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A Different Man - Recensione: le identità violate

Una discesa nell'abisso identitario, dove domande all'apparenza banali vengono decostruite e dotate di nuovi significati 

Terminata la visione di A Different Man di Aaron Schimberg, ho subito pensato alle opere di Charlie Kaufman

 

La maggior parte delle volte il fatto che certi nuovi film ricordano autori così importanti è un male, in quanto spesso questo elemento sottolinea il loro essere estremamente derivativi e poco innovativi. 

 

A Different Man per me rappresenta l’eccezione, oltre che una vera e propria sorpresa in particolar modo dal punto di vista narrativo, mettendo in scena una dark comedy lungimirante capace di sviscerare vecchi concetti sotto nuova luce. 

 

[Il trailer di A Different Man] A Different Man

 

 

Edward (Sebastian Stan, vincitore del Golden Globe 2025 per questo ruolo) sogna di diventare un attore: l’essere affetto da Neurofibromatosi di tipo 1, però, rende la sua scalata verso il successo complessa perché il suo volto, deformato dalla malattia, lo distanzia dagli standard estetici di Hollywood. 

 

La sua nuova vicina di casa Ingrid (Renate Reinsve) è attratta da Edward e dal suo modo di porsi nei confronti del mondo, cerca di stargli vicino anche se lui si convince che una donna del genere non potrebbe mai stare con un uomo dalle simili fattezze. 

All’improvvisa notizia della possibilità di eliminare completamente i segni della sua malattia attraverso un trattamento, Edward sceglie di accettare l’operazione nella speranza che cambiando il suo volto cambierà anche le sorti della sua esistenza. 

 

In A Different Man Edward vive una vita silenziosa, priva di particolari slanci; nonostante desideri ardentemente prendere posto sul “grande schermo”, il suo aspetto non gli dà pace.

Edward si sente un mostro e, in quanto tale, vive da mostro stando il più lontano possibile dal mondo e da eventuali contatti esterni, chiudendosi nella sicura tragicità della sua solitudine. Ai suoi occhi Ingrid è l’unica a non provare ribrezzo e paura nei suoi confronti ed è grazie a lei se per un po’ le sue insicurezze lo abbandonano, salvo poi tornare quando si rende conto di vivere in una becera illusione: nessuno può amarlo se appare così. 

 

Quando la cura sperimentale va a buon fine, la confusione alla vista del suo incantevole nuovo volto lascia immediatamente spazio all’euforia: il passato non esiste più ed Edward è morto con esso; lunga vita a Guy e al suo nuovo appartamento, al suo nuovo lavoro e al suo successo con le donne. 

Ma può il cambio di aspetto cambiarci, di conseguenza, nel profondo?

Può l’aspetto esteriore mutare anche il nostro modo di esistere?

 

La risposta per qualcuno può sembrare ovvia, ma A Different Man insinua il dubbio esplorando in modo arguto il concetto d’identità, diviso e allo stesso modo unitario, distrutto e rimaneggiato all’infinito, complice di innumerevoli prospettive. 

 

 

[Una scena di A Different Man]

 

 

Guy non vuole essere Edward fin quando Edward non diviene interessante attraverso gli occhi di Ingrid, che scrive una pièce teatrale con protagonista Edward narrandovi quei momenti passati insieme a lui prima che sparisse.  

 

Dunque, Guy non è più Edward e non sembra più Edward.

Eppure, è convinto di essere l’unico a poter interpretarlo.  

Ingrid, intanto, si mostra essere lo specchio che riflette l’umana ipocrisia: Edward per lei non esiste e non è mai esistito, così come quell’affetto che sembrava provare nei confronti di lui; quest’ultimo, ormai reso non una vittima e non un eroe – tantomeno una persona, un’identità – non è altro che lo strumento per arrivare al successo. 

 

La già grottesca situazione di A Different Man peggiora quando entra in scena Oswald (interpretato in maniera eccezionale da Adam Pearson), che sebbene sia anch’egli affetto da Neurofibromatosi di tipo 1 affronta l’esistenza in modo opposto al vissuto di Edward, facendo innamorare con il suo incredibile carisma e mostrando una sicurezza in sé stesso invidiabile da chiunque. 

Le conseguenti azioni, frutto di gelosia morbosa e desiderio di vendetta, realizzano tutti i timori di Guy rimasti lì, in attesa, sul suo volto perennemente imbronciato da nervous nellie qual è. 

 

L’ennesima scissione identitaria avviene: forse nemmeno Edward - figurarsi Guy - conosceva davvero Edward a differenza di chi, dall’esterno, ben consapevole della propria identità, aveva già capito ogni cosa sul suo conto.

___

A Different Man

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