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Come molti di voi sapranno Dogman è il candidato italiano nella corsa agli Oscar 2019.
Lo scorso 25 settembre l’ANICA ha infatti indicato il film di Matteo Garrone, già premiato a Cannes per l’interpretazione di Marcello Fonte, come rappresentante italiano per la selezione del Premio Oscar al Miglior Film in Lingua Straniera.
È da intendersi che siamo ancora nelle fasi embrionali del processo di selezione da parte dell’Academy.
Sapremo solo più avanti se Dogman riuscirà ad entrare nei candidati veri e propri della cerimonia degli Oscar e fare previsioni in questo senso per il momento è azzardato.
Però possiamo iniziare già a fare delle considerazioni.
Iniziamo col dire che l’Italia è la nazione che detiene il record di vittorie nella categoria al miglior film in lingua straniera, con 14 pellicole risultate vincitrici.
È una statistica importante, ma che va contestualizzata.
Infatti, se consideriamo soltanto gli anni che vanno dal 2000 ad oggi, ci accorgiamo che in verità soltanto in due occasioni un film italiano è stato anche solo nominato agli Oscar: oltre a La grande bellezza, che ha poi anche vinto la statuetta nel 2014, ci è riuscito soltanto La bestia nel cuore, nel 2006.
E non che siano mancati titoli capaci di smuovere la critica e l’opinione pubblica: negli ultimi anni, tra gli esclusi eccellenti dell’Academy troviamo tra gli altri La stanza del figlio, ultimo film italiano a vincere la Palma d’Oro, e Gomorra, dello stesso Matteo Garrone, che non riuscì nell’impresa di essere candidato nel 2009, nonostante il forte successo di pubblico, mediatico e di critica che ottenne.
Questo per dire che il passo dall’essere selezionati come rappresentanti italiani ad essere poi effettivamente candidati è un passo lungo ed importante. Anche se certamente non impossibile.
Per ora quindi il film è stato selezionato, a livello nazionale, per competere agli Oscar. E da qui in poi cosa succede?
Chi deciderà se includerlo nel novero dei cinque candidati finali?
Dogman verrà preso in esame da una specifica commissione dell’Academy, la Foreign Language Film Award Committee, che ha il compito di visionare tutti i film a loro inviati da ciascuna nazione (un film per nazione), e di sceglierne sei.
Ulteriori tre film verranno indicati dalla Foreign Language Film Award Executive Committee, per un totale di nove candidati, che costituiranno una preliminare short-list.
Solitamente questo avviene nel mese di dicembre.
A quel punto ci sarà un nuovo turno di votazioni, sempre all’interno della Foreign Language Film Award Committee, per stabilire i cinque candidati finali.
Ogni membro della commissione dovrà aver visionato tutti e nove i film selezionati, in una finestra temporale tra l’altro piuttosto ristretta (l’anno scorso le proiezioni si svolsero dal 12 al 14 gennaio, tre al giorno) e poi indicare la propria preferenza.
Qualora Dogman superasse entrambi questi scogli, sarà ufficialmente nominato agli Oscar. A quel punto… sarà l’intera Academy a doversi esprimere, per stabilirne l’eventuale vittoria finale. Differentemente da altre categorie, per il miglior film in lingua straniera è - di nuovo - espressamente richiesto che i membri abbiano visionato tutte e cinque le pellicole selezionate, il che ne fa una categoria un po’ particolare ai sensi di volerne predire i risultati, ma anche molto interessante.
Potrebbero esserci delle sorprese, perché quest’anno tra l’altro è cambiato l’uomo “al comando” della commissione, Mark Johnson, che l’aveva presieduta nella quasi totalità dei casi negli ultimi diciotto anni. A rimpiazzarlo, Larry Karaszewski, già membro della branch degli sceneggiatori, e Dianne Weyermann, attiva soprattutto nell’ambito del documentario.
Se questo sia un bene o un male per Dogman lo scopriremo tra qualche settimana, ma pare essere un cambiamento significativo all’interno dell’Academy.
Tra gli altri film già selezionati a livello nazionale dai rispettivi paesi, si segnalano nomi importanti come quello di Laszlo Nemes (vincitore nel 2016 per Il figlio di Saul) con Sunset, Hirokazu Kore’eda con Un affare di famiglia (premiato quest’anno a Cannes) Pawel Pawlikowoski, già vincitore di una statuetta con Ida, e forte contendente anche per questa edizione con Cold War (premiato quest’anno a Cannes per la miglior regia).
Si prospetta dunque una competizione entusiasmante.
Per il momento è ancora presto, ma la lunga corsa che ci porterà il 24 febbraio alla cerimonia degli Oscar è ormai già iniziata.
27 commenti
Davide Rancati
5 anni fa
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Davide Rancati
5 anni fa
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Teo Youssoufian
5 anni fa
e per quanto riguarda gli USA difficilmente loro doppiano qualcosa, quindi anche in sala in ogni caso i film arrivano in V.O. 😉
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Billizful
6 anni fa
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Emanuele Cortellini
6 anni fa
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Emanuele Cortellini
6 anni fa
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Luca Buratta
6 anni fa
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Rossella D'Introno
6 anni fa
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Roberta
6 anni fa
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Rossella D'Introno
6 anni fa
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Drugo
6 anni fa
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Roberta
6 anni fa
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Roberta
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Drugo
6 anni fa
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Roberta
6 anni fa
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Francesco Rizzari
6 anni fa
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sharon_holmes
6 anni fa
Io pensavo ci fossero riflessioni profonde e attente anche riguardo al messaggio che un film vuole dare, perché in fondo i film sono opere e come tali sono stati creati con uno scopo cioè quello di trasmettere qualcosa a chi le ammira
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Elena Mercuri
6 anni fa
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Elena Mercuri
6 anni fa
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Wolvering
6 anni fa
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sharon_holmes
6 anni fa
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Simone Braca
6 anni fa
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sharon_holmes
6 anni fa
Mi chiedo come si faccia a valutare il lavoro migliore senza averli visionati tutti...
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Melancholia
6 anni fa
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Melancholia
6 anni fa
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Francesco Rizzari
6 anni fa
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Francesco Rizzari
6 anni fa
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