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Saw X - Recensione: il nuovo spietato gioco di Jigsaw

Tanto disgustoso quanto curiosamente tenero, Saw X riporta John Kramer e i suoi diabolici congegni sul grande schermo: un ritorno di forma per il franchise horror di successo, dal 26 ottobre al cinema

Ottobre è il mese del brivido e per l'occasione torna l'appuntamento con uno dei franchise più di successo della storia dell'horror: Saw X  è solo l'ultimo capitolo di una saga che ha racimolato più di un miliardo di dollari di incassi, destinati a crescere ulteriormente con un film che, per la prima volta dal Saw originale del 2004, ha raccolto non solo il consenso del pubblico, ma anche della critica, con un rispettabilissimo 79% di recensioni positive su Rotten Tomatoes al momento della stesura.

 

Dopo due timidi tentativi di reboot dalla ricezione non entusiasmante, la saga del torturatore moralista John Kramer e dei suoi adepti trova un'inaspettata nuova linfa vitale portando indietro le lancette dell'orologio ai tempi in cui il serial killer Jigsaw era ancora vivo. 

 

[Il trailer internazionale di Saw X, nelle sale italiane dal 26 ottobre]

 


La trama di Saw X si colloca temporalmente tra il primo e il secondo episodio e vede protagonista assoluto, curiosamente per la prima volta nella storia della saga, proprio John Kramer, interpretato nuovamente dall'ottantunenne Tobin Bell, assurto ormai ad autentica icona horror.

 

Malato di cancro al cervello e con pochi mesi da vivere, Kramer viene a conoscenza tramite un ex paziente ora in remissione di un trattamento sperimentale (e illegale) in grado di curare ogni tipo di metastasi.

Kramer parte per il Messico, dove raggiunge una clinica abusiva per sottoporsi al "magico" trattamento della dottoressa Cecilia Pederson (Synnøve Macody Lund) e dei suoi aiutanti, solo per scoprire che non è stato operato per niente. 

 

Rintracciati i truffatori uno a uno, con l'aiuto della fidata aiutante ed ex vittima Amanda (la scream queen Shawnee Smith), Kramer si assicurerà personalmente di impartire a ciascuno dei responsabili una preziosa (e dolorosa) lezione di vita. 

 

 

[L'icona horror Tobin Bell in Saw X torna a vestire per la nona volta i panni di John Kramer, il famigerato Jigsaw Killer]

 


Con una durata di 118 minuti Saw X conquista il record di capitolo più lungo della saga; le quasi due ore segnalano un distacco dal modello tradizionale del franchise, dove tra una trappola e l'altra (le vere attrazioni dei film), è concesso alla storia di respirare e articolarsi, sempre con tutti i limiti di scrittura (e logica) di un B-movie che ha ben presente quale delle sue caratteristiche sia quella che vende i biglietti.

 

Eppure gli sceneggiatori Peter Goldfinger e John Stolberg, incaricati di rimettere sui binari una saga che sembrava già essere stata spremuta in tutti i modi, decidono di sperimentare col modello dei film precedenti e con la timeline della saga: abbandonando le ferraginose sottotrame investigative e la ridondante soap opera sui successori di Jigsaw, il duo si può concentrare sullo sviluppo di una storia originale devota a dare ulteriori motivazioni alla lucida follia del "serial killer che non uccide".

 

Riportando Saw ai tempi in cui l'antagonista principale era ancora vivo (Kramer esce di scena alla fine del terzo capitolo, per poi apparire soprattutto in flashback e video registrati), Goldfinfer e Stolberg, coadiuvati dall'esperto regista e montatore della saga Kevin Greutert (già regista dei meno riusciti Saw VI e Saw 3D), suscitano l'interesse dei fan più nostalgici e permettono agli amatissimi Bell e Smith di tornare in scena.

 

 

[In Saw X Shawnee Smith riprende il personaggio di Amanda per la prima volta da Saw VI (2009)]

 


Proprio il carisma dei due attori principali dona a Saw X un'aura di umanità assente nei capitoli precedenti: con un'altra a mio avviso azzeccata intuizione, gli sceneggiatori decidono di portare in scena un Kramer disperato e desideroso di vivere, donando una profondità inaspettata alla sua morale perversa e apertamente ipocrita (come viene sottolineato anche da una delle vittime).

 

Kramer si dedica al proprio hobby per frustrazione verso i vivi e, se nei capitoli precedenti eravamo comunque chiamati a empatizzare con le vittime, cadute loro malgrado in castighi decisamente sproporzionati rispetto alle loro malefatte, qui la sua furia è giustificata da una frode che colpisce l'uomo prima nel morale e solo in seguito nel portafoglio.

Per usare le parole di Kramer stesso: "This is not retribution. It's a reawakening." 

 

Saw X trova così un equilibrio tra la giustificata vendetta di Jigsaw e l'empatia verso dei personaggi che, seppure rei di avere commesso un crimine deplorevole, sono presentati come persone disperate, "costrette" a delinquere a causa della loro condizione di vita.

La scelta di ambientare il film a Città del Messico non è proprio politically correct (e non aiutano i filtri color seppia che caratterizzano le scene in esterni), perché alimenta gli stereotipi di un Messico come luogo dove la vita conta poco; ma serve almeno a dare un minimo di background a dei personaggi che sarebbero altrimenti visti come niente più che carne da macello.

 

 

[Valentina (Paulette Hernandez) in una situazione che non promette niente di buono]

 


In Saw X incuriosisce soprattutto la scelta di avere un villain che non sia Jigsaw: la dottoressa Pedersen emerge come abile manipolatrice di poveri malati e complici ingenui e la glaciale Synnøve Macody Lund infonde al suo personaggio abbastanza antipatia e abiezione da portare il pubblico dalla parte di Kramer.

 

L'umanizzazione di Jigsaw finisce alla lunga per fare il salto dello squalo, e gli sceneggiatori non riescono a evitare il ridicolo di avere un sadico come eroe della storia; inoltre, qualsiasi potenziale riflessione sul diritto alla sanità e sulla spietata speculazione su pazienti disperati non viene minimamente approfondita.

 

 

[Synnøve Macody Lund è la dottoressa Cecilia Pedersen, vera antagonista del film]

 

 

Saw X però dona comunque agli spettatori diversi motivi per ritenersi soddisfatti, soprattutto per quelli accorsi per l'attrazione principale della saga: le trappole.

 

In Saw X l'ingegno dei creatori dei diabolici macchinari che hanno data fama alla saga tocca nuove vette e, complici gli ottimi effetti speciali pratici di Amanda Hollingworth, il film promette di toccare tutte le corde giuste dei cacciatori di gore. 

Non solo gli effetti speciali si discostano da alcune cadute di stile dei capitoli precedenti (la brutta CGI di Saw: Legacy e il sangue rosa di Saw 3D), tornando ai fasti dei primi episodi, ma anche l'ambientazione industriale immersa nella sporicizia e lo stile di montaggio da videoclip nu metal saranno accolti positivamente dai nostalgici.

 

Non manca nemmeno un po' di sano fan service (occhio a una sorpresa sui titoli di coda): al ritorno di Kramer e Amanda si accompagna, naturalmente, quello dell'inquietante Billy the Puppet, per l'occasione spedito in Messico insieme a vari tipi di attrezzatura che non si sa bene come abbiano fatto a superare la dogana.

 

Ma Saw X non ci chiede di stare attenti a ogni allegra libertà della logica, anzi non ci chiede proprio niente: quello che fa è promettere divertimento, sangue e budella per distrarci, come ogni Halloween, dagli orrori del mondo reale.

 

[articolo a cura di Marco Lovisato]

 

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