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Come Home è un film di Nicole Pursell e Caitlin Zoz, vincitore dell’Anello d’oro alla XXI edizione del Ravenna Nightmare Film Fest.
Una giovane coppia newyorkese decide di cambiare tutto, in cerca di una vita meno frenetica, trasferendosi nei monti Adirondack, per immergersi nella natura.
Un’altra coppia, amica della precedente, passa con loro alcuni giorni per campeggiare e godersi il posto.
Quei monti però non sono come si aspettano: la casa è spoglia, i vicini sono strani e silenziosi e il bosco che si affaccia dinanzi fa spavento.
[Il trailer di Come Home]
I quattro protagonisti, dopo qualche giornata di divertimento, si ritroveranno sempre più immersi in questo fitto bosco che li avvolge completamente, facendo loro perdere il contatto con la realtà, portandoli in un luogo mistico dove vedranno e sentiranno spettri.
Come Home è nato dal bisogno di Nicole Pursell e Caitlin Zoz di affrontare la pandemia globale della COVID-19, un momento di traumatico isolamento che ha accompagnato tutti, registe comprese, non permettendo però che la cosa andasse a invadere la storia che volevano raccontare, indicandola semplicemente come mezzo per esorcizzare quanto accaduto.
Sebbene le intenzioni di Come Home siano molto interessanti per essere un esordio alla regia, il risultato finale a mio avviso non coincide con le aspettative.
[Una scena di Come Home]
La scelta di inquadrare i personaggi prevalentemente da lontano è sicuramente interessante, come se si volesse sottintendere un quinto protagonista, ovvero il bosco che è parte integrante e centrale della vicenda.
La cosa, però, va piano piano perdendosi perché risulta sempre più difficile distinguere i quattro giovani e dunque empatizzare con loro: la lontananza dai soggetti in qualche modo distanzia anche lo spettatore.
I protagonisti di Come Home sembrano esterni alla vicenda, estranei oserei dire, e solo in pochissimi momenti la camera da presa si avvicina per indagare le figure per poi spostarsi subito, di contrapposizione, sulle numerose e lunghe riprese dedicate alla Natura.
Le inquadrature fisse immortalano un meraviglioso paesaggio, di per sé maestoso, ma che sembra essere fine a se stesso, inconcludente in un’ottica narrativa se non le prime volte che lo si vede, tramutandosi in una o più pause invasive per lo schermo e solo esteticamente affascinanti.
La storia diviene dispersiva, non facendo capire granché di quello che succede soprattutto verso l’atto finale del film anche se, punto a favore, la tensione è mantenuta e le atmosfere dell’orrore sono percettibili, grazie alle musiche in cui si nascondono voci sussurranti e stridule.
Vedendo Come Home si ha la sensazione di approcciarsi a chi conosce il mezzo e ha tutte le basi per affrontare un film di genere, ma che purtroppo deve fare ancora tanta strada.
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