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Nel 1988 John Carpenter aggiunge con Essi vivono un tassello alla definizione di quello che, ancora oggi, rappresenta il suo personale stile registico.
In particolare, nel film emerge quella tendenza del filmmaker statunitense nel raccontare storie di antieroi in contrasto con le istituzioni all’interno di una società capitalista.
Nel dialogo tra il Bene e il Male e nella costante messa in discussione della realtà moderna si costruiscono anche 1997: Fuga da New York e il successivo Fuga da Los Angeles.
La metafora sociale pessimista del film, invece, è la stessa de La cosa, anche se in forma maggiormente didascalica.
Prodotto con soli 4 milioni di dollari, l'undicesimo lungometraggio del regista ebbe un successo limitato all’epoca della sua distribuzione, scatenando opinioni non troppo entusiaste soprattutto per quanto riguarda la sceneggiatura e la recitazione.
Tuttavia, come la maggior parte dei film di Carpenter, Essi vivono è divenuto negli anni un vero cult, ispirando produzioni che ne hanno forgiato sempre di più il mito.
In questo senso diventa interessante comprendere il film sotto molteplici punti di vista, non solo partendo dal suo contesto storico, ma indagando anche il modo in cui Carpenter ha scelto di trattare le tematiche di sorveglianza e controllo in un’epoca proiettata verso una prima timida forma di multimedialità.
[Il trailer originale di Essi vivono]
Reaganomics, narcisismo, yuppies
Essi vivono si proietta all’interno del proprio contesto, gli anni '80, per riflettere la natura di un decennio controverso sotto innumerevoli punti di vista.
Sulla spinta di un feroce progresso tecnologico, l’Occidente si scontra con una schiera di novità e, nonostante il caleidoscopio di agghiaccianti fatti di cronaca (il disastro di Černobyl' è il più grande di questi), il pensiero collettivo sembra volare verso una più confortante - e apparente - spensieratezza.
In questo clima di fervente entusiasmo gli Stati Uniti siedono sulle poltrone in prima fila, pronti a godersi uno spettacolo di cui, come spesso storicamente accade, sono i principali promotori.
La generazione americana degli anni '80 si dedica dunque all’amore sconfinato per il denaro e il successo legato alla possibilità di carriera, all’importanza del look e dell’aerobica.
È un narcisismo disperato che spinge l’individuo a raggiungere uno status symbol ideale e che trova nella politica repubblicana di Ronald Reagan il suo nettare vitale.
Il contesto a cui si fa riferimento è perciò non solo legato al consumismo e al conformismo, quanto piuttosto alla competitività sociale riassunta perfettamente, a mio parere, nelle galoppanti figure degli yuppies.
Giovani businessmen professionisti della scalata al successo in ambito finanziario che dedicano la loro vita, oltre che al lavoro, a un’attenzione maniacale all'aspetto esteriore, alla scelta di abiti firmati e macchine sportive.
C’è anche una certa storicità nella rappresentazione degli yuppies nel Cinema: pensate alla quantità di protagonisti cinematografici "geni della finanza" inseriti nel contesto americano anni ‘80.
Essi vivono
[Louis Winthorpe III interpretato da Dan Aykroyd in Una poltrona per due è una delle prime rappresentazioni yuppie nel Cinema]
D’altronde gli eighties sono anche gli anni della reaganomics, l’insieme delle politiche adottate dall’ex governatore della California (e attore cinematografico con tanto di stella sulla Walk of Fame) allo scopo di ridurre l’inflazione americana in un contesto piuttosto emergenziale, tra crisi energetiche e grave disoccupazione.
Ispirato alla filosofia neoliberista del thatcherismo, quello di Reagan fu un approccio politico ed economico decisionista caratterizzato da una rapida, brutale e fantomatica “cura riparatrice”.
Nel giro di due anni la produzione statunitense, dopo un primo naturale calo, iniziò a salire vertiginosamente, mentre la disoccupazione cominciò a scendere.
Da quel momento, anche grazie a una piccola dose di fortuna dovuta allo straordinario successo tecnologico USA, gli Stati Uniti conobbero una crescita economica sana e prosperosa.
Questo in un contesto - bisogna dirlo - decisamente propizio.
Le scelte di Reagan si ponevano apertamente contro il mondo sindacale, ma il Presidente rispondeva agli scioperi con i licenziamenti (si fa riferimento allo sciopero dei controllori di volo).
Così il sindacalismo americano sfumava tra incertezza e paura, favorendo il licenziamento di molte persone dalle grandi imprese.
Una politica dei ricchi per i ricchi che contribuì certamente alla ripresa del Paese, ma che si mosse secondo logiche di profonda disparità economica e finanziaria, distribuendo i redditi alla collettività in modo non proprio egualitario.
Trovo curioso, tra l’altro, che la data di uscita di Essi vivono sia il 4 novembre 1988.
Quattro giorni dopo Ronald Reagan avrebbe perso definitivamente il suo incarico di Presidente, lasciando il posto al suo vice George H.W. Bush.
Comunque, è su questo complesso e contraddittorio periodo (perché ai giovani imprenditori americani si accostavano gli homeless nei cartoni sui marciapiedi di Manhattan) che la storia di Essi vivono prende forma e colore, rivelandosi anzitutto come il racconto di un uomo alla ricerca di stabilità.
Essi vivono
[Nell'agosto del 1981 Reagan licenziò 11.345 scioperanti del sindacato dei controllori di volo PATCO, colpevoli di aver violato il regolamento secondo il quale i sindacati della pubblica amministrazione non potevano scioperare]
John Nada, wrestler senza nome
La storia di Essi vivono è ispirata al racconto breve del 1963 Alle otto del mattino, di Ray Nelson (di cui consiglio caldamente la lettura, dato che è un testo assolutamente indicativo e che impegna circa 5 minuti di lettura).
Carpenter sceglie di mostrare la Los Angeles fumosa dei sobborghi e il contrasto tra la città tiranneggiata da imponenti grattacieli e le terre desolate dei cantieri e degli accampamenti abusivi.
È in questo clima che muove passi lenti e rilassati (accompagnati dal celebre tema principale della colonna sonora blues curata dallo stesso regista) il protagonista John Nada (Roddy Piper).
Un "Mr. Nobody" di cui non sapremo il nome fino ai titoli di coda.
Essi vivono
[Roddy Piper prima di pronunciare una delle frase più tamarre della Storia del Cinema: "I have come here to chew bubblegum and kick ass... and I'm all out of bubblegum!"]
La scelta di Roddy “Rowdy” Piper non stupisce se, ancora una volta, ci sforziamo di inserire il film all’interno del suo variegato periodo storico.
Oltre alla celebrità ormai ottenuta da Mike Tyson, che nel 1986 conquistò la corona WBC divenendo il più giovane campione del mondo dei pesi massimi, gli anni ‘80 portarono anche una cascata di action movie con protagonisti picchiatori (se impugnavano un’arma, poi, era sostanzialmente la fine).
Uomini dal perfetto physique du rôle, colossi esperti di calci e pugni.
Burberi ma anche romantici: ideali antieroi di storie epiche con grandi finali ad effetto.
Sono gli anni dei primi Rocky, Predator, Terminator, Rambo, Commando... Gli anni di Arnold Schwarzenegger e Sylvester Stallone.
Una tendenza che sopravvive ancora oggi, questa, se pensiamo alla più recente e prolifica carriera cinematografica di Dwayne Johnson (aka The Rock), ma anche all’introduzione nell’ultimo periodo di Dave Bautista e John Cena in grosse produzioni Marvel e DC.
Non stupisce, quindi, la scelta di inserire il wrestler canadese come protagonista delle vicende.
La mono-espressività di Piper - quella di un 'non attore' - sembra infatti calzare proprio bene al personaggio di Nada (anche perché Carpenter gioca sapientemente con la sua fisicità).
Zaino in spalla, vagheggia speranzoso per L.A. confidando nei valori americani e nelle promesse del suo splendido Paese, alla ricerca di un lavoro che gli permetta di sopravvivere.
In un cantiere edile Nada incontrerà Frank Armitage (Keith David), altro nome svelatoci solo ai titoli di coda (per giunta come sceneggiatore, quindi come pseudonimo di Carpenter stesso).
Frank troverà al novizio un alloggio in un accampamento di baracche lontano dal centro città.
Qui, Nada inizierà a sospettare attività insolite all’interno di una chiesa finendo per scoprire - grazie all’utilizzo di una particolare tipologia di occhiale da sole - che il mondo intorno a lui è totalmente controllato da una razza aliena in grado di nascondersi tra gli esseri umani.
Essi vivono Essi vivono
[La passeggiata blues di John Nada nei primi minuti del film]
They live, we sleep
Gli occhiali da sole che Nada trova per caso e indossa timidamente in un vicolo di Los Angeles gli permettono di scoprire una realtà scioccante.
Il "mondo altro" non è che un dispositivo, quasi carcerario, bianco e nero, invaso da terribili imperativi.
Sulle pagine di giornale, sui cartelli pubblicitari e persino sui soldi appaiono le parole "OBEY, MARRY AND REPRODUCE, NO INDEPENDENT THOUGHT, CONSUME, BUY, STAY ASLEEP".
Tra questi ingombranti messaggi subliminali vivono indisturbate creature extraterrestri dai volti scheletrici scavati e malformati.
Lavorano negli uffici, comprano i quotidiani, fanno la spesa nei supermercati.
Essi vivono
[Gli anni ‘80 sono anche gli anni dei Ray Ban. La scelta degli occhiali può essere legata al successo dei modelli culto spopolati in questo decennio: dai Wayfarer di Dan Aykroyd e John Belushi in The Blues Brothers agli Aviator di Top Gun]
La televisione è il principale mezzo di controllo del nemico, ma essa è anche utilizzata dai ribelli - quelli che conoscono la realtà - per risvegliare le persone prima che sia troppo tardi.
Tuttavia chiunque, a partire dai senzatetto dell’accampamento, taccia quella verità come follia complottista, dimostrando di non essere in grado di accettarla, tanto meno di comprenderla.
È emblematica in questo senso una delle sequenze più memorabili del film: la scazzottata di Nada e Frank.
Un’interminabile lotta esasperata che dovrebbe convincere Frank a indossare gli occhiali da sole per conoscere il vero mondo in cui vive.
Sono quasi otto minuti di calci, pugni, urla e grugniti estenuanti che omaggiano la vera professione di Piper ma, soprattutto, rappresentano il rifiuto ostinato di Frank nell’accettare una realtà soffocante, dove quella che sembra libertà è, in verità, il risultato di un sistema complesso di sorveglianza e controllo.
Non a caso, indossare gli occhiali da sole per un tempo prolungato comporta forti mal di testa: il segno che conoscere la realtà celata provoca un dolore costante.
Verso una multimedialità: sorveglianza e controllo dei media
Gli Stati Uniti, ormai è chiaro, sono un terreno fertile in cui tutto cresce rigoglioso.
Qui, dalle ceneri di Arpanet nata nel 1969 con un’impronta militare, si forma una prima concezione embrionale di Internet.
Sempre qui, per i decenni successivi, Internet si svilupperà profondamente ampliando le proprie strutture e svelando un nuovo modo di concepire la comunicazione e l’informazione.
Siamo lontani - ma non così tanto - dal concetto di World Wide Web che si sviluppò a partire dagli anni ‘90.
Essi vivono racconta di un mondo proiettato verso una multimedialità alienante: la stessa che ritroviamo all’interno di un computer, una macchina che riunisce strumenti diversi in grado di gestire immagini fisse e in movimento, testi e suoni.
Quella che, oggi, appartiene a uno smartphone.
Non siamo ancora al concepimento di un sistema così complesso, ma la strada è quella.
Nel film i media sono protagonisti indiscussi delle vicende.
È attraverso di loro che si veicolano le informazioni, siano esse del telegiornale o delle quotidiane interferenze complottiste, allo scopo di manipolare la psiche umana.
[La Los Angeles dei messaggi subliminali che John Nada vede attraverso gli occhiali da sole]
A tale processo di indottrinamento contribuiscono profondamente i media analogici (come i cartelloni pubblicitari), ma anche i prodotti tecnologici avanguardisti che nel film sono il risultato ideale - e di finzione - di uno slancio verso il futuro, promosso anzitutto dagli States.
Dall’orologio-teletrasporto-trasmittente ai droni che volano sulla testa di Nada, John Carpenter sceglie di inserire nel film nuovi strumenti di controllo, fornendo una sorta di inquietante previsione premonitrice.
La regina dei media, fulcro del Male che agisce su una società debole addormentandola, è la televisione.
A causa di essa, l’essere umano ha dimenticato rapidamente la propria identità, imbambolato davanti a uno schermo che proietta stereotipi di bellezza, stili di vita e attitudini al lavoro.
Lo scettro della regina è l’antenna parabolica con la quale la razza aliena esercita in modo capillare il controllo sugli esseri umani.
Essa è, infatti, il Villain Finale più difficile da sconfiggere.
Per raggiungerla è necessario cadere (come succede casualmente a Nada e Frank) nel varco che si crea lanciando un messaggio con l’orologio-trasmittente. Da qui in poi superare una serie di spazi sotterranei per arrivare sino agli uffici e infine al tetto degli studi televisivi.
Si svela allora un mondo che sta sia sotto che sopra, in grado di gestire varie zone intermedie in cui la realtà è ogni volta rielaborata con inganno.
Un mondo, inoltre, che affaccia sull’Universo, luogo dal quale proviene la misteriosa razza.
[La televisione come medium diabolico in grado di stabilire un regime di controllo, sorveglianza e manipolazione mentale]
Il pretesto Sci-Fi
Negli anni '80 lo straordinario sviluppo tecnologico USA portò linfa ai generi di fantascienza e avventura, contribuendo alla realizzazione di una serie di intramontabili blockbuster.
È la fine della New Hollywood e si avvia un processo teso alla riscoperta per generi del Cinema statunitense.
Inizia il filone della nuova commedia americana (The Blues Brothers, Una poltrona per due, L’aereo più pazzo del mondo) e il tema della Guerra in Vietnam domina molte produzioni della seconda metà del decennio.
Ma è soprattutto lo sviluppo tecnologico che favorisce una spinta sostanziale nella post-produzione delle opere di questo periodo, soprattutto per quanto riguarda gli effetti speciali.
Un nuovo standard in questo senso viene stabilito da Guerre Stellari, fenomeno culturale che contribuì, oltre che al potenziamento di nuove tecniche, a un incremento negli investimenti nel campo della computer grafica, tanto che una serie di compagnie vennero fondate appositamente per curare questo reparto.
George Lucas, così come Steven Spielberg, contribuì a quella cascata senza precedenti di cult fantascientifici di grande successo.
All’interno di questo discorso iniziò a emergere anche un graduale interesse all’elemento extra-terrestre e all’Universo inteso come spazio misterioso e potenzialmente infinito.
Alien segnò il ritorno in grande stile del tema, mettendo sotto una luce negativa la presenza aliena oppressiva e conquistatrice.
L’ondata cyberpunk arricchì poi il genere con un nuovo spazio virtuale da esplorare, in un momento in cui, come accennato, il concetto di Internet si stava concretizzando.
Essi vivono
[La "terrazza" sull'Universo e il teletrasporto]
In Essi vivono l’ingresso della fantascienza acquisisce un significato ben preciso, tessendo i fili di un discorso critico sull’impostazione politica del periodo.
L’impianto Sci-Fi diventa allora un pretesto per raccontare il decennio reaganiano che, più della tecnologia, aveva cambiato la società americana.
L’invasione aliena altro non rappresenta che l’ideologia repubblicana: un mezzo per corrompere e sorvegliare l’essere umano attraverso una comunicazione mediatica ad hoc.
D’altronde “docile e disarmato, l’uomo obbedisce, subisce in silenzio”.
La metafora si inserisce nel film in maniera piuttosto didascalica e inequivocabile.
Nonostante ciò, quello di Essi vivono è un messaggio che, negli anni, ha rischiato numerose volte di essere frainteso, attraverso interpretazioni estreme e di discutibile valore.
Nel 2008, per esempio, alcuni gruppi neonazisti e suprematisti bianchi innalzarono il film a simbolo di ideologie antisemite, costringendo lo stesso regista a smentire ogni simile interpretazione.
Un esempio calzante di come la natura di un'opera possa essere facilmente plasmata a favore dell'inserimento forzato dell'opera stessa all'interno di un contesto estraneo.
È stato sufficiente guardarsi attorno durante questo biennio pandemico per individuare molti casi che suffragano questa tesi.
Essi vivono Essi vivono Essi vivono Essi vivono Essi vivono Essi vivono Essi vivono Essi vivono Essi vivono Essi vivono Essi vivono
[La razza aliena di Essi vivono che comunica attraverso gli orologi. Il trucco è stato realizzato da Frank Carissosa che aveva lavorato con Carpenter anche per Il signore del male. I volti sono stati creati con del lattice dipinto]
Essi vivono
L’eredità culturale di Essi vivono sta proprio nel coraggio di ergersi a manifesto politico di un’epoca complessa raccontando il consumismo imperante sotto un curioso punto di vista.
Al di là della sua frammentazione temporale spesso prolissa tesa a una soluzione finale fin troppo rapida e alle derive infelici che tendono al grottesco, il cult di Carpenter realizza un ritratto di quell’America lasciata ai margini dalla corsa neoliberista della reaganomics.
Indagando e ribaltando due visioni differenti del mondo - quella di Nada, fiduciosa nei confronti del proprio Paese e ligia alle regole, e quella di Frank, disillusa e individualista - Essi vivono si classifica come prodotto di una serie di fenomeni culturali, offrendo a chi guarda un riassunto piuttosto accurato degli umori del tempo.
Questo articolo è il risultato di tanto impegno, profuso nel portare ai lettori contenuti verificati e approfonditi con attenzione.
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