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Dopo averci incuriosito con ogni mezzo sui social media finalmente esce nelle nostre sale Longlegs, frutto della collaborazione tra il regista figlio d'arte Oz Perkins e il produttore e divo infaticabile Nicolas Cage.
Film di serial killer e horror psicologico dalle venature sovrannaturali, Longlegs ha fatto a lungo parlare di sé prima ancora di uscire in sala, grazie a una campagna mediatica come non se ne vedevano dai tempi di The Blair Witch Project, costruita ad arte per presentare il film come il nuovo standard del Cinema horror contemporaneo.
Per la sorpresa di nessuno l'hype generato non è proporzionale al risultato, rischiando di "deludere" chi si aspettava un capolavoro; il film però non è privo di pregi e soluzioni originali e a mio avviso veste bene la sua parte di cult costruito a tavolino.
[Il trailer originale di Longlegs, dal 31 ottobre al cinema anche in Italia grazie a Be Water]
Oregon, 1994.
L'agente dell'FBI Lee Harker (Maika Monroe, ormai certificata scream queen) viene incaricata dal proprio superiore Carter (Blair Underwood) di indagare sul misterioso serial killer chiamato Longlegs, attivo da più di vent'anni anche se, a parte delle criptiche note lasciate alla polizia, sembra non aver commesso materialmente nemmeno un delitto: le sue vittime infatti sono sempre famiglie in cui i padri vengono colti da follia omicida repentina, in concomitanza con il compleanno delle figlie che in ogni caso cade il 14 del mese.
Lee mostra segni di possibile chiaroveggenza e ha una madre iperprotettiva (Alicia Witt) che pare abbia una strana connessione con il criptico Longlegs, il cui mistero sembra indecifrabile: la chiave del macabro enigma pare risieda in un incontro di tanti anni prima, che l'agente Harker dovrà ricordare prima che il killer colpisca ancora.
Che Longlegs sia il caso cinematografico dell'anno lo dicono i numeri: il nuovo horror psicologico di Osgood "Oz" Perkins, trainato da una campagna di marketing martellante e abile a creare aspettative enormi, è infatti il film indipendente più redditizio del 2024, a fronte di ben 109 milioni (and counting) di incassi, nonché il film più visto della casa di distribuzione Neon (battendo il record del Premio Oscar® Parasite), sempre più lanciata come rivale di A24.
Nei mesi precedenti l'uscita di Longlegs nelle sale Neon ha iniziato a generare hype con il rilascio di brevi e criptici teaser, per svelare il titolo solo dopo averne rilasciati 8; al seguito dell'uscita del trailer ufficiale è stata accompagnata una campagna di guerrilla marketing che ha compreso, tra le altre cose, numeri telefonici da chiamare, codici da decifrare e siti web costruiti come se fossero finti archivi e dossier dell'attività del misterioso serial killer.
[Maika Monroe reagisce con orrore agli spaventosi crimini commessi in Longlegs.]
Per fare all in su Longlegs Neon ha "trascurato" altri titoli dal grande potenziale come Cuckoo con Hunter Schafer, ma come mai la scelta è caduta proprio sul nuovo capitolo del mondo orrorifico di Oz Perkins?
La risposta è nel film stesso, che ben si presta a essere presentato come un enigma da decodificare; Longlegs spesso salta tra linee temporali diverse (dal 1974, girato in formato 1.33:1, quindi con aspect ratio televisivo, al 1994, catturato in formato panoramico), mantenendo alta la curiosità dello spettatore nel tentativo di cogliere eventuali connessioni sfuggite nella densità compositiva delle inquadrature.
Longlegs infatti spicca nel panorama horror contemporaneo per la cura della messa in scena, spesso simmetrica ed elegante, con Perkins che predilige il montaggio interno e l'inquadratura fissa a creare scene di tensione in cui il pericolo, il male emerge dalla quiete.
Così come in February - L'innocenza del male, che con Longlegs forma un dittico tematico estremamente interessante, in quanto grande ammiratore di Shining Perkins predilige paesaggi nevosi o liminali, in cui alla provincia statunitense viene concesso di esprimere tutta la propria intrinseca inquietudine.
Perkins è innamorato di una certa idea di horror che preferisce la costruzione del tono e del senso di minaccia a quello del racconto, cosa che alla lunga fa soffrire il film di passaggi confusi e giravolte narrative che mancano di coerenza interna; bisogna tuttavia ammettere che l'atmosfera è costruita benissimo, facendo ricorso a simboli ed elementi tanto familiari quanto perturbanti.
Lo stesso titolo del film gioca con le aspettative e l'immaginario infantile, preso com'è dal classico della narrativa per ragazzi Papà Gambalunga di Jean Webster, in cui un benefattore misterioso concede a un'orfana l'opportunità di frequentare l'università.
Proprio come un benefattore Longlegs si presenta alle sue vittime, consegnando regali di compleanno che, per loro natura, rappresentano la cosa meno minacciosa al mondo, conferendo al film un alone di invertimento malsano delle regole sociali (esiste sovvertimento maggiore di una strage familiare, ovvero nel contesto in cui le regole vengono introiettate nell'individuo?)
[Una delle inquietanti immagini che popolano Longlegs: Oz Perkins è particolarmente abile a creare un senso di orrore inevitabile nella composizione delle inquadrature, precise e ricche di dettagli, in cui la bellezza dell'immagine contrasta il contenuto terribile di ciò che viene rappresentato]
Gran parte del motivo per cui la campagna marketing ha funzionato così bene va trovata nell'eleganza formale del film, in cui quasi ogni inquadratura si presta a essere asportata dal contesto narrativo per essere esposta nella galleria del cosiddetto infinite scroll dei social media.
L'altro motivo?
Nicolas Cage, nell'ennesimo capitolo della sua personale renaissance e, per la prima volta, nel ruolo di un serial killer; l'aver celato l'aspetto del divo trasformista per tutto il corso della campagna pubblicitaria ha contribuito a generare curiosità per un personaggio che consente a Cage di esprimersi al 100% del proprio "particolare" stile di recitazione.
Proprio l'interpretazione sopra le righe di Cage consente al film di rompere l'inquietudine con degli sprazzi di umorismo nero, evidenti anche nell'aspetto clownesco di Longlegs, che nel film sembra voler imitare il suo idolo Marc Bolan (e i T-Rex fanno la parte del padrone in colonna sonora, specialmente Get It On, il cui testo compare come epigrafe del film).
L'apparenza androgina del Longlegs di Cage vuole richiamare quella di Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, film con il quale si faranno inevitabilmente dei paragoni: il rischio di una lettura transfobica come nell'illustre precedente è alto, ma Perkins assicura di aver tratto ispirazione dalla propria storia familiare, in particolare dall'esperienza del padre Anthony Perkins, segretamente omosessuale per tutta la propria vita fino alla morte per HIV nel 1992.
[Nicolas Cage nella parte del diabolico serial killer Longlegs: Neon è stata molto abile a mantenere un'aura di mistero sull'aspetto dell'attore, qui per la prima volta alle prese con il ruolo di un serial killer]
Il regista figlio d'arte continua con la sua originale esplorazione in chiave horror dei lati oscuri della provincia a stelle e strisce più reclusa, in particolare sugli orrori e i segreti che si celano dietro la facciata apparentemente perfetta del nucleo familiare.
Se Longlegs presenta somiglianze sia con Buffalo Bill sia con il Dente di Fata di Manhunter - Frammenti di un omicidio di Michael Mann, la Lee Harker di un'eccellente Maika Monroe ha in sé un mix di Clarice Starling e di Will Graham, sempre da Manhunter, per la sua capacità di creare una connessione con l'assassino che fa forza sull'intuizione più che sulla deduzione, quasi ai limiti della chiaroveggenza.
L'orrore del film è spesso rappresentato tramite reaction shots dell'attrice protagonista, che si ritrova dunque a fare da barometro dello spettatore; proprio le reazioni di Monroe alle interazioni con Cage sono state usate ampiamente nella campagna promozionale, con Neon cha ha addirittura pubblicato dei video in cui veniva misurato all'attrice il battito del polso.
A rubare la scena, però, è l'altro personaggio femminile: un'inquietante e bravissima Alicia Witt nel ruolo di una madre possessiva che ricorda a tratti la Piper Laurie di Carrie - Lo sguardo di Satana.
[Alicia Witt interpreta una figura materna peculiare in Longlegs]
Come avrete immaginato leggendo queste righe, Longlegs è senza dubbio un film che veste con orgoglio le proprie influenze, in cui Perkins può permettersi l'occasionale omaggio in virtù di uno stile glaciale e inquietante che si differenzia da quello di altri cineasti del genere per la continua tensione verso scoppi di violenza tanto insensata nel suo contesto quanto anticipata da una costruzione sapiente della suspense.
Aiuta molto la colonna sonora raggelante composta da Zilgi, nome d'arte di Elvis Perkins, fratello del regista, oltre alla già citata fotografia funzionale di Andrés Arochi e al montaggio preciso di Graham Fortin e Greg Ng.
Longlegs è dunque secondo me un film di atmosfera che rappresenta un caso particolare nel panorama cinematografico contemporaneo, più per gli elementi paratestuali che lo circondano che per il film in sé: tolta l'ambizione (creata più da Neon che dal regista) di essere il nuovo Silenzio degli innocenti, Longlegs rimane un'opera piena di difetti che però compensa con una visione orrorifica credibile e autenticamente inquietante.
Un film più vicino nello spirito all'horror "da cassetta" come L'alieno o The First Power rispetto ad autori come Jonathan Demme, Michael Mann, Kiyoshi Kurosawa (Cure) o William Peter Blatty (L'esorcista III, che rappresenta un chiaro punto di riferimento e contatto), ma la cosa non è per niente a suo detrimento, a patto che lo spettatore accetti di approcciarsi al film con il giusto atteggiamento.
Un film perfetto per Halloween, che si presta a molteplici visioni e con Nicolas Cage che porta in scena un "mostro" che promette di diventare una figura cult del pantheon del Cinema horror.
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