#SuldivanodiAle
Nel 2002 Canal+ e Rai fecero una magia, producendo e distribuendo un prodotto d'animazione basato sul famigerato personaggio di Hugo Pratt, Corto Maltese.
Quella serie, mandata in onda in maniera un po' criminale nonostante i valori produttivi messi in gioco, l'ottimo doppiaggio e l'altrettanta massiva distribuzione in DVD, è un cult del nostro tempo, opera importante per gli aficionados del personaggio e mezzo potentissimo qualora voleste colmare una lacuna e conoscere uno dei caratteri più importanti della letteratura disegnata mondiale e Italiana.
Se quest'ultima affermazione vi è sembrata esagerata, credete nel redattore che l'ha battuta, poiché Corto non è solo famigerato in Francia e in Belgio, ma presente in Italia e nel mondo nella forma di mostre, statue, murales, canzoni e citazioni, come la famigerata isola di Corto Maltese inventata da Frank Miller per rendere omaggio all'opera di Pratt.
Presente anche nel Batman di Tim Burton.
Il personaggio creato da Hugo Pratt nel 1967 è l'anti-eroe romantico moderno che ha gettato un archetipo ricalcato da molti, anche senza saperlo, e la cui poetica non ha tempo.
Quanto la serie Canal+ diretta da Pascal Morelli, Richard Danto e Liam Saury è riuscita a catturare dello spirito del marinaio e perché la ritengo una gustosa introduzione ad un carattere così iconico?
Quando si parla del marinanio nato il 10 Luglio del 1887 a La Valletta, Malta, è importante tenere in forte considerazione la scrittura di Hugo Pratt.
Quando nel 1967 Pratt scriveva e disegnava Corto Maltese erano passati cinque anni dall'esordio su Amazing Fantasy di The Amazing Spider-Man, simbolo di quella Marvel Comics che avrebbe rimpolpato il mito del fumetto americano, costruendo con Stan Lee, Jack Kirby, Steve Ditko e molti altri autori e disegnatori, una serie di pietre miliari del comics made in USA.
Non so se abbiate mai avuto occasione di leggere o ri-leggere quei fumetti, in Italia pubblicati dalla Corno, ma l'aria che si respirava, per quanto epica e appassionante, era quella della leggerezza, dell'ingenuità e drammaticità di un pubblico di adolescenti e ragazzi degli anni '60.
Un linguaggio certamente nuovo per il medium e foriero di inediti archetipi eroistici, molto più vicini al lettore di riferimento e al suo immaginario, e teatrali nella drammaticità epica della loro rappresentazione, quanto leggeri negli umori, seppur alternativi a quel camp del Batman compagnone anno 1966.
Ancora oggi, quando penso alla scrittura di alcuni riquadri di pensieri di Devil - in Italia si chiamava così - nei quali si trovavano trovate quali
"Devo calcolare bene il balzo o sarà la mia fine!", affrontando Stilt-Man, non posso fare a meno di sentire in bocca un sapore ben diverso, in quelle storie.
Lo stesso L'Uomo Ragno - nome della testata Corno - affrontava villain quali I Duri o Testa di Martello e ogni numero era contraddistinto da copertine teatrali, così potenti ed evocative da venderti già l'avventura che stavi per andare a leggere, annunciando eventi scioccanti e battaglie nelle quali l'eroe, come a volte capitava, poteva uscirne anche sconfitto.
Il modus operandi narrativo di Stan Lee era pura letteratura a fumetti d'avventura per ragazzi, scritta e pensata per loro, al punto da dover sviluppare un sistema, nuovo, per creare una nuova epica super-eroistica, lontana dalla faccia pulita dell'America fatta di vincenti e superuomini.
Peter Parker era un perdente, un nerd, un working class hero alla Bruce Springsteen, come è stato messo in bocca giustamente a Robert Downey Jr - nei fumetti Iron Man era sì un ricco e geniale industriale, ma anche un alcolizzato tormentato da difetti e fantasmi personali.
In quel contesto storico, nel boom del Comic Marvel, Hugo Pratt scriveva sostanzialmente un Graphic Novel prendendosi poco sul serio quando ne parlava, uno di quelli che si definiva un fumettaro, portando al pubblico le avventure di un eroe adulto, circondato da personaggi altrettanto adulti e a volte crudeli, un gentiluomo di fortuna immischiato tra guerre, atti di pirateria, sette segrete, ribellioni, cacce all'oro e echi immaginifici dove sogni e magia si manifestavano attraverso un linguaggio complesso, più letterario che fumettistico - per come lo si intendeva allora.
Pratt stava portando una vera e propria evoluzione del medium, unendosi a tutti quegli autori che cercavano nel racconto a fumetti la possibilità di portare storie d'avventura stratificate, fruibili a un pubblico di ragazzi tanto quanto a uno adulto.
Le avventure di Corto Maltese portavano il lettore nei mari del Sud America, in Etiopia, in Cina, in Turchia, nell'Irlanda tumultuosa proponendo allo spettatore, grazie al magnifico tratto di Pratt, paesaggi e porzioni di mondo altrimenti inaccessibili: la televisione non era e non avrebbe potuto essere quella che arrivava ovunque che abbiamo oggi e men che meno il pubblico si poteva permettere certi viaggi e... beh, eravamo ben lontani da Internet.
Questo era reso possibile da un autore che era egli stesso un Corto Maltese: un uomo che ha vissuto la sua vita per il mondo, visitando luoghi e incontrando persone e personalità e vivendo incredibili avventure che riversava poi nella sua letteratura a fumetti.
[Da Una Ballata del Mare Salato, 1967]
Il linguaggio della scrittura di Pratt era complesso già a partire dalla descrizione dei personaggi.
Corto Maltese stesso è un eroe che non si sente tale e non vuole esserlo, un pirata, un marinaio senza bandiera, un avventuriero il cui nome viene portato dal vento e dal destino, mito già nella sua genesi quanto in quella cicatrice sul palmo della mano, autoinflitta in tenera età quando, leggendogli la mano, gli venne detto che non sembrava esserci traccia della linea della fortuna.
Corto è padrone del suo destino e fautore della sua fortuna, costruito da una moralità orientale, complessa, fatta di grigi a volte poco distinguibili, reso straordinario dall'ironia a coprire i momenti più drammatici e affascinante dagli sguardi, dai movimenti lenti, dal fumo dei suoi cigarillos e dalla sua passione per donne impossibili.
Ogni carattere descritto da Pratt ha una sua complessità, una sfera emozionale e motivazionale strutturata e assurda, infettando inevitabilmente i dialoghi, le azioni e le reazioni.
Pratt nel suo scrivere romanzato diventa spesso poetico, gioca con il sopra le righe senza mai diventare ridicolo e trova un tratto narrativo inimitabile, accomunabile forse a geni romantici e disillusi e illusi come Federico Fellini.
In un certo senso, Corto Maltese è un po' un 8 1/2 d'avventura, dove Marcello Mastroianni diventa un po' più muscolare, suadente e sinuoso, perdendosi in un mondo in guerra dove la realtà si mescola con le derive poetiche e affascinanti delle culture esotiche, dei misticismi voodoo e il fascino dell'oriente e della sabbia bianca dei mari caraibici.
[Da Una Ballata del Mare Salato, 1967]
Riprodurre tale scrittura, portare in sceneggiatura un certo tipo di dialettica e metterla in bocca a degli attori, non è facile, anche quando c'è di mezzo l'animazione e il doppiaggio, poichè cambiando medium e cambiando ritmi, quanto può sembrare poetico e perfetto in scrittura rischia di diventare forzato e goffo a schermo.
Eppure, come abbiamo visto, Fellini riusciva a costruire qualcosa di trasognato nella messa in scena quanto nella scrittura dei dialoghi e molti altri autori sono riusciti, attraverso i loro personali segni, a dare una visione idiosincratica di un mondo alternativo, dove il reale è altro; viene da pensare quasi istintivamente a Wes Anderson, Spike Jonze (il suo Her è molto trasognato e oltre), Refn (Drive) o Paul Thomas Anderson.
In Corto Maltese esiste anche una componente romantica eroica, un languore da campi lunghi e poche parole in bocca o sardoniche battute, condite da sguardi intensi e spezzate da azioni fulminee.
Qualcosa di, in un certo qualmodo, assimilabile a Sergio Leone, i cui ritmi e silenzi e il linguaggio stringato e ironico dei suoi western riuscivano a costruire un mood similare, nella logica grammaticale narrativa, di certi ritmi alla Pratt.
[Le Avventure Acquatiche di Steve Zissou (2004), di Wes Anderson]
Avvicinandoci invece nell'animazione, più coerente forse al contesto della produzione presa in esame, credo che solo le produzioni dello Studio Ghibli e in linea generale il cinema di Hayao Miyazaki, per poetica, dialettica e concetto di narrazione per immagini sia accostabile a Corto Maltese: Hugo Pratt nel suo fumetto dava molta rilevanza al suo tratto, alle inquadrature, agli sguardi e ai volti dei personaggi, ai luoghi delle avventure.
Pratt esaltava il dove, il chi, le parole messe in bocca, le relazioni passate attraverso gli sguardi, il forte a magnetismo di brevi battute, di tensioni tra i personaggi, comunicando moltissimo con le inquadrature delle sue tavole più che attraverso la parola, come è spesso tradizione di autori meravigliosi quali appunto Hayao Miyazaki, o Jiro Taniguchi.
La serie animata, seppur con i dovuti adattamenti - quando si passa da un medium a un altro si rende necessario - riesce a mettere in bocca e in scena buona parte della scrittura di Pratt, azzeccando Luca Ward come voce di Corto Maltese e conferendo dei buoni tempi ai dialoghi e alle battute, avvalendosi della stupenda colonna sonora di Franco Piersanti, malinconica ed evocativa.
La prima avventura, Una Ballata del Mare Salato, viene divisa in episodi e, insieme ad altre avventure di ampio respiro come La Casa Dorata di Samarcanda o Tropico del Capricorno, rimane un grande prodotto anche a distanza di anni, distinguendosi in quello che è il panorama della produzione animata seriale.
I cambiamenti apportati alla dialettica di Corto Maltese e alla storia non sono drastici e il prodotto non è così edulcorato come ci si potrebbe aspettare, considerando anche come, in occidente, si tenda a catalogare l'animazione costringendo spesso le produzioni a diluirne i contenuti, svilendoli.
Se volete, prendete pure come esempio quello scempio alla geniale scrittura di Leo Ortolani che è la serie animata di Rat-Man.
La serie condivide un pezzo di anima con il personaggio impresso sulla carta da Hugo Pratt e Corto Maltese vive una seconda vita in uno show che trasmette con carisma quello che è il carattere di un eroe romantico senza tempo e che, grazie alla distribuzione home video, può essere goduto con i giusti ritmi, evitando la divisione episodica nelle avventure che invece hanno bisogno dei tempi del lungometraggio e di una totale immersione da parte dello spettatore.
Il vero gioiello, se volete godere al massimo di questa produzione, è rappresentato da Corte Sconta Detta Arcana, ad oggi l'unico cortometraggio esistente, animato e non, dedicato a Corto Maltese, anche se sappiamo che ne esiste uno in produzione e ne abbiamo parlato qui.
Il lungometraggio gode di una maggiore cura nelle animazioni, beneficiando del formato cinematografico, e giova di una generale perizia a rendere Corte Sconta Detta Arcana l'avventura più affascinante, su carta quanto nella sua trasposizione animata.
Una storia dolente, nostalgica, adrenalinica, dove gli echi della vita di Corto Maltese, del suo mito e della sua personalità eroica eppure drammatica, si aprono e grazie alla colonna sonora di Franco Piersanti e alla regia di Pascal Morelli diventano meravigliosa epica sullo schermo, interpretando i campi lunghi di respiro, le lanterne rosse e la statica bellezza dei quadri in acquarello di Hugo Pratt in una forma animata elegante.
La produzione della serie animata di Corto Maltese non è esente da difetti e non è certo priva di errori - compreso un grosso errore di trasposizione nel dettaglio di una delle storie - e al momento, sfortunatamente, è reperibile solo ed esclusivamente in DVD.
Eppure, imbarcandosi sul bright side of the life, bisogna dire che è facilmente reperibile su Amazon e si pone come buon compromesso per chi volesse avvicinarsi alla poetica di Corto Maltese per poi scoprire la magnifica opera originale di Hugo Pratt.
1 commento
Paolo Beretta
3 mesi fa
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