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Spettri del desiderio, il Cinema e i film di Luca Guadagnino: è questo il titolo della prima monografia al mondo dedicata interamente al regista italiano sbarcato a Hollywood, la cui ultima fatica è Challengers, film con protagonisti Zendaya, Josh O'Connor e Mike Faist.
La monografia, a cura di Simone Emiliani e Cecilia Ermini e presentata durante la 60ª edizione del Pesaro Film Festival, vuole essere un'analisi approfondita dell'ampio e passionale dialogo tra Guadagnino e la struttura dei generi cinematografici classici che egli abbraccia, reinventa e personalizza.
Proprio in occasione di questa presentazione Luca Guadagnino ha avuto l'occasione di approfondire diverse tematiche, prima fra tutte quella riguardante le origini fondative del suo amore per il Cinema.
"Mi sono innamorato del Cinema all'età di 11 anni grazie alla scoperta degli autori della Nouvelle Vague.
Senza questo incontro, probabilmente non avrei fatto questo lavoro", ha raccontato il regista.
[Il trailer di Challengers, ultimo film di Luca Guadagnino]
Oggi Luca Guadagnino è uno dei cineasti più discussi e impegnati nel settore e a questo proposito ha avuto modo di spiegare l'approccio a cui si affida per la scelta del cast dei suoi film.
"Quando compongo le presenze dei miei film, quando scelgo gli attori, parto sempre dal cercare una tensione molto forte tra di loro.
Non sono particolarmente interessato alla loro bravura a recitare: mi interessa di più comprendere se esiste in loro una tridimensionalità che penso possa essere catturata dalla mia macchina da presa.
Ciò che mi affascina di più è vedere i corpi in costante movimento, come si muove una mano, un collo, una nuca".
Per Luca Guadagnino qualunque cosa può essere trasformata in Cinema e tutto può diventare un vero e proprio Cavallo di Troia, un perfetto escamotage narrativo per raccontare una storia attraverso un'altra storia.
La cosa è dimostrata ampiamente in Challengers: il più recente film di Guadagnino si presenta come un film sul tennis, ma a conti fatti utilizza l'espediente narrativo dello sport per raccontare una storia a sé stante, mostrando al pubblico un puro e affascinante movimento dei corpi nello spazio.
"A me del tennis", ha ammesso Luca Guadagnino, "non interessa veramente nulla".
[Luca Guadagnino in compagnia del cast di Challengers]
A Pesaro c'è anche stata l'occasione per affrontare un tema protagonista di numerose discussioni degli ultimi anni: l'idea di molte persone secondo cui il Cinema sia ormai morto.
"È da quando ho 15 anni che il mio caro amico Franco Maresco [regista e sceneggiatore palermitano, ndr] continua a ripetermi che il Cinema è morto.
Io non sono completamente d'accordo: per dichiararlo morto occorre capire che cosa si intende quando si parla di Cinema.
Se vediamo delle proposte audiovisive che servono a mettere in atto una forma di intrattenimento e la visualizzazione di un tema, di una storia e di un copione allora sì: gli do ragione.
Non penso però che il mondo sia a secco di punti di vista sul Cinema che possano mettere in atto una prospettiva in grado di scardinare il pensiero di chi osserva.
A me è questo ciò che interessa non soltanto come regista, ma anche come spettatore."
L'incontro con Luca Guadagnino in occasione dell'uscita della sua monografia non si è limitato ad approfondire le sue opere passate, ma anche quelle future:
"In questo momento è in lavorazione Queer, un'opera che ho in testa da 35 anni.
Lo dico in maniera un po' impudica: è il mio film più personale e vuole essere il mio personale omaggio a Powell e Pressburger.
Un altro film in cantiere è After the Hunt, le cui riprese avranno inizio l'8 luglio di quest'anno e che avrà un magnifico cast composto da Andrew Garfield, Julia Roberts, Ayo Edebiri, Chloë Sevigny e Michael Stuhlbarg."
Non è infine mancata l'occasione per fare un breve accenno alla critica cinematografica, mondo dal quale ha avuto inizio la carriera di Luca Guadagnino, laureato in lettere presso l'Università La Sapienza di Roma con una tesi di Storia e Critica del Cinema riguardante il regista statunitense Jonathan Demme.
"La cinefilia è tutto e la critica, per quanto maltrattata, autotorturata ed equivocata in forme che non hanno niente a che vedere con il pensiero critico, ancora oggi resiste e deve continuare a resistere", ha affermato convinto il regista.
[foto di copertina ©Luigi Angelucci]
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