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The Decameron - Recensione: fare della cornice il centro dell'azione

Liberamente ispirata all'opera di Giovanni Boccaccio, la miniserie antologica The Decameron è una dark comedy in stile medievale

The Decameron evoca a qualunque ex studente italiano remiscenze scolastiche e l'esordio narrativo non è da meno.

 

Per sfuggire alla peste bubbonica che semina morte e devasto a Firenze, dieci giovani si rifugiano in una villa di campagna non ancora raggiunta dal contagio (o almeno, così si crede): fra di loro ci sono i rampolli di famiglie nobili e i servi sopravvissuti che li hanno seguiti per assisterli. 

Siamo nel 1348 e la televisione non è ancora stata inventata: lunghe ore di vuoto e attesa sono l'unica compagnia di un tempo che ancora non si può quantificare. 

Lunghe ore da riempire, in un modo o nell'altro. 

 

A differenza dei protagonisti dell'opera madre, quelli di The Decameron non si sognano neppure di perdere tempo raccontandosi novelle. 

Sono forse gli ultimi giorni, o addirittura ore, che restano loro da vivere e intendono riempirle con i piaceri (carnali) della vita. 

 

Nella villa dove niente è come sembra e tutti hanno qualcosa da nascondere, la sola certezza è che la morte è dietro l'angolo per tutti; meglio accoglierla senza rimpianti.

 

[Il trailer di The Decameron] The Decameron

 

 

Medioevo Party Hard 

 

Il Medioevo è stato un periodo molto meno buio di quanto abbiamo creduto per anni.

 

Il contesto storico di The Decameron, per contro, è tutto meno che roseo: così come nell'opera originale, siamo in una Firenze flagellata dalla pestilenza.

Le strade sono invase di escrementi, morti, moribondi che supplicano, vivi pronti a tutto per un tozzo di pane o per un po' di aceto per disinfettare. 

Nemmeno i nobili possono sfuggire al contagio chiudendosi nello sfarzo dei palazzi e restano a farsi consumare dalla febbre chiusi nelle loro stanze.   

 

Così, quando il nobile Leonardo invita amici e parenti nella sua villa di campagna, offrendo loro aria salubre e una residenza non ancora toccata dalla malattia, questi si affrettano ad arrivare. 

 

 

[Lite accesa fra i protagonisti di The Decameron] The Decameron

 

 

Naturalmente gli invitati arrivano in modo rocambolesco e in compagnia dei propri servi, indispensabili per il viaggio e il sostegno durante la residenza.

 

Pampinea (Zosia Mamet), promessa sposa di Lorenzo, viaggia in compagnia della fedelissima Misia (Saoirse-Monica Jackson).

Filomena (Jessica Plummer) si fa accompagnare da Licisca (Tanya Reynolds), il giovane di mente semplice e corpo - pare - debole Tindaro (Douggie McMeekin) è scortato dal suo preparatissimo e affascinante medico Dioneo (Amar Chadha-Patel). 

Chiudono il quadro degli ospiti Neifile (Lou Gala) e Panfilo (Karan Gill): coppia sposata e che resta in equilibrio nonostante la fede incrollabile di lei le imponga di non cedere a pensieri impuri.

 

Ma Lorenzo non c'è. Leonardo non arriva.

Né potrà mai arrivare, dato che la peste nella sua villa c'è arrivata eccome e se l'è portato all'altro mondo.

A nascondere il suo corpo, seppellendolo in giardino, ci ha pensato il fido e imbranato maggiordomo Sirisco (Tony Hale), cui ora spetta anche l'arduo compito di reggere il suo stesso gioco con gli avventori. 

 

Quale miglior modo per tenere occupate delle giovani menti, allora come oggi, se non organizzare infiniti festini con litri di vino e lascivi complimenti che terminano in letti clandestini? 

 

 

[Illustrazione originale dall'introduzione del Decameron di Giovanni Boccaccio]

 

 

L'importanza della cornice 

 

Quella che nel Decameron di Boccaccio era solo la cornice narrativa, pretesto per racchiudere le novelle raccontate dai personaggi per riempire le giornate di villeggiatura, nella serie di Netflix diventa l'unico fulcro dell'azione.

 

La creatrice Kathleen Jordan (già autrice di My Lady Jane e Dickinson) rilegge l'opera in una chiave altrettanto godereccia (e goduriosa), mirando a una narrazione che si avvicina molto più a Bridgerton che al precedente adattamento cinematografico firmato da Pier Paolo Pasolini

La fedeltà all'opera originale cede il passo, ma lo fa a favore di una fedeltà altissima allo spirito e alla verosimiglianza alla realtà storica. 

 

La società medievale era alquanto multiculturale, come si evince anche dalla serie.

Leonardo, che appare pressoché solo ritratto in quadro, sembra moro e Dioneo è un sex symbol di chiari lineamenti mediorientali.

I costumi erano inoltre molto meno castigati di quanto la morale cattolica avrebbe desiderato e questo contrasto ben si rispecchia nel personaggio di Neifile, nella quale l'invacillabile fede trema solo davanti al desiderio della carne, a cui è bene concedersi solo in caso sia il volere di Dio.

 

I contrasti fra ricchi e poveri erano certo molto forti e i primi nemmeno potevano immaginare le condizioni in cui sopravvivevano i secondi, intenti com'erano a intrattenersi in lunghi festini, passeggiate e giochi di società tutt'altro che casti. 

Questi costumi, ben descritti da Boccaccio tanto nelle novelle che negli aneddoti riguardanti i giorni dei giovani nobili, risultano vividi anche in The Decameron, che di proposito gioca con le ambientazioni musicali introducendo una colonna sonora tutta in tema anni '80, richiamo immediato a un clima spensierato e dagli eccessi festaioli.

 

L'intera narrazione di The Decameron si veste di black humor, sostituendo le novelle con un gran numero di intrecci amorosi fra i protagonisti ed esasperando il contrasto fra Eros e Thanatos, sesso e morte (droga e rock & roll) ai tempi della pestilenza. 

 

 

[Un gioioso banchetto in The Decameron] The Decameron

 

 

700 anni dopo la solita, vecchia storia 

 

Tuttavia un'ombra di attualità si allunga sul The Decameron di Jordan.

 

Difficile è infatti non leggere delle connessioni con la pandemia da COVID19 che ha colpito il mondo intero, seminando la stessa morte e lo stesso panico che diversi secoli prima erano dilagati per Firenze.

 

The Decameron rende infatti ben evidenti come le disparità fra il popolo e i nobili risultino esasperate dall'epidemia di peste, tracciando una linea netta fra chi può almeno sperare di sfuggire al contagio e chi no, tra chi può accedere alle cure e chi semplicemente attendere la morte.

Le stesse dinamiche che si sono viste attuarsi durante la pandemia del 2020, quando al pari dei giovani rampolli la popolazione si è trovata nella necessità di isolarsi e, chi poteva farlo, nel trovare modi di intrattenersi piacevolmente per far passare il tempo. 

 

Portando quella che era una mera cornice narrativa nel centro della storia, con The Decameron Jordan riesce a fare una rilettura al contempo fedele e radicale di Boccaccio, che sebbene possa far storcere il naso ai puristi letterari si dimostra capace di stravolgere, far ridere e denunciare una natura umana destinata a non cambiare mai, quando si tratta di lotta per la sopravvivenza.

 

Con una tendenza a cercare un ultimo istante di gioia e di piacere fisico, un istante prima di morire. 

 

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