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Sonne - Recensione: Coming of age tra hijab e R.E.M. - Seeyousound 2023

Il primo film di finzione di Kurdwin Ayub, Sonne, presentato in anteprima italiana alla nona edizione di Seeyousound è il perfetto coming of age sulle nuove generazioni digitali 

Anteprima italiana alla IX edizione di Seeyousound International Music Film Festival per Sonne, di Kurdwin Ayub. 

 

Sulle note di Losing my Religion dei R.E.M. tre giovani donne con indosso l’hijab cantano, si riprendono, ballano e - come sarà capitato a qualsiasi adolescente - provano a sentirsi adulte tra sigarette e alcol.

 

Questa la premessa del film della regista austro-curda, vincitrice con questa sua prima opera di finzione del GWFF Best First Feature Award al Festival di Berlino del 2022, dov'è stata anche nominata nella sezione Encounters e candidata agli European Film Award.

 

[Il trailer di Sonne di Kurdwin Ayub]

 

 

Sonne sembra il più classico dei coming of age: un incontro tra la voglia di diventare adulti e la paura delle responsabilità che avanzano, tra le tensioni familiari e le prime grandi amicizie, tra la spensieratezza di una generazione sempre davanti a un obiettivo e il peso delle aspettative. 

 

Il film prodotto da Ulrich Seidl - già regista del recente Rimini e della trilogia Paradise - inizia proprio sulle note della celebre band statunitense cantate dalle giovani austriache Yesmin, Bella e Nati e sul video social che inaspettatamente diventa virale portandole al successo: non tanto una riflessione sulla sola notorietà, ma più su un paradigma adolescenziale rivoluzionato dalla presenza costante dell’occhio audiovisivo degli smartphone.

 

 

[Le protagoniste di Sonne: da sinistra Yesmin, Bella e Nati]


Le tre adolescenti, classiche migliori amiche inseparabili, si ritrovano così catapultate in una situazione completamente nuova e che ben rappresenta drammaturgicamente lo scompenso portato dall’arrivo delle responsabilità, delle prime posizioni politiche e dell’età adulta, così quel breve momento di divertimento provato indossando gli hijab della madre di Yesmin diventa la prima frattura nelle loro vite e nella loro relazione.

 

In Sonne la regista è abilissima a non farsi tentare troppo dal racconto della fama raggiunta dalle tre ragazze, riuscendo così a mostrare attraverso i reel e le storie di tutti i giovani protagonisti la naturalezza di una vita sempre in mostra, in cui l’atteggiarsi e il filmarsi diventano parte integrante dell’incontro-scontro tra le aspettative della società e la voglia di autodeterminazione.

 

 

[Bella e Nati che giocano con gli hijab della madre di Yesmin all'inizio di Sonne]


La presenza di obiettivi che diventano parte integrante della scena e che interagiscono con gli attori attraverso storie, filtri e foto dona così al film un linguaggio composito e mutevole, come l’età e il nuovo modo di viverla che cerca di descrivere, aspetto che si scontra perfettamente con la polvere che invece ancora caratterizza le tradizioni svuotate di significato con cui i giovani si trovano a combattere.

 

Questo continuo mostrarsi per cercare di definirsi diventa ancora più pregnante nel momento in cui racconta l’incontro e l’appropriazione di culture differenti in una società multietnica e fatta di retaggi familiari che poco a poco si sfumano nelle nuove generazioni: Yesmin è infatti di origine curda, come la regista Ayub, e la sua famiglia è fuggita da un paesino iracheno, Bella è in parte jugoslava e la sola Nati si definisce solamente austriaca. 

 

 

[Yesmin in uno dei momenti classici di un coming of age che non poteva mancare in Sonne: la prima sbronza]


In Sonne quello che si ritrova abitualmente all’interno del coming of age, ovvero una tensione sociale tra i giovani protagonisti e la proiezione che la società circostante ha di loro, viene arricchito dal conflitto interiore di Yasmine tra l’appartenenza culturale e quella sociale: la giovane è infatti il simbolo di nuove generazioni che portano al loro interno sia il luogo in cui vivono sia le tradizioni delle proprie famiglie e che faticano a conciliare queste due anime.

 

Yesmin si troverà divisa tra il rispetto per le sue tradizioni e l'esuberante voglia di farle proprie delle sue amiche: il limite tra appropriazione culturale e sostegno a una causa è sempre molto labile e qui l'autrice riesce perfettamente a mettere in scena quanto la semplicità e la straripante voglia di definirsi di due adolescenti austriache tendano a dimenticarsi di tutto questo.

 

 

[Yesmin, vera protagonista di Sonne, è interpretata dalla bravissima Melina Benli, ma è praticamente una sorta di alter-ego dell'autrice Kurdwin Ayub]

 

 

Il discorso familiare e sulla presenza degli obiettivi nelle vite dei nuovi adolescenti sono poi rafforzate dalla sottotrama su Kerim, il fratello di Yesmin che entra in una spirale di violenza e insoddisfazione e sarà il perfetto contraltare della diligente sorella, mostrando tutte le differenze tra i genitori curdi scappati dall'Iraq. 

 

Sonne è quindi un film multiforme, che unisce il naturalismo del racconto quotidiano al kitsch delle feste della comunità curda e dell'utilizzo dei social network degli adolescenti, ma che sotto questa forma giustamente caotica e che ben trasmette lo stato d'animo di una generazione risulta un film molto capace di raccontare i dubbi e i dilemmi etici de giovani per cui l'appartenenza sociale e quella culturale devono trovare il modo di coesistere. 

 

Dopo l'apertura di primissimo livello con Tchaikovsky's Wife e Sonne la IX edizione di Seeyousound entra ancora più nel vivo con gli appuntamenti dei prossimi tre giorni. 

 

The Strokes, Vampire Weekend e LCD Soundsystem protagonisti di Meet Me In The BathroomNothing Compares su Sinéad O'Connor e Cymande, King Crimson e James Brown nella giornata di chiusura di giovedì 2.

 

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