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Gremlins, il cult natalizio di Joe Dante torna al cinema

Il 13 novembre torna nelle sale italiane il celeberrimo film firmato Joe Dante: cogliamo l’occasione per riaffrontare il senso di quest’opera a 39 anni dalla sua prima uscita

Gremlins è un film horror comedy uscito nel 1984 dalla mente del regista Joe Dante, scritto da Chris Colombus e prodotto da Steven Spielberg.

 

Racconta la storia di piccole creature demoniache che portano il caos nella cittadina fittizia di Kingston Falls, un mondo all’apparenza perfetto ma che rivelerà presto tutte le sue contraddizioni e le sue storture.

 

 

[Il trailer originale di Gremlins]

 

 

L'inizio di Gremlins

 

La sequenza iniziale crea già una serie di suggestioni significative.

 

È notte, in una Chinatown immersa nel vapore della metropoli e illuminata dal bagliore dei neon, quando l’inventore Rand Peltzer (Hoyt Axton) viene attirato in un negozio di cimeli orientali. 

Gremlins inizia subito a giocare con il materiale cinematografico, sia di un certo Cinema hollywoodiano sia di un orientalismo (per dirla con Edward Said) che connota in chiave stereotipata e accentuata il luogo e la figura del negoziante.

Incuriosito da alcuni strani versi, Rand è attirato verso una gabbia che nasconde una creatura particolare: un mogwai. La scelta iniziale di occultare all'occhio dello spettatore l'aspetto del mogwai genera un'aura ulteriore di mistero.

 

Quando Rand torna indietro per dirsi interessato all'acquisto, la regia suggerisce il carattere minaccioso della creatura e della situazione con un’inquadratura inclinata del negoziante che gli risponde “I’m sorry: mogwai not for sale”, aggiungendo alla formula quel gusto del proibito: "Mi spiace: il mogwai non è in vendita". 

 

Lo status di alterità del mogwai (il mostro del film è caratterizzato come un’entità straniera), la consapevolezza del regista sull'immaginario cinematografico e ovviamente le celebri regole, che verranno puntualmente infrante, sono il punto di partenza di un racconto sugli Stati Uniti di quegli anni, a metà tra la commedia nera e l'horror. 

 

 

[Keye Luke è il signoor Wing in Gremlins] 

 

 

Dell'America e dell'Altro

 

L'inizio di Gremlins è stilisticamente e geograficamente avulso dal resto del film, che si svolgerà nella città di Kingston Falls, un microcosmo ideale abitato da personaggi volutamente macchiettistici e caricaturali. 

 

La descrizione di questo mondo passa per lo sguardo ironico di Joe Dante, che dipinge la realtà artefatta di un americanismo difettoso e disfunzionale: dagli strumenti inutili e deliranti di Rand all’orgoglio nazionalista per certi prodotti di fattura statunitense, fino alle paranoie politiche di alcuni cittadini. 

Tutto sembra finto a Kingston Falls.

Persino la legna da ardere appare come un oggetto di scena, poco prima che il Kentucky Harvester distrugga le pareti della casa quasi fosse un set.

 

In pieno clima reaganiano, Gremlins attua un discorso critico, raffigurando tutte le ansie e le nevrosi del consumismo e del conservatorismo del periodo, attraverso una rappresentazione che si serve del fantastico e della commedia nera per prendersi gioco dei valori statunitensi. 

 

 

[Il prendersi gioco della facciata perbenista dell'America passa anche per le abilità mimiche dei gremlins di emulare e ridicolizzare le ritualità statunitensi]

 

 

Il mogwai Gizmo e la profilerazione dei pestiferi gremlins non sono altro che una precisa rappresentazione concettuale della demonizzazione di un nemico che in realtà ha prodotto l’America stessa.

 

In un quadro politico di matrice demagogica, che in virtù di una coesione ha bisogno di rintracciare un nemico comune da condannare, l'Oriente rappresenta una minaccia economica allo status quo degli equilibri economici internazionali, per questo la sua immagine affronta un percorso di corruzione operato degli Stati Uniti. 

Lo sguardo stereotipico e di diffidenza verso i prodotti stranieri, che passa anche per le parole dei personaggi (“These goddamn foreign cars always freeze up on you”), è il punto di partenza per connotare la foreigness minacciosa del piccolo Gizmo, che in realtà di per sé è innocuo. 

 

A ben vedere, infatti, l’innesco del caos avviene per mano dei protagonisti che infrangono una dopo l’altra tutte le regole, rendendosi i primi carnefici dello scacco americano. 

La riflessione di Joe Dante, seppur ironica, è puntuale nel captare da un lato la costruzione interna di un nemico pubblico a cui imputare tutti i mali, dall'altro la paranoia statunitense che questa prospettiva ha generato. 

 

Il personaggio di Murray (Dick Miller) è l'esempio più lampante di questa intenzione: alcolizzato, paranoico e complottista, fiero delle macchine statunitensi (il Kentucky Harvester che ironicamente lo ucciderà) e con il disprezzo per i prodotti stranieri.

 

 

[Il tenero Gizmo di Gremlins]

 

 

Il citazionismo di Gremlins

 

Tra le linee di questo discorso critico, occorre sottolineare che Gremlins è anche uno spassoso divertissement ricolmo di citazioni.

 

L’impianto citazionista del film è parte fondante del suo status di cult e passa per una molteplicità di livelli, ma anche qui, oltre al piacere squisitamente cinefilo e ironico di alcuni riferimenti, si nascondono analogie più sottili e interessanti.

 

La città di Kingston Falls è già un riferimento al fittizio sfondo de La vita è meravigliosa di Frank Capra, ovvero Bedford Falls.

 

 

[In televisione, una scena di La vita è meravigliosa]

 

Il film di Capra appare poi sugli schermi televisivi in modo significativo, creando una preziosa frizione tra un capolavoro del Cinema classico e un contemporaneo violento.

 

Se il finale de La vita è meravigliosa è considerato tra i più clamorosi happy ending della Storia del Cinema, Gremlins rappresenta l'antitesi di quella speranza e fiducia tutta americana verso le persone.

La caratterizzazione dei personaggi adulti delinea con toni caricaturali l'inettitudine, l'egoismo o la negligenza degli abitanti di Kingston Falls, muovendosi su un terreno parodistico che incrina la perfezione dell'immaginario hollywoodiano classico.  

 

Un altro riferimento interessante è L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel, che appare due volte nel film sulla televisioni di casa Peltzer.

 

Una prima volta in cui si vedono i baccelli schiudersi, mentre la protagonista dice “They’re like huge seedpods”, di fatto anticipando giocosamente ciò che avverrà con i gremlins a cui è stato dato da mangiare dopo mezzanotte.

 

Una seconda volta quando nel film esplode la paranoia e Kevin McCarthy in un primissimo piano urla "You're next!"

 

 

[In televisione, una scena di L'invasione degli ultracorpi]

 

Qui il riferimento crea un'analogia tra i body snatchers del capolavoro di Siegel, che sono il segno schizofrenico di un clima di paranoia generato dalla "minaccia rossa" e dal maccartismo, e la natura invasiva di questi mostriciattoli pestiferi in Gremlins

 

Le citazioni poi non si risparmiano, alcune più significative, alcune più frivole e spassose.

Si va Flashdance a Guerre stellari, da Non aprite quella porta alle uova fumanti di Alien e tanti altri.

 

A quarant'anni dalla sua uscita, mentre il tempo ha conferito agli effetti speciali quella plasticità dal sapore un po' rétro, Gremlins mantiene saldamente il suo posto speciale nell'immaginario cinematografico. 

 

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