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Il mistero scorre sul fiume, diretto dal giovane regista cinese Wei Shujun, è un tipico neo-noir con un omicidio da risolvere e un protagonista che rimbalza tra gli indizi fino al crollo di ogni certezza.
Il film gioca su un solido ventaglio di suggestioni e riferimenti estetici che gli permettono di riflettere con modalità interessanti sui cambiamenti che hanno travolto la Cina.
[Il trailer originale de Il mistero scorre sul fiume]
Peishui, provincia di Jiangdong, Cina - 1995.
Un bambino si aggira per il corridoio fatiscente di un palazzo demolito, brandendo la sua pistola giocattolo e muovendosi come un poliziotto.
Dopo una perlustrazione giocosa di stanze e porte giunge sullo strapiombo e guarda fuori, verso le macerie, mentre le ruspe e le scavatrici smantellano i resti di alcuni edifici.
Quello con il bambino è un incipit eloquente, nel senso programmatico di ciò che racconterà Il mistero scorre sul fiume, innanzitutto nel segno del dialogo tra un nuovo sguardo contemporaneo (quello del bimbo) e le scorie di una Cina passata, il lascito che permane nascosto tra le macerie.
[Il mistero scorre sul fiume: la semisoggettiva del bambino che guarda fuori; l'immagine delle macerie]
Il senso impossibile di questa dialettica tormentata tra presente e passato assume nel corso del film la forma di una struttura noir, attraverso una detection che perde lentamente le sue coordinate.
Come il titolo internazionale suggerisce (Only the river flows), la riflessione gioca proprio su una condizione di stasi che si manifesta a livello di racconto nel caso da risolvere.
L’omicidio di Nonna Quattro è preceduto da una soggettiva dell’assassino che rivela solamente l’arma del delitto - poi lasciato in fuoricampo - e rappresenta l’inizio di un mistero che mescolerà continuamente le sue carte; non tanto perché il caso sia eccessivamente contorto, bensì per uno smarrimento del protagonista, come se sotto la soluzione apparentemente più logica si celasse un mondo che non si riesce a comprendere a pieno.
A ogni modo, come nel più classico dei noir, la strada della detection finisce per sgretolarsi nella psiche del protagonista, nei luoghi cupi e lividi della città e nelle suggestioni visive.
Evidentemente Il mistero scorre sul fiume cerca di correlare lo spaesamento del detective con la condizione di un paese in mutazione, ma ancora immobile perché avvinghiato nelle spire del suo passato.
Il tema del nuovo è reiterato infatti da costanti riferimenti, come la moglie di Ma Zhe incinta e le spiacevoli eventualità che gli presenta il medico, problematizzando tematicamente la questione della nascita in una forma ulteriore e più metaforicamente inequivocabile.
[Il mistero scorre sul fiume: la soggettiva dell'assassino]
Tracce d'immaginario
Il mistero scorre sul fiume non si limita a una certa disamina di stampo politico-sociale, ma parla anche proprio di Cinema.
Prima di tutto attraverso l'uso della pellicola 16mm, che restituisce una meravigliosa grana di un certo Cinema passato, attestandosi su un terreno di matrice nostalgica.
Allo stesso modo ricorrono istanze codificate: l’atmosfera torbida, la pioggia incessante, un protagonista spezzato a metà tra una situazione familiare complicata e il lavoro, le visioni oniriche, riportando da un lato più alla struttura e ai caratteri del Cinema noir classico hollywoodiano e dall’altro a un impianto estetico che lo lega con il thriller contemporaneo.
Persino alcune soluzioni di racconto ricordano un certo Cinema statunitense anni '70/'80, come il Brian De Palma di Blow Out o il Francis Ford Coppola de La conversazione, come quando Ma Zhe è impegnato nell’ascolto di una cassetta che ha trovato sul luogo del delitto e incontra una frase mutilata dal sonoro.
La linea di dialogo successiva a "Devo dirti un segreto" è spezzata dall’arrivo di un treno e il protagonista è così costretto a indagare direttamente a partire dal suono per risalire la china degli indizi.
[Il mistero scorre sul fiume sopra; Blow Out sotto]
I riferimenti estetici de Il mistero scorre sul fiume non si limitano agli Stati Uniti e guardano ovviamente anche all’Oriente.
In particolare l’attenzione nella costruzione dell’immagine sposa tutto quel Cinema orientale che ha fatto scuola, come Na Hong-jin, Bong Joon-ho, Kim Ji-woon e altri.
La cura nella strutturazione dei piani dell’immagine e l’utilizzo della profondità di campo per suggerire la condizione dei personaggi percorre tutto il film.
Spesso incastrati tra il primo piano e lo sfondo, oppure messi in dialogo tra i vari piani dell’immagine, i personaggi si muovono in un quadro che li dispone sempre significativamente.
[Un esempio della costruzione dei piani dell'immagine ne Il mistero scorre sul fiume: Ma Zhe è in un angolo tra lo sfondo del fiume, i due colleghi e la sua giacca appesa su due rami]
A volte nascosti dietro una siepe, a volte come comparse che passeggiano, a volte incastonati tra le cornici delle porte: i personaggi manifestano esteticamente la loro condizione di immobilità.
In particolare ricorrono le figure di grate e inferriate che si pongono tra la macchina da presa e i soggetti, incastrandoli in una prigione simbolica che aumenta la loro alienazione.
Sempre nella dimensione delle scelte visive e dell’influsso del succitato Cinema orientale, il privilegio è concesso a campi lunghi e figure intere che sottolineano una dimensione corale dove converge una molteplicità di personaggi.
[Il mistero scorre sul fiume: vari esempi di grate, inferriate o porte che si pongono come interruzione visiva tra la macchina da presa e il soggetto]
[Il mistero scorre sul fiume e la scena del delitto, sopra; Memorie di un assassino e la scena del delitto, sotto]
La morte del Cinema
Se Il mistero scorre sul fiume parla di Cinema attraverso i suoi riferimenti e le sue suggestioni, lo fa sicuramente anche a un grado più profondo di riflessione, più dichiaratamente metacinematografico.
In particolare lo sguardo di Wei Shujun sul Cinema è allo stesso tempo romantico e nostalgico, ma anche febbrilmente funereo.
Il capo della stazione di polizia, il superiore di Ma Zhe, gli fa presente che la base operativa delle indagini si sarebbe spostata nella sala di un Cinema abbandonato.
"Oggi nessuno ci va più", osserva poco dopo.
Da qui il punto di partenza, o il pretesto, per un susseguirsi di immagini mortifere sul Cinema.
Un'insegna smantellata, una cinepresa in fiamme, un suicidio in primo piano e sullo sfondo il simbolo dell’entrata del cinema (torna l’importanza della costruzione dei piani dell’immagine), la pellicola che brucia proiettata sullo schermo.
[Il mistero scorre sul fiume e lo sguardo funebre sul Cinema]
[Alcune "posizioni spettatoriali" in cui Ma Zhe è spesso ritratto ne Il mistero scorre sul fiume]
La riflessione metacinematografica prende ulteriormente piede nelle posizioni spettatoriali in cui Ma Zhe è spesso catturato, al punto da diventare letteralmente spettatore della sua mente, implicato in un sogno onirico proiettato direttamente sullo schermo del cinema.
Ne Il mistero scorre sul fiume si intrecciano una pluralità di istanze, suggestioni contraddittorie di cambiamento e di stasi, di nascita e di morte.
La visione idilliaca finale è una piccola scintilla di speranza o, forse, un sogno in cui rifugiarsi.
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