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Synecdoche, New York è filosofia ¦ Realizzare di essere una parte

Filosofia esistenzialista nel film di Charlie Kaufman

Synecdoche, New York.

 

(...) ''È l'esperienza di tutti, di ogni individuo''. Le specificità quasi non contano: ''ognuno è tutti'' (...)

 

Nei miei articoli non ho mai aggiunto i segni che indicassero la presenza di una sezione che precedesse e succedesse la citazione che riportavo.

Il caso è talmente eccezionale che questa volta era necessario. 

 

Il monologo finale di Synecdoche, New York è sinceramente fra i più belli che abbia finora sentito e dovevo lasciar sottintendere che c'era dell'altro, e che andasse ricercato.

 

["I'm just a little person / a person in a sea / of many little people / who are not aware of me. [...] And somewhere / maybe someday / maybe somewhere far away / I'll find a second little person / who will look at me and say:"]



Charlie Kaufman è chiaramente fra i più interessanti scrittori che Hollywood conosca negli ultimi due decenni.

 

Questo film è stato anche diretto da lui - come fu per il recente Anomalisa.  

Ho visto diversi legami fra le due pellicole.  

 

Viene detto dal protagonista, regista di uno spettacolo teatrale - e quindi da Kaufman regista del suo film, che si rivolge a noi - che egli non accetterà dai suoi attori nulla che non sia la "brutale verità".

 

Come dopo la visione di Anomalisa non riesco a non pensare che questo artista non sappia raccontare se non le verità umane dal sapore esistenzialista.

E non si limita ad un tranche de vie, in Synecdoche, New York è capace di dire una vita intera.

 

L'anima in questione percorre la sua vita caotica in un percorso di riflessione.

Filosoficamente si direbbe di appercezione: percezione di percezione/percezione di sé. L'ipocondria, la confusione di genere, la solitudine, la dipendenza emotiva, la paura di una morte immemorabile.

Il protagonista è tutto questo.

 

La costante mancanza di tempo e, quindi, la vita che può essere un lento morire, le ellissi narrative (i punti di discontinuità nelle nostre vite costituiti dai momenti tanto insignificanti da non avere lasciato neanche un ricordo emotivo), la totale dissoluzione dell'identità, la frammentazione della propria realtà, tutto questo è ciò che il film racconta.

Ognuno è un caos in sé, e per sé. 


C'è un pensiero che mi ha fatto sorridere una volta: fino a che non sono stati inventati i registratori nessun essere umano aveva mai immaginato che la sua voce avesse un suono diverso per gli altri rispetto a ciò che esso stesso percepiva.


Questo film è, anche, il pensiero del filosofo Gottfried Wilhelm von Leibniz: il protagonista è una monade la cui sola esistenza che si esplica in ogni istante cambia la struttura generale dell'universo e della Storia in modo più o meno impercettibile.

 

"Ognuno è tutti", "la parte per il tutto".

 

Ecco la figura retorica della sineddoche, che descrive la pellicola dal suo titolo fino al testo della splendida canzone che si sente durante i titoli di coda.

 

 

[Il gioco delle parti]



Siamo tutti specchi che per vedere chi sono si riflettono negli specchi che sono gli altri, generando un infinito processo di interazioni che definiscono - perché infinite - che la definizione che abbiamo di noi stessi sia una.

 

È sancita la sua irraggiungibilità.

Di nuovo Uno, Nessuno e Centomila.

 

E poi il teatro.

"Recitando" so quanto sul palcoscenico la finzione sia più vera della stessa realtà.

Si esprimono lati della propria personalità che sono normalmente censurati durante la vita quotidiana (altro palcoscenico, sempre pirandellianamente parlando). 

 

E il gioco delle parti in questo film ha un ruolo interessantissimo che non svelo.


Non so continuare.

È un film che va vissuto e non possono bastare degli schemi verbali come i miei per restituire alcunché di significativo. 

 

Il mio compito si riduce ad invogliarvi.

 

E qualunque persona che abbia riflettuto su se stessa almeno una volta (e come ci ha spiegato Kaufman non lo farà se non attraverso il mondo) credo che debba utilizzare l'ulteriore visione di questo pezzo di arte e di realtà per vedersi dentro.

 

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2 commenti

Sebastiano Miotti

5 anni fa

Ottimo! Ha funzionato!

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Sebastiano Miotti

5 anni fa

Grazie! Essendo i film su cui Kaufman ha messo mano su tutto sono uno più bello dell'altro. Questo, poi..

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