogni essere umano si appartiene in quanto specie e che l’infantile disponibilità all’accoglienza non ha nulla a che vedere con l’ingenuità dello sprovveduto.
Interstella 5555 andrebbe raccomandato a chiunque senta propria questa speranza e forse ancora di più a chi si è già rassegnato senza riserve al cinismo.
Infinity Repeating: un messaggio per il futuro
In coda alla proiezione di Interstella 5555 rimasterizzato da Noxa sono stati inseriti come tributo alcuni dei video musicali più celebri dei Daft Punk e, come ultimo tra questi, Infinity Repeating.
Il brano compare come inedito della 10th Anniversary Edition dell’album Random Access Memories e, con la collaborazione del frontman dei The Strokes Julian Casablancas si presenta come ottimo sunto del messaggio della pellicola.
Il video vuole rappresentare distopicamente il cammino evolutivo che, partito dalle prime forme di vita acquatiche, arriva ben presto all’Homo sapiens e alle sue scoperte tecniche.
In un susseguirsi di spazi desolati dai tratti surreali lo spettatore vede camminare una figura umana in continua mutazione che, in un primo momento, segue nella sua metamorfosi le tappe storicamente accertate, per poi approdare, coerentemente con i progressi della robotica e con le proiezioni dei film di fantascienza, all’abbandono del corpo organico.
A un certo punto lo sfondo si fa buio, come una galassia orfana dei propri astri: a farsi largo nell’oscurità c’è ora un corpo femminile con uno sguardo indurito dall’ammontare dei traguardi evolutivi e una silhouette metallica elegante e dalle movenze sicure.
La donna è incinta: ospitando in un corpo artificiale il mistero irrisolto della vita rappresenta il raggiungimento conclusivo del progresso umano.
Allo spettatore di Interstella 5555 vengono lasciati pochi istanti per ammirare quest’ultima creatura, prima di vederla accelerare il passo fino a una corsa sfrenata, all’apice della quale ella si smonta nel disperato tentativo di afferrare la prossima meta.
Il monito è chiaro: la spinta al progresso tecnologico e alla scoperta scientifica sta incalzando a tal punto da offuscare le domande centrali e forse irrisolvibili della coscienza umana: chi siamo?
Dove siamo e dove stiamo andando?
Che senso ha lo sviluppo della vita terrestre a confronto con l’infinita distesa di nulla in cui siamo collocati?
[Interstella 5555: Harder, Better, Faster, Stronger]
La ragione offre soluzioni parziali e insoddisfacenti a tali quesiti, ma quel che è certo è che la Storia è tutt’altro che finita e che le sfide che incombono per il futuro impongono la massima attenzione per il presente.
Il retaggio che consegneremo ai posteri allora deve forse fondarsi su quel che Piérre Levy aveva chiamato "coscienza d’interdipendenza" e che il bambino fan dei Daft Punk aveva visto realizzarsi tramite il potere straordinario della musica.
È questo l’insegnamento più importante da trarre da una collaborazione artistica così lontana nello spazio ma così simile negli intenti come Interstella 5555: era il 2003, ma penso che la speranza tramandata da quest’opera sia fondamentale per noi così come lo è stata per chi l’ha allora concepita.
I Daft Punk come musicisti e Toei Animation come studio di animazione hanno dato, qui e altrove, il loro importante contributo: ora più che mai spetta a noi compiere coraggiosamente i prossimi passi per mantenere vivo il desiderio di migliorare ciò per cui i nostri antenati si sono affannosamente battuti.
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